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martedì 2 dicembre 2008

Le stragi dimenticate


Il massacro in Nigeria, tra cristiani e mussulmani, i pirati somali, le corte islamiche sempre in Somalia, la guerra in Congo, i civili che muoiono come mosche, l'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica fa parte di una “tradizione” vecchia decenni, quanto la fine della decolonizzazione ad oggi.
L'Africa interessa solo ai mercanti di armi e a quelli di materie prime, oltre agli investitori che non lasciano sviluppo, ma solo rapide speculazioni.
I padroni dell'economia mondiale, che non sono i politici, ma i grandi uomini d'affari, ma pure i grandi gruppi di interessi, non vanno troppo per il sottile e per loto l'Africa, ma pure il resto del mondo è solo un terreno di speculazione e di guadagno, senza scrupoli e senza pietà.
La morte e il dolore che si diffondono sul mondo sono frtto dei quattro cavalieri dell'Apocalisse?
Il primo è bianco su un cavallo bianco e imporrà tirannide, il secondo è rosso sul cavallo rosso e porterà guerra, il terzo sarà verde sul cavallo verde e porterà pestilenza, il quarto è nero sul cavallo nero e porterà carestia, usura, miseria.
Il mondo è ancora dominato da queste quattro maledizioni, ma da noi c'è stato un periodo di pace e di benessere: ora però, se non lo difenderemo, vedremo i quattro cavalieri all'orizzonti.
Arduino Rossi

venerdì 28 novembre 2008

I morti di Mumbai non hanno un perché.



Gli attentati dei terroristi nella capitale economica dell'india con più di 130 morti e 300 feriti sono certamente stati organizzati da qualcosa e qualcuno che aveva le idee chiare.
Tutto è coordinato e ben preciso: gli Hotel Oberoi e Taj sono stati assaltati con fucili mitragliatori e granate, oltre al Leopold Cafe, la stazione di Mubai, il Kama Hospita, il centro residenziale Nariman House e il Metro Cinema.
Il gruppo terroristico islamico indiano, denominato Mujaheddin del Deccan, ha rivendicato le azioni: secondo la polizia indiana sono stati almeno 25 terroristi, che hanno preso parte agli assalti, che si possono definire suicidi. Il governo indiano accusa il Pakistan, ma velatamente, mentre la caccia agli ultimi terroristi continua, per la liberazione degli ostaggi in gran parte stranieri, occidentali, con alcuni italiani.

Le accuse vanno subito ad Al-Qaeda: quindi sarebbe stata un'azione proprio contro il Pakistan, secondo queste altre fonti, per creare odio tra le due nazioni, al fine di destabilizzare la regione.
Invece il quadro è certamente più complesso: io parto sempre dal denaro, che serve a finanziare azioni terroristiche di questo tipo.
Di soldi ne servono tanti, anzi tantissimi, inoltre sono necessari degli istruttori ben pagati e in genere sono mercenari, che come si sa, sono sempre degli ex militari di professione che si mettono al soldo del miglior pagatore.
Inoltre occorrono fiancheggiatori e una rete di informatori, di protezioni particolari: chi ha organizzato tutto questo ha delle idee precise, dei fini politici e in particolare economici.
Al-Qaeda appare sempre più qualcosa di misterioso: chi finanzia questo gruppo lo fa non solo perché è un integralista religiosa, forse non è neppure credente in Dio e neppure islamico.
Il movente di tanto odio sta sicuramente nella competizione economica: l'India sta diventando una potenza mondiale e quindi a qualcuno non garba.
Solo rammentandosi di ciò che avveniva prima della Prima Guerra Mondiale si può capire il periodo attuale: allora potenze militari, i nazionalismi e le industrie pesanti spingevano volontariamente e involontariamente verso lo scontro militare.
Oggi invece sono più gruppi economici, affaristici, che favoriscono i confitti.
Ci sono burattinai dietro il terrorismo islamico?
Io sono certo che su questa terra non ci sia nessun miliardario, tranne qualche rarissimo pazzo, che si dissangui per sovvenzionare bande di criminali assassini, senza poi sperare in un vantaggio economico adeguato.
Sì, certamente c'è chi finanzia il terrorismo per fini speculativi, per contrastare la concorrenza, per ricadute vantaggiose in campo finanziario.
Ora perché proprio l'India è stata colpita?
Per inasprire lo scontro etnico, che porterà ad un aumento delle tensioni locali e internazionali: avremo più armi vendute e Stati più autoritari, che favoriscono compattezza interna, pochi indisciplina sociale e la possibilità di investire con più tranquillità.
I vantaggi e le ricadute economiche sono tantissime.
Si può dire che il nostro mondo è cresciuto e si è sviluppato tecnologicamente con le guerre: purtroppo la guerra è ancora l'allevatrice della storia, almeno quella tecnologica ed economica.
Che rapporti ha questa strage, come le altre, con l'Islam?
Io sono sempre del parere che la religione è solo uno scusante, una giustificazione, per nascondere i veri scopi di chi progetta tali azioni: il terrorista che muore è convinto di lottare per la sua fede, ma in realtà la denigra, la tradisce, la combatte, facendone del male.
I nemici della fede di Maometto se ne approfitteranno per reprimere e uccidere, per giustificare pulizie etniche con la scusa della lotta al terrorismo.
Dopo 11 settembre quanti sono stati i morti per le guerre che si sono combattute in conseguenza di quel terribile attentato?
Sono centinaia di migliaia, forse milioni e la gran maggioranza delle vittime sono tra i mussulmani: chi ha progettato la strage di Mumbai era troppo attento e scaltro per non sapere che in India la repressione contro gli islamici si farà ancora più dura.
Questi
sarebbero i difensori dei credenti in Allah?

martedì 25 novembre 2008

Morire d'amore nell'India di oggi.




Si chiamava Manish Kumar ed aveva 15 anni: era povero ed era un Dalit, ovvero un intoccabile.
Gli intoccabili sono gli appartenenti alla casta degli ultimi, anzi a una sotto casta di miserabili.
Si era innamorato di una ragazza di casta superiore: stava scrivendo una lettera alla sua bella e per questo “crimine” è stato picchiato, trascinato sino ai binari della ferrovia e lì gettato mentre transitava un treno, che lo ha stritolato.
Le caste sono un sistema sociale rigido, con quelle superiori dei sacerdoti e dei guerrieri, simili ai nostri nobili di spada, poi ci sono quelle dei mercanti e degli artigiani, dei contadini, ma sotto tutti ci sono i braccianti, i manovali, coloro che non hanno specializzazione, né speranze.
Questa società è stata paragonata a quella europea precedente la rivoluzione francese, ma con una rigidità sociale d'acciaio tra le varie classi, regolata da ferree leggi religiose: le caste sono contrastate dalle leggi dell'India moderna e spesso l'ordine sociale antico è stato sovvertito, ma nelle zone rurali più tradizionaliste tutto è fermo al Medioevo della fede induista.
In pratica in India si cerca di fermare la storia con queste soluzioni brutali, criminali.
Vecchie consuetudini, che durano da millenni, anche negli ultimi villaggi sperduti di questo pianeta, finalmente vengono messe in discussione, ma le resistenze sono tante.
Questo capita solo in India?
Temo di no, anzi anche nei Paesi più sviluppati certe suddivisioni antiquate di ceto persistono: non permettono di riconoscere il merito, ma neppure il dialogo tra persone di ambienti differenti.
Il liberismo vuole premiare il merito, mentre gli ideali sociali esaltano l'uguaglianza: sono valori nati in Occidente da pochi secoli, ma sono ormai indiscutibili da noi, per fortuna.
L'uguaglianza e il merito individuale è sempre esistito nel nostro mondo, ma c'era in passato pure una suddivisione delle classi sociali in modo rigido e non c'era neppure l'uguaglianza degli individui davanti alla legge.
Ora i nostri valori stanno invadendo sino l'ultimo borgo nella foresta, nel deserto: gli esseri umani sono tutti uguali e lo si ripete con coraggio.
Guai a sostenere il contrario, guai a limitare la libertà delle persone, degli uomini e delle donne.
Invece proprio nella Patria della non violenza c'è un'ondata antidemocratica, antiugualitaria.
Prima si bruciano i cristiani, si uccide chi cambia fede religiosa e preferisce quelle che li fanno uscire dalla schiavitù delle caste.
Ora pure un ragazzino innamorato viene punito da questi fanatici sanguinari.
Io rimango sempre stupito per la mancanza di proteste decise, coraggiose, contro questi crimini terribili: visto che questo mondo è sempre più piccolo ed è facile contattare, dialogare con tutti, perché non alzare le nostre voci.
Sono sempre del parere che pure da noi c'è un grande desiderio di mantenere privilegi per sé e per i figli, per i figli dei figli, per generazioni, fino alla fine dei tempi.
Il povero ragazzino innamorato indiano così non ci interessa: Lui pretendeva di avere un'esistenza libera da pregiudizi, da schiavitù, da imbecilli esaltati, da tradizioni che umiliano e tolgono i diritti fondamentali, come quelli di sognare, sperare, amare chi pare e piace.
Ha pagato per la sua “immoralità”: metteva in discussione antichi soprusi, con la “promiscuità” tra le caste, tra i ceti, tra le razze.
Il mondo del futuro saprà abbattere queste barriere ridicole?
Anni fa non avevo dubbi, oggi non ne sono più certo: troppi interessi, troppe complicità e troppe ipocrisie tradiscono tutti coloro che vogliono essere trattati come pari e non come paria, in India, in America, in Europa e in Italia.



Arduino Rossi

mercoledì 15 ottobre 2008

Latte cinese? No, grazie.

(Cina cinese cineserie latte importato sequestri guai importazioni illegali)

Latte cinese? No, grazie.
Il governo assicura che da noi il latte cinese non c'è, lo afferma il sottosegretario alla salute Francesca Martini, i carabinieri del Nas hanno effettuato dei controlli a Firenze e a Milano nei negozi che vendono prodotti cinesi ed etnici.
Si sono sequestrati 6 quintali e mezzo di biscotti di origine cinese: sono in corso verifiche per controllare un'eventuale tossicità.
E' stata questa del latte inquinato una grande sconfitta di immagine, che peserà sulle esportazioni cinesi?
Poco o nulla, almeno per quel mondo che non ha alternative, o prodotti di basso costo e scadenti o nulla.
Il fenomeno delle merci pericolose tocca pure il settore dei farmaci e riguarda sempre la gente più povera di questo pianeta: in molti si curano con farmaci inutili o molto pericolosi alla salute.
Altri prodotti, non alimentari arrivano da noi senza quelle norme che impone l'Unione Europea, con regole severe, ma necessarie per difendere le nostre saluti sempre più aggredite da troppe tossicità.
Purtroppo i cosiddetti prodotti taroccati superano sicuramente, in troppi casi, i controlli alle frontiere, entrano nelle nostre case senza che ce ne accorgiamo: ormai tutti gli oggetti di basso costo, in plastica in genere, tutti i giocattoli sono Made in China.
Tantissimi abiti, borse, anche originali e di marca, sono prodotte là, nel gigante asiatico, che sta diventando la prima potenza economica mondiale: è solo questione di tempo.
Bastano i controlli alle frontiere?
Sono sufficienti i sequestri dei Nas?
Un fatto è certo: la speculazione e lo sfruttamento della manodopera a bassissimo costo della Cina, la speculazione a ribasso per ridurre i costi di produzione ed avere margini di guadagno sempre più alti, la ricerca di merci che assomigliano a quelle di alta qualità, per mostrarsi alla moda a tutti i costi ci sta facendo perdere la battaglia per una vita sana, lontana da sostanze inquinanti, almeno il più possibile.
Arduino Rossi

venerdì 8 agosto 2008

Pericolo dei viaggi all'estero




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Quando si è stranieri si è sempre in un pericolo, significa essere a rischio più degli abitanti locali.
Chi vuole agire e commettere un crimine lo può realizzare contro di lui: non è conosciuto e nessuno lo avvisa dei tipi loschi che può frequentare.
Non rientra in quella zona protetta che ogni comunità umana crea per i suoi membri, per i suoi associati.
Gli stranieri sono prede da predare per balordi, piccoli criminali, truffatori, stupratori.
E' l'estate la stagione dei viaggi, per studenti, per giovani e meno giovani, proprio questi sono accalappiati dai loro ragni, in cerca di "mosche": spesso vanno in locali dove gli abitanti del luogo non mettono il naso, si lasciano avvicinare da individui che sono già noti alla polizia e alla gente del posto.
Con questo non voglio dire che quando si va all'estero bisogna fare i musoni, non rivolgere parole agli sconosciuti, stare chiusi in albergo per tutto il tempo, pronti a chiamare la polizia al primo movimento sospetto.
Stare attenti e non fare i polli è però necessario: i casi di omicidio sono pochi, per fortuna, ma ci sono pure rischi di furti, per le donne c'è il pericolo di stupri o di brutte esperienze.
Finire in un commissariato a denunciare furti e aggressioni non è sempre facile, anzi proprio tra poliziotti assonnati si ricevono risposte scortesi, perché lo straniero spesso non ha diritti: è una legge non scritta, ma che è di fatto applicata in tutto il mondo.
Arduino Rossi