mercoledì 2 luglio 2008

Le elezioni e la politica statunitense può mutare



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Esiste pure la possibilità che con le elezioni la politica statunitense muti: ora Bush continua a cercare e a ristabilire amicizie, perché pure nel suo Paese la sua popolarità e le critiche verso la sua politica estera sono molto forti.
Perché si è andati in Iraq?
Ora si parla di una nuova democrazia, ma nella regione la situazione è tutt'altro che pacificata: proprio il partito sciita filo iraniano ne è uscito rafforzato.
Intanto Berlusconi e Bush si sorridono.
Pure il futuro presidente statunitense sarà così sorridente?
Sarà Obama il democratico o McCain il repubblicano?
Dovremo impegnare le nostre truppe di più in zone di guerra?
Soprattutto la politica dei conflitti irrisolti, nonostante i proclami, stanno favorendo la speculazione sul petrolio?
L'Italia deve trovare una sua maggiore presenza in ambito internazionale.
Gli Stati Uniti ci possono dare un'aiuto per contare di più?
Un fatto è certo: forse è l'inizio dell'estate, forse è perché il clima politico si è raffreddato, ma la visita di Bush non ha provocato eccessive reazioni.
Ci sono state poche proteste: molte di meno di quelle che ci si sarebbero immaginate e neppure troppi proclami filo americani.
Oramai si comincia a capire che non tutto dipende dalla potenza d'oltre oceano: forse proprio quella suddivisione del mondo, tipico della Guerra Fredda, oggi non basta a chiarire le idee anche a chi è vittima di concetti antiquati e schematici.
Arduino Rossi