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3.000 anni di cultura contadina sono stati spezzati via da un paio di generazioni confuse, attratte dai mezzi di telecomunicazione: è stata la radio prima, poi è stata la televisione e i suoi “valori” o contro valori se preferite.
Un Universo fantasioso, zeppo di leggende, tradizioni, sentimenti, anche crudeltà, è stato gettato per dar spazio al….”Grande Fratello”, a “L’Isola dei Famosi”, a tanti quiz televisivi e scemenze varie.
Il linguaggio dell’italiano medio si è impoverito di termini, di espressioni: pure la capacità critica, il pensiero, si è ridotto.
Gli italiani, più o meno, sanno leggere e talvolta anche scrivere: da ciò che si legge nei blog non sono dei professionisti della penna nella maggior parte dei casi, ma qualcosa scribacchiano.
Sanno pure dove si trova Parigi, Berlino e la Cina, ma si è perso molto altro: un pensiero libero da schemi preconcetti, la capacità di capire chi li inganna, differenziandoli da chi invece è in buona fede.
Siamo sempre più stritolati da luoghi comuni di una borghesia piccola, piccola, talvolta meschina, inceppata per colpa di preconcetti e di un “buon senso comune” inutile e miope.
Il mondo contadino, con tutti i suoi difetti, era autentico, veritiero, libero, spesso, fantasioso e creativo.
Quelle spesso erano vite autentiche, vissute con fatica, ma con dignità, che scarseggia oggi.
L’angoscia dell’uomo di oggi, frutto di mille problemi inesistenti, frivoli, non esisteva: c’era sì il dolore, ma era vissuto con forza, con orgoglio.
L’uomo era immerso in un mondo semimagico, dove tutto aveva un senso e tutto era spiegato con simboli naturali: forse era più vicino al sogno, ma era quello di un essere che sa perché esiste e non c’erano i nostri incubi.
Oggi siamo sbandati e navighiamo alla deriva, in cerca del nulla della stupidità: siamo ciechi e avanziamo verso il precipizio.
Speriamo di riaprire in tempo gli occhi e riscoprire le nostre radici umane, popolari di figli della terra, di gente umile, semplice, onesta, oltre che cristiana.
Arduino Rossi