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venerdì 5 settembre 2008

Xenofobia italiana



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Il Commissario dei Diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg ci accusa di xenofobia.
Dovremo sottostare alle ingerenze di Bruxelles?
Difendere questo governo, quelli del passato e quelli futuri non mi interessa assolutamente: voglio così togliere ogni dubbio e illazione.
Le impronte prese agli zingari, o come dice Maroni, solo agli abitanti dei campi nomadi, per sapere chi li frequenta, la politica di espulsione dei clandestini, sempre se si farà seriamente, non sono fatti così gravi da giustificare accuse particolari.
Il fatto invece che l'Europa dei burocrati è sempre meno simpatica alla gente: questi commissari europei sembrano un po' dei marziani, che ci calano sulla testa.
Le direttive di Bruxelles sono spesso sentite come imposizioni estranee, che ci limitano nella nostra autonomia.
Sì, la mitica Europa, sta deludendo, tanto, tanto: essere accusati un po' tutti di razzismo, proprio da questi europei che hanno per decenni maltrattato, umiliato, insultato gli italiani mi lascia con l'amaro in bocca.
Quanti emigranti sono tornati da quei Paesi con sacchi colmi di offese, con anni di umiliazioni, con rospi ingoiati per mantenere le famiglie a casa.
Nessuno allora e neppure oggi, si è infuriato: ha accusato la stampa, la popolazione locale, pure la polizia di xenofobia.
I napoletani erano tutti sporchi e fannulloni, i siciliani erano tutti mafiosi, gli italiani erano solo capaci di infastidire le donne, di imbrogliare: erano sozzi, erano falsi.
Queste accuse si ripetono: fanno tanto ridere grasse signore e signori nel Nord dell'Europa, con comici dozzinali che imitano, anzi scimmiottano il modello stereotipato di come ci hanno dipinto, inventato.
Siamo il popolo dell'immondizia nelle strade, ma ora siamo pure razzisti.
Mio padre conobbe la “dolcezza” dei campi di prigionia nella Germania nazista, mio nonno il lavoro duro e gli insulti in Svizzera, altri mie conoscenti assaporarono le umiliazioni dei campi Inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
In tempi recenti, vicini e vicinissimi a noi, in tanti hanno ricevuto spintoni, sono stati espulsi con violenta dai bar, dai locali pubblici in quei Paesi “tanto umanitari”: non sono mancati i cazzotti e i pestaggi.

giovedì 5 giugno 2008

Razzismo contro gli italiani



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Essere italiano nei primi decenni del Novecento negli Stati Uniti era sinonimo di sporco, sporcaccione e anche delinquente: Sacco e Vanzetti furono assassinati dalla giustizia di quel Paese perché simbolo di italiani brutti, sozzi e predisposti al crimine.
Infine quante umiliazioni hanno subito e subiscono ancora i nostri emigranti in Europa, democratica e multietnica.
Ora ci accusano di essere ancora cattivoni, ma con gli altri: io in genere non mi arrabbio, ma certe sentenze le rigetto e li rimando al mittente.
I razzisti sono altri, sono i "buoni di turno", i perbenisti, gli snob che si guardano allo specchio e si sistemano sino all'ultimo capello per sentirsi in ordine, sempre dalla parte "giusta".
Voglio essere appunto cattivo: non sono loro che devono convivere con culture diverse, con i rom che rubano in casa.
Loro li guardano dall'alto e fanno tanta beneficenza.
Sono filantropi e si sentono tanto bravi quando fanno bei gesti.
Perché non si preoccupano di altre tragedie, come la mancanza di libertà di pensiero, di religione: qualcosa c'è pure in Italia.
In Cina ci sono tante condanne a morte, in Asia non si rispettano le minoranze, ma pure per decenni gli italiani hanno subito in Paesi civilissimi trattamenti indecenti: ora dei poveracci subiscono violenze e abusi da delinquenti di molte culture, sia da italiani, sia da stranieri.
Arduino Rossi