lunedì 17 marzo 2008

Quanto valgono i monaci tibetani?




La loro rivolta per l'indipendenza e la democrazia, come in Birmania, interessa, ma non troppo: gli affari sono affari e la grande Cina, ammirata, contestata per la mancanza dei diritti umani, ma pure nuovo mercato promettente, immenso, non vale quanto la libertà di monaci rasati, con le loro tuniche color amaranto, o così pare.
Le proteste diplomatiche sono a bassa voce, sono quasi timide e non si mettono in forse interessi consolidati per "così poco": è una scena già vista in quel lunghissimo film che è la storia.
Regimi autoritari, talvolta criminali, spesso feroci e sanguinari hanno mantenuto con l'Occidente buoni rapporti, qualche volta freddi, ma non si sono mai interrotti i commerci.
Il Nazismo non fu mai isolato, anche durante il Secondo Conflitto Mondiale: alcune ditte Statunitense tennero rapporti finanziari e commerciali, attraverso la neutrale Svizzera, con società Tedesche.
L'unione Sovietica si resse per 70 anni pure grazie ai traffici, regolari e legali, con il resto del mondo.
La Romania di Ceausescu fu per anni uno Stato parzialmente neutrale nell'ambito del patto militare di Varsavia, con buoni contatti con l'Europa, pur mantenendo al suo interno un regime sanguinario e corrotto.
Quindi i monaci buddisti è meglio che sappiano che dal mondo libero non arriveranno grandi aiuti: ci saranno solo movimenti di piazza, qualche proclamo di singoli esponenti politici, qualche dichiarazione ufficiale, che inviterà alla moderazione, al rispetto dei diritti umani e nient'altro.
E' solo acqua fresca che i governanti cinesi si berranno senza tanti problemi, ma altri mezzi coraggiosi e costosi non ci saranno: non ci sarà il boicottaggio delle Olimpiadi, la limitazione all'esportazione delle merci cinesi, il blocco degli investimenti occidentali in Cina.
Arduino Rossi