sabato 8 dicembre 2007

La crisi possibile del governo Prodi


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Arduino Rossi

Il governo Prodi vive sul filo del rasoio e potrebbe cadere per il raffreddore, con relativa assenza, di un paio di senatori, in caso di voto di fiducia.
La nostra Prima Repubblica aveva un sistema proporzionale, che premiava le micro formazioni, pure quelle che riuscivano ad ottenere circa 50 mila voti, quelli necessari per eleggere un solo deputato, in un collegio elettorale.
Era la frammentazione e la premiazione del localismo, ma il sistema delle alleanze era tale che, dopo una crisi di governo, se ne faceva subito un altro: si avevano continui rimpasti, in stile tutto italico.
La Prima Repubblica ha fatto la fine che tutti ricordiamo, invece il sistema elettorale maggioritario, proposto da un referendum, non è mai stato totalmente applicato.
Pare proprio che i nostri governanti non amino essere a capo di coalizioni che non siano pure maggioranze assoluto nel Paese.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: il Presidente del Consiglio deve stare sempre in equilibrio e tutti i suoi sforzi stanno nella ricerca di compromessi.
Così non si governa: allora si vuole un sistema bipartitico o con due grandi schieramenti, alla tedesca, ma con una forte caratteristica maggioritaria.
Mi spiego meglio: la maggioranza può essere assoluta, con più del 50% o relativa, ovvero far governare la formazione che riceve più voti e venga premiata con più deputati delle altre formazioni separate e frammentate.
In questo sistema si avrebbe una grande governabilità, perché basterebbe pure il 40% o anche meno per detenere il potere politico.
Che si può dire?
Con un maggioritario autentico il potere centrale sarebbe ancora più distante dalla gente della strada di oggi: bisogna ricordarsi, nonostante le affermazioni di rito dopo le elezioni, che i governi difendono, prima di tutto, gli interessi di chi li ha votati e poi anche di chi non li ha votati.