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mercoledì 15 ottobre 2008

3.000 anni di cultura contadina

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3.000 anni di cultura contadina sono stati spezzati via da un paio di generazioni confuse, attratte dai mezzi di telecomunicazione: è stata la radio prima, poi è stata la televisione e i suoi “valori” o contro valori se preferite.
Un Universo fantasioso, zeppo di leggende, tradizioni, sentimenti, anche crudeltà, è stato gettato per dar spazio al….”Grande Fratello”, a “L’Isola dei Famosi”, a tanti quiz televisivi e scemenze varie.
Il linguaggio dell’italiano medio si è impoverito di termini, di espressioni: pure la capacità critica, il pensiero, si è ridotto.
Gli italiani, più o meno, sanno leggere e talvolta anche scrivere: da ciò che si legge nei blog non sono dei professionisti della penna nella maggior parte dei casi, ma qualcosa scribacchiano.
Sanno pure dove si trova Parigi, Berlino e la Cina, ma si è perso molto altro: un pensiero libero da schemi preconcetti, la capacità di capire chi li inganna, differenziandoli da chi invece è in buona fede.
Siamo sempre più stritolati da luoghi comuni di una borghesia piccola, piccola, talvolta meschina, inceppata per colpa di preconcetti e di un “buon senso comune” inutile e miope.
Il mondo contadino, con tutti i suoi difetti, era autentico, veritiero, libero, spesso, fantasioso e creativo.
Quelle spesso erano vite autentiche, vissute con fatica, ma con dignità, che scarseggia oggi.
L’angoscia dell’uomo di oggi, frutto di mille problemi inesistenti, frivoli, non esisteva: c’era sì il dolore, ma era vissuto con forza, con orgoglio.
L’uomo era immerso in un mondo semimagico, dove tutto aveva un senso e tutto era spiegato con simboli naturali: forse era più vicino al sogno, ma era quello di un essere che sa perché esiste e non c’erano i nostri incubi.
Oggi siamo sbandati e navighiamo alla deriva, in cerca del nulla della stupidità: siamo ciechi e avanziamo verso il precipizio.
Speriamo di riaprire in tempo gli occhi e riscoprire le nostre radici umane, popolari di figli della terra, di gente umile, semplice, onesta, oltre che cristiana.
Arduino Rossi

Libertà di stampa,

(libertà di opinione stampa maxmedia informazione pensioro libero democrazia censura censori)

Tempo fa un giornale su cui scrivo mi impose alcune limitazioni: la prima è la solita, quella derivante dalla paura delle querele per calunnia.
In questo settore sto molto attento e non faccio apertamente dei nomi: è rischioso fare dichiarazioni dirette, si può sempre incappare nella denuncia per calunnia a mezzo stampa.
Tempo fa un sindaco di una provincia del Nord Italia aveva “abbattuto” le croci del cimitero del suo paesino: ovvero aveva sistemato il cimitero in rispetto delle altre religioni, così affermava, ma togliendo a tutti i cristiani il diritto di avere una croce sulla sua tomba.
Il burocrate di sinistra, perché da alcune ricerche fatte su Internet apparteneva a tale genia, (per me appartengono alla ”razza” peggiore e sono superati solo dagli stalinisti e dai nazisti irriducibili) voleva far credere di essere nel giusto.
Invece di abbassare la testa aveva preteso le scuse per un mio pezzo: il direttore in questione le fece, contro il mio parere.
Altro limite comune è quello relativo ai musulmani e alla religione islamica: io rispetto tutte le fedi e di conseguenza non le derido, per non offendere le persone fedeli a tali religioni.
Nonostante questo non posso parlare dell’Islam come fosse una religione di pace, né una fede democratica, rispettosa delle minoranze non islamiche o delle donne.
Criticare la legge in vigore in tutti i Paesi islamici, oso dire in tutti i regimi islamici, che impedisce la libertà di fede, significa rischiare l’esclusione dalla stampa nazionale: questo fatto è vergognoso.
Altro gruppo di potere potentissimo è quello della magistratura: guai criticarla, è pericoloso e spesso si rischia la censura da parte dei direttori editoriali.
In Italia c’è libertà di stampa?
Sì, ma è una libertà vigilata.
Arduino Rossi