mercoledì 5 dicembre 2007

Violenza negli stadi


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Ancora una giornata di violenza agli stadi per un ragazzo morto, per un colpo di pistola sparato da un poliziotto.
E' la solita violenza esecrabile, da condannare, ma.....
Un dubbio nasce.
Come mai una parte della popolazione giovanile si sente nemica dello Stato, delle forze dell'ordine e dell'informazione?
Perché vedono i poteri costituiti come dei nemici?
Pure l'informazione dei mass-media è vista di parte: i giornalisti sono i loro nemici, coloro che devono essere combattuti come bugiardi.
Questo tipo di violenza non ha un senso oggettivo: non ci si rivolta per il pane, né per un ideale politico, né per una fede religiosa.
Si è violenti per una partita di calcio, vinta o persa, per l'arbitro che fischia un rigore, per lo sgambetto fatto al loro giocatore preferito.
Dare un senso a questo modo di agire è veramente difficile: i personaggi della tifoseria violenta non sono simili ai sessantottini, colti e figli di papà, non sono i violenti della destra, protetti pure loro da ....ideali e avvocati, non sono neppure degli integralisti religiosi.
Sono solo dei giovanotti che urlano, più che parlare, le loro ragioni: sputano la loro rabbia, ma non sanno dire esattamente perché sono furiosi e cosa li fa infuriare.
Sono difendibili con qualche teoria sociologica?
Esattamente chi sono?
Io li immagino così: li vedo a scuola, sempre pronti a disturbare le lezioni, con poca voglia di studiare.
Arduino Rossi