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lunedì 29 dicembre 2008

Il vento della corruzione soffia ancora?



Tutto gira attorno alla “Romeo Immobiliare”, di Alfredo Romeo, che uscì da Tangentopoli con una condanna a 2 anni e sei mesi, mai divenuta definitiva.
Nel 1989 la Romeo Gestioni vinse un appalto miliardario: doveva amministrare il patrimonio di 100 miliardi di Lire del patrimonio pubblico del comune di Napoli.
Così il potere di questa società crebbe, stando a cavallo dei due poli politici.
Nel 2007 riusciva a gestire 48 miliardi di Euro di immobili di Roma, Milano Venezia e altre città di tutta Italia: questo impero però seguiva rapporti “favorevoli e interessanti” con i politici e gli amministratori, secondo gli inquirenti.
Intano i giudici stanno indagando e già pare che si possa allargare l'inchiesta, cercando non solo nella giunta partenopea di Iervolino.
I politici si dichiarano sempre estranei agli scandali e non è giusto fare i forcaioli, ma secondo valutazioni internazionali, molto serie, la corruzione costa ai cittadini italiani 50 miliardi di Euro l'anno: la cifra corrisponde ai tagli di alcune finanziarie, che sono spesso molto dolorose per le nostre tasche.
I corrotti difficilmente finiscono in carcere: qualcuno dice che la microcriminalità viene lasciata libera di agire per distrarre i cittadini dalla macro-criminalità, che li deruba in modo ben più consistente.
Questa tesi è molto pericolosa e non basteranno i richiami di questa o quella autorità a ridare certezze nella gente: le ultime elezioni della regione Abruzzo hanno dimostrato che la sfiducia, espressa con un alto astensionismo, sta crescendo.
La corruzione è bipartisan: riguarda i due schieramenti e non sarà la riforma della giustizia che ci libererà da tale malattia.
La lontananza dei cittadini dallo Stato, che pare sempre più un feudo privato per molti, cresce sempre di più, come dimostra il successo della campagna del ministro Brunetta, fatta contro le basse rese della Pubblica Amministrazione.
Chi parla male della politica, dei palazzi del potere, dei politici diventa popolare, conquista consensi.
Si dice sempre che le istituzioni sono lontane dai cittadini, ma è pure vero che tutti noi sopportiamo ingiustizie palesi, chiudiamo un occhio per ogni favoritismo visto.
La raccomandazione non si disdegna per un figlio disoccupato: tutti dobbiamo vivere e si tira a campare.
Sì, c'è una cultura che favorisce la corruzione: non c'è quasi nulla di illegale per la maggior parte delle persone, ma l'arroganza di certi piccoli amministratori pubblici, di certi faccendieri vicini al potere, la sopportiamo per quieto vivere.
Il pericolo che questa rassegnazione, accompagnata da atteggiamenti di anarchismo feroce senza sbocco, ci porti verso forme autoritarie, che per molti potrebbero essere il male minore: l'anti-politica, se non è seguita da riforme e un po' di giustizia, porta sempre verso soluzioni nefaste per la democrazia.
I nostri politici onesti dovrebbero iniziare a pretendere di far funzionare gli organi di controllo sugli appalti e non chiudere gli occhi se a essere coinvolto in affari loschi è un personaggio del proprio schieramento.
Inoltre c'è la caccia ai tesori nascosti dai corrotti: ci sono organismi internazionali specializzati in questi compiti e si potrebbero dimostrare molto efficienti nel recuperare i bottini celati pure all'estero.
Anche se sarà solo una parte che ritornerà nelle casse delle amministrazioni comunali e pubbliche si darebbe fiato alla nostra economia in grave difficoltà.
Non chiedo le impiccagioni pubbliche, ma almeno l'estromissione dei pubblici uffici dei colpevoli, sperando di ottenere sentenze definitive per almeno qualche colpevole.
Pretendo troppo?

Arduino Rossi

Fini, l'uomo giusto al momento giusto.


Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".
Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".
Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.
Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.
Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.
Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.
Fini ha fatto la sua scelta?
Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?
Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.
Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?
Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.
I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.
Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.
Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?
E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.
C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.
Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.
Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

lunedì 15 dicembre 2008

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

venerdì 12 dicembre 2008

La Cgil sciopera tutta sola.


Epifani è senza Cisl e Uil, la spaccatura è storica e rischia di restare tale per anni: lo sciopero generale della prima organizzazione sindacale italiana, poco pubblicizzata dalla televisione, (chissà perché?) pare tanto legato a motivazioni politiche.
Si attenua la lotta solo per i trasporti del Lazio e a Venezia, zone a rischio alluvione e acqua alta: ci saranno treni, traghetti e mezzi pubblici in genere.
La lotta sindacale è motivata da una risposta alle decisioni del governo, giudicate insufficienti: “.....una terapia d’urto contro la crisi....netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”.
I sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) sono scesi pure loro in lotta, mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni contesta la Cgil,: “.....sta dividendo il sindacato e spaccando anche dentro le forze politiche, mentre la gran parte del Paese chiede convergenza”.
E' uno sciopero politico?
E' la rivincita, o il tentativo di rivincita, della sinistra e in particolare quella radicale, dopo le sconfitte elettorali?
Probabilmente c'è del vero in certi dubbi, ma ciò che mi sorprende in questa fase storica è nel mutismo, quasi totale, tranne per alcuni gruppi giovanili minoritari ed emarginati, di contestare l'attuale situazione.
La crisi pesa, la disoccupazione spaventa i quarantenni e la condizione di precari riguarda sempre più i giovani, che vedono il lavoro fisso come una fortuna da vincita al Lotto, eppure la visione che si ha di questi ragazzi è quella di piccoli manager.
Sì, “piccoli dirigenti crescono” potrebbe essere una nuova serie televisiva, un nuovo polpettone di 300 puntate: i ragazzi sono certi che il loro futuro sarà splendente, ma solo individualmente.
E' interessante notare pure come questa certezza sia dei singoli: ognuno pensa a se stesso, al proprio magnifico futuro lavorativo, mentre i lavori manuali, quelli brutti e malpagati, riguardano solo gli altri.
Forse i vertici sindacali hanno in mente la politica, ma la base invece ha altre preoccupazioni: si interessa del posto di lavoro suo e dei figli, ma sono certo che lo sciopero lo faranno soprattutto i padri.
Le nuove generazioni sono lontane da queste lotte da “operai”.
Giusto o sbagliato, utile o dannoso questa mobilitazione, che sarà grande per la Cgil e piccola per il governo, darà una risposta al malcontento di una base stanca e delusa dalla politica della sinistra, con i suoi bizantinismi, ma pure alla limitazioni sempre più anacronistiche che arrivano dal governo.
Quindi i padri, che temono la cassa-integrazione, sono preoccupati per i figli, mentre questi ultimi sono spesso lontani.
Così abbiamo padri “poveri” e figli “ricchi”, o meglio che si sentono dei Signori in crescita economica, ma forse la visione dei genitori, in ansia per i loro ragazzoni, non è sbagliata: la precarietà potrà portare molti giovani, una volta diventati adulti, alla disperazione, a una vita di stenti.
A pagare soprattutto saranno coloro che non hanno specializzazioni adatte ai cambiamenti del mercato del lavoro: ci saranno colletti bianchi, operai e pure dipendenti pubblici tra coloro che rischieranno di finire in quel limbo che terrorizza, fatto di un mese di lavoro e uno no.
Lo scioperò della Cgil servirà a qualcosa?
Io mi auguro che tutte le lotte sindacali e no, servano a far saltare barriere anacronistiche: se il mondo del futuro sarà formato da lavoratori precari, che dovranno inseguire il mercato, questo lo sia per tutti, per i dirigenti pubblici e privati, per i liberi professionisti, per le grandi imprese e per il mondo della finanza.
Altrimenti avremo degli squilibri sociali molto pericolosi, che favoriranno movimenti eversivi: la crisi è alle porte, sarà dura e lunga, l'importante che lo sia per tutti e non ci siano furbetti.
Arduino Rossi

venerdì 5 dicembre 2008

Il terrore corre online: Silvio Berlusconi vuole regole mondiali per Internet.


Il Presidente del Consiglio ha visitato il Polo tecnologico di Posteitaliane all'Eur di Roma e preso da entusiasmo ha lanciato la sua sfidaal "disordine" della rete: "Porteremo sul tavolo una proposta diregolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet unforum aperto a tutto il mondo.... e lo faremo a gennaio, quando saròper la terza volta presidente del G8, che sarà un G20.........rappresenterà l'80% dell'economia mondiale e il 72% dellapopolazione mondiale".Un po' di paura l'ho avuta pure io e un brivido mi è sceso lungo laschiena.Sta per finire la magnifica libertà di Internet?In questo G20 ci sono Stati per nulla democratici, altri sonodemocrazie solo in apparenza, altri sono autentici regimi tirannici, digenere diverso: a tutti costoro i limiti alla rete farebbero comodo.Cosa vorrà il Cavaliere esattamente?Cosa intende per regole?Vuole solo combattere i truffatori, i pedofili, coloro che violano laprivacy senza pudore?Vuole limitare la libertà di tutti imponendo un blog unico con EmilioFede come direttore, opinionista, gestore e altro?Forse è preoccupato per la tanto temuta o attesa migrazione dei soldidella pubblicità dalle televisioni a Internet: fatto che sta avvenendonegli Stati Uniti, ma qui, da noi, pare ancora lontano.Sì, non credo che sia per ostacolare la libertà di pensiero, ma siasolo per porre un freno a questo temutissimo, per lui, evento storico:la fine delle televisioni, delle radio via etere e il loro assorbimentoda parte di Internet.Ora contro queste regole e per lasciare tutta la libertà di pensieropossibile su Internet ci sono le multinazionali del settore, ben piùpotenti e importanti di Mediaset, che impediranno qualsiasiintromissione nella rete mondiale: l'assoluta libertà dei blog faparte del gioco, che poi è controllato dall'alto, ma noi, semplicifruitori del servizio, non ce ne accorgiamo.Obama è stato eletto perché ha vinto la sua battaglia su Internet:non credo che ora si voglia sbarazzare di questo strumento che gli èstato così utile.Tecnicamente è possibile censurare Internet?Che tipo di censura si vuole imporre?Con tutti i problemi che affliggono il pianeta, perché interessarsidi Internet?Questa proposta, che sarà diffusa tra il miliardo circa difrequentatori della rete, danneggerà la nostra immagine come Paese?Di conseguenza avremo un contraccolpo economico?La possibilità che dal G8, o dal G20 escano regole ferree che limitinola nostra libertà, in tutto il mondo, è estremamente improbabile, mail parlare di limiti è pericoloso, perché forse proprio in Italia sivorrà imporre qualche carta da bollo da pagare per aprire un blog.La stupida burocrazia è sempre dietro l'angolo: io invece non credoche sia possibile impedire alla gente di essere libera di esprimereciò che vuole, usando Internet.Ci sarà una disobbedienza comune della quasi totalità deifrequentatori della rete: non posso immaginare che milioni di ammendepotranno essere imposte a chi disubbidirà alle future regole.Sono pure convinto di un fatto: fra quattro anni Internet avrà unagrande importanza per le future elezioni politiche.Questa proposta probabilmente avrebbe fatto perdere le elezioni alCavaliere: per sua fortuna il popolo della rete è ancora confuso,troppo giovane e inesperto, altrimenti le proteste sarebbero state benpiù furiose, anzi ci sarebbero state delle urla da far traballare lapoltrona del Signor Presidente del Consiglio.Io non mi espongo mai, ma questa volta voglio chiedere un favore, fareuna preghiera.Non toccate la libertà di Internet: è un sogno troppo bello quelloche si vive in rete, senza polpettoni televisivi, senza reality, senzagiornalisti sempre pronti a fare inchini a chi conta e ha un po' dipotere: lasciateci sognare ancora un po'.Vi scongiuro!
Arduino Rossi

mercoledì 3 dicembre 2008

Tutti a casa, lo dice Silvio Berlusconi.


Silvio Berlusconi è furioso e non perdona: “Ma che vergogna! Tutti dovrebbero andare a casa: i politici della sinistra e i direttori dei giornali. Se uno è coerente deve cambiare mestiere. Gli italiani lo sappiano. Scusate se parlo così ma questa volta è troppo grossa. Se fossero coerenti, dovrebbero andare in Parlamento e dire: mettiamo l'Iva al 10% per tutti. Tutti uguali. Ma il fatto è che c'è Mediaset e non lo faranno...".
Che “Repubblica” non amasse Silvio era risaputo, ma che “Il Corriere della Sera”, ovvero il salotto buono della borghesia italiana, il giornale dei padroni del vapore sino a poco tempo fa, si schierasse contro le iniziative del governo della CdL era meno probabile, pur avendo espresso in passato critiche.
Ora affermare che dietro al nostro Corriere ci siano i comunisti e come dire che il Papa sia un massone.
Perché una parte della stampa, la più importante, scende in campo per difendere Sky?
Il governo ha mostrato che c'era una direttiva europea, che gli imponeva di far pagare un'aliquota unica, per tutte le televisioni a pagamento o meno, ma queste direttive europee escono dai cassetti o rimangono nascoste per anni, quando probabilmente così conviene a qualcuno.
Questo vale per tutti i governi: se fanno qualcosa di impopolare affermano che sono stati costretti dall'Europa.
Invece quando non vogliono applicare direttive scomode sostengono di avere già sistemato tutto, come l'Europa impone.
Dopo tutto questo ci lamentiamo del fatto che il sentimento europeista, filo Europa Unita, stia calando sempre più.
Berlusconi accusa i giornali di essere a servizio di interessi precisi, anzi parla dei direttori e li vuole a casa, o che cambino mestiere: si vede che gli hanno punzecchiato la carne viva.
Per quali gruppi finanziari ed economici lavorano i nostri capo redattori della grande stampa?
Dietro questo scontro ci sono dei giochi e degli intrallazzi?
La politica quindi non è a servizio del cittadini, ma dei potentati?
Dopo l'era delle ideologie, del populismo, dei partiti legati a ceti sociali, a categorie ben precise, ora ci stiamo “ammodernando” e si scende in campo per l'Iva da far pagare a questo piuttosto che a quello.
Posso dire ancora una volta, che ai cittadini tutto questo non interessa.
So bene che il buon rapporto tra politica e affari è sempre esistito, ma che ci dobbiamo tutti preoccupare se l'Iva per Sky sarà al 10% o al 20%, se è giusto che Mediaset debba avere la stessa tassa che ha la concorrenza proprio non lo capisco.
Si vede che, in un periodo di grave crisi, di recessione, di disoccupazione, di ritorno alle tessere per poveri, tutti ci dobbiamo accapigliare per le finanze dei “ricchi”, dei gruppi finanziari italiani o stranieri.
Non si potrebbe trattare questioni più importanti, come far ripartire la vecchia e sbuffante locomotiva Italia?
Di cose buone da fare e di critiche serie ce ne sono tante, soprattutto per ridare vigore e coraggio alle piccole imprese.
Perché non parlare di tagliare l'Iva su prodotti particolari?
Un settore che avrebbe necessità di sostegno è quello tessile: bisognerebbe dare fiato a imprese che stanno, una dopo l'altra, chiudendo.
Ci sono altre iniziative come quelle della caccia ai marchi contraffatti, che invadono il nostro Paese, con sequestri e ammende saporite.
C'è tanto da fare e io insisto sino a stancare: si deve snellire tutta quella massa di leggi, decreti, circolari, che pesano sulla burocrazia nazionale.
Non per parafrasare una nota canzone di qualche anno fa, ma tutto il resto è noia, solo noia.
Arduino Rossi

mercoledì 26 novembre 2008

Il funerale di Vito e la morte che colpisce in classe.


L'ultimo saluto Vito l'ha ricevuto nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Pianezza, Torino: erano in migliaia e c'è stato un applauso spontaneo e meritato.
Il crollo della contro-soffittatura nel liceo Darwin di Rivoli non poteva e non doveva avvenire: quando si mandano a scuola i nostri ragazzi, spronandoli per un futuro migliore se studieranno e faticheranno sui libri, non ci si attende che proprio il luogo più sicuro, o così si spera per i nostri giovani, diventi una trappola.
Si può dire che una volta superato il cancello della scuola i ragazzi siano sotto la protezione dello Stato, per le scuole pubbliche ovviamente: se capita una disgrazia come questa la colpa è tutta di chi non ha vigilato o di chi non è intervento.
In questo caso però non c'erano soldi per dare sicurezza all'istituto, come ad altri migliaia di scuole in Italia: non sono solo i crolli, ma sono pure la mancanza delle scale anti-incendio, del sistema elettrico a norma e tante altre cose, che rendono insicure molti edifici pubblici.
Pericoli nelle scuole ci sono sempre stati: tutti ci ricordiamo di aule chiuse per rischi di vario genere, di lavori urgenti e di lezioni sospese o spostate in ambienti indegni, come sottoscale, seminterrati.
Poi i crolli, piccoli e non gravi, di soffitti, di intonaci sono molto diffusi: i casi di ferimenti sono rari e si è accettato tutto questo con un fatalismo da italiani stanchi, pare che non si possa fare nulla.
Eppure la sicurezza, il benessere delle future generazioni, proprio quella parte sane dei giovani d'oggi, quelli che non sono sbandati, fuori a bighellonare, a bere e a far altro, non può essere messa al secondo posto, dietro a tante spese, a tanti tagli.
Un padre di famiglia bravo può risparmiare su tutto, ma non sulla sicurezza e sulla salute.
Ora le responsabilità politiche non cadono solo sull'ultimo governo attualmente in carica, ma pure sui precedenti: da almeno 15 anni non si parla che di tagli e di riduzioni degli sprechi.
Con questa giusta smania al risparmio non ci si è ricordati di sistemare i vecchi edifici scolastici?
Dopo anni di sperperi insensati, durante la Prima Repubblica, ora sono i ragazzi di oggi che devono pagare il conto?
Devono studiare in aule fatiscenti, su banchi rotti, con insegnanti demotivati, precari e spesso malpagati?
Sì, gli errori della politica cadono sui nostri giovani: avremmo fatto bene a urlare, non solo dopo il funerale del più sfortunato liceale d'Italia, ma anche prima, quando tutto questo avveniva.
La scuola è troppo importante e i fondi devono essere trovati: si tagli ciò che volete, per esempio i super stipendi dei grandi dirigenti pubblici, ma non mettete a rischio le vite dei giovani.
Questo lo dico per rammentare dove sono i veri sprechi nazionali: non stanno nelle spese per sistemare gli intonaci dei soffitti delle aule dove i ragazzi vogliono imparare.
Arduino Rossi

giovedì 20 novembre 2008

Nude per la causa di Gelmini.

(calendari calendario sexy nude nuda belle bellone bellezze allostato naturale Gelmini riforma scuola)

Contro le proteste degli studenti scendono in campo le sexy studentesse: sono ragazze emiliane della zona tra Bologna, Reggio e hanno posato per il fotografo Corrado Bertozzi.
Saranno le modelle dell'edizione 2009 del calendario “Sexpolitik” con fini pro riforma Gelmini: ora entrano in campo le “curve” delle studentesse e laureate, dai 19 ai 33 anni, così le armi della politica sono aumentate.
Spogliarsi per la causa è un'iniziativa non nuova, ma questo fatto entra nella cultura vecchia che torna di moda: la bellezza, anche provocante, allo stato naturale, spesso non è legata allo studio, all'intelligenza, secondo una certa opinione diffusa.
Le secchione erano e ancora oggi sono considerate delle ragazze poco attraenti: una certa mentalità ritiene che le belle ragazze non devono far fatica, basta la presenza.
Sapere che ci siano studentesse pronte a spogliarsi per così “alti ideali”, senza remore né titubanze dimostra che nella gioventù di oggi c'è ancora coraggio e ardimento: un tempo si diceva “nudi alla meta”, oggi invece si può correggere con “nude alla meta”.
Quale sia la meta in questione non si sa, ma si sospetta, o almeno i soliti maliziosi la immaginano: io non lo sono e credo nella loro buona fede, assoluta.
Si sono spogliate per la cara signora e ministro Gelmini, che sarà sicuramente riconoscente con queste belle fanciulle filo governative.
Oggi è pericoloso esporsi e si rischia di persona.
Insulti e parolacce non vengono risparmiate a nessuno: appena si esce dal branco ecco che arrivano i tiratori scelti, gli spacconi, o se preferite l'espressione milanese originale, i bauscia, che sfogano le loro frustrazioni personali, i loro fallimenti individuali, anche amorosi contro il nemico del popolo di turno.
Denudarsi di fronte a questa folla di potenziali avversari inferociti è veramente un segno di grande coraggio morale ed umano.
Sì, per chi non se ne fosse ancora accorto, me la sto prendendo allegramente: non sono un moralista e non mi piace solo la volgarità.
Invece per quanto riguarda la riforma Gelmini qualche dubbio mi resta in testa, nonostante le bellezze delle studentesse in mostra: i tagli fatti in questo modo stanno mettendo in crisi molte Università, scuole pubbliche di ogni ordine, grado e incredibile, pare pure le scuole private.
I tagli sono necessari in questo momento difficile, di crisi: è pure complicato differenziare il buono dal cattivo, gli sprechi da ciò che serve ed è di vitale importanza.
E' risaputo che la destra preferisce ridurre la spesa pubblica e le tasse, mentre la sinistra ha un maggiore interesse verso il sociale.
Ora vedere questa riforma, tanto criticata, come qualcosa legata solo ai tagli e gli sprechi è troppo semplice: io invece voglio far notare che da troppe stagioni la scuola italiana non è più una fucina di studi e di impegni per apprendere, o non è solo questo.
E' da tempo un luogo per fornire titoli di studi, da usare poi nella vita reale: tutti noi siamo purtroppo testimoni dell'esistenza di laureati con gravi lacune di nozioni elementari.
Da troppi anni la cultura e la conoscenza si sono isolate, senza premi e riconoscimenti, se non quelli che ci permettono di muoversi meglio nel mondo, oso dire di vivere meglio.
Ora non mi rimane che augurare alle belle ragazzone di ricominciare a studiare: non basta e questo lo sanno certamente, finire su un calendario per riuscire nella vita.
Arduino Rossi

mercoledì 19 novembre 2008

Vigilanza Rai: la guerra per un posto chiave per la democrazia.

(Rai vigilanza mediaset radio televisione democrazia censura libertà)


Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei deputati vede tutto regolare nelle elezioni dell'organo di vigilanza Rai: "Ed è senso di responsabilità quello che sta dimostrando Villari, che è stato eletto Presidente della Commissione di Vigilanza Rai attraverso un voto che non ha nulla di oscuro ma che piuttosto ha sbloccato una situazione incancrenita".
La questione delle dimissioni di Villari è trattata al di sopra delle righe da lui stesso: "Mi imbarazza che su questa vicenda ci sia tutta questa attenzione.....non mi sembra che, in un momento così difficile, contribuisca a far sì che i cittadini stiano meglio". La Commissione Rai è un organo fondamentale per il controllo delle trasmissioni televisive, oso dire per la lottizzazione della televisione pubblica: la sinistra accusa il governo di voler prendere tutto, controllando tutta l'informazione televisiva. E' una polemica vecchia ed è legata alla lotta per la conquista dell'etere, delle televisioni in chiaro, le radio interessano da tempo di meno. I nostri politicanti sono poco consapevoli del fatto che l'Universo della politica non si possa dividere solo tra destra e sinistra, ma ci siano tantissime sfumature di idee, contaminazioni e varianti fantasiose. La lotta per il controllo della Rai, da parte dei partiti, dimostra ancora una volta, io dico per fortuna, che non si siano accorti dei cambiamenti in atto nel mondo: è Internet il dominatore e il principale strumento di informazione anche in Italia. Ci sono milioni di voci e di pareri contrastanti, curiose, pure buffe, ma differenti e democratiche. Ci sarà una commissione di vigilanza e di controllo su Internet? Chiaramente spero di no, anche perché sarebbe la fine di molte libertà e delle possibilità dei singoli, coraggiosi e pronti a mettersi in mostra con le proprie opinioni. La lotta per una trasmissione in più, per un dibattito rivolto a destra o a sinistra, pare fondamentale per il futuro delle opposizioni e forse è vero: Idv e Radicali hanno già protestato e mostrato i denti. Veltroni teme il predominio della destra, anzi ha paura di una lunga stagione di governi di destra, così deve fornirsi di tutte le armi che riesce a trovare, tra cui un maggiore spazio in televisione per il suo PD. Invece sono certo che il futuro politico nazionale avrà altri colori e probabilmente ci sarà una nuova classe politica: il nuovo mondo dell'informazione, ben più dinamico di quello delle televisioni pubbliche e private, darà tanti problemi a tutti coloro che siedono comodamente sulle poltrone del potere. Metterà in crisi molte cariatidi della politica nazionale, sì, quei politici che credono ancora che Internet sia solo per ragazzini e perditempo.

lunedì 17 novembre 2008

I fannulloni di sinistra e di destra.

I fannulloni di sinistra e di destra.
Brunetta a Montecatini Terme non ha dubbi, anzi è certo: "....il Paesedelle rendite e dei poteri forti, quello dei fannulloni, che spessostanno a sinistra."I mangia pane a tradimento per il nostro ministro della PubblicaAmministrazione stanno all'opposizione: questa sua affermazione, alcongresso dei "Circoli del Buongoverno" di Marcello Dell'Utri, hastrappato alla platea applausi a non finire.Il suo attacco contro la CGIL è proseguito ancora: "In un momentocosì difficile il sindacato dovrebbe avere una attitudine responsabilee costruttiva. Cisl, Uil, e altri sindacati l'hanno avuta: la Cgil nonl'ha ancora, spero che ce l'abbia."Brunetta quindi si infuria quando vede rosso e sostiene che i lavativivotano a sinistra, perché da quella parte si sentono protetti, mentrea destra tutti o quasi amano la fatica.Un fatto è certo: gli scansa fatiche non hanno un colore politicoparticolare, ma Brunetta vuole far piazza pulita di chi ostacola la suapolitica e quella del governo per il pubblico impiego.La rivoluzione di Brunetta, ormai pare quasi certo, si basa suiproclami, sulla scelta dei dirigenti giusti, quelli collocati nelloschieramento giusto.Questo non è meritocrazia, anzi ricorda il peggior clientelismo deglianni passati: la meritocrazia è indifferente alla fede politica,religiosa, sindacale dei lavoratori, ma si interessa solo se lavorabene o male, se si impegna oppure no.Brunetta si può dire che sia scivolato su una buccia di banana,inoltre la sua riforma e le sue proposte non stanno intaccando iclientelismi, il burocratismo, le pastoie e le complicazioni dellenormative: ha attaccato con una legge tutti i lavoratori pubblici, siai lavativi che gli autentici ammalati, togliendo parte dellostipendio.Ha tolto gli incentivi e li ha messi a persona, sapendo che nei postopubblico conti tantissimo il favore e il rapporto "personale" con icapi, per meriti "speciali": si avranno i risultati desiderati, qualisiano però non è chiaro, ma temo che ci siano strani desideri nonconfessabili nelle direzioni statali.E' giusto costatare che il ministro Brunetta è molto bravo nellostrappare il consenso alle folle gaudenti: è capace di sbandierarenumeri, ma ora dimostri che questa Pubblica Amministrazione funzioniveramente.Parla di informatica e di informatizzazione dei servizi, operazione insé realizzabile dal punto di vista tecnico: basterebbe modificareprogrammi già in uso, come quelli delle banche, per portare tutto suInternet.La difficoltà maggiore comunque starà nell'adattare tutte leprocedure, spesso complesse, con contraddizioni, alla velocità diquesto strumento.Se Brunetta, o chi per lui, volesse riformare tutto il mondo antico delPubblica Impiego dovrebbe creare un'amministrazione parallela capace difare veramente, senza connotazione politiche ed ideologiche, restando indipendente totalmente dai partiti.Dovrebbe essere, come sostiene il ministro, con un padrone, ovvero condegli incentivi sul risultato reale dei singoli: soprattutto per laquantità di lavoro svolto, oltre alla qualità del lavoro, ma non permeriti fantomatici.Temo che l'Amministrazione Pubblica non sia riformabile, ma è solo dasostituire.Il problemi nascono quando si cerca l'interesse della classe politicaed economica ad avere un apparato statale così efficiente,indipendente, rivolto solo ai risultati, alla produttività: la cacciaall'evasione fiscale darebbe ottimi esiti, lo Stato non perderebbe laquasi totalità dei ricorsi contro gli evasori, o presunti tali.Tutti i cittadini sarebbero uguali davanti alla legge, alleamministrazioni: la grande ditta e l'ultimo artigiano avrebberol'identico trattamento.Ora è giusto chiedersi dove siano le forze sociali che desideranotutto questo.Brunetta per ora fa la sua battaglia personale contro la CGIL e tuttociò che è di sinistra, ma temo che non porterà a nulla diinteressante: questa benedetta riforma del pubblico impiego dovràattendere ancora altri anni, quando ci saranno le idee e gli interessiper farla.Intanto Brunetta se la prende con i permessi degli statali, così nonpotranno più accompagnare i figli dal dentista o la nonnina daldottore: ci saranno dei risparmi su tutto questo, ma per trasformare ilpubblico impiego in qualcosa di veramente degno di questo 3°Millennio serve altro, molto altro.
Arduino Rossi

mercoledì 12 novembre 2008

2009 anno terribile

(anno anni previsione previsioni difficile crisi problemi preoccupazione recesione)

Il 2009 sarà l'anno peggiore dal secondo dopo guerra a oggi: ci sarà una crisi dura e proprio il lavoro sarà quello che mancherà di più.Negli anni Settanta e Ottanta c'era tanto lavoro, o opportunità per tutti coloro che volevano faticare, sporcarsi pure le mani, che oggi non ci sono più: si pagava bene il lavoro degli artigiani, ma pure quello dei manovali.Oggi ci sono dei disperati extracomunitari che sono retribuiti 3 euro all'ora in nero: per un italiano, che perde il lavoro, diventa tutto difficile, complesso, molto faticoso.Ci troviamo davanti alla crisi che non si sa ancora cosa porterà: certamente darà problemi enormi ai più poveri, a chi perderà il lavoro dopo i 40 anni, magari con famiglia.Tutto questo pare sempre lontano dagli interessi dei nostri politici, che parlano solo di salvare banche, fattore, importante, aiutare i le grandi imprese.La politica che ha favorito il lavoro nero, la concorrenza tra poveri e tra ernie, verso stipendi e paghe sempre più basse, ha creato disperati e nessun sviluppo: la guerra tra poveri ha dato solo problemi di ordine pubblico, ma guadagni facili per imprenditori scaltri e senza morale, né onestà.Ora le tensioni sociali si alzeranno e sarà la destra ad approfittarsene, con l'istigazione dell'odio etnico e razziale, gioco facile tra i poveri: pare una commedia già recitata negli anni Trenta del secolo scorso: il finale, se non lo conoscete, leggetelo sui libri di storia.Non fu un bel finale.
Arduino Rossi

Cofferati e le due anime della sinistra

(Sindacato CGIL Cofferati sindati sindaco di Bologna locali notturni bar baristi osti osterie schiamazzi)

Gestori, baristi, camerieri di 6 locali di Bologna, Pratello, hanno insegnato una manifestazione di protesta contro la chiusura dei loro locali.
La seduta comunale è stata sospesa per le proteste dei manifestanti, che chiedevano la sospensione dell'ordinanza del sindaco, soprannominato sceriffo dai suoi avversari.
Si chiedeva quindi le dimissione del sindaco con l'appoggio della componente del PRC bolognese, da sempre nemico giurato della linea di Cofferati.
L'ex segretario generale della CGIL fu un uomo deciso a difendere i diritti dei lavoratori, ma pure è appartenente alla componente giustizialista, la definisco così, se preferite chiamiamo legalista o amante della legge.
Fu famosa la sua scelta di ripulire alcune zone di Bologna dai senza tetto, ma pure da quella piccola delinquenza, da quelle “corti dei miracoli”, tornate di moda in questo inizio di 3° millennio, come ritorno del Medioevo.
La politica decisa e forse dura del Sindaco di Bologna è quella giusta?
Un fatto è certo, le sue scelte sono molto popolari e ruba consensi alla destra, lasciando poco spazio alla sua sinistra.
In questo ultimo caso però entra la questione dei posti di lavoro persi: quando si reprime, si fa chiarezza e si impone legalità si rischia di fare delle vittime, anche innocenti.
Senza entrare nella faccenda riportata dalla cronaca, senza entrare nella correttezza dei metodi usati per dare sicurezza ai cittadini, è certamente un peccato che Cofferati esca dalla politica per motivi personali e famigliari: poteva essere un personaggio che avrebbe ridato alla sinistra un motivo di riscossa.
La sua distanza dalla sinistra estrema, ormai minoritaria, ma sempre orgogliosa e determinata nelle sue posizioni, che non lo ama, anzi non lo sopporta, lo ha reso scomodo.
Io invece sono certo che potrebbe essere il cinese (come era battezzato dagli avversari per le sue posizioni radicali al tempo della militanza sindacale) a rilanciare la sinistra, il PD: potrebbe dare certezze ai cittadini per i timori sulla sicurezza e nel frattempo essere un ottimo antidoto contro la crisi e contro la disperazione di molti lavoratori, sempre più malpagati, con il posto di lavoro legato a un filo.
L'amore per la legalità non piace a molti di sinistra, come a tanti, troppi, di destra: l'illegalità diffusa, che fece da motore per troppo tempo nel nostro Paese ora è sempre più una palla al piede.
Solo chiarezza e leggi semplici, ma rispettate e fatte rispettare, ci farà uscire dalla crisi, quanto meno da quella della fiducia sia nazionale sia estera.
Io non credo negli eroi, nei salvatori della Patria: Cofferati potrebbe essere solo un valido oppositore a Berlusoni.
Ha tutte la carte in regola e potrebbe strappare voti popolari, finiti a destra, solo per la paura di uscire di casa.
A sinistra non si sono accorti di nulla?
L'opposizione è importante e tutti i nostri governi, di destra e di sinistra, forniscono argomenti per protestare e per criticare: forse mutare politica non farebbe male, specialmente dopo una sonante sconfitta elettorale recente.
Nel calcio sono gli allenatori che vengano mandati a casa e sono sostituiti da altri tecnici con idee nuove, più moderne.
Nella politica si fa il contrario?
Si manda a casa il nuovo e si preferisce il vecchio?

Arduino Rossi

venerdì 7 novembre 2008

Obama bello e abbronzato

(politica estera e interna, nazionale, insulti e parolacce tra i politii Berlusconi e Veltroni)


Mentre le Borse stanno perdendo miliardi di euro, mentre la più grande crisi economica del dopo guerra sta facendo capolino, i nostri politici si insultano sul dilemma se sia lecito oppure no dire che Obama è bello e abbronzato.
Walter Veltroni pretende le scuse verso il neo presidente statunitense, insinuando che la battuta di Silvio Berlusconi sia inadatta, se non velatamente razzista.
Da destra sono partite parole pesanti, altro che pietre: “tromboni” e “imbecilli” non si risparmiano mai agli avversari da noi.
Si vede che la nostra democrazia è meno matura di quella statunitense.
Facciamo un riassunto, da sinistra si è detto: “...parole infelici e grevi.... regala all'Italia l'ennesima figuraccia....colpiscono gravemente l'immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale e rischiano di provocare una incrinatura nei rapporti di amicizia con gli Usa. Di qui l'auspicio che ad Obama vengano al più presto rivolte scuse ufficiali."
La nostra destra al governo così risponde: “...colpo di trombone di Veltroni e dell'esercito dei moralisti della sinistra...cavalcare ogni frase di Berlusconi....Se scendono in campo gli imbecilli, siamo fregati.......La madre degli imbecilli della sinistra è sempre incinta.......i bigotti del politicamente corretto.”
Facendo un sunto di tutto, si può riassumere con tanti “imbecille di qui e imbecille di là”, per tutti: ci sono argomenti sufficienti per far lavorare qualche studio legale per decenni, con cause e contro cause.
Sarebbe una pacchia per i nostri avvocati: dopo ci chiediamo perché abbiamo così tanti avvocatini nel nostro Paese.
Lo stile è molto diverso da quello del dopo elezioni degli Stati Uniti e sinceramente se è lecito o no definire Obama abbronzato oppure no, non me ne importa assolutamente nulla, come per la maggioranza delle persone in Italia, al mondo e negli Usa: sono invece dispiaciuto sapere che queste liti finiscano, talvolta, pure sulla stampa estera e facciamo figuracce terribili.
Scordiamoci la questione di Obama abbronzato e bello, torniamo invece sulle faccende nazionali, che sono gravi: il 2009 sarà un anno di recessione e sarà l'anno più duro per gli italiani dal dopo guerra ad oggi.
Non perché gli italiani non ne abbiano già passate tante, ma da tempo le prospettive erano sempre in crescita e di benessere dietro la porta per tutti o quasi: mancano all'appello 7 milioni e 500 mila poveri senza speranza di cambiamento della loro sorte.
Ora il ceto medio si vede tagliare pezzetti e pezzettini di reddito, ma soprattutto famiglie normali, con due stipendi, perdono un pilastro del loro reddito, altri, artigiani e commercianti, vedono ridursi drasticamente le occasioni di lavoro e di guadagno.
Sì, pare proprio che questa volta non si salvi nessuno, tanto meno gli investitori del mondo finanziario, che vedono dimezzarsi i loro patrimoni azionari, senza sapere quando questa discesa si fermerà.
Obama è l'unica “medicina” per il mondo?
Ogni Stato deve fare la sua parte e noi invece ce la prendiamo con calma: non dico che dobbiamo terrorizzare la gente, anzi, il potere politico dovrebbe riassicurare e tranquillizzare.
Un fatto è sicuro, nella storia del capitalismo queste crisi sono state periodiche: lo sviluppo è sempre tornato e anche in questo caso si uscirà dal tunnel.
Invece il pericolo maggiore sta nelle conseguenze politiche che ne deriveranno: nel lontano 1929 il mondo conobbe una recessione terribile, che portò, negli anni successivi, conseguenze differenti.
Negli Stati Uniti ci fu il New Deal di Franklin Delano Roosevelt, in Germania, salì al potere Adolf Hitler con il nazismo: furono due risposte differenti alla crisi economica dell'inizio degli anni Trenta del Novecento.
Arduino Rossi

lunedì 27 ottobre 2008

In quanti furono a manifestare a Roma?


(manifestazione circo massimo Roma Veltroni Berlusconi Pd Idv Pdl)

Furono 2.500.000 o solo 200.000 i manifestanti che scesero in piazza a Roma, contro il governo Berlusconi?
Il presidente del consiglio prende le distanze ed accusa: ''Non sono riuscito a vedere le immagini della manifestazione. Ho sentito solo le dichiarazioni della Questura di Roma e non posso che dire, come hanno già detto altri, che questa e' la sinistra delle frottole, delle invettive, delle calunnie.”
Dall'altra parte Veltroni è convinto della sua vittoria, almeno per il numero degli scontenti in strada: ''Il governo farebbe bene ad ascoltare la voce della società italiana.”
Che in Italia la matematica non piaccia è risaputo, ma non riuscire a stabile quanti siano, indicativamente, i partecipante a una manifestazione è veramente incredibile: si vede che non si vuole usare i metodi statistici, scientifici, quasi indiscutibili e si preferiscono quelli della politica.
Chi sarà il bugiardo?
E' una questione di fede, politica ovviamente.
Per Veltroni questa era una sua prova personale, un successo necessario per mantenere il suo posto di Segretario del Partito: c'erano dei dubbi e delle discussioni che criticavano il modo di fare opposizione di Veltroni.
Solo una grandissima risposta, un'enorme manifestazione avrebbe ridato una spinta alle scelte del delfino di Prodi.
Un successo il segretario del PD lo ha ottenuto: ci sono i primi segni di riappacificazione tra il PD e l'Idv.
Antonio Di Pietro ha spento un po' le polemiche: “Non ho nulla da rimproverare a Veltroni.”
Inoltre il malcontento sta avanzando in certe categorie sociali: gli insegnanti, i pubblici dipendenti si stanno organizzando in scioperi, ma il resto del Paese pare indifferente ai dibattiti politici.
C'è pure un po' di incoscienza, convinti che la crisi finanziaria non ci riguarda: la Borsa è lontana dagli italiani, tranne per i pochi sfortunati che ci hanno creduto sino a ieri.
Qualcuno vede dei vantaggi, con il calo della benzina, la crisi delle fabbriche e della produzione è ancora lontano: si parla, nell'opposizione, che bisogna aiutare la borsa della spesa e non la Borsa delle azioni.
Questa demagogia, un po' facile, non cerca di capire che tutto è collegato e non è vero che i guai degli altri non ci riguardano: esiste in questo mondo uniformato, una strana catena, non proprio quella di Sant'Antonio, ma che porta bene o male, a secondo dei casi e degli eventi.
Il capitalismo finanziario è l'unico sistema che abbiamo, bello o brutto e non è stato sostituito da nulla: ora bisogna curarlo, ma è molto difficile.
Posso essere cattivo con una domanda?
I nostri politici hanno capito cosa sta capitando?
La crisi del 1929, quella paragonata a questa per importanza e gravità, sconvolse il pianeta, non ancora globalizzata: da quella situazione il mondo mutò e lo fece in peggio.
Le banche sono da salvare, ma bisogna pure riempire le borse delle spese, altrimenti la gente avrà fame di cose necessarie e non necessarie: allora diventerà cattiva e i potenti, per salvare le loro poltrone sotto i loro grossi sederi, cercheranno i soliti capri espiatori.
A chi toccherà questa volta?
Saranno ancora gli ebrei, gli zingari, i comunisti, i misteriosi speculatori che agiscono nell'ombra?
Quando la rabbia cresce cerca delle vittime: per ora tutto tace, ma, pur non volendo essere pessimista, il peggio non è ancora arrivato.
La maggioranza e le opposizioni avranno occasione per accapigliarsi, per dirsene di santa ragione: Veltroni e Di Pietro avranno la possibilità di far sentire le loro voci, organizzare la rabbia popolare in movimenti, ma forse sarà meglio agire senza essere sempre in campagna elettorale.
E' un lusso che non ci possiamo permettere: non pretendo parole dolci, d'amore, ma questi continui insulti tra le parti e questa mancanza di lealtà e un minimo di oggettività fanno solo male.
Veltroni ha adunato milione di oppositori arrabbiati contro il governo?
Erano in pochi e isolati dal Paese, tutto compatto con Silvio?
Invece i dubbi che i signori politici siano adeguati e non si rendano conto cosa stia capitando preoccupa: Berluscono sta già accusando gli speculatori, che danneggiano l'economia reale.
E' come accusare le talpe di scavare gallerie, le tarme di mangiare il legno: fanno il loro “mestiere”, mentre i politici devono pure loro agire, con anti-tarme se è necessario, prima che il tetto crolli sulle nostre teste.
Arduino Rossi

mercoledì 15 ottobre 2008

Brunetta

(pubblico impiego Stato statale statali statalismo privati privatizzazioni enti pubblici agenzie fiscali)


Brunetta assicura che il mondo della Pubblica Amministrazione sta mutando, sta diventando efficiente: certamente fornirà dei dati che avvalleranno i suoi “successi”.
Invece siamo proprio noi cittadini che costatiamo ogni giorno che nulla è mutato, che tutto è identico a prima, se non peggio.
Internet non è ancora in funzione: non si possono richiedere licenze, documenti, autorizzazioni comodamente da casa, con procedure semplificate, rese sensate e razionali.
Gli uffici sono sempre colmi di scartoffie, di impiegati imbronciati, che ti fanno attendere mesi o anni, spesso non per colpa loro, per qualsiasi banale richiesta: ristrutturare una casa, aprire un’attività, importare od esportare merce sono tutte cose complesse, difficili da svolgere.
Spesso gli impiegati allungano i tempi non per necessità, ma per pignoleria assurda, spesso folle.
Si dovrebbe passare ai fatti, denunciando i danni subiti per i tempi lunghissimi e pretendendo un risarcimento, ma questo atto è sconsigliabile: esiste una vendetta di gruppo, una solidarietà di branco.
Ti potrebbero aggredire come una nuvola di calabroni, intenti a difendere il nido: questo istinto di branco è la forza principale dei burocrati.
Così si evitano risposte adeguate, per non incappare in ritorsioni: naturalmente non tutti i dipendenti pubblici sono così, anzi solo una minoranza lo è.
Questi piccoli gruppi di burocrati incalliti fanno molto male alla loro categoria e al Paese.
Il nostro valente ministro Brunetta cosa vuol fare contro queste situazioni?
Per ora sta premiando il merito, ovvero i capi e i dirigenti, oltre ai soliti collocati bene nelle amministrazioni: se sino ad oggi le cose non sono andate bene qualcuno deve avere una colpa.
Questo premiare i presunti ”meritevoli” rischia di far arrivare altro “foraggio” agli amici dei politici, ai lecchini, ai raccomandati di ogni specie.
Alla fine chi lavora si scoraggerà di fare il martire, mentre i lavativi, che non sempre stanno a casa in malattia, si sentiranno sicuri.
A quel punto il Pubblico Impiego sarà pronto per essere messo in appalto ai privati.
E’ questa la strategia di Brunetta?
Arduino Rossi

Alitalia, Alitalia e ancora Alitalia.

(Alitalia, fallimento riassetto salvataggio compania aerea CAI vendita aerei aereo)
C’è una pioggia di notizie, contrastanti, difficili da valutare, da capire, da interpretare: un fatto è sicuro, dentro la trattativa ci sono degli interessi contrastanti, dei comportamenti poco limpidi, almeno dal punto di vista politico.
La CGIL dice di non essere la responsabile della rottura della trattativa, ma la società rischia la bancarotta da un momento all’altro, la sospensione dei voli e anche il fallimento.
Berlusconi sostiene che tutta la colpa è del sindacalismo radicale, mentre chi non firma sostiene di essere pronto a siglare i fogli con col contratto, ma…….
E’ un gioco al rialzo, con l’accordo già pronto sotto banco?
Si vuole far fallire la compagnia aerea nazionale e dare la colpa alla sinistra, alla destra, ai sindacati, a questo e quello, poi rilevare ciò che rimane per 4 soldi?
Come finirà è prevedibile: il gioco di Berlusconi, strategia scaltra, è quella di estromettere la CGIL dalla trattativa, per poi isolarla nel Paese, anche dalle altre sigle sindacali, poi concludere l’affare Alitalia.
Così avrebbe una vittoria economica, oltre a quella politica, contro un gruppo sindacale a Lui avverso.
I vertici della CGIL si fanno prendere per il naso in questo modo?
Forse anzi sicuramente hanno pure loro la loro strategia: forse vogliono estraniarsi dalla trattativa per poi incolpare i disservizi e gli abusi, oltre la perdita di posti di lavori per la nuova Alitalia, piccola, piccola.
Si può dire che tutti strillano e fanno le loro politiche contrapposte, sbraitate e zeppe di doppi significati, da leggere tra le righe.

Alitalia, tutto OK.

(Alitalia Veltroni Berluscono PD Pdl Idv piloti pilota aerei compania di volo)
Il segretario del PD Veltroni ha affermato senza tanti tentennamenti: "E' quanto mi aspettavo ed è quanto avevo detto che sarebbe accaduto.”
Dopo l’ultima dichiarazione di Epifani, tutta riassicurante, nasce qualche dubbio sulla verità di una sua affermazione precedente, quando sosteneva che il segretario della CGIL era lui e non c’erano padroni politici: qualcuno potrebbe sospettare che invece l’intervento di Veltroni, degli ultimi giorni, abbia portato la tranquillità sociale.
Perché lo ha fatto?
I motivi sono parecchi e sospetti pure, ma si sa che la fantasia galoppa spesso e si rischia di fare della fantapolitica.
Il ministro per lo Sviluppo, Scajola, è felice: “ ….entro stasera alle 20 possano aderire al piano presentato, con alcune aggiunte apportate dalla Cai, anche i piloti e gli assistenti di volo. Cai ha ripresentato la proposta iniziale con i chiarimenti richiesti e con l'impegno a scegliere un partner internazionale….”.
Solo pochi giorni fa sembrava tutto perduto ed ora si parla pure di un partner straniero, da fonti giornalistiche Air France potrebbe prendersi dal 10 al 20% della società che controllerà Alitalia, ma altri invece confidano nella tedesca Luftwaffer: si vedrà in seguito con chi si alleerà la nuova e minuta Alitalia, privata e senza debiti.
Il finale è stato pure più bello di quello che avevo “profetizzato”: l’accordo c’è stato senza strappi, ma qualche dubbio persiste.
Perché tutto questo rumore da clima di campagna elettorale?
Perché tante accuse per nulla, per poi mettersi d’accordo con serenità?
Arduino Rossi
E’ terminata un’epoca?
L’economia mondiale è in crisi e questo si somma sulla crisi nazionale: il sistema dei consumi a tutti i costi, con i debiti che verranno pagati nel futuro sta peggiorando, ormai è al collasso.
Ora dovremo tornare a una visione della spesa più oculata, come si diceva un tempo: questo riguarda le nuove generazioni che si indebitano sino a 40 anni per una casa.
Ora si dovrà dare un maggior valore al denaro, pure al risparmio, tornando a scelte antiche e sempre funzionanti.
Sarà così?
In Italia in troppi si sentono progrediti ripudiando gli usi dei genitori e dei nonni: un tempo si sapeva che c’erano anni buoni e meno buoni, quindi si cercava di non sprecare tutto nel periodo migliore.
Oggi la sicurezza, la superficialità rischia di trasformare molti giovani in futuri poveri: questo non dipende da quanti soldi hanno oggi, ma da quanto spendono, gettano senza preoccupazioni.
Il consumismo è la base dell’economia, ma non l’azzardo, il rischio fine a se stesso, quello porta solo a disastri, miseria o almeno tante delusioni.
Non sto facendo l’apologia del risparmio o dell’avarizia, sto consigliando solo un po’ di accortezza, in un periodo pieno di incertezze.
Arduino rossi

lunedì 14 luglio 2008

Di Pietro contro Berlusconi


Antonio Di Pietro non aveva digerito l'accusa dell'acquisto della sua laurea e alla prima occasione ha dato una risposta saporita a Berlusconi: "L'allora aspirante premier mi sembra facesse una lavoro più da magnaccia, per piazzare questa o quella velina, che da statista."
Apriti cielo! Tutto il centro destra è sceso in campo per difendere il suo leader e le parole pesanti non sono mancate.
Il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha ribadito: "Da come parla si capisce che Di Pietro è un analfabeta. Berlusconi disse che la sua laurea era falsa perché regalata dai servizi, ma sbagliava. E' falsa anche la sua licenza elementare."
Tutto finirà in tribunale, davanti ai giudici e sicuramente si concluderà con risarcimenti di danni in lunghe cause civili: chi guadagnerà e chi perderà non lo si saprà, se non fra qualche anno, magari tra le notizie della quinta pagina, in un trafiletto visto casualmente, letto senza più nessun interesse.
Ci sono parole, parolacce, insulti, calunnie e abiti strappati per le ingiurie ricevute, mai per quelle lanciate.
Il PD ha preso le distanze da Di Pietro, sostenendo che certe espressioni non appartengono al loro linguaggio.
Cosa significa esattamente magnaccia?
Secondo il dizionario significa: "Persona che sfrutta l'attività delle prostitute, è sinonimo di protettore, nel linguaggio regionale diventa pappone. L'estensione del significato è mantenuto....."
Sì, non è un complimento.
E' più offensivo o meno di analfabeta?
Arduino Rossi

domenica 4 maggio 2008

Lenin e la sinistra italiana


In "Che Fare?", testo che riassume il suo pensiero e la sua strategia politica, Lenin sostenne il principio: "La maggioranza non è aritmetica, ma politica."
Ovvero contano di più le avanguardie politicizzate di tutta la "marmaglia" da rieducare e trascinare.
E' terribile poi scoprire che ancora c'è qualcuno, specialmente dopo il disastro elettorale della Sinistra Arcobaleno, che accusi gli altri, gli avversari della loro sconfitta: di aver rubato i voti.
Quelli là sono brutti, sporchi e cattivi, pare che affermino.
Sembra che vogliano resistere a una dittatura fascista, che abbia preso il potere con la forza, ma le cose non sono così: gli altri hanno vinto perché hanno convinto, a torto o a ragione, gli elettori.
Hanno toccato argomenti più sentiti dalla gente e basta.
E' un peccato che la sinistra sia così numericamente ridotta: la sua funzione "naturale" e storica è quella di difendere i ceti più deboli, i lavoratori.
Ora in Parlamento questa funzione dovrà essere svolta in particolare dall'opposizione, ovvero dal PD.
L'alternanza riporterà la sinistra al potere, fra cinque o alla peggio fra dieci anni, salvo morti precoci delle legislature.
Solo quando si smetterà di ragionare come persone che credono di capire tutto e si rispetteranno le ragioni della gente, il malcontento, i bisogni reali, senza disprezzare il popolino "ignorante", come nobili decadenti, la sinistra, con il Pd, ma pure con i gruppi che compongono l'Arcobaleno, tornerà al potere: riuscirà a governare senza intoppi.
Altrimenti la destra sostituirà la destra per anni, anni e ancora anni.
Arduino Rossi