mercoledì 29 ottobre 2008

Omicidio Meredith, c'è una condanna.

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La prima sentenza è per Rudy Guede: è di 30 anni di carcere.
Il giovane l'ivoriano non ha ottenuto attenuanti ed è stato condannato per omicidio volontario, con l'aggravante della violenza sessuale.
Ha evitato l'ergastolo e l'isolamento diurno solo perché il rito abbreviato non lo prevede se non con l'aggravante del furto, contestata invece a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox.
Quindi si attende l'altro processo per i due ex fidanzati, forse già segnato da questo primo giudizio con rito abbreviato: l’accusa è di aver ucciso, durante il tentativo di imporre un gioco erotico, l'inglese Meredith, che, secondo il PM, si era ribellata con determinazione, per questo motivo era stata soppressa.
Secondo l'accusa come sottofondo c'è l'uso della droga con sesso e abusi vari: quindi, se fosse vero, il movente sarebbe squallido, futile, per scopi torbidi, di persone dalla coscienza alterata dalle sostanze stupefacenti.
Ora è il turno della difesa smontare questo quadro accusatorio, ma pare tutto molto complesso e in salita.



I tre paiono proprio i personaggi adatti a rappresentare un certo tipo di gioventù insensibile, predisposta al crimine, senza remore, né limiti, predatrice e feroce: così la stampa e la televisione descrivono gli accusati del delitto di Perugia.
Senza entrare, come sempre nel dibattimento, anzi rimanendone totalmente fuori, lasciando ai periti il loro lavoro, la raccolta delle prove scientifiche da confutare o smontare, pare proprio che questo caso giudiziario, per la sua componente internazionale, senza differenze di razza, abbia attirato la curiosità di mezzo mondo.
Ora è forse più interessante capire come è stato proposto all'opinione pubblica questo omicidio: abbiamo sesso, droga, giovani senza limiti e senza punizioni, genitori sempre pronti a perdonare, a nascondere i figli colpevoli, a difenderli.
Se il fatto sia vero oppure non lo sia non conta per i mezzi di comunicazione: i processi mediatici cercano “altri imputati”, che probabilmente non hanno nulla a che vedere con gli avvenimenti, con le personalità reali degli accusati.
Si descrivono delle caricature, da mostrare all'opinione pubblica: in questo caso abbiamo il nero, che non si è inserito nella vita civile, nonostante l'adozione, nonostante tante buone cose ricevute.
Sempre in questo romanzo popolare, proposto e imposto, c'è pure il rampollo di buona famiglia che prometteva bene: era lanciato nella carriera, ma aveva delle brutte abitudini, cattive tendenze.
In fine c'è la bella diabolica che se ne approfitta della fanciulla ingenua, che odia per la sua purezza, la sua limpidezza e la assassina.
Io sono certo che gli imputati, ma pure la vittima di questa tragedia, non assomiglino neppure un po' a queste descrizioni: hanno le loro personalità articolate, contraddittorie, come tutti.
Invece l'immagine che ne esce, leggendo i giornali, o accendendo la televisione è proprio questa semplificata.
Tutto ciò quanto pesa sul percorso della Giustizia?
Temo parecchio: il processo virtuale, fatto su Internet, o nei dibattici televisivi, prende sempre più importanza.
In un mondo dove l'immagine e l'apparenza è tutto, queste sceneggiate forse diventano dei macigni con cui la giurisprudenza dovrà fare i conti: in Gran Bretagna i tre sono tutti colpevoli e si attendono sentenze esemplari come questa a 30 anni per Rudy Guede.
Negli Stati Uniti si è convinti che Amanda sia innocente e con lui, quasi pulito, c'è Raffaele Sollecito.
Gli assassini sono sempre gli uomini neri da quelle parti?
Invece il processo reale cerca colpevoli e innocenti con le prove reali, indifferente alla psicologia degli imputati: è tutto un dibattito e un'interferenza tra polizie scientifiche, esperti che criticano, perizie di parte che contestano.
Quindi questo sarà un giudizio oggettivo?
Noi che restiamo fuori da tutto ciò siamo un po' perplessi, confusi e attendiamo, magari con i nostri pareri già consolidati.
Un fatto è certo: esiste un tipo di gioventù, che da sempre conosce eccessi, abusa di se stessa e degli altri.
E’ il delirio di onnipotenza che in un'età della vita fa tanto male alla salute e non solo.
Non si sa se è stato questo lo spirito diabolico che ha favorito l'omicidio di Perugia, ma la convinzione di essere potenti, scaltri, intelligentissimi, da poter fare fessi chiunque è molto diffusa tra i ragazzi, quelli che sperano, ambiscono molto.
La perdita del rapporto con le famiglie e il proprio ambiente può fare il resto: sesso, droga, alcool sono così usati e abusati.
Non è una questione di morale infranta, ma semplicemente di salute fisica e mentale guastate.

Arduino Rossi