venerdì 24 ottobre 2008

Barack Obama sorpassa John McCain.

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Barack Obama sorpassa John McCain.

Quanto sta costando a McCain la politica economica di Bush?
Forse perderà le elezioni e sarà pure una brutta sconfitta, se i sondaggi saranno confermati: secondo Zogby, Obama ha 10 punti percentuali sul suo rivale.
Ora vanta un bellissimo 52% contro un povero 42% di McCain: si vede che il ceto medio americano, sempre più in difficoltà, non si fida più di una politica che ha causato tanti danni.
Mancano 13 giorni all'Election Day: nulla è escluso, ma Obama ha guadagnato l'1,3% in un giorno e McCain ha perso lo 0,4%.
Forse i dubbiosi si stanno schierando con il probabile primo presidente di colore alla Casa Bianca.
Si vuole cambiare finalmente linea politica?
Quali sono gli errori di Bush?
Gli interventi militari a caccia di terroristi in tutto il mondo, tranne dove forse si doveva intervenire, hanno favorito la crescita del prezzo del petrolio, ma soprattutto il mancato controllo sul comportamento di certe banche, che non avevano scrupoli di favorire mutui facili, hanno spinto fino all'assurdo la speculazione sugli immobili, sino a far scoppiare la bolla.
Così la garanzia dei prestiti si svalutava, i tassi crescevano e resero impossibile il pagamento delle rate per troppa gente: gli immobili non valevano più il capitale prestato e le banche, come si sa, si trovarono in grave difficoltà.
Il controllo sulle attività spericolate, al limite dell'onestà, almeno quella morale se non legale, è completamente mancato: una cultura economica, fatta tutta di guadagni facili, è terminato male.
Avremo milioni di disoccupati in tutto il mondo, recessione, povertà in aumento.
Ci sarà finalmente una nuova guida e una nuova filosofia al potere negli Stati Uniti?
L'ultima super potenza rimasta è l'unica che può decidere delle sorti economiche del pianeta?
In questo momento storico sicuramente sì, non solo per il peso finanziario del gigante americano, ma per la presenza di capitale di origine statunitense in tutto il mondo, in particolare in Asia: il denaro che circola in ogni luogo, accettato in quasi tutto il pianeta, è sempre il dollaro.
C'è tutta una cultura e un'ideologia che sta alle spalle della speranza di un presidente di origine africana: c'è un vecchio tipo di populismo, di canti e di retoriche attorno al popolo degli ex-schiavi, pronti a mutare, sovvertire l'ordine dei bianchi conservatori, se non reazionari.
Inoltre Obama ha pure un padre emigrante africano, di fede islamica, da qui tante strane ipotesi sul personaggio.
In verità il colore della pelle e l'origine etnica non significano nulla: si può essere conservatori o progressisti, a secondo dei casi, delle situazioni, delle convenienze.
Un mutamento della politica economica del nuovo presidente, si spera, darà fiato alla finanza statunitense e mondiale, ma per la politica estera le scelte coraggiose, i cambiamenti di rotta, saranno più lenti.
L'interventismo militare probabilmente non cesserà, restando incomprensibile il senso e la strategia di tutto ciò: le giustificazioni ufficiali non sono sufficienti a chiarire un tale dispiego di uomini e di mezzi.
Vedremo se Obama, se vincerà le elezioni, avrà il coraggio di scelte nuove.
Avremo meno navi da guerra nei mari, meno soldati a caccia di fanatici pronti a farsi esplodere con cinture imbottite di esplosivo?
Vedremo se saprà usare altre strategie e più determinazione per imporre i valori democratici: non più cannoni per esportare la democrazia, ma il peso dei dollari americani, oppure semplicemente l'uso ancora più accorto degli strumenti di diffusione del pensiero, come le televisioni, le radio e in particolare internet.
Quindi meno bombe "intelligenti" e più dialoghi, parole, scelte pratiche e propaganda, per favorire la libertà di pensiero in tutto il mondo.
Forse è proprio questo che temano i potenti della terra e in conseguenza questa strategia non sostituirà quella della guerra, delle conquiste, del controllo del territorio con i bombardieri.
Arduino Rossi