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martedì 16 settembre 2008

Il merito e le fiabe


Io non ho mai creduto al merito, o meglio alla cultura della selezione per i più bravi, o presunti tali, specialmente se proposta da chi non l'ha mai provata sulla sua pelle.
Oggi si vuole riproporre questo grande valore: i migliori saranno i primi e i peggiori saranno gli ultimi.
Peccato che in Italia le due rivoluzioni culturali dell'Occidente non siano mai state assimilate: la rivoluzione meritocratica liberista, anglosassone e egualitaria francese.
Neppure la rivoluzione francese è stata completamente assorbita da noi: dire che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e spesso una barzelletta.
In Italia ci sono ancora le caste, brutte e antiquate, non dei nobili, quasi estinti, ma quella delle famiglie borghesi, di una borghesia antiquata, invidiosa dei privilegi della nobiltà, di un tempo: oggi pare che ne abbia preso il posto con i difetti di quei vecchi parrucconi.
Grande e forte è pure la casta dei politici, con figli, nipoti e parenti vari: si sono insediati nelle nostre province negli ultimi decenni e si sono comportati come cavallette.
Nel Sud poi la malavita organizzata ha un potere, gestito con ferocia.
Con tutte questi gruppi di potere si spera veramente di imporre il merito?
Sicuramente solo con una politica che combatta questi nuovi e vecchi privilegi si potrà arrivare a risultati positivi, altrimenti i nostri cervelli se ne andranno sempre all'estero e i capitali li seguiranno.
Pure la pubblicità sarà gestita da società straniere come Google, che si dimostra attenta proprio al merito e ai risultati.
Si rischia di diventare una colonia straniera?
Se non saranno gli italiani a riproporre il valore e il merito, riconoscendo intelligenza, capacità, impegno e lavoro, lo faranno gli altri, in casa nostra.
Arduino Rossi

mercoledì 2 luglio 2008

Il merito



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Il merito è una parola da sempre sbandierata: se ne parla, se ne sparla ed è un valore legato alla ricchezza prodotta, ovvero alla resa della merce che si produce una volta raggiunto il mercato.
Se si crea qualcosa che vale tanto, costa tanto, rende tanto si vale molto, altrimenti si è dei falliti.
E' giusto?
Non si può protestare: è colpa la dura legge che regna oggi.
Non è quella del più forte, né quella del taglione, né quella del valore ereditato dagli avi come per i nobili di un tempo: è la legge della domanda e dell'offerta, nient'altro.
Ciò che è e sarà fuori mercato che fine farà?
Terminerà alla discarica, naturalmente, forse sarà riciclato, forse sarà abbandonato alle piogge, all'inquinamento.
Le persone che non sanno più, non possono più restare nel mercato che fine faranno?
Saranno rottamati pure loro?
I dipendenti pubblici svolgono compiti che spesso non rientrano nella logica di mercato e sono spesso "improduttivi", ma necessari: è vero che la burocrazia è spesso pesante e deve essere semplificata, snellita, resa razionale ed efficiente, ma non può essere misurata con semplici calcoli economici.
La Giustizia, la buona giustizia, non può essere sacrificata, data in cambio di una cattiva applicazione della legge: la rapidità dei processi è fondamentale, ma è più importante vedere i colpevoli condannati e gli innocenti assolti.
Stiamo diventando come gli statunitensi?
L'unico valore riconosciuto sarà il denaro accumulato, guadagnato?
Arduino Rossi