venerdì 22 maggio 2009

Beppe Grillo è pronto all'esilio a Lugano?

Beppe Grillo è pronto all'esilio a Lugano?


Il comico genovese si sta preparando per trasferirsi, armi e bagagli, in Svizzera, o meglio, non lui in persona, ma il suo blog dovrebbe forse espatriare: teme decreti e decretini, sempre pronti a censurare la libertà della rete.Ha acquistato un appartamento con la bella vista del lago di Lugano, vicino alla casa di Mina.Così il grillo parlante spiega questa sua decisione: "...ho scelto un angolino tranquillo e sicuro. Un posto carino, se rischio di finire al gabbio sono pronto... Scherzi a parte non ho paura di essere arrestato in Italia, ma il mio blog rischia veramente di essere censurato, oscurato, chiuso e io voglio essere pronto per ripartire immediatamente in un Paese sicuro che me lo consente.''Questa notizia lascia dubbiosi e perplessi allo stesso tempo: milioni di italiani hanno un blog personale, dove scrivono di tutto e si stanno inquietando.La rete è vasta e complessa: è possibile comunicare ed avere contatti con tutto il mondo, anche con Paesi dove la censura è cattiva, feroce con chi è ostile al potere costituito.I censori sono da sempre la genia più stupida della terra: chi non sa rispondere, ribattere alle opinioni altrui con argomenti, le vuole cancellare.Questi grigi individui non hanno l'intelligenza per dialogare: sarà sufficiente prenderli per il naso, facendo passare attraverso le maglie di controllo tutto ciò che si desidera.Si può censurare Internet?Sinceramente non so se sia possibile: non sono un esperto, ma più che censura è legittimo parlare di ostacoli e di difficoltà, che probabilmente diverrebbero delle complicazioni per chi vorrà aprire un blog.Invece solo un cretino potrebbe pensare di poter tappare la bocca a Beppe Grillo: lui può benissimo ripartire da Lugano, ma anche da Parigi, da Pechino o dove preferisce nel mondo.E' sempre il personaggio italiano più noto sulla rete e la sua immagine è internazionale, mondiale: il nostro Paese finirebbe tra quelli che limitano la libertà di parola, o così apparirebbe e lui diventerebbe un martire.Inoltre non mi immagino possibile fermare chi vorrebbe leggere e vedere il suo blog: qualsiasi ostacolo verrebbe facilmente superato dai navigatori appena capaci.No, Beppe Grillo probabilmente ha fatto una scelta comoda e di propaganda: se fuggisse veramente in Svizzera, o meglio, se il suo blog partisse da Lugano, darebbe di sé l'immagine del profugo, con un alone romantico da rivoltoso: a Lugano si rifugiarono gli anarchici nell'Ottocento, in Svizzera si nascosero fuggiaschi di tutto il mondo, da tutte le dittature del passato.Proprio da Ginevra partirono i rifugiati russi, per la rivoluzione, capeggiati da Lenin.Cosa a che fare Beppe Grillo con tutti costoro?Probabilmente nulla, ma guadagnerebbe moltissimo in popolarità: speriamo che nessun imbecille si svegli male alla mattina e voglia limitare la libertà della rete, temo per lui una vita politica breve.Sarebbe travolto dai fischi e dalle maledizioni di tutti coloro che sanno usare un computer, sanno navigare nella rete: in pratica la parte più evoluta del Paese si ribellerebbe e probabilmente supererebbe i divieti con stratagemmi.Ci sono pericoli per la libertà della rete?Probabilmente non ce ne sono, ma ne ho viste troppe da questa classe politica e ci si può attendere di tutto.Arduino RossiIl massacro in Nigeria, tra cristiani e mussulmani, i pirati somali, le corte islamiche sempre in Somalia, la guerra in Congo, i civili che muoiono come mosche, l'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica fa parte di una “tradizione” vecchia decenni, quanto la fine della decolonizzazione ad oggi.L'Africa interessa solo ai mercanti di armi e a quelli di materie prime, oltre agli investitori che non lasciano sviluppo, ma solo rapide speculazioni.I padroni dell'economia mondiale, che non sono i politici, ma i grandi uomini d'affari, ma pure i grandi gruppi di interessi, non vanno troppo per il sottile e per loto l'Africa, ma pure il resto del mondo è solo un terreno di speculazione e di guadagno, senza scrupoli e senza pietà.La morte e il dolore che si diffondono sul mondo sono frtto dei quattro cavalieri dell'Apocalisse?Il primo è bianco su un cavallo bianco e imporrà tirannide, il secondo è rosso sul cavallo rosso e porterà guerra, il terzo sarà verde sul cavallo verde e porterà pestilenza, il quarto è nero sul cavallo nero e porterà carestia, usura, miseria.Il mondo è ancora dominato da queste quattro maledizioni, ma da noi c'è stato un periodo di pace e di benessere: ora però, se non lo difenderemo, vedremo i quattro cavalieri all'orizzonti.
Arduino Rossi

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.

Il ministro irlandese dell'Agricoltura, Brendan Smith ha ammesso che la diossina abbia contaminato le mucche della verde Irlanda: la terra degli gnomi e dei folletti questa volta non ci ha regalato una fiaba per bambini.
Sono state sequestrate 89 partite di carne suina irlandese in Italia, ma ce ne sono altre da scovare e sono 42 le già rintracciate.
Francesco Martini assicura: “Contiamo in brevissimo tempo di trovarle e sequestrarle tutte".
Oltre al latte cinese contaminato, oltre a tante minacce misterioso alla nostra salute, ora c'è pure la diossina nella carne, sembra per colpa di mangimi inquinati.
La diossina è una sostanza chimica temibile: provoca il cancro e mutamenti genetici.
In tanti si ricordano la nube tossica di Seveso, che causò seri problemi per anni a quella zona, ora bonificata: fu per colpa di un'industria chimica straniera in Italia.
Non voglio riaprire vecchie polemiche, ma è giusti osservare che questa sia un'amara sorpresa, per un popolo come il nostro da sempre esterofilo.
Un tempo si diceva che “tutto il mondo è paese”, ovvero siamo tutti uguali su questa terra: i controlli e le furbizie, anzi le disonestà, sono scarsi ed abbondanti in ogni parte di questo pianeta.
Ora ci sarà un momento di timore in più tra i consumatori, con qualche riduzione di acquisti della carne di maiale, che è tra le più economiche ed interessante per chi fatica ad arrivare alla fine del mese.
Per rinfrescare la memoria dei consumatori abbiamo già avuto la crisi per la carne di pollo, per il timore dell'influenza Aviaria, che colpì pure il consumo delle uova, mentre ancora prima ci fu quello della Mucca Pazza, che ci fece temere per la carne bovina, specialmente quella con l'osso.
I maiali erano rimasti, più o meno, lontani da certe contaminazioni e dai nostri incubi alimentari: ora pure le salsicce e i salami non possono restare al di sopra di ogni sospetto.
Si vede che sia impossibile ritornare al buon tempo andato, che purtroppo portava tanti altri problemi, con contaminazioni parassitarie che dagli animali passavano all'uomo: i sapori erano certamente variegati e non banali come oggi, ma i pericoli per la salute c'erano pure allora e forse più di oggi.
Un fatto è sicuro: si chiudono le porte quando i buoi sono scappati dalla stalla.
Il grave sta nella necessità di vincere la concorrenza e di guadagnare sempre più con mangimi scadenti, poi il fenomeno della diossina è solo l'ultima e brutta conseguenza di speculazioni senza scrupoli: le tecniche di crescita e di sviluppo negli allevamento non rispettano le condizioni di vita di esseri che sono stati fatti nascere per le nostre necessità alimentari.
Proteggere e pretendere di far star meglio gli animali di allevamento non è solo per evitare crudeltà insensate, ma è pure per migliorare la qualità delle carni.
I vegetariani non cantino vittoria e non si considerino fuori pericolo: se i mangimi animali contengono diossina, pure altri alimenti possono essere stati coltivati in modo inadeguato, dalla frutta alla verdura.
Un fatto è sicuro! I dati dell'impatto sulla nostra salute e sulla mortalità, che hanno queste frodi alimentari, non sono diffusi o sono quasi sconosciuti: è giusto non creare allarmismi, ma pretendere di sapere quanto ci costa la mortadella avvelenata, il formaggio con sterco di topo, l'insalata ai crittogamici non è una curiosità inutile.
Poi c'è la speranza che tutti i colpevoli siano condannati adeguatamente: per i casi accidentali, ma con responsabilità ci sia la pena per lesioni e omicidi colposi, per i casi di dolo volontario si applichi pure il codice penale per omicidio e lesioni gravi volontarie.
Non credo che chi uccide per rapina sia peggiore di chi uccide per far denaro sulla nostra salute.
Arduino Rossi

La Cgil sciopera tutta sola.


Epifani è senza Cisl e Uil, la spaccatura è storica e rischia di restare tale per anni: lo sciopero generale della prima organizzazione sindacale italiana, poco pubblicizzata dalla televisione, (chissà perché?) pare tanto legato a motivazioni politiche.
Si attenua la lotta solo per i trasporti del Lazio e a Venezia, zone a rischio alluvione e acqua alta: ci saranno treni, traghetti e mezzi pubblici in genere.
La lotta sindacale è motivata da una risposta alle decisioni del governo, giudicate insufficienti: “.....una terapia d’urto contro la crisi....netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”.
I sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) sono scesi pure loro in lotta, mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni contesta la Cgil,: “.....sta dividendo il sindacato e spaccando anche dentro le forze politiche, mentre la gran parte del Paese chiede convergenza”.
E' uno sciopero politico?
E' la rivincita, o il tentativo di rivincita, della sinistra e in particolare quella radicale, dopo le sconfitte elettorali?
Probabilmente c'è del vero in certi dubbi, ma ciò che mi sorprende in questa fase storica è nel mutismo, quasi totale, tranne per alcuni gruppi giovanili minoritari ed emarginati, di contestare l'attuale situazione.
La crisi pesa, la disoccupazione spaventa i quarantenni e la condizione di precari riguarda sempre più i giovani, che vedono il lavoro fisso come una fortuna da vincita al Lotto, eppure la visione che si ha di questi ragazzi è quella di piccoli manager.
Sì, “piccoli dirigenti crescono” potrebbe essere una nuova serie televisiva, un nuovo polpettone di 300 puntate: i ragazzi sono certi che il loro futuro sarà splendente, ma solo individualmente.
E' interessante notare pure come questa certezza sia dei singoli: ognuno pensa a se stesso, al proprio magnifico futuro lavorativo, mentre i lavori manuali, quelli brutti e malpagati, riguardano solo gli altri.
Forse i vertici sindacali hanno in mente la politica, ma la base invece ha altre preoccupazioni: si interessa del posto di lavoro suo e dei figli, ma sono certo che lo sciopero lo faranno soprattutto i padri.
Le nuove generazioni sono lontane da queste lotte da “operai”.
Giusto o sbagliato, utile o dannoso questa mobilitazione, che sarà grande per la Cgil e piccola per il governo, darà una risposta al malcontento di una base stanca e delusa dalla politica della sinistra, con i suoi bizantinismi, ma pure alla limitazioni sempre più anacronistiche che arrivano dal governo.
Quindi i padri, che temono la cassa-integrazione, sono preoccupati per i figli, mentre questi ultimi sono spesso lontani.
Così abbiamo padri “poveri” e figli “ricchi”, o meglio che si sentono dei Signori in crescita economica, ma forse la visione dei genitori, in ansia per i loro ragazzoni, non è sbagliata: la precarietà potrà portare molti giovani, una volta diventati adulti, alla disperazione, a una vita di stenti.
A pagare soprattutto saranno coloro che non hanno specializzazioni adatte ai cambiamenti del mercato del lavoro: ci saranno colletti bianchi, operai e pure dipendenti pubblici tra coloro che rischieranno di finire in quel limbo che terrorizza, fatto di un mese di lavoro e uno no.
Lo scioperò della Cgil servirà a qualcosa?
Io mi auguro che tutte le lotte sindacali e no, servano a far saltare barriere anacronistiche: se il mondo del futuro sarà formato da lavoratori precari, che dovranno inseguire il mercato, questo lo sia per tutti, per i dirigenti pubblici e privati, per i liberi professionisti, per le grandi imprese e per il mondo della finanza.
Altrimenti avremo degli squilibri sociali molto pericolosi, che favoriranno movimenti eversivi: la crisi è alle porte, sarà dura e lunga, l'importante che lo sia per tutti e non ci siano furbetti.
Arduino Rossi

La corruzione colpisce l'America di Obama, ma non solo.


La corruzione colpisce l'America di Obama, ma non solo.
Dopo il maldestro tentativo di vendita del seggio al senato del presidente eletto Barack Obama, da parte del governatore dell'Illinois, Rod Blagojevich, i guai per il prossimo inquilino della Casa Bianca non sono terminati: l'arresto del Governatore costringerà i responsabili della macchina politica, elettorale, del Partito Democratico, a rivedere le loro posizioni.
Il portavoce di Obama, Robert Gibbs, futuro segretario dell'ufficio stampa della Casa Bianca riferisce l'intenzione dell'imbarazzato Presidente di liberarsi dello scomodo alleato dell'Illinois, eppure, nonostante gli intenti e la provata innocenza di Obama, la stampa non perdona e attacca: l'opinione pubblica statunitense vuole certezze, non ammette la corruzione, perché è un furto del denaro pubblico quindi di tutti i cittadini onesti che pagano le tasse.
Si vede che lì il mondo è diverso e non c'è l'ammirazione per il furbo, che è riuscito a fregare questo o quello, specialmente le casse pubbliche: forse siamo su un altro pianeta.
L'onestà quindi non è catalogata come fesseria per allocchi, neppure la disonestà di chi ha appena rubato è vista con simpatia: chi è stato colto con le mani nel sacco, ha creato patrimoni con i soldi dei risparmiatori, aggravando il debito pubblico, è solo un farabutto da sbattere in prigione.
Forse siamo unici al mondo, mi auguro: siamo l'unico popolo che fa il tifo per chi ci deruba.
Naturalmente odiamo i topi di appartamento, i rapinatori, i truffatori di basso livello, ma quando l'inganno è delle alte sfere ecco che ci sono i curiosi: i ladri riconosciuti, in attesa di giudizio, con i capitali nascosti in qualche paradiso fiscale, raccontano le loro “tristi” prigioni su qualche giornaletto nazional-popolare.
Sono solo le signore Maria, tanto vilipese tempo fa nella pubblicità, a commuoversi per il povero mariolo in semilibertà, che non può tornare a godersi la vita in qualche luogo per Vip?
Un fatto è sicuro: negli Stati Uniti la stampa ha un grande potere, non sempre positivo, anzi spesso nefasto e traviante, ma almeno non perdona la corruzione.
Il puritanesimo, quello dei Padri Pellegrini fondatori delle prime colonie sulla costa dell'oceano Atlantico, ha lasciato le sue tracce.
Noi italiani invece siamo più tolleranti, bonaccioni, tiriamo a campare e lasciamo vivere, ci facciamo gli affari nostri, anche quando indirettamente ci riguardano: la corruzione la paghiamo con minori servizi per tutti, più tasse e meno giustizia, che ci allontana dallo Stato, visto come qualcosa di estraneo, talvolta ostile.
Sì, siamo ancora sudditi e non cittadini.
Un fatto è certo: negli Stati Uniti stanno molto attenti ai loro soldi che sono pure quelli che sborsano per le tasse.
Là non ci sono fessi e non sopportano di essere trattati come fessi, almeno per questioni economiche: quando qualcuno fa il furbo lo vogliono dietro le sbarre, punito severamente senza attenuanti.
Chi sbaglia paga e lo sarà pure per chi ha provocato tutti quei guai con i mutui bancari.
Da noi non è da escludere che il corrotto, corruttore di turno, il faccendiere senza scrupoli, possa finire sull'isola dei famosi e vinca pure, diventando il più simpatico e popolare.
Siamo fatti così, che si può fare!
Arduino Rossi

Barack Obama e la sua squadra sfidano la crisi.


Il futuro segretario di Stato, Hillary Clinton e il Presidente degli Stati Uniti hanno personalità forti, forse in contrasto: il mondo attende decisioni coraggiose e intelligenti da loro, con ansia.
Non ci sono dubbi che i due nuovi e potenti personaggi della politica mondiale abbiano le idee chiare su come reagire alle sfide di questo secolo complicato e contraddittorio: la prima risposta di Obama è stata in un intervento dello Stato per aiutare l'industria automobilistica Usa, o il progetto per farlo.
Inoltre ci saranno nuove regole per il mercato finanziario: queste promesse hanno fatto risalire le borse di tutto il mondo, con uno scatto che mostra fiducia, pur restando tantissimi i dubbi e i pericoli nel breve tempo, nel lungo tempo.
Non è solo una questione di mercati finanziari, per quanto siano importanti, né di costo del petrolio: è proprio una faccenda di comprensione della realtà attuale e di azioni adeguate.
Obama ha promesso di liberare gli Stati Uniti dalla dipendenza dal petrolio dei Paesi arabi.
Questa sua proposta, pur restando difficile da realizzare in pochi anni, è legata appunto alla lotta al terrorismo islamico: pare, ripeto pare, che pure Obama consideri il terrorismo una faccenda legata al controllo del prezzo del petrolio.
Altra speranza, tanto sognata da mezzo mondo, sta nel ritiro delle truppe Occidentali dall'Iraq e dall'Afghanistan.
La scelta del Segretario di Stato e di uomini legati alla precedentemente amministrazione, oltre a dichiarazioni patriottiche del Presidente
afro-americano non lasciano dubbi: le guerre continueranno, almeno per i prossimi mesi.
Si può dire che non basta ridare fiducia ai mercati, punire i bancarottieri, riconsegnare le case a chi le ha perse per speculazioni sui mutui: la crisi che ci riguarda tutti non è solo quella economica.
C'è veramente una situazione come quella del 1929?
C'è chi si fa il furbo per speculare ancora e guadagnare ricchezze sulle spalle degli ingenui risparmiatori spaventati?
Sicuramente molti patrimoni si sono dimezzati o sono addirittura crollati in queste periodo, mentre c'è chi è pronto a gettarsi sul mercato finanziario per approfittare della situazione: si parla di speculazioni ostili, si temono i petroldollari:
Tutto questo è importante, ma ci si scorda sempre che gli uomini più potenti della terra devono decidono, se lo possono fare, se lo vogliono fare, del destino della pace e della libertà di 6 miliardi di individui.
Non tutto può essere ridotto a questioni economiche, pur restando importanti, non tutto è legato alla resa dei titoli, dei fondi di investimento, ma la dimensione umana, la scelta di rispettare gli esseri umani e le loro radici, le loro tradizioni, le loro lingue, la loro autodeterminazione non è una vuota questione retorica, da propaganda elettorale, per di più datata.
E' giusto liberarsi del predominio del petrolio arabo, ridare certezze al mercato immobiliare, alle industrie, ma soprattutto bisogna riportare la pace e non perdonare, con coraggio e decisione, chi traffica con gli strumenti di morte: intendo con chi specula con i commerci delle armi.
Non siamo più ai tempi della guerra contro i pellerossa, che acquistavo armi vendendo pelli, pepite d'oro per scacciare dalle loro terre i visi-pallidi: armi vendute illecitamente, che davano vigore ai commerci quanto quelle vendute ai soldati che sconfissero, sterminarono i padroni delle praterie.
Un tempo c'erano dei mercanti che acquistavano cannoni dall'Europa e li vendevano ai turchi, che combattevano l'Europa: in molti si arricchirono e l'economia ebbe degli utili, ma questi vantaggi costarono morti, feriti per le guerre contro l'Impero Ottomano.
La guerra è sempre un grande affare, almeno per qualcuno.
Il Nostro nuovo, giovane, Presidente dell'ultima e unica superpotenza rimasta al mondo cosa vuole fare?
Vuole cambiare veramente il corso della storia con una politica che porti la pace, oppure no?
Vuole stroncare i traffici con i “nemici” per non far vendere più armi, oppure continuerà con la solita politica?
I film western li abbiamo visti tutti e stancano un po': è ora di cambiare strategia.
La pace è sempre la miglior condizione per far crescere il benessere.
Arduino Rossi

Il suicidio perché soli con il mondo nemico.

Giorgio Nugnes si è ucciso e il suo Avvocato Nello Palumbo ha affermato: “Sentiva un accanimento nei suoi confronti. Il tragico gesto non può che essere connesso alla vicenda giudiziaria che lo ha investito, percepiva la difficoltà di far emergere la sua verità per i fatti di Pianura.”
Nugnes era stato implicato nelle indagini per le manifestazioni anti-discarica e gli scontri a Pianura: era stato attaccato dalla stampa come un organizzatore delle rivolte, delle sommosse che volevano impedire la riapertura della discarica.
L'angoscia è tremenda quando si è soli contro tutti, quando si è additati a nemici del popolo, in questo caso di essere addirittura in contatto con la Camorra.
Si parla di sciacallaggio da parte della stampa, o di una parte di essa, che non rispetterebbe i limiti del buon senso, di accanirsi contro questo e quello.
Il problema sta sempre nella difesa del diritto di cronaca e di opinione, prima ancora che ci siano le sentenze definitive dei processi, che in Italia sono particolarmente lunghi.
La giustizia sommaria che esce dalla carta stampata è spesso enfatizzata con luoghi comuni, ricerca di colpevoli facili, ma ci si scorda pure dell'essere umano che sta dietro al personaggio che viene sbattuto in prima pagina: il “mostro” è sempre una persona con sentimenti e con paure, angosce, depressioni.
I cattivi che la televisione, i mass media, descrivono come caricature da additare al pubblico ludibrio, non paiono persone reali: ogni uomo è complesso, colmo di contraddizioni e di sentimenti contrastanti, i cronisti spesso se lo scodano.
Ora ci saranno tante polemiche contro i cattivi giornalisti, ma la stampa deve fare il suo lavoro: se ha esagerato, se qualcuno ha calunniato è giusto che sia punito, ma solo in quel caso.
La libertà di parola non deve essere limitata, mai.
Invece esiste pure un'etica professionale che non dovrebbe permettere di dare giudizi pesanti, ma neppure insinuare con scaltrezze ambigue, le colpe e i colpevoli.
Tutto è difficile quando si parla di fatti gravi o ancora di più di corruzione: si deve dire, affermare, valutare, analizzare, mai giudicare i presunti colpevoli.
Quando poi c'è un gesto così grave si resta sconvolti: la tragedia che sta dietro a un uomo che decide di togliersi la vita lascia un vuoto immane e troppi dubbi.
Quando un uomo si sente additato come il colpevole, come colui che ha commesso il male, anzi il simbolo del male, per lui la vita diventa un peso enorme.
Sì, il diritto di cronaca non dove essere il diritto a un giudizio, a una sentenza inappellabile: sono condanne morali che spesso pesano molto di più di quelle della giustizia dei tribunali.
In molti casi i tribunali assolvono o infliggono pene lievi, ma la morte morale che esce da una sentenza giornalistica non perdona, brucia la terra sotto i piedi per i sentenziati e non c'è riabilitazione per costoro, anche dopo anni.
Oggi in Italia si temono molto di più i giornali che i tribunali.
Le parole sono pietre?
Non essendoci spesso una sentenza definitiva per la giustizia ufficiale, per prescrizioni, indulti, amnistie, si crede solo a quella della stampa e quella non fa sconti, nel bene e nel male: assolve e condanna, ma spesso e fallace come tutte le giustizie sommarie.
Arduino Rossi

Il terrore corre online: Silvio Berlusconi vuole regole mondiali per Internet.


Il Presidente del Consiglio ha visitato il Polo tecnologico di Poste italiane all'Eur di Roma e preso da entusiasmo ha lanciato la sua sfida al "disordine" della rete: "Porteremo sul tavolo una proposta di regolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet un forum aperto a tutto il mondo.... e lo faremo a gennaio, quando sarò per la terza volta presidente del G8, che sarà un G20.........rappresenterà l'80% dell'economia mondiale e il 72% della popolazione mondiale".
Un po' di paura l'ho avuta pure io e un brivido mi è sceso lungo la schiena.
Sta per finire la magnifica libertà di Internet?
In questo G20 ci sono Stati per nulla democratici, altri sono democrazie solo in apparenza, altri sono autentici regimi tirannici, di genere diverso: a tutti costoro i limiti alla rete farebbero comodo.
Cosa vorrà il Cavaliere esattamente?
Cosa intende per regole?
Vuole solo combattere i truffatori, i pedofili, coloro che violano la privacy senza pudore?
Vuole limitare la libertà di tutti imponendo un blog unico con Emilio Fede come direttore, opinionista, gestore e altro?
Forse è preoccupato per la tanto temuta o attesa migrazione dei soldi della pubblicità dalle televisioni a Internet: fatto che sta avvenendo negli Stati Uniti, ma qui, da noi, pare ancora lontano.
Sì, non credo che sia per ostacolare la libertà di pensiero, ma sia solo per porre un freno a questo temutissimo, per lui, evento storico: la fine delle televisioni, delle radio via etere e il loro assorbimento da parte di Internet.
Ora contro queste regole e per lasciare tutta la libertà di pensiero possibile su Internet ci sono le multinazionali del settore, ben più potenti e importanti di Mediaset, che impediranno qualsiasi intromissione nella rete mondiale: l'assoluta libertà dei blog fa parte del gioco, che poi è controllato dall'alto, ma noi, semplici fruitori del servizio, non ce ne accorgiamo.
Obama è stato eletto perché ha vinto la sua battaglia su Internet: non credo che ora si voglia sbarazzare di questo strumento che gli è stato così utile.
Tecnicamente è possibile censurare Internet?
Che tipo di censura si vuole imporre?
Con tutti i problemi che affliggono il pianeta, perché interessarsi di Internet?
Questa proposta, che sarà diffusa tra il miliardo circa di frequentatori della rete, danneggerà la nostra immagine come Paese?
Di conseguenza avremo un contraccolpo economico?
La possibilità che dal G8, o dal G20 escano regole ferree che limitino la nostra libertà, in tutto il mondo, è estremamente improbabile, ma il parlare di limiti è pericoloso, perché forse proprio in Italia si vorrà imporre qualche carta da bollo da pagare per aprire un blog.
La stupida burocrazia è sempre dietro l'angolo: io invece non credo che sia possibile impedire alla gente di essere libera di esprimere ciò che vuole, usando Internet.
Ci sarà una disobbedienza comune della quasi totalità dei frequentatori della rete: non posso immaginare che milioni di ammende potranno essere imposte a chi disubbidirà alle future regole.
Sono pure convinto di un fatto: fra quattro anni Internet avrà una grande importanza per le future elezioni politiche.
Questa proposta probabilmente avrebbe fatto perdere le elezioni al Cavaliere: per sua fortuna il popolo della rete è ancora confuso, troppo giovane e inesperto, altrimenti le proteste sarebbero state ben più furiose, anzi ci sarebbero state delle urla da far traballare la poltrona del Signor Presidente del Consiglio.
Io non mi espongo mai, ma questa volta voglio chiedere un favore, fare una preghiera.
Non toccate la libertà di Internet: è un sogno troppo bello quello che si vive in rete, senza polpettoni televisivi, senza reality, senza giornalisti sempre pronti a fare inchini a chi conta e ha un po' di potere: lasciateci sognare ancora un po'.
Vi scongiuro!
Arduino Rossi