lunedì 29 dicembre 2008

Il vento della corruzione soffia ancora?



Tutto gira attorno alla “Romeo Immobiliare”, di Alfredo Romeo, che uscì da Tangentopoli con una condanna a 2 anni e sei mesi, mai divenuta definitiva.
Nel 1989 la Romeo Gestioni vinse un appalto miliardario: doveva amministrare il patrimonio di 100 miliardi di Lire del patrimonio pubblico del comune di Napoli.
Così il potere di questa società crebbe, stando a cavallo dei due poli politici.
Nel 2007 riusciva a gestire 48 miliardi di Euro di immobili di Roma, Milano Venezia e altre città di tutta Italia: questo impero però seguiva rapporti “favorevoli e interessanti” con i politici e gli amministratori, secondo gli inquirenti.
Intano i giudici stanno indagando e già pare che si possa allargare l'inchiesta, cercando non solo nella giunta partenopea di Iervolino.
I politici si dichiarano sempre estranei agli scandali e non è giusto fare i forcaioli, ma secondo valutazioni internazionali, molto serie, la corruzione costa ai cittadini italiani 50 miliardi di Euro l'anno: la cifra corrisponde ai tagli di alcune finanziarie, che sono spesso molto dolorose per le nostre tasche.
I corrotti difficilmente finiscono in carcere: qualcuno dice che la microcriminalità viene lasciata libera di agire per distrarre i cittadini dalla macro-criminalità, che li deruba in modo ben più consistente.
Questa tesi è molto pericolosa e non basteranno i richiami di questa o quella autorità a ridare certezze nella gente: le ultime elezioni della regione Abruzzo hanno dimostrato che la sfiducia, espressa con un alto astensionismo, sta crescendo.
La corruzione è bipartisan: riguarda i due schieramenti e non sarà la riforma della giustizia che ci libererà da tale malattia.
La lontananza dei cittadini dallo Stato, che pare sempre più un feudo privato per molti, cresce sempre di più, come dimostra il successo della campagna del ministro Brunetta, fatta contro le basse rese della Pubblica Amministrazione.
Chi parla male della politica, dei palazzi del potere, dei politici diventa popolare, conquista consensi.
Si dice sempre che le istituzioni sono lontane dai cittadini, ma è pure vero che tutti noi sopportiamo ingiustizie palesi, chiudiamo un occhio per ogni favoritismo visto.
La raccomandazione non si disdegna per un figlio disoccupato: tutti dobbiamo vivere e si tira a campare.
Sì, c'è una cultura che favorisce la corruzione: non c'è quasi nulla di illegale per la maggior parte delle persone, ma l'arroganza di certi piccoli amministratori pubblici, di certi faccendieri vicini al potere, la sopportiamo per quieto vivere.
Il pericolo che questa rassegnazione, accompagnata da atteggiamenti di anarchismo feroce senza sbocco, ci porti verso forme autoritarie, che per molti potrebbero essere il male minore: l'anti-politica, se non è seguita da riforme e un po' di giustizia, porta sempre verso soluzioni nefaste per la democrazia.
I nostri politici onesti dovrebbero iniziare a pretendere di far funzionare gli organi di controllo sugli appalti e non chiudere gli occhi se a essere coinvolto in affari loschi è un personaggio del proprio schieramento.
Inoltre c'è la caccia ai tesori nascosti dai corrotti: ci sono organismi internazionali specializzati in questi compiti e si potrebbero dimostrare molto efficienti nel recuperare i bottini celati pure all'estero.
Anche se sarà solo una parte che ritornerà nelle casse delle amministrazioni comunali e pubbliche si darebbe fiato alla nostra economia in grave difficoltà.
Non chiedo le impiccagioni pubbliche, ma almeno l'estromissione dei pubblici uffici dei colpevoli, sperando di ottenere sentenze definitive per almeno qualche colpevole.
Pretendo troppo?

Arduino Rossi

Fini, l'uomo giusto al momento giusto.


Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".
Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".
Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.
Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.
Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.
Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.
Fini ha fatto la sua scelta?
Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?
Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.
Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?
Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.
I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.
Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.
Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?
E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.
C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.
Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.
Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi

L'ultima battaglia di Bush è contro le scarpe.


Il giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi ha scatenato un putiferio per il suo “attentato” alla testa dell'uscente presidente statunitense: in migliaia sono scesi in strada a Baghdad per chiederne la liberazione dopo l'arresto.
George W. Bush ha evitato prontamente, bisogna ammettere, le scarpe del cronista, che voleva colpirlo direttamente al capo.
L'attentato al “vertice mondiale” ha scatenato ironia, risate e tanta solidarietà con il giornalista responsabile dell'atto: i siti web e i blog arabi sono zeppi di commenti favorevoli.
Youtube è stato invaso da migliaia di video dell'azione del giovane cronista iracheno: in molti ne chiedono la liberazione.
Si è scomodato Khalil ad-Dulaymi, avvocato del presidente iracheno, impiccato da tiranno, Saddam Hussein.
Vuole organizzare 200 avvocati per la difesa gratuita di al-Zaidi, già proclamato "eroe nazionale": io mi immagino la imponente statua in una piazza di Bagdad, mentre il “valoroso” lancia gli scarponi contro l'oppressore straniero.
Gesti simbolici, inutili, in passato sono passati alla storia e sono stati tramandati per dar forza alla retorica nazionalista: il lancio della stampella, di un sasso, di tanti arnesi scarsamente utili ad offendere fa parte di quella retorica che affascina le menti semplici.
Noi occidentali, stanchi di gesti “gloriosi” e vani sorridiamo di tutto questo: invece in tanti hanno pensato che quelle scarpe Bush se le sia proprio meritate.
La sua politica in Iraq è stata contraddittoria: pure il perché di questa guerra pare lontano, inspiegabile.
Si cercavano le armi di distruzione di massa, ma alla fine si è spiegato il tutto con una guerra di liberazione e di esportazione della democrazia con i cannoni.
Ora in tanti si compiacciono della fine dell'era Bush, ma in pochi si rammentano che il presidente americano non sapeva neppure chi fossero i Talebani, prima dell'elezione del suo primo mandato: è facile vedere in una persona il simbolo del male e sperare di abbatterlo.
E' più difficile contrastare gli interessi economici, le condizioni culturali che favoriscono i conflitti: combattere i “guerrafondai” è semplice, basta riempirsi la bocca di parole grosse.
Ora il nemico, il presidente che ha favorito i conflitti se ne andrà in pensione.
Avremo pace?
Sicuramente no, le scarpe lanciate, le parolacce, gli insulti non impediscono che il terrorismi da una parte e dall'altra la risposta militare, disastrosa, tragica, cadano sui civili di un fronte e dell'altro.
Neppure la nuova politica di Obama porterà pace, pur aprendo la strada a un eventuale isolazionismo, pur parziale, della superpotenza: si cercherà l'auto sufficienza per il fabbisogno energetico e così gli stati Uniti avranno minori interessi da difendere all'estero.
E' giusto liberare il giornalista screanzato, facendogli pagare solo un'ammenda: non rendiamolo un martire.
Troppi terroristi, o filo terroristi sono diventati eroi per gli arabi, ma pure per una parte dell'opinione pubblica occidentale: c'è uno spirito nichilista che dilaga ancora nelle nostre periferie.
E' sempre più una cultura marginale, ma è tuttora violenta, un po' infantile, spesso esaltata, acritica, ma continua a imperversare, a cercare presunte vittime della repressione da compatire, nel cercare amicizie impossibili ad Oriente, lontanissimo, agli antipodi proprio dei loro valori.
Ridiamo per le scarpe in faccia a Bush, ma per fortuna il giornalista iracheno non aveva una buona mira: sarebbe stato troppo trasformare Bush in un eroe, per due scarpacce lanciate contro la testa.
Sì, sarebbe diventato una vittima del terrorismo, con armi “improprie”.
Arduino Rossi

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

lunedì 15 dicembre 2008

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

venerdì 12 dicembre 2008

La Cgil sciopera tutta sola.


Epifani è senza Cisl e Uil, la spaccatura è storica e rischia di restare tale per anni: lo sciopero generale della prima organizzazione sindacale italiana, poco pubblicizzata dalla televisione, (chissà perché?) pare tanto legato a motivazioni politiche.
Si attenua la lotta solo per i trasporti del Lazio e a Venezia, zone a rischio alluvione e acqua alta: ci saranno treni, traghetti e mezzi pubblici in genere.
La lotta sindacale è motivata da una risposta alle decisioni del governo, giudicate insufficienti: “.....una terapia d’urto contro la crisi....netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”.
I sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) sono scesi pure loro in lotta, mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni contesta la Cgil,: “.....sta dividendo il sindacato e spaccando anche dentro le forze politiche, mentre la gran parte del Paese chiede convergenza”.
E' uno sciopero politico?
E' la rivincita, o il tentativo di rivincita, della sinistra e in particolare quella radicale, dopo le sconfitte elettorali?
Probabilmente c'è del vero in certi dubbi, ma ciò che mi sorprende in questa fase storica è nel mutismo, quasi totale, tranne per alcuni gruppi giovanili minoritari ed emarginati, di contestare l'attuale situazione.
La crisi pesa, la disoccupazione spaventa i quarantenni e la condizione di precari riguarda sempre più i giovani, che vedono il lavoro fisso come una fortuna da vincita al Lotto, eppure la visione che si ha di questi ragazzi è quella di piccoli manager.
Sì, “piccoli dirigenti crescono” potrebbe essere una nuova serie televisiva, un nuovo polpettone di 300 puntate: i ragazzi sono certi che il loro futuro sarà splendente, ma solo individualmente.
E' interessante notare pure come questa certezza sia dei singoli: ognuno pensa a se stesso, al proprio magnifico futuro lavorativo, mentre i lavori manuali, quelli brutti e malpagati, riguardano solo gli altri.
Forse i vertici sindacali hanno in mente la politica, ma la base invece ha altre preoccupazioni: si interessa del posto di lavoro suo e dei figli, ma sono certo che lo sciopero lo faranno soprattutto i padri.
Le nuove generazioni sono lontane da queste lotte da “operai”.
Giusto o sbagliato, utile o dannoso questa mobilitazione, che sarà grande per la Cgil e piccola per il governo, darà una risposta al malcontento di una base stanca e delusa dalla politica della sinistra, con i suoi bizantinismi, ma pure alla limitazioni sempre più anacronistiche che arrivano dal governo.
Quindi i padri, che temono la cassa-integrazione, sono preoccupati per i figli, mentre questi ultimi sono spesso lontani.
Così abbiamo padri “poveri” e figli “ricchi”, o meglio che si sentono dei Signori in crescita economica, ma forse la visione dei genitori, in ansia per i loro ragazzoni, non è sbagliata: la precarietà potrà portare molti giovani, una volta diventati adulti, alla disperazione, a una vita di stenti.
A pagare soprattutto saranno coloro che non hanno specializzazioni adatte ai cambiamenti del mercato del lavoro: ci saranno colletti bianchi, operai e pure dipendenti pubblici tra coloro che rischieranno di finire in quel limbo che terrorizza, fatto di un mese di lavoro e uno no.
Lo scioperò della Cgil servirà a qualcosa?
Io mi auguro che tutte le lotte sindacali e no, servano a far saltare barriere anacronistiche: se il mondo del futuro sarà formato da lavoratori precari, che dovranno inseguire il mercato, questo lo sia per tutti, per i dirigenti pubblici e privati, per i liberi professionisti, per le grandi imprese e per il mondo della finanza.
Altrimenti avremo degli squilibri sociali molto pericolosi, che favoriranno movimenti eversivi: la crisi è alle porte, sarà dura e lunga, l'importante che lo sia per tutti e non ci siano furbetti.
Arduino Rossi

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.
Il ministro irlandese dell'Agricoltura, Brendan Smith ha ammesso che la diossina abbia contaminato le mucche della verde Irlanda: la terra degli gnomi e dei folletti questa volta non ci ha regalato una fiaba per bambini.
Sono state sequestrate 89 partite di carne suina irlandese in Italia, ma ce ne sono altre da scovare e sono 42 le già rintracciate.
Francesco Martini assicura: “Contiamo in brevissimo tempo di trovarle e sequestrarle tutte".
Oltre al latte cinese contaminato, oltre a tante minacce misterioso alla nostra salute, ora c'è pure la diossina nella carne, sembra per colpa di mangimi inquinati.
La diossina è una sostanza chimica temibile: provoca il cancro e mutamenti genetici.
In tanti si ricordano la nube tossica di Seveso, che causò seri problemi per anni a quella zona, ora bonificata: fu per colpa di un'industria chimica straniera in Italia.
Non voglio riaprire vecchie polemiche, ma è giusti osservare che questa sia un'amara sorpresa, per un popolo come il nostro da sempre esterofilo.
Un tempo si diceva che “tutto il mondo è paese”, ovvero siamo tutti uguali su questa terra: i controlli e le furbizie, anzi le disonestà, sono scarsi ed abbondanti in ogni parte di questo pianeta.
Ora ci sarà un momento di timore in più tra i consumatori, con qualche riduzione di acquisti della carne di maiale, che è tra le più economiche ed interessante per chi fatica ad arrivare alla fine del mese.
Per rinfrescare la memoria dei consumatori abbiamo già avuto la crisi per la carne di pollo, per il timore dell'influenza Aviaria, che colpì pure il consumo delle uova, mentre ancora prima ci fu quello della Mucca Pazza, che ci fece temere per la carne bovina, specialmente quella con l'osso.
I maiali erano rimasti, più o meno, lontani da certe contaminazioni e dai nostri incubi alimentari: ora pure le salsicce e i salami non possono restare al di sopra di ogni sospetto.
Si vede che sia impossibile ritornare al buon tempo andato, che purtroppo portava tanti altri problemi, con contaminazioni parassitarie che dagli animali passavano all'uomo: i sapori erano certamente variegati e non banali come oggi, ma i pericoli per la salute c'erano pure allora e forse più di oggi.
Un fatto è sicuro: si chiudono le porte quando i buoi sono scappati dalla stalla.
Il grave sta nella necessità di vincere la concorrenza e di guadagnare sempre più con mangimi scadenti, poi il fenomeno della diossina è solo l'ultima e brutta conseguenza di speculazioni senza scrupoli: le tecniche di crescita e di sviluppo negli allevamento non rispettano le condizioni di vita di esseri che sono stati fatti nascere per le nostre necessità alimentari.
Proteggere e pretendere di far star meglio gli animali di allevamento non è solo per evitare crudeltà insensate, ma è pure per migliorare la qualità delle carni.
I vegetariani non cantino vittoria e non si considerino fuori pericolo: se i mangimi animali contengono diossina, pure altri alimenti possono essere stati coltivati in modo inadeguato, dalla frutta alla verdura.
Un fatto è sicuro! I dati dell'impatto sulla nostra salute e sulla mortalità, che hanno queste frodi alimentari, non sono diffusi o sono quasi sconosciuti: è giusto non creare allarmismi, ma pretendere di sapere quanto ci costa la mortadella avvelenata, il formaggio con sterco di topo, l'insalata ai crittogamici non è una curiosità inutile.
Poi c'è la speranza che tutti i colpevoli siano condannati adeguatamente: per i casi accidentali, ma con responsabilità ci sia la pena per lesioni e omicidi colposi, per i casi di dolo volontario si applichi pure il codice penale per omicidio e lesioni gravi volontarie.
Non credo che chi uccide per rapina sia peggiore di chi uccide per far denaro sulla nostra salute.

Arduino Rossi

Barack Obama e la sua squadra sfidano la crisi.



Il futuro segretario di Stato, Hillary Clinton e il Presidente degli Stati Uniti hanno personalità forti, forse in contrasto: il mondo attende decisioni coraggiose e intelligenti da loro, con ansia.
Non ci sono dubbi che i due nuovi e potenti personaggi della politica mondiale abbiano le idee chiare su come reagire alle sfide di questo secolo complicato e contraddittorio: la prima risposta di Obama è stata in un intervento dello Stato per aiutare l'industria automobilistica Usa, o il progetto per farlo.
Inoltre ci saranno nuove regole per il mercato finanziario: queste promesse hanno fatto risalire le borse di tutto il mondo, con uno scatto che mostra fiducia, pur restando tantissimi i dubbi e i pericoli nel breve tempo, nel lungo tempo.
Non è solo una questione di mercati finanziari, per quanto siano importanti, né di costo del petrolio: è proprio una faccenda di comprensione della realtà attuale e di azioni adeguate.
Obama ha promesso di liberare gli Stati Uniti dalla dipendenza dal petrolio dei Paesi arabi.
Questa sua proposta, pur restando difficile da realizzare in pochi anni, è legata appunto alla lotta al terrorismo islamico: pare, ripeto pare, che pure Obama consideri il terrorismo una faccenda legata al controllo del prezzo del petrolio.
Altra speranza, tanto sognata da mezzo mondo, sta nel ritiro delle truppe Occidentali dall'Iraq e dall'Afghanistan.
La scelta del Segretario di Stato e di uomini legati alla precedentemente amministrazione, oltre a dichiarazioni patriottiche del Presidente
afro-americano non lasciano dubbi: le guerre continueranno, almeno per i prossimi mesi.
Si può dire che non basta ridare fiducia ai mercati, punire i bancarottieri, riconsegnare le case a chi le ha perse per speculazioni sui mutui: la crisi che ci riguarda tutti non è solo quella economica.
C'è veramente una situazione come quella del 1929?
C'è chi si fa il furbo per speculare ancora e guadagnare ricchezze sulle spalle degli ingenui risparmiatori spaventati?
Sicuramente molti patrimoni si sono dimezzati o sono addirittura crollati in queste periodo, mentre c'è chi è pronto a gettarsi sul mercato finanziario per approfittare della situazione: si parla di speculazioni ostili, si temono i petroldollari:
Tutto questo è importante, ma ci si scorda sempre che gli uomini più potenti della terra devono decidono, se lo possono fare, se lo vogliono fare, del destino della pace e della libertà di 6 miliardi di individui.
Non tutto può essere ridotto a questioni economiche, pur restando importanti, non tutto è legato alla resa dei titoli, dei fondi di investimento, ma la dimensione umana, la scelta di rispettare gli esseri umani e le loro radici, le loro tradizioni, le loro lingue, la loro autodeterminazione non è una vuota questione retorica, da propaganda elettorale, per di più datata.
E' giusto liberarsi del predominio del petrolio arabo, ridare certezze al mercato immobiliare, alle industrie, ma soprattutto bisogna riportare la pace e non perdonare, con coraggio e decisione, chi traffica con gli strumenti di morte: intendo con chi specula con i commerci delle armi.
Non siamo più ai tempi della guerra contro i pellerossa, che acquistavo armi vendendo pelli, pepite d'oro per scacciare dalle loro terre i visi-pallidi: armi vendute illecitamente, che davano vigore ai commerci quanto quelle vendute ai soldati che sconfissero, sterminarono i padroni delle praterie.
Un tempo c'erano dei mercanti che acquistavano cannoni dall'Europa e li vendevano ai turchi, che combattevano l'Europa: in molti si arricchirono e l'economia ebbe degli utili, ma questi vantaggi costarono morti, feriti per le guerre contro l'Impero Ottomano.
La guerra è sempre un grande affare, almeno per qualcuno.
Il Nostro nuovo, giovane, Presidente dell'ultima e unica superpotenza rimasta al mondo cosa vuole fare?
Vuole cambiare veramente il corso della storia con una politica che porti la pace, oppure no?
Vuole stroncare i traffici con i “nemici” per non far vendere più armi, oppure continuerà con la solita politica?
I film western li abbiamo visti tutti e stancano un po': è ora di cambiare strategia.
La pace è sempre la miglior condizione per far crescere il benessere.
Arduino Rossi

venerdì 5 dicembre 2008

Il terrore corre online: Silvio Berlusconi vuole regole mondiali per Internet.


Il Presidente del Consiglio ha visitato il Polo tecnologico di Posteitaliane all'Eur di Roma e preso da entusiasmo ha lanciato la sua sfidaal "disordine" della rete: "Porteremo sul tavolo una proposta diregolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet unforum aperto a tutto il mondo.... e lo faremo a gennaio, quando saròper la terza volta presidente del G8, che sarà un G20.........rappresenterà l'80% dell'economia mondiale e il 72% dellapopolazione mondiale".Un po' di paura l'ho avuta pure io e un brivido mi è sceso lungo laschiena.Sta per finire la magnifica libertà di Internet?In questo G20 ci sono Stati per nulla democratici, altri sonodemocrazie solo in apparenza, altri sono autentici regimi tirannici, digenere diverso: a tutti costoro i limiti alla rete farebbero comodo.Cosa vorrà il Cavaliere esattamente?Cosa intende per regole?Vuole solo combattere i truffatori, i pedofili, coloro che violano laprivacy senza pudore?Vuole limitare la libertà di tutti imponendo un blog unico con EmilioFede come direttore, opinionista, gestore e altro?Forse è preoccupato per la tanto temuta o attesa migrazione dei soldidella pubblicità dalle televisioni a Internet: fatto che sta avvenendonegli Stati Uniti, ma qui, da noi, pare ancora lontano.Sì, non credo che sia per ostacolare la libertà di pensiero, ma siasolo per porre un freno a questo temutissimo, per lui, evento storico:la fine delle televisioni, delle radio via etere e il loro assorbimentoda parte di Internet.Ora contro queste regole e per lasciare tutta la libertà di pensieropossibile su Internet ci sono le multinazionali del settore, ben piùpotenti e importanti di Mediaset, che impediranno qualsiasiintromissione nella rete mondiale: l'assoluta libertà dei blog faparte del gioco, che poi è controllato dall'alto, ma noi, semplicifruitori del servizio, non ce ne accorgiamo.Obama è stato eletto perché ha vinto la sua battaglia su Internet:non credo che ora si voglia sbarazzare di questo strumento che gli èstato così utile.Tecnicamente è possibile censurare Internet?Che tipo di censura si vuole imporre?Con tutti i problemi che affliggono il pianeta, perché interessarsidi Internet?Questa proposta, che sarà diffusa tra il miliardo circa difrequentatori della rete, danneggerà la nostra immagine come Paese?Di conseguenza avremo un contraccolpo economico?La possibilità che dal G8, o dal G20 escano regole ferree che limitinola nostra libertà, in tutto il mondo, è estremamente improbabile, mail parlare di limiti è pericoloso, perché forse proprio in Italia sivorrà imporre qualche carta da bollo da pagare per aprire un blog.La stupida burocrazia è sempre dietro l'angolo: io invece non credoche sia possibile impedire alla gente di essere libera di esprimereciò che vuole, usando Internet.Ci sarà una disobbedienza comune della quasi totalità deifrequentatori della rete: non posso immaginare che milioni di ammendepotranno essere imposte a chi disubbidirà alle future regole.Sono pure convinto di un fatto: fra quattro anni Internet avrà unagrande importanza per le future elezioni politiche.Questa proposta probabilmente avrebbe fatto perdere le elezioni alCavaliere: per sua fortuna il popolo della rete è ancora confuso,troppo giovane e inesperto, altrimenti le proteste sarebbero state benpiù furiose, anzi ci sarebbero state delle urla da far traballare lapoltrona del Signor Presidente del Consiglio.Io non mi espongo mai, ma questa volta voglio chiedere un favore, fareuna preghiera.Non toccate la libertà di Internet: è un sogno troppo bello quelloche si vive in rete, senza polpettoni televisivi, senza reality, senzagiornalisti sempre pronti a fare inchini a chi conta e ha un po' dipotere: lasciateci sognare ancora un po'.Vi scongiuro!
Arduino Rossi

mercoledì 3 dicembre 2008

Tutti a casa, lo dice Silvio Berlusconi.


Silvio Berlusconi è furioso e non perdona: “Ma che vergogna! Tutti dovrebbero andare a casa: i politici della sinistra e i direttori dei giornali. Se uno è coerente deve cambiare mestiere. Gli italiani lo sappiano. Scusate se parlo così ma questa volta è troppo grossa. Se fossero coerenti, dovrebbero andare in Parlamento e dire: mettiamo l'Iva al 10% per tutti. Tutti uguali. Ma il fatto è che c'è Mediaset e non lo faranno...".
Che “Repubblica” non amasse Silvio era risaputo, ma che “Il Corriere della Sera”, ovvero il salotto buono della borghesia italiana, il giornale dei padroni del vapore sino a poco tempo fa, si schierasse contro le iniziative del governo della CdL era meno probabile, pur avendo espresso in passato critiche.
Ora affermare che dietro al nostro Corriere ci siano i comunisti e come dire che il Papa sia un massone.
Perché una parte della stampa, la più importante, scende in campo per difendere Sky?
Il governo ha mostrato che c'era una direttiva europea, che gli imponeva di far pagare un'aliquota unica, per tutte le televisioni a pagamento o meno, ma queste direttive europee escono dai cassetti o rimangono nascoste per anni, quando probabilmente così conviene a qualcuno.
Questo vale per tutti i governi: se fanno qualcosa di impopolare affermano che sono stati costretti dall'Europa.
Invece quando non vogliono applicare direttive scomode sostengono di avere già sistemato tutto, come l'Europa impone.
Dopo tutto questo ci lamentiamo del fatto che il sentimento europeista, filo Europa Unita, stia calando sempre più.
Berlusconi accusa i giornali di essere a servizio di interessi precisi, anzi parla dei direttori e li vuole a casa, o che cambino mestiere: si vede che gli hanno punzecchiato la carne viva.
Per quali gruppi finanziari ed economici lavorano i nostri capo redattori della grande stampa?
Dietro questo scontro ci sono dei giochi e degli intrallazzi?
La politica quindi non è a servizio del cittadini, ma dei potentati?
Dopo l'era delle ideologie, del populismo, dei partiti legati a ceti sociali, a categorie ben precise, ora ci stiamo “ammodernando” e si scende in campo per l'Iva da far pagare a questo piuttosto che a quello.
Posso dire ancora una volta, che ai cittadini tutto questo non interessa.
So bene che il buon rapporto tra politica e affari è sempre esistito, ma che ci dobbiamo tutti preoccupare se l'Iva per Sky sarà al 10% o al 20%, se è giusto che Mediaset debba avere la stessa tassa che ha la concorrenza proprio non lo capisco.
Si vede che, in un periodo di grave crisi, di recessione, di disoccupazione, di ritorno alle tessere per poveri, tutti ci dobbiamo accapigliare per le finanze dei “ricchi”, dei gruppi finanziari italiani o stranieri.
Non si potrebbe trattare questioni più importanti, come far ripartire la vecchia e sbuffante locomotiva Italia?
Di cose buone da fare e di critiche serie ce ne sono tante, soprattutto per ridare vigore e coraggio alle piccole imprese.
Perché non parlare di tagliare l'Iva su prodotti particolari?
Un settore che avrebbe necessità di sostegno è quello tessile: bisognerebbe dare fiato a imprese che stanno, una dopo l'altra, chiudendo.
Ci sono altre iniziative come quelle della caccia ai marchi contraffatti, che invadono il nostro Paese, con sequestri e ammende saporite.
C'è tanto da fare e io insisto sino a stancare: si deve snellire tutta quella massa di leggi, decreti, circolari, che pesano sulla burocrazia nazionale.
Non per parafrasare una nota canzone di qualche anno fa, ma tutto il resto è noia, solo noia.
Arduino Rossi

martedì 2 dicembre 2008

Il rispetto e la libertà


Il rispetto e la libertà stanno alla base di tutte le società più evolute, non ci può essere sviluppo senza questi due principi: il primo si intende il rispetto delle minoranze, delle donne, dei bambini, degli anziani, dei poveri, mentre la libertà sta proprio nella libera scelta di un individuo di fare le sue scelte, come la fede religiosa, l’esprimere delle sue idee politiche, lo sviluppo della sua personalità come meglio crede.
Oggi nel mondo esiste una situazione come quella cinese che sta portando il Paese asiatico a un notevole sviluppo economico.
Le contraddizioni interne e i contrasti vengono sopiti da questa splendida e contraddittoria crescita del Pil: sino a quando non rallenterà, sino a quando non arriverà la prima crisi tutto funzionerà, poi potrebbe crollare tutto come un castello di carte.
La mancanza di democrazia, di libertà di parola farà esplodere la rabbia accumulata negli anni: non si sa quando avverrà, ma è certo che capiterà se la democrazia non prenderà il sopravvento.
I Paesi islamici non conoscono la libertà individuale di scegliere la propria fede e il proprio comportamento personale indipendente: questo è un grande limite alla crescita della società tutta, che, se si escludono rari casi, appartengono a una fase di sottosviluppo economico senza scampo.
Forse i Paesi islamici, nonostante petrol dollari, rappresentano la condizione peggiore per lo sviluppo economico: quindi più libertà equivale a maggior benessere ottenuto per tutti.
Arduino Rossi

Le stragi dimenticate


Il massacro in Nigeria, tra cristiani e mussulmani, i pirati somali, le corte islamiche sempre in Somalia, la guerra in Congo, i civili che muoiono come mosche, l'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica fa parte di una “tradizione” vecchia decenni, quanto la fine della decolonizzazione ad oggi.
L'Africa interessa solo ai mercanti di armi e a quelli di materie prime, oltre agli investitori che non lasciano sviluppo, ma solo rapide speculazioni.
I padroni dell'economia mondiale, che non sono i politici, ma i grandi uomini d'affari, ma pure i grandi gruppi di interessi, non vanno troppo per il sottile e per loto l'Africa, ma pure il resto del mondo è solo un terreno di speculazione e di guadagno, senza scrupoli e senza pietà.
La morte e il dolore che si diffondono sul mondo sono frtto dei quattro cavalieri dell'Apocalisse?
Il primo è bianco su un cavallo bianco e imporrà tirannide, il secondo è rosso sul cavallo rosso e porterà guerra, il terzo sarà verde sul cavallo verde e porterà pestilenza, il quarto è nero sul cavallo nero e porterà carestia, usura, miseria.
Il mondo è ancora dominato da queste quattro maledizioni, ma da noi c'è stato un periodo di pace e di benessere: ora però, se non lo difenderemo, vedremo i quattro cavalieri all'orizzonti.
Arduino Rossi

Beppe Grillo è pronto all'esilio a Lugano?


Il comico genovese si sta preparando per trasferirsi, armi e bagagli, in Svizzera, o meglio, non lui in persona, ma il suo blog dovrebbe forse espatriare: teme decreti e decretini, sempre pronti a censurare la libertà della rete.
Ha acquistato un appartamento con la bella vista del lago di Lugano, vicino alla casa di Mina.
Così il grillo parlante spiega questa sua decisione: "...ho scelto un angolino tranquillo e sicuro. Un posto carino, se rischio di finire al gabbio sono pronto... Scherzi a parte non ho paura di essere arrestato in Italia, ma il mio blog rischia veramente di essere censurato, oscurato, chiuso e io voglio essere pronto per ripartire immediatamente in un Paese sicuro che me lo consente.''
Questa notizia lascia dubbiosi e perplessi allo stesso tempo: milioni di italiani hanno un blog personale, dove scrivono di tutto e si stanno inquietando.
La rete è vasta e complessa: è possibile comunicare ed avere contatti con tutto il mondo, anche con Paesi dove la censura è cattiva, feroce con chi è ostile al potere costituito.
I censori sono da sempre la genia più stupida della terra: chi non sa rispondere, ribattere alle opinioni altrui con argomenti, le vuole cancellare.
Questi grigi individui non hanno l'intelligenza per dialogare: sarà sufficiente prenderli per il naso, facendo passare attraverso le maglie di controllo tutto ciò che si desidera.
Si può censurare Internet?
Sinceramente non so se sia possibile: non sono un esperto, ma più che censura è legittimo parlare di ostacoli e di difficoltà, che probabilmente diverrebbero delle complicazioni per chi vorrà aprire un blog.
Invece solo un cretino potrebbe pensare di poter tappare la bocca a Beppe Grillo: lui può benissimo ripartire da Lugano, ma anche da Parigi, da Pechino o dove preferisce nel mondo.
E' sempre il personaggio italiano più noto sulla rete e la sua immagine è internazionale, mondiale: il nostro Paese finirebbe tra quelli che limitano la libertà di parola, o così apparirebbe e lui diventerebbe un martire.
Inoltre non mi immagino possibile fermare chi vorrebbe leggere e vedere il suo blog: qualsiasi ostacolo verrebbe facilmente superato dai navigatori appena capaci.
No, Beppe Grillo probabilmente ha fatto una scelta comoda e di propaganda: se fuggisse veramente in Svizzera, o meglio, se il suo blog partisse da Lugano, darebbe di sé l'immagine del profugo, con un alone romantico da rivoltoso: a Lugano si rifugiarono gli anarchici nell'Ottocento, in Svizzera si nascosero fuggiaschi di tutto il mondo, da tutte le dittature del passato.
Proprio da Ginevra partirono i rifugiati russi, per la rivoluzione, capeggiati da Lenin.
Cosa a che fare Beppe Grillo con tutti costoro?
Probabilmente nulla, ma guadagnerebbe moltissimo in popolarità: speriamo che nessun imbecille si svegli male alla mattina e voglia limitare la libertà della rete, temo per lui una vita politica breve.
Sarebbe travolto dai fischi e dalle maledizioni di tutti coloro che sanno usare un computer, sanno navigare nella rete: in pratica la parte più evoluta del Paese si ribellerebbe e probabilmente supererebbe i divieti con stratagemmi.
Ci sono pericoli per la libertà della rete?
Probabilmente non ce ne sono, ma ne ho viste troppe da questa classe politica e ci si può attendere di tutto.
Arduino Rossi

lunedì 1 dicembre 2008

Il suicidio perché soli con il mondo nemico.



Giorgio Nugnes si è ucciso e il suo Avvocato Nello Palumbo ha affermato: “Sentiva un accanimento nei suoi confronti. Il tragico gesto non può che essere connesso alla vicenda giudiziaria che lo ha investito, percepiva la difficoltà di far emergere la sua verità per i fatti di Pianura.”
Nugnes era stato implicato nelle indagini per le manifestazioni anti-discarica e gli scontri a Pianura: era stato attaccato dalla stampa come un organizzatore delle rivolte, delle sommosse che volevano impedire la riapertura della discarica.
L'angoscia è tremenda quando si è soli contro tutti, quando si è additati a nemici del popolo, in questo caso di essere addirittura in contatto con la Camorra.
Si parla di sciacallaggio da parte della stampa, o di una parte di essa, che non rispetterebbe i limiti del buon senso, di accanirsi contro questo e quello.
Il problema sta sempre nella difesa del diritto di cronaca e di opinione, prima ancora che ci siano le sentenze definitive dei processi, che in Italia sono particolarmente lunghi.
La giustizia sommaria che esce dalla carta stampata è spesso enfatizzata con luoghi comuni, ricerca di colpevoli facili, ma ci si scorda pure dell'essere umano che sta dietro al personaggio che viene sbattuto in prima pagina: il “mostro” è sempre una persona con sentimenti e con paure, angosce, depressioni.
I cattivi che la televisione, i mass media, descrivono come caricature da additare al pubblico ludibrio, non paiono persone reali: ogni uomo è complesso, colmo di contraddizioni e di sentimenti contrastanti, i cronisti spesso se lo scodano.
Ora ci saranno tante polemiche contro i cattivi giornalisti, ma la stampa deve fare il suo lavoro: se ha esagerato, se qualcuno ha calunniato è giusto che sia punito, ma solo in quel caso.
La libertà di parola non deve essere limitata, mai.
Invece esiste pure un'etica professionale che non dovrebbe permettere di dare giudizi pesanti, ma neppure insinuare con scaltrezze ambigue, le colpe e i colpevoli.
Tutto è difficile quando si parla di fatti gravi o ancora di più di corruzione: si deve dire, affermare, valutare, analizzare, mai giudicare i presunti colpevoli.
Quando poi c'è un gesto così grave si resta sconvolti: la tragedia che sta dietro a un uomo che decide di togliersi la vita lascia un vuoto immane e troppi dubbi.
Quando un uomo si sente additato come il colpevole, come colui che ha commesso il male, anzi il simbolo del male, per lui la vita diventa un peso enorme.
Sì, il diritto di cronaca non dove essere il diritto a un giudizio, a una sentenza inappellabile: sono condanne morali che spesso pesano molto di più di quelle della giustizia dei tribunali.
In molti casi i tribunali assolvono o infliggono pene lievi, ma la morte morale che esce da una sentenza giornalistica non perdona, brucia la terra sotto i piedi per i sentenziati e non c'è riabilitazione per costoro, anche dopo anni.
Oggi in Italia si temono molto di più i giornali che i tribunali.
Le parole sono pietre?
Non essendoci spesso una sentenza definitiva per la giustizia ufficiale, per prescrizioni, indulti, amnistie, si crede solo a quella della stampa e quella non fa sconti, nel bene e nel male: assolve e condanna, ma spesso e fallace come tutte le giustizie sommarie.
Arduino Rossi