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venerdì 22 maggio 2009

Fini, l'uomo giusto al momento giusto


Fini, l'uomo giusto al momento giusto.Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.Fini ha fatto la sua scelta?Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi

MO: Israele non si ferma e continua con i raid aerei.



MO: Israele non si ferma e continua con i raid aerei.
Oltre alla questione del prezzo del petrolio ai minimi, quindi un conflitto non danneggerebbe gli interessi degli importatori di grezzo, c'è la linea della politica estera di Obama, che pare più determinata di quella di Bush a sradicare le situazioni incancrenite.
Le autorità, i governi sono lontano dalla politica di Hamas, che è sempre radicale, improponibile e difficile da gestire: se trionfasse una linea politica così ostile ad Israele, così nemica dell'Occidente si avrebbero solo scontri, problemi militari ed economici.
I leader arabi e anche islamici non desiderano nulla di ciò, ma pare che la pazienza di Israele sia ormai finita: la scelta militare è per eliminare definitivamente il governo di Hamas dalla striscia di Gasa e rivedere al loro posto i palestinesi, più moderati di Anp, con cui è possibile trattare.
Perché Israele si sente protetto dall'Occidente e dagli Stati Uniti proprio ora?
Se l'opzione militare sia la più efficace è tutto da dimostrare, anzi probabilmente è la peggiore.
I bombardamenti continuano e con una tecnica militare già collaudata, spingono ad ottenere i migliori risultati sul campo con nessuna perdita di vite umane tra l'esercito con la stella di Davide: invece l'intervento delle truppe di terra sarà ben più complesso e meno trionfante.
Pare che Israele spinga a favorire il ritorno della linea più moderata nella striscia di Gasa, senza doversi impegnare troppo direttamente.
Per ora la pazienza della base araba ed islamica non ha favorito grandi manifestazioni anti-israeliane, ma non è da escludere che i governi filo occidentali saranno costretti a prendere iniziative per soddisfare popolazioni sempre più nemiche dell'Occidente.
Il perché questo avvenga è da ricercare in una politica ambigua sia dell'Occidente sia dei governanti arabi, accusati dai radicali di essere dei venduti agli infedeli.
L'interesse ai problemi interni di queste popolazioni è sempre distratto dall'oddio antico verso gli infedeli, gli stranieri: la guerra contro Israele fa parte di questi argomenti, che infiammano gli arabi e gli islamici.
La soluzione sta in una maggiore democrazia in questi Stati, ma per far questo serve una politica estera più attenta e meno legata a metodi colonialisti dell'Occidente.
Bombardare i civili non è un sistema per farsi amare, lasciare che ciò avvenga non è una strategia lungimirante, ma neppure parteggiare per gruppi terroristici, confondendo il terrorismo con una legittima lotta di liberazione di un popolo non è geniale.

venerdì 8 agosto 2008

Lo spettacolo della pena capitale



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La pena di morte potrebbe essere uno spettacolo popolare, anche se servono stomaci forti per vederla: se fosse diffusa veramente, su Internet, anche in televisione, batterebbe tutto e tutti,
In fondo il condannato a morte è uno sconfitto, che si è fatto catturare come un fesso.
Se ora lo friggono sulla sedia elettrica se lo merita, ma non per le sue colpe, perché non è riuscito a sfuggire ai giudici.
Inoltre tra la gente il desiderio di giustizia sommaria è grande: in molti si augurano che i colpevoli paghino, anche con la vita e non per tutta la vita, come è giusto per gli assassini.
La tensione sale e il senso della pietà scende, con la tolleranza e la voglia di perdonare, o almeno concedere ai colpevoli il tempo di pentirsi durante la pena.
Si sa che pure le incertezze economiche, la paura del futuro, per sé e per i propri figli, fa salire l'istinto di autodifesa, che si sfoga con i colpevoli o presunti tali.
Il capro espiatorio era un capretto di un anno, che il popolo di Israele mandava praticamente a morire nel deserto, in espiazione dei peccati di tutto il popolo.
Questo è un metodo usato da tutti i poteri, quando le cose vanno male:
si prende uno o più di uno, su cui caricare le emozioni negative della gente e lo si punisce in modo esemplare.
Ci furono gli ebrei, le streghe, gli eretici, ma pure i cristiani, gli armeni, i cinesi per alcune popolazioni asiatiche, che furono accusati di ogni nefandezza, per poi colpirli, emarginarli, massacrarli.
I pogrom nella Russia zarista, i neri impiccati dagli incappucciati del Ku Klux Klan nel Sud degli Stati Uniti, gli armeni nella Turchia dell'inizio del Novecento sono l'esempio negativo, quasi classico, di odio insensato, irrazionale, usato dal potere ufficiale per allentare la tensione interna.
La gente desidera giustizia sommaria?
Arduino Rossi

Il gestaccio di Bossi alla bandiera



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I gruppi comunisti, in passato, erano più amanti della Patria del capo indiscusso della Lega Nord: è un fatto strano e un po' lascia perplessi.
I simboli, per un certo modo di considerare la politica e la Nazione, sono sacri: guai ad insultarli.
Infatti esistono delle leggi che condannano il vilipendio alla bandiera: probabilmente ci sarà un seguito giudiziario di questa vicenda, che darà inevitabilmente altra pubblicità a Bossi.
Portare in tribunale per un gesto di ribellione un leader politico, non in ottime condizioni fisiche, è il miglior modo di renderlo popolare presso la sua base.
Ora il Pd vuole chiarezza e sostiene che i leghisti attacchino l'unità nazionale, proprio dal cuore del potere.
Ora è impensabile che gli uomini di un partito con cariche istituzionali così importanti, con Ministri e la partecipazione diretta al governo dello Stato Italiano, possano desiderare di smembrare l'Italia: andrebbe contro i loro interessi.
Alla peggio spingeranno al federalismo, visto come panacea per tutti i mali.
Facciamo il riassunto della situazione: Bossi fa un gestaccio, la destra minimizza e la sinistra urla allo scandalo.
Si sostiene che Silvio Berlusconi sia ricattato dalla Lega, che il Paese si potrebbe frantumare.
I portavoce della maggioranza invece sostengono che si cerchi lo scandalo per non vedere e far vedere i grandi risultati del governo, un esempio le strade pulite a Napoli.
Sì, tutto finisce in un battibecco su argomenti un po' datati: il vittimismo della maggioranza, le accuse, ripetute mille volte della sinistra, i giudici visti come eroi o come infami, a seconda della posizione politica.
Questi giudici sono politicizzati?
Sono a servizio dei comunisti?
Sono gli amici dei nemici di Berlusconi?
Sono dei combattenti solitari contro il male?
Sono.......?
Io invece ho la sensazione che qualcuno reciti delle parti da copione e le ripeta sempre allo stesso modo, cambiando scena e teatro, ma non argomenti.
Sì, forse cercano di allontanare la nostra attenzione da altre questioni, serie e gravi, che ci pendono sulla testa.
La recessione, la crisi delle famiglie, anche dal punto di vista economico, il lavoro per i giovani, l'ambiente, l'energia che non c'è, il terrorismo, l'invecchiamento della popolazione sono problemi grandi come macigni: speriamo che dall'autunno si ricominci a parlare di queste faccende.
Arduino Rossi

La lentezza della Pubblica Amministrazione



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Le lentezze e le lungaggini, che i cittadini trovano insopportabili, non sono sempre per colpa dell'ultimo "fesso" che sta dietro allo sportello: spesso chi sta allo sportello è uno che deve rispondere a mille persone, che si sente dire anche parolacce e dopo una giornata zeppa di problemi, è pure accusato di essere un fannullone.
Invece negli uffici accanto ci sono dirigenti incapaci, (non sempre, ma talvolta), ci sono impiegati dediti all'attività di "lecca piedi", mestiere molto apprezzato da quasi tutti i dirigenti pubblici, che amano essere ossequiati, lodati.
Di chi si parlerà male?
E' ovvio, del "fesso" che sta allo sportello, o nell'ultima stanza, tra due o tre pile di scartoffie: saranno loro quelli indicati come fannulloni.
Sì, nel Pubblico Impiego ci sono tanti personaggi simili al famoso ragionier Fantozzi, tanti poveracci in archivi polverosi.
In un fatto le nostre amministrazioni sono avanti: sono state le prime a inventare il mondo virtuale.
Sì, intendo quel mondo fantastico dove la realtà oggettiva è stravolta, modificata.
Il nostro Brunetta cosa sta facendo?
Semplicemente tagliando un po' di malattia, riducendo gli incentivi, che prima cadevano a pioggia, o peggio, solo nelle tasche degli amici dei capi.
Il merito esiste nel pubblico impiego?
Qualche eroe, che impedisce il crollo totale della burocrazia resiste, ma non è mai riconosciuto: ciò che conta è il merito "politico".
Arduino Rossi

Finalmente hanno catturato il criminale di guerra Radovan Karadzic.



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Scusate se ripropongo la questione serbo-bosniaca non in chiave religiosa, etnica, culturale, ma solo come violenze compiute da criminali sulla popolazione inerte, specialmente sui civili.
Tutto diventa diverso: le vittime, tutte e indiscriminatamente, devono avere giustizia.
Non devono attendere quella divina, ma meritano una risposta chiara, anche processuale.
A proposito! Cosa fa oggi chi non mosse un dito, quando i massacri erano in corso?
Esiste pure una responsabilità morale dei politici e perché no, dei giornalisti che non raccontarono la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.
Con questo non voglio propormi come la fonte del vero: cerco solo di capire e di districarmi in un mare di mezze bugie.
Mi scordavo: sono felice che un criminale come Karadzic sia finito in prigione.
Peccato che sia solo uno.
Mancano all'appello tanti altri responsabili di quei massacri, molti poi non sono neppure ricercati.
Arduino Rossi

L'unica giustizia che si fa in Italia è sulla stampa



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L'unica giustizia che si fa in Italia è sulla stampa, ma non è tutta colpa dei giornalisti: i processi sono troppo lunghi: quando gli imputati non sono assolti, i procedimenti cadono in prescrizione, ovvero non si giunge a una sentenza definitiva.
Questo principio della prescrizione è un diritto di tutti gli accusati: non si può tenere sotto processo per anni un presunto innocente.
Proprio questa impunità dei politici, di tutti i politici, fa infuriare la gente: il dubbio che si cerchi di insabbiare, con successo, i processi a carico dei politici, è
forte.
Ora pure la sinistra ha le sue "vittime", da parte della giustizia politicizzata, o presunta tale.
Se questi giudici vogliono in prigione, a tutti i costi, dei politici innocenti avranno uno scopo?
Lo fanno per la loro parte politica, di destro o di sinistra?
Lo fanno per essere visti in televisione?
Agirebbero, secondo questa tesi, per mania di protagonismo e voglia di finire sotto i riflettori
Certi giudici quindi avrebbero la stessa voglia di apparire delle veline in carriera?
Solo l'Onorevole Di Pietro invece continua la sua battaglia per i giudici e l'indipendenza della giustizia: con lui ci sono molti Magistrati, una parte dell'opinione pubblica, quella spronata da Beppe Grillo per esempio.
Ora la questione principale sta nel capire quanto c'è di vero e quanto c'è di fasullo.
I politici sono furbetti e mascalzoni?
Sono vittime di una caccia alle streghe?
Arduino Rossi

Luna, la piccola di 4 anni resa in fin di vita dal padre,



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Luna, la piccola di 4 anni picchiata e resa in fin di vita dal padre, davanti all'Altare della Patria, a Roma.
Sembra pure che si stesse separando dalla moglie e avesse perso il lavoro.
Ora non importa che tutto questo sia esattamente vero oppure no, non interessa: un fatto è certo, la negligenza degli adulti, che hanno permesso a un ammalato di badare una bambinetta, è stata pagata dalla piccola creatura.
Comunque il padre era una persona non in grado di gestire una bambina di quella età, che cerca in modo disperato un rapporto tenero da parte degli adulti, dei genitori, pure con i capricci.
In questa età i capricci sono una costante, specialmente se i bambini avvertono attorno a loro difficoltà e condizioni non adatte a una vita serena, con adulti disturbati, con problemi
Sì, adulti che non sanno fare il loro "mestiere" da genitore, capace di proteggere i bambini, di dare loro sicurezza.
Si vede che pure all'estero i giudici e gli assistenti sociali non sono sempre presenti, ma prima ancora quel sistema di protezione, quegli ammortizzatori, che sono formati da nonni, zii, parenti vari e amici, non c'erano, o erano carenti.
Si vede che non è la famiglia, come qualcuno sosteneva, la causa di tutti i mali: un tempo pareva che, perché certi fatti avvenivano dentro le mura domestiche, tutto fosse dovuto alla struttura sociale della famiglia, patriarcale, nucleare o nelle forme da oggi preferite.
Invece i bambini continuano a subire, a patire ogni tipo di violenza, anche quando la famiglia di fatto non esiste più.
Se era vero ciò che si affermava e spesso era applicato alla lettera con il detto "I panni sporchi si lavano in famiglia", è pure vero che, all'interno delle case tradizionali, un membro ammalato poteva essere isolato, pure curato.
Anzi solo le famiglie, quando funzionano, si dimostrano capaci di proteggere, salvare, aiutare, soccorrere, i loro componenti in difficoltà.
Arduino Rossi

L'occupazione del Duomo di Napoli da parte di extracomunitari.



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I napoletani sono razzisti?
Mi dispiace deludere i sostenitori di questa teoria facile e sciocca, ma è solo una guerra tra poveri: gli spazi e i soldi a Napoli sono pochi.
Ci sono poche case e costano parecchio: dare a tutti un'abitazione, un lavoro, o solo una vita accettabile, in molti quartieri di Napoli è difficile.
Gli extracomunitari in questione non avevano più casa perché un incendio, in via Trencia a Pianura, aveva distrutto un fatiscente edificio: per i duecento occupanti il comune ha cercato degli alloggi di fortuna, ma per gli extracomunitari sono sorti dei problemi.
Si sono alzate barricate, con cassonetti incendiati, per impedire l'arrivo degli extracomunitari, in parte in cerca di permesso di soggiorno, o di asilo politico.
Questa prima violenza ha aperto la strada, infelice e sconsiderata, all'occupazione del Duomo, dopo aver protestato a palazzo San Giorgio, sede del Comune di Napoli.
Così la catena della violenza ha portato a far cedere il comune di Napoli due volte.
Sarà questo il metodo per ottenere diritti?
Il principio è proprio infelice, perché è quello che apre a spiragli pericolosi: vince chi urla di più e chi provoca o minaccia di più.
E' grave in particolare questa idea: far credere che la legalità sia elastica e tutto sia lecito.
Volevo ricordare che i blocchi stradali sono illegali, che sono pure vietati le occupazioni dei luoghi di culto, di tutte le fedi, che è un reato (personalmente ritengo molto grave, ma poco punito dalle leggi nazionali) l'istigazione a delinquere: sostenere che è legittimo occupare case, chiese, moschee, templi indù, scuole, stazioni, strade pubbliche è grave.
Quasi mai questi "crimini", ripeto socialmente pericolosi,, sono perseguiti dai nostri giudici: probabilmente hanno altro da fare, ma sono certo che avremmo molti reati in meno se questa maledetta istigazione a delinquere fosse colpita con giusta severità.
E' ora di far conoscere il carcere a chi lancia il sasso e nasconde la mano.
Tornando alla faccenda di Napoli vorrei far notare che, se il Comune non avesse ceduto una prima volta alle prepotenze della piazza, non ci sarebbe stata la seconda
manifestazione violenta.
Arduino Rossi

Alitalia e la sua crisi



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Quando c'era l'AirFrane non mi pare che qualche compagnia aerea si sia esposta in affermazioni cosi provocanti.
Si vede che contro la Francia non conviene arrischiarsi, mentre la povera Italia abbassa sempre la testa: non so se ci sia Paese al mondo come il nostro, che dà così tanta importanza alla stampa estera e all'opinione di questo o quello, rigorosamente straniero.
E' vero che in Italia non si rispetta il libero mercato?
Sì, ma sono i piccoli patiscono: sono artigiani, piccoli imprenditori, soprattutto i nuovi potenziali futuri imprenditori che sono ostacolati dalla burocrazia.
Oggi lo voglio dire senza remore: c'è tra certi burocrati una chiara volontà negativa, con lungaggini per impedire attività concorrenziali.
Non posso immaginare che una potenza come Ryanair possa essere maltratta, ostacolata, se non di più di quello che si fa ad ogni società, per le lungaggini delle pratiche burocratiche.
Ora il comportamento del governo italiano, di questa legislatura e pure di quella precedente, è simile negli intenti a tutti quelli del Mondo: forse da noi gli sprechi non hanno mai fine e ci dissanguano.
Quanto pesa per l'immagine dell'Italia una compagnia aerea efficiente e senza debiti?
L'immagine conta parecchio, come le strade pulite a Napoli, come il rispetto che meritiamo all'estero per i nostri costumi, i nostri gusti, le nostre tradizioni.
Arduino Rossi

Di Pietro in piazza Navona,



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Di Pietro è sempre, con la mente, in piazza Navona, con Grillo e i grillini, che urlano, pare insultino a destra e a manca.
Invece Veltroni vorrebbe trattare con la maggioranza, ma ci sono un po' di contraddizioni.
Casini vorrebbe, ma non vorrebbe, tratta e fa un po' di opposizione, quanto basta per farsi sentire e differenziare dal PD.
Ora la partita politica è a 3 e il cattivo di turno è il nostro Di Pietro, che dalla sua ha il potente mezzo che si chiama Internet, con il blog di Beppe Grillo.
Ci sono tanti giovani con qualche esperienze informatiche e capaci di navigare su Internet, pronti a urlare e a differenziarsi da tutti gli "analfabeti informatici", sempre e solo affezionati alle televisioni pubbliche e private, alla carta stampata, quella che lascia talvolta l'inchiostro tipografico sulle dita.
Di Pietro lo dice apertamente: "Non mi pento, ripeto quello che ho detto due giorni fa."
Barroso invece pare abbia fatto pace con l'Italia: la faccenda delle impronte dei rom minorenni è rientrata, almeno in Europa: pure in Italia si dà meno importanza alle impronte, con qualche raccolta per protesta di impronte digitale da parte di associazioni filo partitiche e basta.
Si vede che l'estate fa il suo effetto e le spiagge sono zeppe.
Arduino Rossi

Ottaviano Del Turco in prigione



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Scusate se lo dico, ma se fossero vere le accuse, il Signor Ottaviano Del Turco, meriterebbe che lo lasciassero in quella cella a marcire, buttandogli via la chiave.
Un uomo cresciuto in una famiglia povera, con tanti fratelli, con le difficoltà che comporta questo, che ha visto i problemi dei lavoratori, magari per cercare di tirare la fine del mese, non può agire così.
Io spero che sia tutto falso, che le prove sgretolino sotto una verifica seria, che sia stato un inganno, una bufala, un granchio: definitelo come volete.
A sinistra c'è sconcerto e perplessità, ma si attende, a destra Silvio Berlusconi parla di teoremi e di riforma della giustizia: forse solo i fatti potranno dare certezze a tutti.
Ora la giustizia rapida riguarda i politici: deve togliere ogni dubbio e fare presto.
Sì, perdonatemi, io vivo sempre nel mondo dei sogni: non ho ancora smesso di sperare in un mondo dove i giusti vengono riconosciuti e i disonesti sono puniti.
Arduino Rossi

Relativismo morale e culturale, ovvero la crisi dell'Occidente.



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Da tempo si accusa l'Occidente di essere affetto da due grandi mali culturali, che lo stanno portando al suicidio: il relativismo e il nikilismo.
Il secondo è quello spirito di rifiuto e autodistruttivo tipico di certi gruppi anarchici, che un tempo agivano in Europa e in partiolare nella Russia zarista alla fine del seoloXIX e all'inizio del XX secolo.
Il relativismo però ha un'origine particolare: è il negare i principi etici, morali, religiosi, del bello, del buono, del giusto, del vero, con i relativi anti valori contrapposti, per il trionfo di un solo principio, quello del conveniente.
Quindi l'unica morale dominante oggi, o più alla moda, quella che vince su tutto e su tutti è il conveniente, economiamente conveniente, ma pure socialmente, il comodo, il vantaggio immediato, che ha annullato tutti gli altri valori.
Il cinismo, che poi sta alla base del pensiero di ogni nikilista che si rispetti, tende a negare tutto, ma solo il vantaggio immediato può essere considerato "buono", tutto il resto non serve, è visto come ridicolo, è insensato, è da gettare nelle discarice della storia.
In Italia il trionfo del relativismo iniziò negli anni Ottanta, ma da tempo serpeggiava nella politica e nella società: ora il principio che bisogna avere tutto e subito, ad ogni costo, che nulla vale di più di un buon guadagno, compreso madre, padre, figli, mogli e amanti, sta alla base dell'agire di molti, dei "vincenti".
In molti temono la fine dell'Occidente in questo modo, ma in realtà c'è in gioco qualcosa di più: questo modo di agire non è solo vigliacco, ma pure criminale.
Se una persona, un milione di persone, un migliardo di persone sono in contrasto ai vantaggi immediati di costoro possono essere sacrificate: guai a trovarsi sulla strada dei triofatori, ti travolgeranno, ti umilieranno, ti uccideranno senza pietà, che non conoscono, perché retaggio del passato arcaico.
Sono dei nuovi nazisti?
Forse sono più simili agli amici dei criminali di tutti i tempi: quelli che guadagnarono con i traffici economici con Hitler e con Stalin, vendettero alcool e armi agli indiani, ai dittatori e ai mafiosi, ai terroristi e ai banditi di strada.
Arduino Rossi

Chi fu Gianfranco funari?



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Un cabarettista e showman televisivo, ma pure un giornalista, lui si definiva un giornalaio, un provocatore e uno dei padri dell'antipolitica.
La sua creatura televisiva, "a bocca aperta", fu una delle prime trasmissioni con un forte carattere popolare, popolaresco: due gruppi di persone, con pareri opposti, dibattevano su argomenti vari, seri e meno seri.
Lui, Funari, faceva il mediatore.
Questo tipo di spettacolo, che qualcuno definì nazional-popolare, aprì la televisione ad altre esperienze di televisione fatta dalla gente per la gente.
Fu popolarissimo, tanto odiato da destra e da sinistra: quello di Funari non fu certamente un metodo di affrontare le questioni in modo "politicamente corretto".
Si scontrò con politici e con direttori di programmi televisivi: fu emarginato per anni, cercò di entrare in politica come indipendente, ma la sua natura, un po' originale e unica, gli impedì di aver fortuna, in tempi non maturi.
Si era ancora nell'epoca degli schieramenti ideologici, dei partiti e degli uomini politici potenti come signorotti della guerra.
Attaccò a destra e a sinistra, parlò bene di chi voleva lui, scavalcò gli schieramenti e per questo fu accusato di essere un istrione, un venditore di fumo, anzi simile agli imbonitori televisivi.
Fu così isolato e lasciato solo per anni: non riuscì a riconquistare la popolarità del massimo dei suoi successi, ma proseguì a combattere.
Arduino Rossi

Pericolo dei viaggi all'estero




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Quando si è stranieri si è sempre in un pericolo, significa essere a rischio più degli abitanti locali.
Chi vuole agire e commettere un crimine lo può realizzare contro di lui: non è conosciuto e nessuno lo avvisa dei tipi loschi che può frequentare.
Non rientra in quella zona protetta che ogni comunità umana crea per i suoi membri, per i suoi associati.
Gli stranieri sono prede da predare per balordi, piccoli criminali, truffatori, stupratori.
E' l'estate la stagione dei viaggi, per studenti, per giovani e meno giovani, proprio questi sono accalappiati dai loro ragni, in cerca di "mosche": spesso vanno in locali dove gli abitanti del luogo non mettono il naso, si lasciano avvicinare da individui che sono già noti alla polizia e alla gente del posto.
Con questo non voglio dire che quando si va all'estero bisogna fare i musoni, non rivolgere parole agli sconosciuti, stare chiusi in albergo per tutto il tempo, pronti a chiamare la polizia al primo movimento sospetto.
Stare attenti e non fare i polli è però necessario: i casi di omicidio sono pochi, per fortuna, ma ci sono pure rischi di furti, per le donne c'è il pericolo di stupri o di brutte esperienze.
Finire in un commissariato a denunciare furti e aggressioni non è sempre facile, anzi proprio tra poliziotti assonnati si ricevono risposte scortesi, perché lo straniero spesso non ha diritti: è una legge non scritta, ma che è di fatto applicata in tutto il mondo.
Arduino Rossi

La sfida di Cristo al Mondo di oggi



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La sfida del cristianesimo è tra le più coraggiose, è tra le più folli ed anti convenzionali: oggi più che nel passato essere cristiani, seguaci della croce, significa provocare "scandalo" ed essere un "folle".
Ora parlare a questi ragazzi è difficile, i valori sono altri: certamente non c'è il senso della carità o la disponibilità verso il prossimo.
E' fin troppo facile fare il confronto tra il successo, valore supremo e inalienabile, che va per la maggiore e l'umiltà cristiana, di chi accetta un'esistenza non da masochista, ma semplicemente onesta, di lavoro pulito, senza menzogne, senza ipocrisie, senza......ladrocini.
Sì, è pure questo che significa essere cristiani, quindi non è una vita da puritani, con abiti scuri, né da gente sempre pronta ad urlare per ogni insinuazione legata al sesso e alla sessualità: significa soprattutto non mentire, capire gli ultimi e i poveri, cercando di aiutarli.
E' tutto ovvio?
No, è difficile, ma è l'unica strada che non porta alla dannazione, non quella dopo la morte, quella su questa terra.
Sì può essere brave persone senza essere cristiani e proclamarsi cristiani senza credere a una sola parola dei Vangeli: il mondo è bello perché è vario (qualcuno conclude con avariato).
Benedetto XVI è un professore con una vasta cultura: se uno non è un imbecille incallito ed irriducibile se ne accorge anche dai discorsi semplici ed ordinari.
E' un uomo della conservazione?
E' stato presentato in questo modo dalla stampa, ma spesso dietro c'era l'invidia di chi non può "sfoggiare", tante conoscenze.
Arduino Rossi

Cogne: i dubbi di una sentenza.



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Una madre decide di eliminare la sua creatura, in una mattina fredda, monotona, perché stanca dei capricci del suo moccioso?
Quante stragi avremmo nelle nostre case, nelle nostre famiglie: alla peggio c'è un rimprovero in più, un castigo eccessivo, o pure un ceffone, ma nient'altro.
La stanchezza delle madri porta alla depressione, ma non all'omicidio, tranne nei casi di follia, ma una malattia mentale non nasce dalla sera alla mattina.
Anna Maria Franzoni avrebbe potuto uccidere con tanta ferocia solo se fosse stata in condizioni psicologiche non ottimali: avrebbe dovuto vivere nell'ansia, nell'angoscia, nel terrore, o essere una psicotica, per agire come una belva con il suo bambino.
In passato avrebbe dovuto mostrare un carattere violento, improvvisamente aggressivo, collerico.
Per la signora Franzoni nessuno se ne è accorto prima dell'omicidio?
E' questo il punto: una mamma non uccide, perché l'infanticidio va contro la sua natura, tranne nei casi sopra indicati, ma qualcuno avrebbe osservato benissimo qualche anomalia, qualche stranezza.
Ora l'idea che la mamma è sempre la mamma in ogni situazione viene un po' incrinata: è vero che un cuore di mamma è colmo di tenerezze per i suoi bambini, ma non è necessariamente così in ogni ora della giornata.
Ci sono pure sentimenti in contraddizione, o la voglia di libertà dai doveri di genitrice.
Per i giudici della Cassazione quindi l'imputata Franzoni ha colpito per liberarsi di un figlio che considerava malato, come una gatta che abbandona i gattini meno robusti e malaticci.
Forse le motivazioni delle sentenze precedenti convincevano di più.
Si parlava di raptus improvviso, senza predeterminazione: un gesto quasi cosciente, ma non totalmente lucido.
Il fatto che poi la Signora Franzoni non abbia confessato è un altro dei dubbi della difesa: come madre assassina il rimorso di coscienza deve essere straziante, da spingere al suicidio.
Le polemiche ora possono tacere: sono convinto che la mamma Franzoni sconterà pochi anni, o anche pochi mesi ancora e tornerà alla sua famiglia.
E' giusto? E' Sbagliato?
Questa vicenda lascia molti dubbi e sinceramente non ho certezza da proporre.

mercoledì 16 luglio 2008

GRISHAM JOHN - Ultima Sentenza


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GRISHAM JOHN
Ultima Sentenza
Mondadori
pag. 446
EURO 19

Romanzo definito del genere legal thriller, ovvero di un poliziesco ambientato nelle aule dei tribunali, o con al centro il dibattimento giudiziario.
Grisham era un avvocato, che conosce bene il mondo giudiziario dei tribunali statunitensi, specialmente quelli del sud del Paese: è tra i più noti autori di questo genere, ormai molto popolare.
Il padre di questi gialli ambientati nei tribunali fu Erle Stanley Gardner, avvocato per 22 anni che agli inizi degli anni Trenta creò "Perry Messon".
"Ultima Sentenza" racconta le vicissitudini di due avvocati onesti e puri, di quelli che non se ne trovano più al giorno d'oggi, tranne nei romanzi, che scelgono di stare con la vedova Baker, cittadina di Bowmore, nella ausa intentata contro la potente società Krane Chemical.
L'industria in questione è accusata di aver avvelenato le acque della cittadina ed aver provocato la morte di decine di persone per cancro: lo scontro quindi è tra onesti e corruttori, corrotti e potenti, ricchi senza scrupoli.
Gli avvocati Wes e Mary Grace Payton puntano tutto su questa causa e rinunciano ai guadagni, alle automobili di grossa cilindrata, alla vita da lusso.
L'autore, come scrittore del Sud, si è ispirato allo stile realistico di John Steinbeck, ma il romanzo è di quelli adatti a trasformarsi in fiction per Hollywood, anche se forse i personaggi, avvocati compresi, dovrebbero avere più consistenza psicologica per non rischiare di apparire caricaturali.
Pur ricordando lo stile di Steinbeck, il romanzo non possiede la forza, l'umanità dell'autore di "Furore", delle sue crude descrizioni della povera gente, dei perdenti, dei violenti.
Il finale è ovviamente sorprendente: potrà stupire, deludere o entusiasmare.
Invece a molti lettori non piacerà la descrizione tecnica del sistema giudiziario statunitense.
In ogni caso bisogna riconoscere la capacità che Grisman possiede di interessare il lettore con uno stile veloce, leggibile e accattivante.

Arduino Rossi

DANIEL PENNAC -Diario di scuola


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DANIEL PENNA
Diario di scuola
FELTRINELLI
Pagine 241
EURO 16
Questo è un romanzo parzialmente autobiografico, ma pure simile a un saggio pedagogico: ha lo scopo dichiarato dall'autore, per fini umani e didattici, di "....riassicurare i bambini che si credono stupidi, perché gliel'anno fatto credere."
Daniel Pennac vede il mondo della scuola dal punto di vista degli "asini", dalla loro angolazione: questa non è una novità, ma oggi in più c'è la questione dell'incontro e talvolta scontro etnico, che proprio nella scuola si fa duro.
Pennac fu un cattivo studente e in questo libro parla della paura dei ragazzi con scarsa volontà e bassa resa, del terrore che li attanaglia quando si trovano d'avanti agli insegnanti, della loro sconfitta, che può diventare definitiva nella vita, pure da adulto.
L'autore, ex cattivo alunno, un po' "tardo", invece dà una sua analisi e una sua quasi risposta originale, senza eccessive pretese da educatore.
Il testo può entusiasmare o annoiare: lo scrittore non segue mai un ordine prestabilito, infatti qui si trovano aneddoti, racconti, brevi argomentazioni pedagogiche, ma pure ironia.
Non è neppure un'atto di accusa contro la scuola: forse si può definire uno sfogo,
una ricerca.
Pure gli schemi proposti sono insoliti: lui sostiene che il collegio gli fu utile.
Non deve ringraziare per la sua riuscita personale l'insegnamento aperto, fantasioso, dei metodi didattici più recenti.
Soprattutto dipinge i buoni insegnanti: sono quelli che si sanno calare nella realtà, coinvolgendosi e mettendosi continuamente in discussione, cercando di capire, andando oltre i pregiudizi.
Daniel Pennac è uno scrittore di gialli, di teatro, ma in questa occasione ha voluto presentare la sua avventura sia di ex alunno dell'ultimo banco, oltre la sua esperienza di insegnante di scolari con problemi.
E' uno scrittore che fa discutere.
L'importante non sta nel dare ragione o torto a Pennac, ma sta nel tenere aperto il dibattito per i perdenti, i pessimi scolari: saranno degli adulti che porteranno le cicatrici di una vita scolastica zeppa di insuccessi.
Forse è proprio la sua teoria dei cinque generi di bambini di oggi che lascia un po'
perplessi: esistono i bambini soldato, i bambini produttori, i bambini prostituti
e i bambini morenti per fame, ben visibili sui cartelloni della pubblicità, ma
soprattutto il bambini clienti o consumatori.
Si sa che questo è vero, ma non è sufficiente a spiegare ciò che capita attorno
a noi, anzi, si rischia di cadere in vecchie analisi politicizzate e sociologiche: la realtà non può essere schematizzata con immagini così forti, ma pure semplificate.
Il mondo della scuola è ben più sfaccettato e diversificato.
Comunque il nostro insegnante scrittore sostiene di non voler lanciare nessun
messaggio con il suo romanzo, ma proprio la sua esistenza dovrebbe far riflettere: il fannullone è diventato un'autore di successo.
E' un'eccezione?
Basta ricordare il precedente caso di un alunno svogliato e dallo scarso profitto scolastico nelle elementari, di nome Albert Eistein.


Arduino Rossi

Maria Barresi - NON DIRE NIENTE


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Maria Barresi
NON DIRE NIENTE
Edizioni Solfanelli
Pagine 191
EURO 12



La Calabria di Maria Barresi è fatta di luce, sapori e colori vivi, ma non abbaglianti: "Non dire niente" è un romanzo a più voci, in particolare quelle di Clara, la supplente di periferia ed alter ego dell'autrice, Piero il magistrato inquirente e Nicla, la ragazza vittima di soprusi da parte del padre.
Le tre voci narranti si incontrano e si presentano, descrivendo le loro speranze, il dolore immane di Nicla e l'anima pragmatica di Piero.
Clara è romantica e stravagante, l'opposto del pratico magistrato, super impegnato nella guerra contro la narco-mafia.
L'elemento che unisce la storia è la vittima di un padre "normale", elegante, per bene, né ricco, né povero: è un insegnante, è uno pronto a tutto per mostrae un'apparenza da persona per bene, per celare la sua natura da mostro.
Nicla lo descrive: "Oggi posso dire che quel individuo ci ha prosciugato l'anima. Ma tu non te ne rendi conto in quei momenti."
Maria Barresi, con questa tecnica intelligente, a più voci, come fossero testimonianze di un fatto, sa affascinare con avvenimeti ed emozioni distanti in apparenza, che rientrano a pieno nel diramarsi della vicenda.
Maria Barresi è giornalista Rai, redattrice del TG1, autrice di numerosi reportage.
Ha vinto il premio dell'Unione Stampa Cattolica Italiana e due edizioni del Premio Ilari Alpi.
In questo romanzo, che possiede una certa rudezza ed esprime una verità quasi feroce, come spesso capita nella vita vera, ha pure la voglia di mantenere un po' di speranza e di quasi lieto fine, se così si può chiamare.
Il padre orco, che ha tanto fatto soffrire la figlia sin dall'infanzia, si salva grazie allo stratagemma delle lungaggine giudiziarie, ma almeno Nicla troverà un po' di pace.
E' ottimismo quello di Maria Barresi o un augurio per tutte le vittime di tali violenza disumane?


Arduino Rossi