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martedì 16 settembre 2008

Il braccialetto elettronicoe le carceri piene


Il braccialetto elettronico non è considerato come strumento per ridurre il numero dei carcerati.
Il problema è complesso e le opinioni sono diverse: sono contrastanti, pure di principio e spesso contraddittorie.
Il cosiddetto braccialetto è applicato soprattutto negli Stati Uniti e ha avuto in passato evasioni sorprendenti: essendo uno strumento di controllo elettronico a distanza può subire inganni, rotture, che lo hanno pure reso di scarsa utilità in certi casi.
Oggi pare che ci siano nuove versioni più sicure, che permettono di controllare bene, pure lontano, il prigioniero con il suo guinzaglio invisibile: si dovrebbe sapere, minuto dopo minuto, dove si trova l'inquisito.
Dovrebbe provare quindi, se il pregiudicato volesse delinquere, dove è in ogni istante: se esce dal suo tragitto solito, casa e lavoro per esempio.
E' nulla di grave quindi, è solo un sistema per fare uscire qualche carcerato per colpe minori e rimetterlo, con qualche garanzia in più, nella vita civile.
Gli argomenti a favore sono quelli legati a un controllo invisibile senza dover recludere il sospetto o anche il condannato, per reati di minore importanza: in teoria potrebbe favorire tutti quei personaggi che dovrebbero restare fuori dalle prigioni, perché la loro colpa è legata al bisogno di sostanze stupefacenti.
Si potrebbe così favorire il loro reinserimento, se fossero seguiti, anche con le manette elettroniche, per accertarsi cosa fanno, se sono inseriti in comunità di recupero, se non frequentano certi ambienti,
Tutto questo è in teoria, ma in pratica, specialmente in Italia, come funzionerà questo strumento?
Qualche dubbio esiste, soprattutto quando si accennano ai costi elevati.
Inoltre non si impedirebbe al pregiudicato di mettere in pratica i suoi loschi propositi, ma solo di facilitare le indagini, provando che il personaggio era sul luogo del crimine.
Un marito violento, come un tifoso con l'obbligò di non avvicinarsi agli stadi, come uno condannato a qualche obbligo di dimora, potranno essere controllati.
Sinceramente non vedo quali grandi svantaggi possa portare questo metodo di polizia carceraria: ora ci sono tanti dubbi, ma si potrebbe provare anche in modo sperimentale.
Non ci sono neppure grandi entusiasmi, tanto meno non mi immagino carceri svuotate da questo arnese.
Invece tra i contrari più accesi si trovano coloro che vedono in questo un complotto di un fantomatico Grande Fratello, quel potere assoluto che ci potrebbe spiare passo per passo, rendendoci tutti suoi servi
Arduino Rossi