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lunedì 16 giugno 2008

Bulli e bullismo



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Chi si dedica ad atti violenti può essere un "perdente", uno che non avrà un avvenire di successo, oppure può essere un figlio di papà a cui tutto è lecito e si esercita, sin da piccolo, a far valere il diritto a stare sopra le regole e le leggi.
Il secondo genere di bulli entrerà presto nella ditta o nello studio, ben avviato, di papà.
I violenti, se non hanno le spalle coperte, invece si dovranno dare ai lavori peggiori, quelli che cadono, prima o poi, sugli ultimi.
Nella scuola, come nella società il merito sta sulle labbra dei politici, nei discorsi ufficiali dei grandi imprenditori, ma nella realtà la nostra società dà ai giovani poche possibilità di farsi una vita migliore di quella dei genitori.
La mia non è una giustificazione al bullismo: è solo la convinzione che la repressione degli studenti violenti, o la loro espulsione, sposterà il problema dalla scuola al mondo esterno.
Bisogna ridare alle persone dignità, spiegando che non ci sono lavori per perdenti: è fondamentale.
Bisogna riconoscere il merito in ogni situazione e per ogni categoria, senza esaltare unicamente i soliti potenti.
E' doveroso combattere ogni forma di illegalità, specialmente tra coloro che si sentono superiori alle leggi.
Ottime iniziative sarebbero quelle che puniscono severamente ogni turbativa di mercato (da quello azionario a quello degli artigiani, dei liberi professionisti), sconfiggendo tutte le caste protette, riproponendo un po' di liberismo in ogni settore.
Chiunque, se si impegna onestamente, potrà avere il suo posto al sole.
Arduino Rossi