martedì 16 settembre 2008

Petrolio e la resa della politica


Petrolio e ancora petrolio: si dice che le risorse dell’oro nero saranno esaurite nel 2050 o prima, che ce ne sia sempre di meno, che si dovrà cambiare tutta la politica energetica senza petrolio,
Ovviamente queste valutazioni non prendono in considerazione i giacimenti ancora da scoprire, né il miglior sfruttamento dei giacimenti attuali.
Tutto questo però porta all’accaparramento del prezioso liquido, con trattati, amicizie interessate con Stati produttori.
Si chiudono entrambi gli occhi sui diritti umani dei Paesi produttori e si fanno strane strategie diplomatiche.
Pare, anche se i dati ufficiali non lo dicono, che il Paese con le maggiori riserve di petrolio, in giacimenti scoperti e da scoprire (molto si sa grazie ai rivelamenti dei satelliti) sia l’immensa Russia: sono in Siberia.
La politica dell’Occidente verso questo gigante che sta rialzando la testa è un po’ strana, anzi “misteriosa”: si vuole tornare al clima della guerra fredda, si sostiene che Putin non sia un amico della democrazia, fatto purtroppo certo, che la grande e appena ritrovata “Santa Russia”, Ortodossa, nazionalista, un po’ imperialista, sia pericolosa.
Per risolvere la questione della Georgia basterebbe concedere qualche spazio in più alla ex potenza mondiale, non circondarla con Stati dell’Alleanza Atlantica e di scudi spaziali.
Sì, sarebbe sufficiente non esagerare e non istigare il nazionalismo dell’orso russo, ma forse è questo che vuole una parte dell’Occidente, quella parte che trae vantaggi dal caro petrolio, che agisce di conseguenza per provocare crisi o istigare dittatori, oligarchi per far salire il prezzo del petrolio.
Più l’oro nero costa e più i guadagni saranno alti per gli speculatori e ci dovremo immischiare sempre più in conflitti locali incomprensibili, dannosi ed evitabili: per non finire nei guai basta aprire gli occhi, almeno a livello di opinione pubblica.
Arduino Rossi