mercoledì 2 luglio 2008

Mario Rigoni Stern



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Mario Rigoni Stern tornò casa dal lager tedesco,resistette durante la ritirata del Don, in Russia, nel 1943.
Dopo tutto questo iniziò a scrivere e il semplice impiegato, non troppo stimato nel suo ufficio dai soliti capoufficio burberi e scioccamente autoritari, si conquistò un suo successo con il suo bel romanzo che raccontava la tragedia della ritirata di Russia: dolore e morte, gelo e disperazione, ma mai odio insensato, né retorica ideologica, politica.
Domande ne scaturiscono tante da questo libro: ci sono tanti perché sulla guerra, sull'odio insensato, il tutto è condito da quel senso del dovere e quel coraggio congeniale, che viene proprio dalla sua terra, dalle sue montagne.
Tutta la vita di Rigoni Stern è contrassegnata dal senso della dignità: era un ottimo scrittore e meritava di più, molto di più, ma rimase lontano dai centri di potere delle grandi città, dalle raccomandazioni politiche, dai favoritismi.
Rimase se stesso e non cambiò lavoro sino al 1970, restando un semplice impiegato: nel mondo della letteratura è facile cedere e mettersi a disposizione di questo, di quello, diventando un pennivendolo.
I suoi boschi erano più importanti e senza di essi non avrebbe scritto altri racconti, altri romanzi, tutti ispirati dalla natura montana, dai sentimenti autentici della gente delle valli, dalla semplicità degli avvenimenti, dall'essenza della vita.
Arduino Rossi