lunedì 3 novembre 2008

Il Congo è lontano dalla politica estera dell'Occidente


(Congo guerra civile afriana, scontri tribali etnici saccheggi, violenze e diritti umani)

I ribelli del generale Laurent Nkunda, dopo gli scontri a Goma, stanno avanzando tra saccheggi delle truppe regolari e quelle di questo esercito conquistatore: il segretario generale al Palazzo di vetro di New York ha inviato degli emissari in Africa per cercare di calmare la situazione, che coinvolge il Ruanda e il Congo.
Ue, Usa e Unione Africana si mobilitano per una tregua provvisoria, un cessate il fuoco, da permettere ai profughi di spostarsi, per aiutare parte della popolazione.
In particolare i ministri degli esteri britannico e francese, David Miliband e Bernard Kouchner si sono mossi personalmente e sono andati a Kinshasa in Congo per incontrare il presidente della Repubblica popolare del Congo (Rdc) Joseph Kabilla: si vede che le due ex potenze coloniali hanno ancora delle carte da giocare nella regione.
Il quadro dei contendenti è completo?
No, mancano tutte le grandi società, in cerca di minerali a buon mercato, tutti i mercanti di armi, tutti i neocolonialisti di ogni razza e religione, che giocano sporco, ma sempre con le stesse strategie del passato: si arma un generale che può unire sotto di sé un gruppo di uomini fedeli, come i nostri antichi capitani di ventura, poi lo si giustifica con una causa ideologica, religiosa, etnica, tribale e si conquista grazie a lui una regione ricca di diamanti, di petrolio o di qualsiasi altra materia prima.
Con la pace si ottengono delle esclusive per le estrazioni di tali minerali.
Questo è uno schema vecchio e probamente non è l'unico valido per capire cosa sta capitando nella regione africana: un'altra teoria è quella che vede l'Africa emarginata, fuori dagli interessi strategici ed economici mondiali, con il suo bassissimo reddito pro-capite, da rendere il grande continente nero la cenerentola del mondo globalizzato.
Un’altra spiegazione forse la si trova in un continuo scambio e conquista e riconquista, come negli anni tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, di territori, ma il fine non è solo lo sfruttamento delle materie prime: è pure nel creare problemi all'avversario, nel rimettere in discussione situazioni complesse di dominio mondiale, in una strana e complicata partita a scacchi, giocata su tutto il pianeta.
Chi sarebbero i giocatori?
Forse sono degli Stati e vengono in mente subito Cina e Russia, che contrastano l'Occidente.
Invece io mi immagino altri interessi e altre realtà sotto tutto questo, questa nuova spartizione della povera Africa, fatta sulla pelle degli africani.
Tutto ha origine nello scontro tra gruppi economici, che stanno al di sopra delle ideologie, delle fedi religiose, delle appartenenze nazionali: ci sono sicuramente dei gruppi di poteri, ormai consolidati, che si impongono con i loro privilegi, sfruttando o provocando pure le crisi internazionali.
Non sono biechi individui che agiscono nell'ombra bensì interessi di gruppi di speculatori, che si muovono senza badare se il loro agire provocherà movimenti pericolosi, disastrosi in un'altra parte del globo: la guerra del Congo, ma pure le crisi finanziarie, le speculazioni e i grandi affari, tendono a stritolare le regioni più povere, ma anche le nostre industrie minori, generando nel mondo crisi e scontri di natura diversa.
Il primato della politica è lontano e non esiste più: oggi siamo davanti al primato della finanza , dello sfruttamento economico, dell’insensibilità ai dolori e ai guai che ne scaturiscono.
L'Africa è solo uno di questi terreni di scontro e pure di incontro di tali forze economiche: non si tratta di biechi speculatori, ripeto, ma solo di gruppi di potere interessati alla guerra tra nazioni per vendere armi, acquistare materie prime a basso costo e rivenderle ad alto.
Se poi in tutto questo gioco muoiono migliaia di persone, non importa, fa parte di questa logica spietata.
Non illudiamoci, pure noi, per certi interessi, siamo solo pedine: non importa se siamo occidentali, europei, potremmo subire pure noi crisi e difficoltà sulla nostra pelle.
Non abbiamo signori della guerra sul nostro territori, ma pure noi abbiamo i nostri cavalieri dell'Apocalisse che cavalcano: non voglio essere apocalittico, intendo solo dire che il male, frutto dell'egoismo umano, non ha tregua.
Arduino Rossi