mercoledì 5 novembre 2008

E' iniziata l'era Obama

(Obama McCain Stai Uniti d'America Usa presidente Casa Bianca nero negro voto presidenziali)

Obama ha trionfato, sono tutti felici, tutti festeggiano il vincitore e John McCain saluta il 44esimo presidente degli Stati Uniti Barack Obama: ''Dio benedica quello che sarà il mio presidente. Lascio ad Obama e a Biden l'onore di guidarci per i prossimi quattro anni.”
La democrazia consolidata americana si permette il lusso di cavalleresche dichiarazioni da parte degli sconfitti: ''Il popolo americano ha parlato chiaro, ma adesso nessun americano deve essere dispiaciuto.”
La lealtà e l'onesta politica di MacCain non lascia dubbi: “La sconfitta è mia.”
Tutto questo è avvenuto a Phoenix in Arizona, davanti ai sostenitori repubblicani delusi dopo le notizie che hanno coronato, senza dubbi, il rivale democratico presidente dell'ultima super potenza rimasta al mondo.
Il fatto che sia un nero a guidare lo Stato più potente del pianeta, che fu una nazione schiavista e con tracce di razzismo consolidato a tutti i livelli, tra cui anche scienziati e premi Nobel, non può che riempire di gioia.
Sì, Obama si è guadagnato la casa Bianca, partendo dalle periferie povere, sudando e studiando, dimostrandosi capace, intelligente, convincendo per il suo senso pratico, per la sua nuova cura contro i guai economici.
Bush fu sicuramente responsabile, proprio per la sua teorie che favoriva le speculazioni più ardite, di ciò che è capitato con i mutui: Obama ha delle soluzioni sensate, che probabilmente riporteranno le cose apposto, con qualche dolore e un po' di fatica.
Ora tutti sperano che il primo uomo nero, che si è meritato tanto onore, cambi il destino del mondo.
Avremo pace e prosperità?
Ho dei dubbi, la politica estera non muta tanto presto, con il nuovo presidente, neppure è possibile variare scelte sciagurate, chiedo scusa per la mia esplicita opinione: l'intervento in Iraq fu una decisione insensata e ancora non se ne capisce lo scopo, il fine e il perché di un'azione militare che ha destabilizzato ancora di più la ragione, aprendo le porte ai terroristi.
Ora l'Iran pare contento, ma non credo che Obama gli sarà amico.
Pure per il conflitto in Palestina ci sono speranze, ma non credo in un cambiamento della politica internazionale: non basta un presidente di pelle diversa per avere scelte di politica estera più accorte.
Come sarà l'era Obama?
Negli Usa spronerà lo sviluppo, che ricadrà sul mondo intero, ma serviranno alcuni anni per uscire definitivamente dalla crisi.
Il vero enigma sta nelle scelte di politica estera.
Ci saranno i disimpegni militari statunitensi in Iraq e in Afghanistan?
Ci saranno altre strategie per fermare il nucleare iraniano?
Ci sarà una politica meno aggressiva e più attenta al mondo slavo, russo, con i suoi nazionalismi in avanzata?
L'era Bush fu segnata da scelte che ci hanno fatto tornare indietro sul terreno della pace: non ho mai creduto che tutto sia per colpa degli Stati Uniti, ma atteggiamenti più interessati al controllo del prezzo del petrolio che della stabilità mondiale non hanno favorito soluzioni diplomatiche per i conflitti locali del pianeta.
Cosa vorrà l'amministrazione Obama?
Sarà più interessata allo sviluppo di risorse energetiche alternative o voterà ancora per il petrolio?
Sarà attenta ai dialoghi, senza cedimenti, con strategie di controllo di aree del pianeta fatte più con il peso dei dollari che dei carro armati?
Obama non è e non sarà un santo, un benefattore per i più poveri del mondo: farà l'interesse della sua nazione, poi quello dei suoi alleati e per il resto dell'Umanità rimarrà poco.
Sarà pronto ad usare le armi con decisione, se le occasioni lo imporranno, ma solo, si spera, sarà più attento alla storia e alla cultura del resto del mondo: ci si augura che sia finita, una volta per tutta la politica estera di Bush, molto simile a quella di un elefante in una cristalleria.
Arduino Rossi