lunedì 29 dicembre 2008

Il vento della corruzione soffia ancora?



Tutto gira attorno alla “Romeo Immobiliare”, di Alfredo Romeo, che uscì da Tangentopoli con una condanna a 2 anni e sei mesi, mai divenuta definitiva.
Nel 1989 la Romeo Gestioni vinse un appalto miliardario: doveva amministrare il patrimonio di 100 miliardi di Lire del patrimonio pubblico del comune di Napoli.
Così il potere di questa società crebbe, stando a cavallo dei due poli politici.
Nel 2007 riusciva a gestire 48 miliardi di Euro di immobili di Roma, Milano Venezia e altre città di tutta Italia: questo impero però seguiva rapporti “favorevoli e interessanti” con i politici e gli amministratori, secondo gli inquirenti.
Intano i giudici stanno indagando e già pare che si possa allargare l'inchiesta, cercando non solo nella giunta partenopea di Iervolino.
I politici si dichiarano sempre estranei agli scandali e non è giusto fare i forcaioli, ma secondo valutazioni internazionali, molto serie, la corruzione costa ai cittadini italiani 50 miliardi di Euro l'anno: la cifra corrisponde ai tagli di alcune finanziarie, che sono spesso molto dolorose per le nostre tasche.
I corrotti difficilmente finiscono in carcere: qualcuno dice che la microcriminalità viene lasciata libera di agire per distrarre i cittadini dalla macro-criminalità, che li deruba in modo ben più consistente.
Questa tesi è molto pericolosa e non basteranno i richiami di questa o quella autorità a ridare certezze nella gente: le ultime elezioni della regione Abruzzo hanno dimostrato che la sfiducia, espressa con un alto astensionismo, sta crescendo.
La corruzione è bipartisan: riguarda i due schieramenti e non sarà la riforma della giustizia che ci libererà da tale malattia.
La lontananza dei cittadini dallo Stato, che pare sempre più un feudo privato per molti, cresce sempre di più, come dimostra il successo della campagna del ministro Brunetta, fatta contro le basse rese della Pubblica Amministrazione.
Chi parla male della politica, dei palazzi del potere, dei politici diventa popolare, conquista consensi.
Si dice sempre che le istituzioni sono lontane dai cittadini, ma è pure vero che tutti noi sopportiamo ingiustizie palesi, chiudiamo un occhio per ogni favoritismo visto.
La raccomandazione non si disdegna per un figlio disoccupato: tutti dobbiamo vivere e si tira a campare.
Sì, c'è una cultura che favorisce la corruzione: non c'è quasi nulla di illegale per la maggior parte delle persone, ma l'arroganza di certi piccoli amministratori pubblici, di certi faccendieri vicini al potere, la sopportiamo per quieto vivere.
Il pericolo che questa rassegnazione, accompagnata da atteggiamenti di anarchismo feroce senza sbocco, ci porti verso forme autoritarie, che per molti potrebbero essere il male minore: l'anti-politica, se non è seguita da riforme e un po' di giustizia, porta sempre verso soluzioni nefaste per la democrazia.
I nostri politici onesti dovrebbero iniziare a pretendere di far funzionare gli organi di controllo sugli appalti e non chiudere gli occhi se a essere coinvolto in affari loschi è un personaggio del proprio schieramento.
Inoltre c'è la caccia ai tesori nascosti dai corrotti: ci sono organismi internazionali specializzati in questi compiti e si potrebbero dimostrare molto efficienti nel recuperare i bottini celati pure all'estero.
Anche se sarà solo una parte che ritornerà nelle casse delle amministrazioni comunali e pubbliche si darebbe fiato alla nostra economia in grave difficoltà.
Non chiedo le impiccagioni pubbliche, ma almeno l'estromissione dei pubblici uffici dei colpevoli, sperando di ottenere sentenze definitive per almeno qualche colpevole.
Pretendo troppo?

Arduino Rossi

Fini, l'uomo giusto al momento giusto.


Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".
Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".
Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.
Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.
Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.
Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.
Fini ha fatto la sua scelta?
Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?
Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.
Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?
Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.
I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.
Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.
Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?
E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.
C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.
Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.
Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi

L'ultima battaglia di Bush è contro le scarpe.


Il giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi ha scatenato un putiferio per il suo “attentato” alla testa dell'uscente presidente statunitense: in migliaia sono scesi in strada a Baghdad per chiederne la liberazione dopo l'arresto.
George W. Bush ha evitato prontamente, bisogna ammettere, le scarpe del cronista, che voleva colpirlo direttamente al capo.
L'attentato al “vertice mondiale” ha scatenato ironia, risate e tanta solidarietà con il giornalista responsabile dell'atto: i siti web e i blog arabi sono zeppi di commenti favorevoli.
Youtube è stato invaso da migliaia di video dell'azione del giovane cronista iracheno: in molti ne chiedono la liberazione.
Si è scomodato Khalil ad-Dulaymi, avvocato del presidente iracheno, impiccato da tiranno, Saddam Hussein.
Vuole organizzare 200 avvocati per la difesa gratuita di al-Zaidi, già proclamato "eroe nazionale": io mi immagino la imponente statua in una piazza di Bagdad, mentre il “valoroso” lancia gli scarponi contro l'oppressore straniero.
Gesti simbolici, inutili, in passato sono passati alla storia e sono stati tramandati per dar forza alla retorica nazionalista: il lancio della stampella, di un sasso, di tanti arnesi scarsamente utili ad offendere fa parte di quella retorica che affascina le menti semplici.
Noi occidentali, stanchi di gesti “gloriosi” e vani sorridiamo di tutto questo: invece in tanti hanno pensato che quelle scarpe Bush se le sia proprio meritate.
La sua politica in Iraq è stata contraddittoria: pure il perché di questa guerra pare lontano, inspiegabile.
Si cercavano le armi di distruzione di massa, ma alla fine si è spiegato il tutto con una guerra di liberazione e di esportazione della democrazia con i cannoni.
Ora in tanti si compiacciono della fine dell'era Bush, ma in pochi si rammentano che il presidente americano non sapeva neppure chi fossero i Talebani, prima dell'elezione del suo primo mandato: è facile vedere in una persona il simbolo del male e sperare di abbatterlo.
E' più difficile contrastare gli interessi economici, le condizioni culturali che favoriscono i conflitti: combattere i “guerrafondai” è semplice, basta riempirsi la bocca di parole grosse.
Ora il nemico, il presidente che ha favorito i conflitti se ne andrà in pensione.
Avremo pace?
Sicuramente no, le scarpe lanciate, le parolacce, gli insulti non impediscono che il terrorismi da una parte e dall'altra la risposta militare, disastrosa, tragica, cadano sui civili di un fronte e dell'altro.
Neppure la nuova politica di Obama porterà pace, pur aprendo la strada a un eventuale isolazionismo, pur parziale, della superpotenza: si cercherà l'auto sufficienza per il fabbisogno energetico e così gli stati Uniti avranno minori interessi da difendere all'estero.
E' giusto liberare il giornalista screanzato, facendogli pagare solo un'ammenda: non rendiamolo un martire.
Troppi terroristi, o filo terroristi sono diventati eroi per gli arabi, ma pure per una parte dell'opinione pubblica occidentale: c'è uno spirito nichilista che dilaga ancora nelle nostre periferie.
E' sempre più una cultura marginale, ma è tuttora violenta, un po' infantile, spesso esaltata, acritica, ma continua a imperversare, a cercare presunte vittime della repressione da compatire, nel cercare amicizie impossibili ad Oriente, lontanissimo, agli antipodi proprio dei loro valori.
Ridiamo per le scarpe in faccia a Bush, ma per fortuna il giornalista iracheno non aveva una buona mira: sarebbe stato troppo trasformare Bush in un eroe, per due scarpacce lanciate contro la testa.
Sì, sarebbe diventato una vittima del terrorismo, con armi “improprie”.
Arduino Rossi

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

lunedì 15 dicembre 2008

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

venerdì 12 dicembre 2008

La Cgil sciopera tutta sola.


Epifani è senza Cisl e Uil, la spaccatura è storica e rischia di restare tale per anni: lo sciopero generale della prima organizzazione sindacale italiana, poco pubblicizzata dalla televisione, (chissà perché?) pare tanto legato a motivazioni politiche.
Si attenua la lotta solo per i trasporti del Lazio e a Venezia, zone a rischio alluvione e acqua alta: ci saranno treni, traghetti e mezzi pubblici in genere.
La lotta sindacale è motivata da una risposta alle decisioni del governo, giudicate insufficienti: “.....una terapia d’urto contro la crisi....netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”.
I sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) sono scesi pure loro in lotta, mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni contesta la Cgil,: “.....sta dividendo il sindacato e spaccando anche dentro le forze politiche, mentre la gran parte del Paese chiede convergenza”.
E' uno sciopero politico?
E' la rivincita, o il tentativo di rivincita, della sinistra e in particolare quella radicale, dopo le sconfitte elettorali?
Probabilmente c'è del vero in certi dubbi, ma ciò che mi sorprende in questa fase storica è nel mutismo, quasi totale, tranne per alcuni gruppi giovanili minoritari ed emarginati, di contestare l'attuale situazione.
La crisi pesa, la disoccupazione spaventa i quarantenni e la condizione di precari riguarda sempre più i giovani, che vedono il lavoro fisso come una fortuna da vincita al Lotto, eppure la visione che si ha di questi ragazzi è quella di piccoli manager.
Sì, “piccoli dirigenti crescono” potrebbe essere una nuova serie televisiva, un nuovo polpettone di 300 puntate: i ragazzi sono certi che il loro futuro sarà splendente, ma solo individualmente.
E' interessante notare pure come questa certezza sia dei singoli: ognuno pensa a se stesso, al proprio magnifico futuro lavorativo, mentre i lavori manuali, quelli brutti e malpagati, riguardano solo gli altri.
Forse i vertici sindacali hanno in mente la politica, ma la base invece ha altre preoccupazioni: si interessa del posto di lavoro suo e dei figli, ma sono certo che lo sciopero lo faranno soprattutto i padri.
Le nuove generazioni sono lontane da queste lotte da “operai”.
Giusto o sbagliato, utile o dannoso questa mobilitazione, che sarà grande per la Cgil e piccola per il governo, darà una risposta al malcontento di una base stanca e delusa dalla politica della sinistra, con i suoi bizantinismi, ma pure alla limitazioni sempre più anacronistiche che arrivano dal governo.
Quindi i padri, che temono la cassa-integrazione, sono preoccupati per i figli, mentre questi ultimi sono spesso lontani.
Così abbiamo padri “poveri” e figli “ricchi”, o meglio che si sentono dei Signori in crescita economica, ma forse la visione dei genitori, in ansia per i loro ragazzoni, non è sbagliata: la precarietà potrà portare molti giovani, una volta diventati adulti, alla disperazione, a una vita di stenti.
A pagare soprattutto saranno coloro che non hanno specializzazioni adatte ai cambiamenti del mercato del lavoro: ci saranno colletti bianchi, operai e pure dipendenti pubblici tra coloro che rischieranno di finire in quel limbo che terrorizza, fatto di un mese di lavoro e uno no.
Lo scioperò della Cgil servirà a qualcosa?
Io mi auguro che tutte le lotte sindacali e no, servano a far saltare barriere anacronistiche: se il mondo del futuro sarà formato da lavoratori precari, che dovranno inseguire il mercato, questo lo sia per tutti, per i dirigenti pubblici e privati, per i liberi professionisti, per le grandi imprese e per il mondo della finanza.
Altrimenti avremo degli squilibri sociali molto pericolosi, che favoriranno movimenti eversivi: la crisi è alle porte, sarà dura e lunga, l'importante che lo sia per tutti e non ci siano furbetti.
Arduino Rossi

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.
Il ministro irlandese dell'Agricoltura, Brendan Smith ha ammesso che la diossina abbia contaminato le mucche della verde Irlanda: la terra degli gnomi e dei folletti questa volta non ci ha regalato una fiaba per bambini.
Sono state sequestrate 89 partite di carne suina irlandese in Italia, ma ce ne sono altre da scovare e sono 42 le già rintracciate.
Francesco Martini assicura: “Contiamo in brevissimo tempo di trovarle e sequestrarle tutte".
Oltre al latte cinese contaminato, oltre a tante minacce misterioso alla nostra salute, ora c'è pure la diossina nella carne, sembra per colpa di mangimi inquinati.
La diossina è una sostanza chimica temibile: provoca il cancro e mutamenti genetici.
In tanti si ricordano la nube tossica di Seveso, che causò seri problemi per anni a quella zona, ora bonificata: fu per colpa di un'industria chimica straniera in Italia.
Non voglio riaprire vecchie polemiche, ma è giusti osservare che questa sia un'amara sorpresa, per un popolo come il nostro da sempre esterofilo.
Un tempo si diceva che “tutto il mondo è paese”, ovvero siamo tutti uguali su questa terra: i controlli e le furbizie, anzi le disonestà, sono scarsi ed abbondanti in ogni parte di questo pianeta.
Ora ci sarà un momento di timore in più tra i consumatori, con qualche riduzione di acquisti della carne di maiale, che è tra le più economiche ed interessante per chi fatica ad arrivare alla fine del mese.
Per rinfrescare la memoria dei consumatori abbiamo già avuto la crisi per la carne di pollo, per il timore dell'influenza Aviaria, che colpì pure il consumo delle uova, mentre ancora prima ci fu quello della Mucca Pazza, che ci fece temere per la carne bovina, specialmente quella con l'osso.
I maiali erano rimasti, più o meno, lontani da certe contaminazioni e dai nostri incubi alimentari: ora pure le salsicce e i salami non possono restare al di sopra di ogni sospetto.
Si vede che sia impossibile ritornare al buon tempo andato, che purtroppo portava tanti altri problemi, con contaminazioni parassitarie che dagli animali passavano all'uomo: i sapori erano certamente variegati e non banali come oggi, ma i pericoli per la salute c'erano pure allora e forse più di oggi.
Un fatto è sicuro: si chiudono le porte quando i buoi sono scappati dalla stalla.
Il grave sta nella necessità di vincere la concorrenza e di guadagnare sempre più con mangimi scadenti, poi il fenomeno della diossina è solo l'ultima e brutta conseguenza di speculazioni senza scrupoli: le tecniche di crescita e di sviluppo negli allevamento non rispettano le condizioni di vita di esseri che sono stati fatti nascere per le nostre necessità alimentari.
Proteggere e pretendere di far star meglio gli animali di allevamento non è solo per evitare crudeltà insensate, ma è pure per migliorare la qualità delle carni.
I vegetariani non cantino vittoria e non si considerino fuori pericolo: se i mangimi animali contengono diossina, pure altri alimenti possono essere stati coltivati in modo inadeguato, dalla frutta alla verdura.
Un fatto è sicuro! I dati dell'impatto sulla nostra salute e sulla mortalità, che hanno queste frodi alimentari, non sono diffusi o sono quasi sconosciuti: è giusto non creare allarmismi, ma pretendere di sapere quanto ci costa la mortadella avvelenata, il formaggio con sterco di topo, l'insalata ai crittogamici non è una curiosità inutile.
Poi c'è la speranza che tutti i colpevoli siano condannati adeguatamente: per i casi accidentali, ma con responsabilità ci sia la pena per lesioni e omicidi colposi, per i casi di dolo volontario si applichi pure il codice penale per omicidio e lesioni gravi volontarie.
Non credo che chi uccide per rapina sia peggiore di chi uccide per far denaro sulla nostra salute.

Arduino Rossi