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lunedì 1 dicembre 2008

Il suicidio perché soli con il mondo nemico.



Giorgio Nugnes si è ucciso e il suo Avvocato Nello Palumbo ha affermato: “Sentiva un accanimento nei suoi confronti. Il tragico gesto non può che essere connesso alla vicenda giudiziaria che lo ha investito, percepiva la difficoltà di far emergere la sua verità per i fatti di Pianura.”
Nugnes era stato implicato nelle indagini per le manifestazioni anti-discarica e gli scontri a Pianura: era stato attaccato dalla stampa come un organizzatore delle rivolte, delle sommosse che volevano impedire la riapertura della discarica.
L'angoscia è tremenda quando si è soli contro tutti, quando si è additati a nemici del popolo, in questo caso di essere addirittura in contatto con la Camorra.
Si parla di sciacallaggio da parte della stampa, o di una parte di essa, che non rispetterebbe i limiti del buon senso, di accanirsi contro questo e quello.
Il problema sta sempre nella difesa del diritto di cronaca e di opinione, prima ancora che ci siano le sentenze definitive dei processi, che in Italia sono particolarmente lunghi.
La giustizia sommaria che esce dalla carta stampata è spesso enfatizzata con luoghi comuni, ricerca di colpevoli facili, ma ci si scorda pure dell'essere umano che sta dietro al personaggio che viene sbattuto in prima pagina: il “mostro” è sempre una persona con sentimenti e con paure, angosce, depressioni.
I cattivi che la televisione, i mass media, descrivono come caricature da additare al pubblico ludibrio, non paiono persone reali: ogni uomo è complesso, colmo di contraddizioni e di sentimenti contrastanti, i cronisti spesso se lo scodano.
Ora ci saranno tante polemiche contro i cattivi giornalisti, ma la stampa deve fare il suo lavoro: se ha esagerato, se qualcuno ha calunniato è giusto che sia punito, ma solo in quel caso.
La libertà di parola non deve essere limitata, mai.
Invece esiste pure un'etica professionale che non dovrebbe permettere di dare giudizi pesanti, ma neppure insinuare con scaltrezze ambigue, le colpe e i colpevoli.
Tutto è difficile quando si parla di fatti gravi o ancora di più di corruzione: si deve dire, affermare, valutare, analizzare, mai giudicare i presunti colpevoli.
Quando poi c'è un gesto così grave si resta sconvolti: la tragedia che sta dietro a un uomo che decide di togliersi la vita lascia un vuoto immane e troppi dubbi.
Quando un uomo si sente additato come il colpevole, come colui che ha commesso il male, anzi il simbolo del male, per lui la vita diventa un peso enorme.
Sì, il diritto di cronaca non dove essere il diritto a un giudizio, a una sentenza inappellabile: sono condanne morali che spesso pesano molto di più di quelle della giustizia dei tribunali.
In molti casi i tribunali assolvono o infliggono pene lievi, ma la morte morale che esce da una sentenza giornalistica non perdona, brucia la terra sotto i piedi per i sentenziati e non c'è riabilitazione per costoro, anche dopo anni.
Oggi in Italia si temono molto di più i giornali che i tribunali.
Le parole sono pietre?
Non essendoci spesso una sentenza definitiva per la giustizia ufficiale, per prescrizioni, indulti, amnistie, si crede solo a quella della stampa e quella non fa sconti, nel bene e nel male: assolve e condanna, ma spesso e fallace come tutte le giustizie sommarie.
Arduino Rossi

sabato 12 gennaio 2008

La stampa in Italia è libera?

Siamo messi male, siamo al 35 esimo posto nel mondo.
Cosa manca in Italia?
C'è una concentrazione pubblica e privata della stampa: forse per questo motivo i giornali sono spesso indirizzati a favore o contro questo o quello.
Abbiamo delle vere campagne di stampa che ricordano i peggiori regimi totalitari.
Due culture hanno cattivi abitudini: la cattolica e la comunista.
La prima vede i cattivi come peccatori da ravvedere, mentre la seconda cerca un personaggio da esaltare e un malvagio da mostrare per i suoi difetti, un nemico del popolo.
Quanti nemici del popolo sono passati nella cultura italiana, prima erano demonizzati, poi esorcizzati con lo scherno.
Chiaramente tutto questo è possibile, perché l'Italia è ancora quella di Pierpaolo Pasolini, con un popolo analfabeta e una borghesia ignorante.
Questa semplicistica divisione del bene e del male, manichea, infantile, questo modo.........cretino di denigrare l'oppositore, così da annullare le sue idee, prosegue in modo rozzo.
Quello che stupisce è la tendenza di una parte della stampa ad aggredire il tale avversario o l'altro personaggio, simbolo del male: abbiamo avuto di tutto e di più: terroristi e gente che era stata posta accanto, nonostante loro, ai terroristi, uomini di destra e di sinistra.
Erano colpevoli o innocenti: si può dire che sia il potere mediatico a decidere chi sarà assolto e chi sarà condannato.
Abbiamo tanti processi farsa, ridicoli, che ci hanno messo sotto i riflettori internazionali, ma come in un regime, l'opinione pubblica interna non sapeva nulla delle critiche estere.
Arduino Rossi