venerdì 31 ottobre 2008

Gli Statali hanno il contratto, ma la CGIL non ci sta.

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La Cisl e la Uil hanno confermato la firma al protocollo del governo, con 70 euro al mese, ma l'organizzazione sindacale Cgil non firma: sono troppo pochi.
I “fannulloni” avranno pure 113 euro in più nella tredicesima, con l'indennità di vacanza contrattuale per il 2008.
Lo scontro è duro e i contrasti sono pure forti tra le altre organizzazioni sindacali: le polemiche pare portino a fratture tra gli stessi lavoratori.
Carlo Podda, segretario generale della Fp-Cgil ha confermato gli scioperi già programmati in ambito regionale, oltre a uno sciopero generale ai primi di dicembre: "Iniziamo le procedure per la proclamazione immediata di uno sciopero generale che, nei tempi di legge, dovrebbe tenersi i primi di dicembre con manifestazione a Roma".
Nonostante le scuse del ministro Brunetta, che aveva dichiarato in un'intervista di “fregarsene” della contrarietà della Cgil, la vertenza non è rientrata.
Sicuramente i 3 milioni e 650 mila dipendenti pubblici non saranno soddisfatti dopo aver perso gran parte degli extra, incentivi vari, vedendo la sostituzione di questi soldi con solo 113 euro, che pare un regalo di Natale ai poveri.
I tempi sono difficili: avere un posto fisso e non rischiare di perderlo è già tanto in questo periodo complesso, con le prospettive nefaste che si vedono all'orizzonte.
La Cgil invece vuole scendere in campo contro il governo e mobilita la sua base contro Brunetta, il ministro più amato nel Paese, ma pure il più odiato tra gli statali:
la fama di ministro di ferro e le sue scelte unilaterali lo hanno reso la vittima principale di vignette satiriche e di derisioni di ogni tipo
La Cgil ora sarà sola a contrastare le scelte governative, ma è prevedibile che gli aumenti imposti, saranno gli unici e Brunetta non concederà un centesimo in più.
Quindi avremo pure i travet in piazza, con le bandiere rosse a urlare slogan per qualche decina di euro in più nello stipendio, con la rabbia di chi vede perdere potere e diritti consolidati: i dipendenti pubblici furono assunti a frotte durante la prima Repubblica, con l'idea di dare un posto a più persone, per avere poi fedeltà, specialmente nella cabina elettorale.
I dipendenti pubblici erano dei conservatori, dei fedeli al governo in carica, difensori dell'ordine costituito nella maggioranza dei casi.
I poteri si susseguirono e tutti, approfittando della loro posizione di maggioranza, imposero i loro uomini all'interno delle pubbliche amministrazioni: i democristiani, i socialisti, i comunisti, ma pure gli altri gruppi e partiti minori riuscirono ad infiltrare dei loro.
La raccomandazione era uno strumento sicuro, si dice, per mettere i propri protetti al posto giusto: così nacque una casta di privilegiati, che non potevano essere mai licenziati, che avevano più o meno discreti stipendi, che avevano pure il bisogno di inventarsi un lavoro per sentirsi importanti, in certi casi.
Nacque quella cultura della “complicazione degli affari semplici” tanto nota ai cittadini comuni, che si somma alle già numerose leggi e procedure ministeriali.
Da tutto questo, a torto o a ragione, scaturì l'odio popolare per tutti gli statali, che poi, negli ultimi anni, fu pure istigato dalla stampa.
I “fannulloni” sono cambiati con Brunetta?
Temo di no, anzi ora sono di più in ufficio a complicare le procedure.
Solo una rivoluzione che ponga alla base le necessità dei cittadini, con semplificazioni e scelte drastiche, ci libererà di una categoria peggiore di quella dei nullafacenti: è quella dei dannosi, complicati, insensati, fanatici applicatori delle procedure confuse e astruse.
Costoro hanno un solo scopo: auto convincersi, da bravi burocrati, di essere pure intelligenti, mentre le imprese, già in difficoltà si impantanano tra cavilli e bizantinismi.
Prima di mandare al lavoro i fannulloni, prima di parlare di merito è giusto rimettere nel mondo reale troppi lavoratori virtuali, che trascorrono le loro esistenze a fare gincane tra commi e direttive, ancora oggi con un linguaggio barocco, che è simile a quello che si legge nei libroni degli archivi storici del XVII secolo.
Arduino Rossi