giovedì 5 giugno 2008

Cogne



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Il caso di Cogne è chiuso, almeno dal punto di vista della Magistratura: Anna Maria Franzoni è stata condannata a 16 anni.
E' una brutta storia, anzi orrenda, perché l'unica inquisita era la madre: si è cercato il mostro, pure tra lo "scemo" del paese o di passaggio.
Si sono analizzati moventi improbabili di vendetta, in ogni dove, pure per invidia.
Tutto ha preso il colore tetro di una madre assassina, almeno per la giustizia e gli animi si sono scaldati.
Per molti una mamma non può uccidere la sua creatura, ma per altri, in genere per sminuire il mito delle mamme sempre amorevoli, sostengono che può capitare.
Certamente una mamma uccide il suo bambino solo in condizioni di alterazione della personalità, di autentica follia, mai per calcolo, ma per pazzia completa, per un raptus.
A Cogne poi le faccende si sono complicate e la stampa si è schierata a favore o contro: la gente parteggiava più per l'innocenza o per la colpevolezza, per simpatia o per antipatia.
Inoltre è entrata la polemica contro la Magistratura, che non vuole ammettere i suoi errori e si intestardisce (così si è insinuato), altri hanno sostenuto improbabili tesi persecutorie.
La verità giudiziaria è stata scritta: ora non resta che vedere se la signora Franzoni finirà o non finirà dietro le sbarre.
Pure la questione delle prove false ha pesato su tutta la vicenda e per la prima volta si è applicato, per un caso di grande risonanza nazionale, la possibilità della difesa di raccogliere reperti per contestare l'accusa e di ribattere, con propri periti, le tesi dell'accusa.
Arduino Rossi