mercoledì 15 ottobre 2008

Borsa e panico

(toro orso titoli finanziari mercato borsistico mibtel contrattazioni)


Attenzione quindi, ma non fatevi prendere dal panico, è quello che vogliono i furbi.
L'Italia non è la California, non è il Texas, non è neppure il Messico con petrolio e molte prospettive: è solo un Paese con tante frustrazioni, dovute a quel “gesso” maledetto che lo attanaglia.
Il liberismo dovrebbe favorire la soppressione di ostacoli e limiti legali, sociali, per permettere a tutti di competere: invece da noi pare che si voglia fare il contrario.
Il dramma nazionale, che ci fece tanto male secoli fa, sta nella cultura corporativa, ovvero della formazioni di attività lavorative chiuse, inaccessibili alla maggioranza della popolazione.
Certi mestieri si ereditano e lo si fa da generazioni: ho sentito parlare di famiglie che da secoli hanno e hanno avuto notai, farmacisti, commercianti di legname, speculatori sull'acquisto immobili e terreni, ma anche avvocati, medici.
Altri gruppi sociali, invece sono specializzati in attività più manuali, altri ancora si “ereditano” il posto pubblico, anche in questo caso ci sono generazioni intere.
Tutto questo non è grave se non limitasse e “viziasse” il movimento tra le classi sociali, dal basso all'alto e viceversa: una società sclerotizzata non può crescere.
Questo è un difetto solo della destra?
Temo di no: anche a sinistra si hanno i propri ceti da difendere, i piccoli privilegi da proteggere.
Non sono solo i diritti dei lavoratori dipendenti, che sono stati gli unici a pagare e a conoscere il peso del liberismo, senza avere vantaggi di nessun genere.
Parlo dei piccoli gruppi di potere locale, della suddivisione degli interessi e dei favori, delle lottizzazioni degli enti pubblici, degli uffici, della Rai.
Non voglio neppure salvare la categoria dei giornalisti: anche questa casta non lascia tanti spazi per confronti a più voci, specialmente sulla carta stampata di grande tiratura.
Arduino Rossi