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venerdì 22 maggio 2009

Le scarpe di Bush


L'ultima battaglia di Bush è contro le scarpe.Il giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi ha scatenato un putiferio per il suo “attentato” alla testa dell'uscente presidente statunitense: in migliaia sono scesi in strada a Baghdad per chiederne la liberazione dopo l'arresto.George W. Bush ha evitato prontamente, bisogna ammettere, le scarpe del cronista, che voleva colpirlo direttamente al capo.L'attentato al “vertice mondiale” ha scatenato ironia, risate e tanta solidarietà con il giornalista responsabile dell'atto: i siti web e i blog arabi sono zeppi di commenti favorevoli.Youtube è stato invaso da migliaia di video dell'azione del giovane cronista iracheno: in molti ne chiedono la liberazione.Si è scomodato Khalil ad-Dulaymi, avvocato del presidente iracheno, impiccato da tiranno, Saddam Hussein.Vuole organizzare 200 avvocati per la difesa gratuita di al-Zaidi, già proclamato "eroe nazionale": io mi immagino la imponente statua in una piazza di Bagdad, mentre il “valoroso” lancia gli scarponi contro l'oppressore straniero.Gesti simbolici, inutili, in passato sono passati alla storia e sono stati tramandati per dar forza alla retorica nazionalista: il lancio della stampella, di un sasso, di tanti arnesi scarsamente utili ad offendere fa parte di quella retorica che affascina le menti semplici.Noi occidentali, stanchi di gesti “gloriosi” e vani sorridiamo di tutto questo: invece in tanti hanno pensato che quelle scarpe Bush se le sia proprio meritate.La sua politica in Iraq è stata contraddittoria: pure il perché di questa guerra pare lontano, inspiegabile.Si cercavano le armi di distruzione di massa, ma alla fine si è spiegato il tutto con una guerra di liberazione e di esportazione della democrazia con i cannoni.Ora in tanti si compiacciono della fine dell'era Bush, ma in pochi si rammentano che il presidente americano non sapeva neppure chi fossero i Talebani, prima dell'elezione del suo primo mandato: è facile vedere in una persona il simbolo del male e sperare di abbatterlo.E' più difficile contrastare gli interessi economici, le condizioni culturali che favoriscono i conflitti: combattere i “guerrafondai” è semplice, basta riempirsi la bocca di parole grosse.Ora il nemico, il presidente che ha favorito i conflitti se ne andrà in pensione.Avremo pace?Sicuramente no, le scarpe lanciate, le parolacce, gli insulti non impediscono che il terrorismi da una parte e dall'altra la risposta militare, disastrosa, tragica, cadano sui civili di un fronte e dell'altro.Neppure la nuova politica di Obama porterà pace, pur aprendo la strada a un eventuale isolazionismo, pur parziale, della superpotenza: si cercherà l'auto sufficienza per il fabbisogno energetico e così gli stati Uniti avranno minori interessi da difendere all'estero.E' giusto liberare il giornalista screanzato, facendogli pagare solo un'ammenda: non rendiamolo un martire.Troppi terroristi, o filo terroristi sono diventati eroi per gli arabi, ma pure per una parte dell'opinione pubblica occidentale: c'è uno spirito nichilista che dilaga ancora nelle nostre periferie.E' sempre più una cultura marginale, ma è tuttora violenta, un po' infantile, spesso esaltata, acritica, ma continua a imperversare, a cercare presunte vittime della repressione da compatire, nel cercare amicizie impossibili ad Oriente, lontanissimo, agli antipodi proprio dei loro valori.Ridiamo per le scarpe in faccia a Bush, ma per fortuna il giornalista iracheno non aveva una buona mira: sarebbe stato troppo trasformare Bush in un eroe, per due scarpacce lanciate contro la testa.Sì, sarebbe diventato una vittima del terrorismo, con armi “improprie”.

Arduino Rossi
Fini, l'uomo giusto al momento giusto.Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.Fini ha fatto la sua scelta?Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi