domenica 30 novembre 2008

Il bullismo e gli isterismi.



Dopo anni di discorsi e di accuse contro il bullismo ecco che arrivano i giustizieri, nelle scuole e nella società°: si va a caccia di ogni atto che pare aggressivo, pure se minimo, ma non di tutti.
Ci sono le categorie protette e gli intoccabili: certi figli non si possono toccare: sono le creature dei papà delinquenti, oppure dei ricconi, degli onorevoli, dei potenti e notabili di ogni razza e categoria.
Loro possono sempre scorrazzare, deridere i compagni timidi, le ragazzine sole e molestarle: a loro nulla è proibito, per loro le vecchie teorie sociologiche funzionano ancora e servono come giustificazione.
Allora chi deve pagare?
Non sono certamente i figli dei prepotenti, quelli sono protetti dai paparini e dalle mammine, che lottano contro la ragione, il buon senso il buon gusto e la logica.
Pagheranno chi per sbaglio non ha papà autorevoli, o pericolosi criminali. Chi li tocca quelli?
I professori non sono degli eroi, anzi tirano a campare per la maggior parte dei casi: dovranno trovare il monellaccio da castigare e sarà il briccone di turno, anche se ha fatto poche marachelle.
Ovvero sarà figlio d povera gente, appartenente a nessun gruppo sociale numeroso ed agguerrito: lui pagherà per tutti e la farsa della lotta l bullismo avrà il suo bel finale ridicolo e tragico per le vittime del bullismo e della repressione.
Arduino Rossi

sabato 29 novembre 2008

Lavoro precario e fatica per un posto decente


La lotta per un posto di lavoro, oppure per un’attività produttiva continua anche dopo la pensione per molti: spesso ci si sposa tardi e i figli restano a casa sino a 30 anni e oltre, terminano l’università tardi e cercano un lavoro pure loro.
I poveri padri, pensionati oppure non, devono proseguire a mantenerli talvolta sino oltre i 60 anni, anche dopo i 65 anni: non rimane che trascorrere la vita a cercare lavoro decoroso e accettabile, quanto meno retribuito decentemente, o inventarsi qualcosa, altrimenti la famiglia crolla.
Così tutta la vita migliore di un poveretto svanisce e si consuma per guadagnarsi i soldi per i figli, per la casa e il mutuo, per dare una casa in montagna o al mare, in modo da uscire dalla città il più possibile, per respirare aria buona, per rilassarsi.
Questa è una vita da schiavi e in molti si chiedono se ne vale la pena di viverla: quando non ci ammazza dalla fatica, si rischia di finire presto al margine della società, con stipendi sempre più risicati, con pensioni che si svalutano rapidamente, non c’è scampo dalla miseria.
Non c’è alternativa: o ci si dà da fare o si muore di fame, o quasi.
Pure chi possiede grandi patrimoni in questi tempi li vede a rischio: gli immobili costano moltissimo come mantenimento, mentre i titoli si sono ridotti a meno della metà di un anno fa.
Si rischia di finire male e dover svendere sia gli uni che gli altri: solo chi sta attento e valuta con attenzione riesce a salvare il salvabile.
Sono tempi duri per tutti i fannulloni, non solo per quelli del pubblico impiego.
Arduino Rossi

Voi non avete notato che i prepotenti stanno alzando la testa?


Sì, sono tanti idioti con soldi, con amici degli amici, con abiti firmati taroccati, con musi duri, alteri, arroganti da stronzi, come vecchi nobili prima delle Rivoluzione Francese.
Si permettono qualsiasi cosa: insulti, prepotenze, ma soprattutto calunnie, menzogne di ogni tipo.
Questa povera Italia di inizio millennio assomiglia sempre più a un feudo dominato da conti, marchesi, baroni: il loro potere sta nel denaro, negli avvocati che sanno far passare il bianco come nero, che trasformano gli aggressori in aggrediti, i lupi in agnelli.
E' sempre più difficile proporre e imporre i diritti elementari delle persone, anzi paiono neppure più cosa da fare: al primo posto c'è il guadagno, poi il prestigio e gli umili sono schiacciati.
Questo capita nei tribunali, ma pure sulla stampa, sempre più con giornalisti
asserviti, negligenti verso i fatti oggettivi: sono pronti ad abbassare la testa e sono mediocri dal punto di vista professionale.
La libertà, quella giusta, quella contenuta nei confini dell'onestà, ha bisogno di uguaglianza: senza la verità e il diritto al rispetto di ogni persona perché umana tutto è vano, compreso il merito e la possibilità di costruirsi una vita e un po' di benessere, per sé e per gli altri.
Arduino Rossi

venerdì 28 novembre 2008

I morti di Mumbai non hanno un perché.



Gli attentati dei terroristi nella capitale economica dell'india con più di 130 morti e 300 feriti sono certamente stati organizzati da qualcosa e qualcuno che aveva le idee chiare.
Tutto è coordinato e ben preciso: gli Hotel Oberoi e Taj sono stati assaltati con fucili mitragliatori e granate, oltre al Leopold Cafe, la stazione di Mubai, il Kama Hospita, il centro residenziale Nariman House e il Metro Cinema.
Il gruppo terroristico islamico indiano, denominato Mujaheddin del Deccan, ha rivendicato le azioni: secondo la polizia indiana sono stati almeno 25 terroristi, che hanno preso parte agli assalti, che si possono definire suicidi. Il governo indiano accusa il Pakistan, ma velatamente, mentre la caccia agli ultimi terroristi continua, per la liberazione degli ostaggi in gran parte stranieri, occidentali, con alcuni italiani.

Le accuse vanno subito ad Al-Qaeda: quindi sarebbe stata un'azione proprio contro il Pakistan, secondo queste altre fonti, per creare odio tra le due nazioni, al fine di destabilizzare la regione.
Invece il quadro è certamente più complesso: io parto sempre dal denaro, che serve a finanziare azioni terroristiche di questo tipo.
Di soldi ne servono tanti, anzi tantissimi, inoltre sono necessari degli istruttori ben pagati e in genere sono mercenari, che come si sa, sono sempre degli ex militari di professione che si mettono al soldo del miglior pagatore.
Inoltre occorrono fiancheggiatori e una rete di informatori, di protezioni particolari: chi ha organizzato tutto questo ha delle idee precise, dei fini politici e in particolare economici.
Al-Qaeda appare sempre più qualcosa di misterioso: chi finanzia questo gruppo lo fa non solo perché è un integralista religiosa, forse non è neppure credente in Dio e neppure islamico.
Il movente di tanto odio sta sicuramente nella competizione economica: l'India sta diventando una potenza mondiale e quindi a qualcuno non garba.
Solo rammentandosi di ciò che avveniva prima della Prima Guerra Mondiale si può capire il periodo attuale: allora potenze militari, i nazionalismi e le industrie pesanti spingevano volontariamente e involontariamente verso lo scontro militare.
Oggi invece sono più gruppi economici, affaristici, che favoriscono i confitti.
Ci sono burattinai dietro il terrorismo islamico?
Io sono certo che su questa terra non ci sia nessun miliardario, tranne qualche rarissimo pazzo, che si dissangui per sovvenzionare bande di criminali assassini, senza poi sperare in un vantaggio economico adeguato.
Sì, certamente c'è chi finanzia il terrorismo per fini speculativi, per contrastare la concorrenza, per ricadute vantaggiose in campo finanziario.
Ora perché proprio l'India è stata colpita?
Per inasprire lo scontro etnico, che porterà ad un aumento delle tensioni locali e internazionali: avremo più armi vendute e Stati più autoritari, che favoriscono compattezza interna, pochi indisciplina sociale e la possibilità di investire con più tranquillità.
I vantaggi e le ricadute economiche sono tantissime.
Si può dire che il nostro mondo è cresciuto e si è sviluppato tecnologicamente con le guerre: purtroppo la guerra è ancora l'allevatrice della storia, almeno quella tecnologica ed economica.
Che rapporti ha questa strage, come le altre, con l'Islam?
Io sono sempre del parere che la religione è solo uno scusante, una giustificazione, per nascondere i veri scopi di chi progetta tali azioni: il terrorista che muore è convinto di lottare per la sua fede, ma in realtà la denigra, la tradisce, la combatte, facendone del male.
I nemici della fede di Maometto se ne approfitteranno per reprimere e uccidere, per giustificare pulizie etniche con la scusa della lotta al terrorismo.
Dopo 11 settembre quanti sono stati i morti per le guerre che si sono combattute in conseguenza di quel terribile attentato?
Sono centinaia di migliaia, forse milioni e la gran maggioranza delle vittime sono tra i mussulmani: chi ha progettato la strage di Mumbai era troppo attento e scaltro per non sapere che in India la repressione contro gli islamici si farà ancora più dura.
Questi
sarebbero i difensori dei credenti in Allah?

mercoledì 26 novembre 2008

Il funerale di Vito e la morte che colpisce in classe.


L'ultimo saluto Vito l'ha ricevuto nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Pianezza, Torino: erano in migliaia e c'è stato un applauso spontaneo e meritato.
Il crollo della contro-soffittatura nel liceo Darwin di Rivoli non poteva e non doveva avvenire: quando si mandano a scuola i nostri ragazzi, spronandoli per un futuro migliore se studieranno e faticheranno sui libri, non ci si attende che proprio il luogo più sicuro, o così si spera per i nostri giovani, diventi una trappola.
Si può dire che una volta superato il cancello della scuola i ragazzi siano sotto la protezione dello Stato, per le scuole pubbliche ovviamente: se capita una disgrazia come questa la colpa è tutta di chi non ha vigilato o di chi non è intervento.
In questo caso però non c'erano soldi per dare sicurezza all'istituto, come ad altri migliaia di scuole in Italia: non sono solo i crolli, ma sono pure la mancanza delle scale anti-incendio, del sistema elettrico a norma e tante altre cose, che rendono insicure molti edifici pubblici.
Pericoli nelle scuole ci sono sempre stati: tutti ci ricordiamo di aule chiuse per rischi di vario genere, di lavori urgenti e di lezioni sospese o spostate in ambienti indegni, come sottoscale, seminterrati.
Poi i crolli, piccoli e non gravi, di soffitti, di intonaci sono molto diffusi: i casi di ferimenti sono rari e si è accettato tutto questo con un fatalismo da italiani stanchi, pare che non si possa fare nulla.
Eppure la sicurezza, il benessere delle future generazioni, proprio quella parte sane dei giovani d'oggi, quelli che non sono sbandati, fuori a bighellonare, a bere e a far altro, non può essere messa al secondo posto, dietro a tante spese, a tanti tagli.
Un padre di famiglia bravo può risparmiare su tutto, ma non sulla sicurezza e sulla salute.
Ora le responsabilità politiche non cadono solo sull'ultimo governo attualmente in carica, ma pure sui precedenti: da almeno 15 anni non si parla che di tagli e di riduzioni degli sprechi.
Con questa giusta smania al risparmio non ci si è ricordati di sistemare i vecchi edifici scolastici?
Dopo anni di sperperi insensati, durante la Prima Repubblica, ora sono i ragazzi di oggi che devono pagare il conto?
Devono studiare in aule fatiscenti, su banchi rotti, con insegnanti demotivati, precari e spesso malpagati?
Sì, gli errori della politica cadono sui nostri giovani: avremmo fatto bene a urlare, non solo dopo il funerale del più sfortunato liceale d'Italia, ma anche prima, quando tutto questo avveniva.
La scuola è troppo importante e i fondi devono essere trovati: si tagli ciò che volete, per esempio i super stipendi dei grandi dirigenti pubblici, ma non mettete a rischio le vite dei giovani.
Questo lo dico per rammentare dove sono i veri sprechi nazionali: non stanno nelle spese per sistemare gli intonaci dei soffitti delle aule dove i ragazzi vogliono imparare.
Arduino Rossi

martedì 25 novembre 2008

Siamo in recessione, ma il morale deve restare alto.



Secondo l'Ocse andiamo male e questa previsione riguarda non solo noi, in Italia, ma tutti i Paesi sviluppati: comunque noi avremo nel 2008 un calo dello 0,4% del PIL, mentre avremo un -1 nel 2009.
Questa è la più grande recessione del dopo guerra ad oggi; già il nostro sviluppo era debole, ora le cose si mettono male e non se ne vede un'uscita a breve.
Il deficit di bilancio della spesa pubblica salirà e nel 2010 supererà il 3,1% sul Pil, mettendoci pure nei guai con il Patto di Maastricht.
Silvio Berlusconi invece chiede e cerca ottimismo, mentre la disoccupazione salirà al 8% nel 2009, che significherà difficoltà e lavoro in bilico per molti, soprattutto per i precari, ma pure per i settori più deboli della nostra economia, come il tessile, da tempo a rischio di estinzione.
Mi rammento le dichiarazioni di esperti e di uomini di governo di qualche anno fa, questa volta della sinistra: affermavano la necessità di una crescita da Paese moderno, lasciando ad altre nazioni quelle forme produttive marginali.
Quelle attività a basso reddito davano e danno lavoro a centinaia di migliaia di persone: erano fonte di sostentamento per intere vallate.
Si può dire che la gestione dell'economia negli ultimi anni non è stata felice: ci si è spesso scordati dei “particolari marginali”, che rappresentavano vite di operai e impiegati in cassa integrazione, famiglie rese povere se non disperate.
La recessione è una maledizione che ci capita sulla testa, ma non sarà per tutti uguale: ci sarà meno inflazione probabilmente, qualcuno paventa la deflazione, ovvero la riduzione dei costi rispetto all'anno prima, per la carenza di domanda.
Avremo pure qualche categoria che si arricchirà ugualmente, come chi speculerà sugli immobili, bene rifugio per i risparmi di molte famiglie, oppure chi si diletterà in Borsa, ormai tranquilla per le grandi perdite e i crolli già avvenuti.
Ciò significherebbe una riduzione dei consumi e quindi un calo della produttività delle industrie.
Si parla del fatto che il nostro sistema ha banche solide, ma ci si scorda invece della dinamicità e dell'elasticità del sistema imprenditoriale italiano, formato da 4 milioni di imprenditori, per la maggior parte artigiani.
Perché un sistema così produttivo e capace di resistere alla concorrenza sia andato in crisi bisogna chiederlo forse, ancora una volta, ai nostri politici: la scelta del cambio troppo svantaggioso tra Euro e Lira all'epoca dell'entrata dell'Italia nella moneta unica, le scelte della banca centrale europea, tutte rivolte a contenere l'inflazione, ma non a favorire lo sviluppo, segnano e comprimono quel mondo effervescente, coraggioso delle piccole industrie, delle mille e mille aziende artigianali.
Qualche politico sogna un'Italia super tecnologica, altri ambiscono a investimenti che non arrivano mai anche per il terrore della burocrazia italica: invece la nostra creatività continua a restare fonte di sviluppo, anche se si fa poco per togliere le briglie, le pastoie per licenze e permessi vari.
Quando in questo Paese, sarà possibile aprire qualsiasi attività, transitando da un solo ufficio pubblico, spendendo al massimo un paio di ore e chiunque lo potrà fare, escludendo eventuali conflitti di interessi, la ripresa sarà forte e inarrestabile.
I disoccupati, ma pure i pensionati, gli extracomunitari regolari si potranno inventare il lavoro che vorranno, sempre se onesto.
E' strano che ci si dimentichi sempre di questo quando si vuole intervenire sull'economia del Paese, eppure è soprattutto nel far funzionare meglio l'apparato burocratico che lo Stato fa il suo dovere, agendo realmente sull'economia reale.
“Meno Stato e più mercato” si diceva una volta: sarebbe giusto iniziare a mettere in pratica le promesse fatte.
Arduino Rossi

Morire d'amore nell'India di oggi.




Si chiamava Manish Kumar ed aveva 15 anni: era povero ed era un Dalit, ovvero un intoccabile.
Gli intoccabili sono gli appartenenti alla casta degli ultimi, anzi a una sotto casta di miserabili.
Si era innamorato di una ragazza di casta superiore: stava scrivendo una lettera alla sua bella e per questo “crimine” è stato picchiato, trascinato sino ai binari della ferrovia e lì gettato mentre transitava un treno, che lo ha stritolato.
Le caste sono un sistema sociale rigido, con quelle superiori dei sacerdoti e dei guerrieri, simili ai nostri nobili di spada, poi ci sono quelle dei mercanti e degli artigiani, dei contadini, ma sotto tutti ci sono i braccianti, i manovali, coloro che non hanno specializzazione, né speranze.
Questa società è stata paragonata a quella europea precedente la rivoluzione francese, ma con una rigidità sociale d'acciaio tra le varie classi, regolata da ferree leggi religiose: le caste sono contrastate dalle leggi dell'India moderna e spesso l'ordine sociale antico è stato sovvertito, ma nelle zone rurali più tradizionaliste tutto è fermo al Medioevo della fede induista.
In pratica in India si cerca di fermare la storia con queste soluzioni brutali, criminali.
Vecchie consuetudini, che durano da millenni, anche negli ultimi villaggi sperduti di questo pianeta, finalmente vengono messe in discussione, ma le resistenze sono tante.
Questo capita solo in India?
Temo di no, anzi anche nei Paesi più sviluppati certe suddivisioni antiquate di ceto persistono: non permettono di riconoscere il merito, ma neppure il dialogo tra persone di ambienti differenti.
Il liberismo vuole premiare il merito, mentre gli ideali sociali esaltano l'uguaglianza: sono valori nati in Occidente da pochi secoli, ma sono ormai indiscutibili da noi, per fortuna.
L'uguaglianza e il merito individuale è sempre esistito nel nostro mondo, ma c'era in passato pure una suddivisione delle classi sociali in modo rigido e non c'era neppure l'uguaglianza degli individui davanti alla legge.
Ora i nostri valori stanno invadendo sino l'ultimo borgo nella foresta, nel deserto: gli esseri umani sono tutti uguali e lo si ripete con coraggio.
Guai a sostenere il contrario, guai a limitare la libertà delle persone, degli uomini e delle donne.
Invece proprio nella Patria della non violenza c'è un'ondata antidemocratica, antiugualitaria.
Prima si bruciano i cristiani, si uccide chi cambia fede religiosa e preferisce quelle che li fanno uscire dalla schiavitù delle caste.
Ora pure un ragazzino innamorato viene punito da questi fanatici sanguinari.
Io rimango sempre stupito per la mancanza di proteste decise, coraggiose, contro questi crimini terribili: visto che questo mondo è sempre più piccolo ed è facile contattare, dialogare con tutti, perché non alzare le nostre voci.
Sono sempre del parere che pure da noi c'è un grande desiderio di mantenere privilegi per sé e per i figli, per i figli dei figli, per generazioni, fino alla fine dei tempi.
Il povero ragazzino innamorato indiano così non ci interessa: Lui pretendeva di avere un'esistenza libera da pregiudizi, da schiavitù, da imbecilli esaltati, da tradizioni che umiliano e tolgono i diritti fondamentali, come quelli di sognare, sperare, amare chi pare e piace.
Ha pagato per la sua “immoralità”: metteva in discussione antichi soprusi, con la “promiscuità” tra le caste, tra i ceti, tra le razze.
Il mondo del futuro saprà abbattere queste barriere ridicole?
Anni fa non avevo dubbi, oggi non ne sono più certo: troppi interessi, troppe complicità e troppe ipocrisie tradiscono tutti coloro che vogliono essere trattati come pari e non come paria, in India, in America, in Europa e in Italia.



Arduino Rossi

lunedì 24 novembre 2008

A Verona la tragedia inspiegabile di un padre quasi felice.


A Verona la tragedia inspiegabile di un padre quasi felice.
Uccide moglie e i tre suoi bambini senza lasciare motivazioni particolari dietro di sé.
Era un commercialista benestante con la moglie avvocato: aveva tre figli che adorava, una bella casa, una vita serena, almeno in apparenza, si era fatto tutto da sé, ma qualcosa gli si è rotto dentro: la donna delle pulizie ha trovato i tre bambini dai 2 ai 7 anni, la moglie e l'omicida suicida tutti ormai morti.
La ricerca di una spiegazione sensata è difficile da trovare: pare che non ci fossero debiti, né malattie particolari, né infedeltà o crisi matrimoniali in corso.
Era tutto normale o così pareva a tutti i vicini, i parenti, i conoscenti e i colleghi: nulla scaturiva fuori di anormale da quella che era per tutti una famiglia felice, quasi perfetta: un uomo non potrebbe desiderare di più e di meglio.
Mi distacco dal fatto di cronaca in questione, con pochi dati chiarificatori, per approfondire situazioni comuni e diffuse pure in altre stragi simili del passato, oltre a tante situazioni famigliari comuni, anche se non tragiche.
La fatica di crescere i figli è grande: ci si consuma per lo sforzo di rispettare tempi, buon senso, valori e pure buone maniere con gli schemi di un'esistenza spesso affannosa, anche per chi problemi economici non ne ha.
Un fatto è certo per questo caso insoluto: qualsiasi famiglia, come in qualsiasi comunità umana, ci sono sempre dei contrasti, degli attriti e la perfetta armonia esiste solo negli spot pubblicitari: nella realtà i bambini fanno i capricci, si torna a casa stanchi dal lavoro e si può, qualche volta alzare la voce, si può discutere, si può sgridare i bambini, si può anche non andare sempre d'accordo con la moglie.
I problemi sono tanti, dentro e fuori la propria casa: i soldi poi non bastano mai, anche quando ce ne sono un po'.
Il timore di non riuscire a essere un buon padre è pure grande, così la famiglia si nasconde agli occhi del mondo con un'apparente rispettabilità, buon senso e pure un po' di ipocrisia.
“I panni sporchi si lavano in famiglia” è un modo di dire e di comportarsi diffuso tra chi teme il mondo esterno, il suo giudizio, i pettegolezzi: quando da una casa non si percepisce un pianto, un bisticcio, un urlo, un lamento e tutto pare troppo perfetto, allora in quella famiglia qualcosa non funziona.
La solitudine delle nostre famiglie è grande, così i problemi irrisori, ridicoli, ingigantiscono nelle menti di padri affaticati: la tragedia è l'ultimo sviluppo, per fortuna eccezionale, di piccoli e grandi drammi quotidiani, che quasi sempre sono pure banali, risibili se visti dall'esterno, ma sono pure le gocce che, con il loro stillicidio, perforano la roccia.
Nelle nostre case il nemico sta all'esterno ed è pronto a giudicare, ma ancora di più a non farsi gli affari suoi: bisogna quindi chiudersi dentro e proteggersi dall'invidia maligna, da chi attende il momento opportuno per fare del male.
Forse la maggioranza delle persone invece se ne infischia di noi e delle nostre questioni private: i pettegoli sono spesso sciocchi innocui, ma queste famiglie devono essere felici a tutti i costi e devono recitare una parte difficilissima.
Lottano contro i problemi quotidiani e contro la verità, la realtà: tutto questo ha un costo enorme e proprio la felicità, quella imperfetta se volete, ma autentica, svanisce da quelle case, per lasciare spazio a farse dolorose.

giovedì 20 novembre 2008

Nude per la causa di Gelmini.

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Contro le proteste degli studenti scendono in campo le sexy studentesse: sono ragazze emiliane della zona tra Bologna, Reggio e hanno posato per il fotografo Corrado Bertozzi.
Saranno le modelle dell'edizione 2009 del calendario “Sexpolitik” con fini pro riforma Gelmini: ora entrano in campo le “curve” delle studentesse e laureate, dai 19 ai 33 anni, così le armi della politica sono aumentate.
Spogliarsi per la causa è un'iniziativa non nuova, ma questo fatto entra nella cultura vecchia che torna di moda: la bellezza, anche provocante, allo stato naturale, spesso non è legata allo studio, all'intelligenza, secondo una certa opinione diffusa.
Le secchione erano e ancora oggi sono considerate delle ragazze poco attraenti: una certa mentalità ritiene che le belle ragazze non devono far fatica, basta la presenza.
Sapere che ci siano studentesse pronte a spogliarsi per così “alti ideali”, senza remore né titubanze dimostra che nella gioventù di oggi c'è ancora coraggio e ardimento: un tempo si diceva “nudi alla meta”, oggi invece si può correggere con “nude alla meta”.
Quale sia la meta in questione non si sa, ma si sospetta, o almeno i soliti maliziosi la immaginano: io non lo sono e credo nella loro buona fede, assoluta.
Si sono spogliate per la cara signora e ministro Gelmini, che sarà sicuramente riconoscente con queste belle fanciulle filo governative.
Oggi è pericoloso esporsi e si rischia di persona.
Insulti e parolacce non vengono risparmiate a nessuno: appena si esce dal branco ecco che arrivano i tiratori scelti, gli spacconi, o se preferite l'espressione milanese originale, i bauscia, che sfogano le loro frustrazioni personali, i loro fallimenti individuali, anche amorosi contro il nemico del popolo di turno.
Denudarsi di fronte a questa folla di potenziali avversari inferociti è veramente un segno di grande coraggio morale ed umano.
Sì, per chi non se ne fosse ancora accorto, me la sto prendendo allegramente: non sono un moralista e non mi piace solo la volgarità.
Invece per quanto riguarda la riforma Gelmini qualche dubbio mi resta in testa, nonostante le bellezze delle studentesse in mostra: i tagli fatti in questo modo stanno mettendo in crisi molte Università, scuole pubbliche di ogni ordine, grado e incredibile, pare pure le scuole private.
I tagli sono necessari in questo momento difficile, di crisi: è pure complicato differenziare il buono dal cattivo, gli sprechi da ciò che serve ed è di vitale importanza.
E' risaputo che la destra preferisce ridurre la spesa pubblica e le tasse, mentre la sinistra ha un maggiore interesse verso il sociale.
Ora vedere questa riforma, tanto criticata, come qualcosa legata solo ai tagli e gli sprechi è troppo semplice: io invece voglio far notare che da troppe stagioni la scuola italiana non è più una fucina di studi e di impegni per apprendere, o non è solo questo.
E' da tempo un luogo per fornire titoli di studi, da usare poi nella vita reale: tutti noi siamo purtroppo testimoni dell'esistenza di laureati con gravi lacune di nozioni elementari.
Da troppi anni la cultura e la conoscenza si sono isolate, senza premi e riconoscimenti, se non quelli che ci permettono di muoversi meglio nel mondo, oso dire di vivere meglio.
Ora non mi rimane che augurare alle belle ragazzone di ricominciare a studiare: non basta e questo lo sanno certamente, finire su un calendario per riuscire nella vita.
Arduino Rossi

Strage di Erba: Olindo, Rosa e il processo spettacolo.


(Strage di Erba: Olindo, Rosa e il processo spettacolo mostri mostro assassini massacro sterminio killer)


Attorno alla strage più assurda e incomprensibile degli ultimi anni, con i personaggi accusati di un crimine orrendo, insolito ed enigmatico, da capire e catalogare, l'interesse del pubblico cresce.
Ci sono intanto 320mila euro richiesti dai legali di Mario Frigeri, l'unico superstite del massacro, principale accusatore e testimone fondamentale dell'accusa.
Invece Azouz, marito e padre di due delle vittime, si accontenta di una condanna all'ergastolo “senza Dio”: non chiede di più e rinuncia alla pena di morte, che in Italia non esiste, ma Lui forse non lo sa.
In televisione pare già tutto scritto e fatto: c'è pure la folla che vuole assistere all'ultimo atto e in tanti si attendono una condanna.
Perché tanta “popolarità” per un caso così atroce?
Non ci furono padri assassini, che sterminarono la propria famiglia?
Non ci furono fidanzati e uomini disperati che ucciso tre, quattro o più persone?
Quelle tragedie furono catalogate come frutto della pazzia, o come questioni incomprensibili, dovuto a malattia e depressione.
Invece ciò che sorprende e attira la curiosità morbosa delle folle sta nella situazione comune, da lite di condominio: per bisticci nei palazzoni italiani ci sono stati dei morti, ma mai stragi premeditate.
Ora io non mi interesso del dibattito processuale, non sono né colpevolista né innocentista, ma semplicemente interessato alla ricostruzione dell'accusa, che prendo come spunto per alcune osservazioni.
Le liti di condominio degenerano talvolta in rissa, con cazzotti sui denti, qualche coltellata tra i più facinorosi e alla peggio in fucilate sparate dopo qualche alterco: la cronaca nera non segnala omicidi organizzati, preterintenzionali, con l'eliminazione di quattro persone, la distruzione dell'appartamento con il fuoco.
Rosa e Olindo odiavano la famiglia Azouz per banali motivi: erano i soliti schiamazzi e i classici rumori, forse provocati pure dal bambino.
C'era stata una causa civile, finita male per i due accusati: tutto ciò rammenta migliaia, decine di migliaia di casi simili.
In ogni condominio o quasi, ci sono liti per faccende futili che avvelenano l'esistenza a troppe persone: sono all'ordine del giorno di movimentate assemblee condominiali spazi comuni usurpati, baccani e strilla di ragazzini, sempre più o meno catalogati, a torto o a ragione, dei maleducati.
Quante volte sono stati battezzati con i nomi dei due di Erba tanti abitanti di condomini particolarmente rompi scatole, ma pure quante volte si è augurato, a bassa voce, ai vicini esuberanti di incontrare pure loro degli assassini esasperati.
Il divertente e tragico di queste grandi “dibattiti” condominiali sta nel fatto che fanno tanto felici molti avvocatini: certe questioni si risolverebbero con i doppi vetri alle finestre, con qualche sistema di isolamento acustico, che oggi spesso può essere misto, con l'isolamento termico, in certi casi.
Ci sono pure altri metodi che evitano gravi guai con i vicini, ma alla peggio ci sono i giudici di pace, che possono decidere per faccende di poco conto.
Sì, su questo massacro si sono proiettati sentimenti e desideri di vendetta: pare che dietro ai due imputati ci siano milioni di rompiscatole impuniti, che ti telefonano per una sedia spostata, per il marmocchio che frigna dopo le 22, dimostrando sin da piccolo di non rispettare il regolamento condominiale.
E' il movente banale, insensato, futile, che ci rende curiosi per il caso di Erba.
Quanti potenziali assassini si nascondono nei nostri condomini?
In quanti hanno meditato omicidi e pure stragi di vicini odiosi?
Sarebbe una grande delusione se il processo prendesse una nuova svolta e si mutasse movente, ma pure colpevoli: ormai sono in troppi che attendono questa sentenza.
C'è un rancore potente che sale contro i due imputati.
Sono loro che devono pagare per tutti gli inquilini che ci fissano dietro le tapparelle, che controllano i nostri passi, per trovarci in fallo?
Lasciamo quindi ai giudici la decisione e non immedesimiamoci.
Che la giustizia faccia il suo corso, senza vendette popolari e gioia per le eventuali condanne o assoluzioni.
Arduino Rossi

mercoledì 19 novembre 2008

Eluana Englaro a Straburgo, è l'ultima spiaggia.



Sono 34 associazioni italiane, che si battono per la difesa della vita e sono ricorse alla Corte europea, nella speranza di ottenere un rinvio o una risposta positiva per la sopravvivenza di Eluana. Si punta all'applicazione della regola 39, o l'estrema urgenza, che comporta la sospensione di qualsiasi azione sino al pronunciamento della Corte. Quindi i giudici europei dovranno decidere sulla legittimità della richiesta, sospendere o annullare la sentenza.
Io comunque non credo in questo miracolo, da Straburgo non può uscire una risposta che vada contro le ideologie trionfanti, o meglio contro i luoghi comuni che vengono ripetuti da grandi e da piccini. Non voglio parlare di Eluana e del suo dramma, di questa mentalità che la condanna, o la libera a secondo del punto di vista. Di imbecillità se ne sentono tante e poi gli insulti non mancano mai: i soliti emotivi non sanno controllare le loro emozioni, le loro pulsioni esuberanti, quando si toccano certi argomenti. Lì vedo, ecco che arrivano coloro che ci liberano dal Medioevo: finalmente andiamo verso un mondo nuovo, si aprono gli orizzonti e c'è il sole dell'avvenire che ci attende. E' un peccato che il sole di cui parlano non si trova più nel futuro, ma è già tramontato da tanto, tanto tempo. Per loro il Vaticano è il covo di tanti orrori impronunciabili, ma non ho mai capito come fosse possibile che un luogo così tenebroso potesse contenere tanti splendori e tanta bellezza artistica: quelle opere non sono quelle buone che intendono i Vangeli, ma certamente sono magnifiche. Eppure ognuno ha diritto di fare ciò che vuole della sua vita, di buttarla via, come un fazzoletto sporco, guai a dubitare di tale verità assoluta. Sì, pare proprio così, nell'era post Medioevo clericale, dopo una lunga lotta contro i dogmi, ecco che tornano sotto forma di verità indiscutibili, altrimenti si è bollati con l'insulto più diffuso tra i gruppi anarchici e sovversivi di anni fa, forse pure di oggi, ovvero con cattolico. Discutere, chiedere, dubitare è un diritto fondamentale di ogni essere umano: senza dubbi non esisterebbe la libera scelta, avremmo solo una verità fissa, rigida nell'Universo. Cosa scopro all'inizio del 3° Millennio? La madre di tutte le certezze, la rivelatrice di dogmi di fede per eccellenza, usa un linguaggio pacato, morbido, sensato: cerca il dialogo con tutti e non sentenzia nulla o poco, lasciando aperte tutte le porte o quasi, mentre dall'altra parte sento discorsi da fine Ottocento, con un linguaggio stantio. Si vede che la retorica degli illuminati di allora, adoratori del progresso umano, che, mi ripeto ancora, ci condusse a due guerre mondiali, diverse rivoluzioni finite malamente, tante guerre coloniali e genocidi di tutti i tipi, non è passata di moda. Lo so che Eluana è solo un caso, ma io ho paura del risorgere di questi discorsi, specialmente se dietro ci sono grandi giornali, stampa cosiddetta libera, ma con poteri forti alle spalle, diciamo con grandi forze economiche che li sostengono. Allora il mio dubbio diventa atroce. La mancanza di incertezze dei soliti troppo "sicuri di sé", la tecnica denigratoria e semplicistica, che impedisce qualsiasi dialogo, specialmente con le menti "semplici", non nasconde qualcosa? Il dio preferito in questa epoca è uno solo: non è trino, ma si chiama quattrino. Combattiamo quindi una battaglia storica per liberarci dei retaggi del passato? Lottiamo per risparmiare miliardi di euro, per tagliare i costi della sanità? Se si eliminassero tutti i malati inguaribili quanti soldi potremmo racimolare? Forse usciremmo pure dalla crisi attuale e si risparmierebbero risorse per altri usi, come lo shopping. Erano le idee di un capo di Stato del passato, che fece potente la sua nazione, la Germania degli anni Trenta: le vittime dirette però furono 12 milioni e provocò una guerra da 50 milioni di morti. Diffidate delle imitazioni!

Vigilanza Rai: la guerra per un posto chiave per la democrazia.

(Rai vigilanza mediaset radio televisione democrazia censura libertà)


Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei deputati vede tutto regolare nelle elezioni dell'organo di vigilanza Rai: "Ed è senso di responsabilità quello che sta dimostrando Villari, che è stato eletto Presidente della Commissione di Vigilanza Rai attraverso un voto che non ha nulla di oscuro ma che piuttosto ha sbloccato una situazione incancrenita".
La questione delle dimissioni di Villari è trattata al di sopra delle righe da lui stesso: "Mi imbarazza che su questa vicenda ci sia tutta questa attenzione.....non mi sembra che, in un momento così difficile, contribuisca a far sì che i cittadini stiano meglio". La Commissione Rai è un organo fondamentale per il controllo delle trasmissioni televisive, oso dire per la lottizzazione della televisione pubblica: la sinistra accusa il governo di voler prendere tutto, controllando tutta l'informazione televisiva. E' una polemica vecchia ed è legata alla lotta per la conquista dell'etere, delle televisioni in chiaro, le radio interessano da tempo di meno. I nostri politicanti sono poco consapevoli del fatto che l'Universo della politica non si possa dividere solo tra destra e sinistra, ma ci siano tantissime sfumature di idee, contaminazioni e varianti fantasiose. La lotta per il controllo della Rai, da parte dei partiti, dimostra ancora una volta, io dico per fortuna, che non si siano accorti dei cambiamenti in atto nel mondo: è Internet il dominatore e il principale strumento di informazione anche in Italia. Ci sono milioni di voci e di pareri contrastanti, curiose, pure buffe, ma differenti e democratiche. Ci sarà una commissione di vigilanza e di controllo su Internet? Chiaramente spero di no, anche perché sarebbe la fine di molte libertà e delle possibilità dei singoli, coraggiosi e pronti a mettersi in mostra con le proprie opinioni. La lotta per una trasmissione in più, per un dibattito rivolto a destra o a sinistra, pare fondamentale per il futuro delle opposizioni e forse è vero: Idv e Radicali hanno già protestato e mostrato i denti. Veltroni teme il predominio della destra, anzi ha paura di una lunga stagione di governi di destra, così deve fornirsi di tutte le armi che riesce a trovare, tra cui un maggiore spazio in televisione per il suo PD. Invece sono certo che il futuro politico nazionale avrà altri colori e probabilmente ci sarà una nuova classe politica: il nuovo mondo dell'informazione, ben più dinamico di quello delle televisioni pubbliche e private, darà tanti problemi a tutti coloro che siedono comodamente sulle poltrone del potere. Metterà in crisi molte cariatidi della politica nazionale, sì, quei politici che credono ancora che Internet sia solo per ragazzini e perditempo.

lunedì 17 novembre 2008

I fannulloni di sinistra e di destra.

I fannulloni di sinistra e di destra.
Brunetta a Montecatini Terme non ha dubbi, anzi è certo: "....il Paesedelle rendite e dei poteri forti, quello dei fannulloni, che spessostanno a sinistra."I mangia pane a tradimento per il nostro ministro della PubblicaAmministrazione stanno all'opposizione: questa sua affermazione, alcongresso dei "Circoli del Buongoverno" di Marcello Dell'Utri, hastrappato alla platea applausi a non finire.Il suo attacco contro la CGIL è proseguito ancora: "In un momentocosì difficile il sindacato dovrebbe avere una attitudine responsabilee costruttiva. Cisl, Uil, e altri sindacati l'hanno avuta: la Cgil nonl'ha ancora, spero che ce l'abbia."Brunetta quindi si infuria quando vede rosso e sostiene che i lavativivotano a sinistra, perché da quella parte si sentono protetti, mentrea destra tutti o quasi amano la fatica.Un fatto è certo: gli scansa fatiche non hanno un colore politicoparticolare, ma Brunetta vuole far piazza pulita di chi ostacola la suapolitica e quella del governo per il pubblico impiego.La rivoluzione di Brunetta, ormai pare quasi certo, si basa suiproclami, sulla scelta dei dirigenti giusti, quelli collocati nelloschieramento giusto.Questo non è meritocrazia, anzi ricorda il peggior clientelismo deglianni passati: la meritocrazia è indifferente alla fede politica,religiosa, sindacale dei lavoratori, ma si interessa solo se lavorabene o male, se si impegna oppure no.Brunetta si può dire che sia scivolato su una buccia di banana,inoltre la sua riforma e le sue proposte non stanno intaccando iclientelismi, il burocratismo, le pastoie e le complicazioni dellenormative: ha attaccato con una legge tutti i lavoratori pubblici, siai lavativi che gli autentici ammalati, togliendo parte dellostipendio.Ha tolto gli incentivi e li ha messi a persona, sapendo che nei postopubblico conti tantissimo il favore e il rapporto "personale" con icapi, per meriti "speciali": si avranno i risultati desiderati, qualisiano però non è chiaro, ma temo che ci siano strani desideri nonconfessabili nelle direzioni statali.E' giusto costatare che il ministro Brunetta è molto bravo nellostrappare il consenso alle folle gaudenti: è capace di sbandierarenumeri, ma ora dimostri che questa Pubblica Amministrazione funzioniveramente.Parla di informatica e di informatizzazione dei servizi, operazione insé realizzabile dal punto di vista tecnico: basterebbe modificareprogrammi già in uso, come quelli delle banche, per portare tutto suInternet.La difficoltà maggiore comunque starà nell'adattare tutte leprocedure, spesso complesse, con contraddizioni, alla velocità diquesto strumento.Se Brunetta, o chi per lui, volesse riformare tutto il mondo antico delPubblica Impiego dovrebbe creare un'amministrazione parallela capace difare veramente, senza connotazione politiche ed ideologiche, restando indipendente totalmente dai partiti.Dovrebbe essere, come sostiene il ministro, con un padrone, ovvero condegli incentivi sul risultato reale dei singoli: soprattutto per laquantità di lavoro svolto, oltre alla qualità del lavoro, ma non permeriti fantomatici.Temo che l'Amministrazione Pubblica non sia riformabile, ma è solo dasostituire.Il problemi nascono quando si cerca l'interesse della classe politicaed economica ad avere un apparato statale così efficiente,indipendente, rivolto solo ai risultati, alla produttività: la cacciaall'evasione fiscale darebbe ottimi esiti, lo Stato non perderebbe laquasi totalità dei ricorsi contro gli evasori, o presunti tali.Tutti i cittadini sarebbero uguali davanti alla legge, alleamministrazioni: la grande ditta e l'ultimo artigiano avrebberol'identico trattamento.Ora è giusto chiedersi dove siano le forze sociali che desideranotutto questo.Brunetta per ora fa la sua battaglia personale contro la CGIL e tuttociò che è di sinistra, ma temo che non porterà a nulla diinteressante: questa benedetta riforma del pubblico impiego dovràattendere ancora altri anni, quando ci saranno le idee e gli interessiper farla.Intanto Brunetta se la prende con i permessi degli statali, così nonpotranno più accompagnare i figli dal dentista o la nonnina daldottore: ci saranno dei risparmi su tutto questo, ma per trasformare ilpubblico impiego in qualcosa di veramente degno di questo 3°Millennio serve altro, molto altro.
Arduino Rossi

venerdì 14 novembre 2008

Santoro non ama gli scherzi e va dagli avvocati.

(Santoro libertà di stampa di opinione di critica ironia sarcasmo scherzi battute spiritose)


Al deejay, Joe Violanti di Radio Dimensione Suono faceva gli scherzi telefonici ai politici, imitando il conduttore di Annozero, durante Morning Show: quando il politico non si accorgeva dell’imitazione lo svelava, alla fine, lo stesso imitatore.
Il titolare dell'emittente RDS, Edoardo Montefusco, difende il suo diritto alla satira: “....siamo una radio libera e come tale continueremo a lavorare.”Sabina Guzzanti e il vignettista Vauro di satire, burle, più o meno pesanti ne hanno fatte tante, anche da Annozero, diretto da Michele Santoro, ma questa volta il conduttore televisivo e giornalista di opposizione si è offeso: il clima è pesante e l'uso dell'umorismo spesso supera certi livelli da tutti i fronti.

Personalmente i giullari di corte non mi sono mai piaciuti, forse perché li ho sempre visti interessati: l'ironia non deve essere pagata da qualcuno, asservita a poteri forti, ma deve scaturire spontanea.
In questi anni gli scherzi, gli sberleffi sono spesso sfuggiti dal controllo del diritto di critica: sono diventati volgari, feroci, cattivi, ma guai se non si potesse più ridere, mostrare il lato buffo di ogni situazione.
Un fatto però è certo: in Italia ciò che si fa contro gli altri non è possibile farlo a noi.
“Non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te” non è una regola valida in politica, specialmente in questo Paese.
Quando si educano due fratellini, si cerca di far capire che uno non può fare ciò che gli pare, picchiare e insultare, poi mostrarsi come vittima quando il fratellino reagisce: così mi educò mia mamma e così educo i miei figli, così fanno la maggioranza dei genitori assennati.
Ci sono dei pericoli per la democrazia italiana?
Si può dire che a salvarci da avventure nefaste sia stata la nostra “lontana” Europa, con le sue contraddizioni, ma certamente dalla democrazia consolidata, negli Stati a Nord delle Alpi.
Capire che uno scherzo innocente, una battuta non volgare, né calunniosa, sia altra cosa delle parolacce, delle scemenze, delle cattiverie gratuite pare, per qualcuno, non così ovvio.
Si usa una frase un po' banale, anzi si abusa ogni tanto: “Le parole sono come pietre.”
I sassi in genere, sulla testa, fanno ben più male di qualche scherzetto, forse infantile, o denigratorio che sia: la dignità di una persona resta dentro chi ha forza d’animo e al di sopra di ogni burla.
Lo sanno bene le vittime di campagne organizzate e prezzolate, che si sono visti trattare come nemici del popolo per anni, senza aver la possibilità di difendersi, in tutto il mondo e anche in Italia.
La domanda se la nostra democrazia sia in pericolo resta aperta: qualche paura c'è, ma i rischi vengono da tutti i fronti politici.
Se non si impongono regole del gioco uguali per tutti andiamo e andremo male.
I bambinetti viziati si scordano dei dispetti fatti e urlano come polli quando qualcuno li sfiora: forse sarebbe giusto iniziare a difendere gli avversari accusati ingiustamente e pretendere il rispetto delle regole per tutti.
Santoro ha diritto alla critica e con lui tutti gli altri, anzi la critica è necessaria: senza ironia, senza sarcasmo e senza giocare sulle contraddizioni nelle opinioni degli avversari non c'è contrasto politico e dibattito democratico, costruttivo, positivo.
Ora parleranno gli avvocati, ma in genere, a quel livello, le sentenze sono formali: spesso il clamore e la pubblicità per tali casi ripaga più dei guai di una sentenza di condanna penale, che termina sempre in prescrizione e il dibattimento civile finirà alla peggio con qualche migliaio di euro di risarcimento.
Si sa che la pubblicità costa molto e nel mondo dei media l'importante è apparire.

Arduino Rossi

giovedì 13 novembre 2008

La suocera colpisce ancora.

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Il Tribunale ecclesiastico Interdiocesano Salernitano-Lucano sostiene che l'apposizione di una condizione sul futuro del matrimonio, fatta dallo sposo, costituiva motivo di nullità.
In pratica il matrimonio è nullo se uno dei futuri sposi impone delle condizioni, dei sé e dei ma: il caso in questione riguarda due sposini di Amalfi, che si unirono in matrimonio nella chiesa di Sant'Andrea nel gennaio del 1998.
Lui però impose la lontananza della suocera, ma la mamma della moglie, a sentire la versione di Antonio P., di 37 anni, non restava al suo posto ed aveva rovinato tutto.
I francesi dicono “cherchez la famme”, ovvero “cerca la donna” quando c'è un delitto particolarmente feroce: noi la nostra femmina l'abbiamo sempre da mostrare e denunciare.
Chi è più odiata della suocera italiana?
Le mamme nazionali non sanno restare al loro posto: sono sempre la fonte di mille ambizioni, proteggono sino all'esasperazione le figlie, poi i maschietti hanno mogli che non li sanno curare, o così le signore suocere sostengono.
Da questi scontri ”interfamigliari” nasce una rivalità terribile al femminile attorno a un bambinone di 30 o 40 anni, talvolta mai totalmente svezzato.
La Corte di Appello di Salerno ha confermato la sentenza del tribunale ecclesiastico, così Antonio e Gemma sono ora liberi di risposarsi, con una figlia tra i contendenti e una suocera che potrà affermare: “Lui non era adatto al matrimonio. L'avevo detto!”
Invece qui esce un'Italia che non è mutata troppo negli anni: è sempre quella con i suoi luoghi comuni, delle solite situazioni, che si ripetono, che si tramandano di generazione in generazione.
La mamma è sempre la mamma, ma la suocera è sempre la peste, pur restando la mamma della “controparte”: le coppie non si sposano più in chiesa, tutto è più “precario”, come il lavoro per i giovani.
Oggi si è qua, domani si è là, chi vivrà vedrà: si segue il destino che fa incontrare, litigare e dividere, lasciando solo tanti rancori verso gli ex e le ex.
Si può dire che questo personaggio, tante volte descritto nelle barzellette, nelle commedie allegre, nei film di qualche decennio fa, non tramonta mai: la suocera, la mamma italica, non si stanca di vedere le sue creature in preda a mille pericoli.
Il primo è quello delle bambinone,che quando si sposano finiscono in mano a certi “mascalzoni”, lazzaroni, falliti, incapaci: loro, povere figliole, meriterebbero di più, molto di più, altro che quegli ometti da quattro soldi, che le tengono a stecchetto.
I maschietti invece hanno donne che li fanno stirare le camice, che non sanno cucinare, che li lasciano dimagrire a vista d'occhio: “poverini”, dalla mamma loro erano serviti, riveriti, curati e avevano pure le scarpe lucidate in modo impeccabile.
Poi la casa di quella là è sempre sporca, le lenzuola sono stropicciate.
I nipotini crescono tutti screanzati, non salutano neppure i nonni: chissà cosa inculcherà in quelle testoline quella là.
La guerra continua ed è bello sapere che tutto il Paese abbia trovato un nemico comune: il tribunale ecclesiastico, quello laico dello Stato Italiano, l'opinione pubblica, nella sua maggioranza, escluse le suocere ovviamente, ritiene che sono loro le cause di tutti i mali nazionali.
Quelle donne petulanti, insoddisfatte che pretendono sempre di fare la mamma ai figli 40enni, sono l'origine di ogni male, o così pare ascoltando tanti discorsi.
Un tempo queste signore erano denunciate alla Santa Inquisizione come streghe, si vede che le tradizioni sono cambiate: ci si limita a divorziare, ritrovandoci un'altra suocera, per ricominciare una vita di coppia.
Arduino Rossi

mercoledì 12 novembre 2008

HO PEDALATO FINO ALLE STELLE


Paolo Aresi
HO PEDALATO FINO ALLE STELLE
Mursia Editore
Pagine 201
Euro 14,00
Edizione 2008
Paolo Aresi scrive per passione da tanti anni: è giornalista professionista del quotidiano “L'Eco di Bergamo”.
E' uno scrittore di fantascienza e attento autore di opere legata all'epopea spaziale, al desiderio di conquista di una nuova frontiera tra gli astri, con diverse pubblicazioni con le case Editrici Nord e Mondadori.
In questo romanzo invece il suo interesse si è rivolto verso una ricerca interiore del passato, visto attraverso gli occhi di una donna di 49 anni: è Marcella, madre, moglie e professoressa, che decide di farsi una “bella pedalata” con la sua azzurra bicicletta Bianchi.
Marcella non ha in mente una fuga, ma mano mano che pedala il suo pensiero la spinge verso la libertà: “Quando i figli sono grandi e possono camminare con le loro gambe, allora hai pagato il riscatto e diventi un liberto, schiavo liberato...”
Marcella quindi, senza sapere esattamente cosa cerca si allontana per una vacanza dalla famiglia e dagli obblighi: rimpianti e ricordi, speranze mai realizzate e personaggi del passato si ritrovano lungo la sua strada.
Sono amici, fatti antichi, eventi che si incrociato con il presente, ma sono pure esperienze personali e tanti avvenimenti di un Italia sia attuale, sia coperta dalla polvere del tempo.
Cosa cerca Marcella, con il suo lungo e coraggioso “giro d'Italia”, che la porta dalla Toscana sino alle falde del Vesuvio?
Incontra persone che parlano della guerra, dei tedeschi, dei bombardamenti, dei partigiani, poi cerca amici e amiche, tra i suoi pensieri e nella realtà: bussa, suona campanelli, rintraccia un passato felice e speranzoso, ma sempre faticoso, come una salita in bicicletta.
Ci sono incontri nei pensieri e lungo la strada della ciclista in fuga: sono personaggi incontrati per caso, con le loro storie, anche dolorose.
Ci sono i nonni e gli zii, ma pure le amicizie del passato.
Marcella si rammenta di una fuga di una sua amica, Francesca, una ribelle impegnata nel collettivo studentesco, allora adolescente e compagna di scuola.
Pure la nostra futura madre e moglie modello cercò di imitare l'amica “scapestrata”. Marcella, ragazza senza grilli nella testa, raggiunse la stazione con i soldi sottratti alla famiglia, ma ebbe un ripensamento: faceva freddo e il suo itinerario era la Germania, ancora più fredda della sua città, andò regolarmente a scuola, ma la fuga fu rinviata.
C'è tutta un'Umanità variegata in questi incontri ed aprono a dilemmi antichi: “Ma chi era il giudice di gara? Esisteva un matrimonio felice sul pianeta terra?”
La sua ricerca la porta a rimpiangere scelte libere mai fatte: “Quattordici anni. Quelli erano gli anni, aveva ragione Francesca: dopo i venti era tutto finito, diventavi maggiorenne e ormai eri vecchia......”
Questa lunga evasione la riporta verso la via del ritorno a casa, a Nord.
Il finale non è drammatico, né risolutivo, come spesso capita nella vita reale: “Avrebbe lucidato la sua celeste Bianchi. Avrebbe pensato a Michele. Avrebbe ricordato Simone........Avrebbe preso una casa nella sua città del Nord, sulla porta della sua estate.”
Marcella quindi non dà e non vuole dare risposte esistenziali, religiose, filosofiche o scettiche sul senso dell'esistenza: sceglie di vivere, di pedalare, cercando il suo futuro e il suo passato, percependo ciò che sta attorno a lei, ma mai si arrende, perché la vita è piacevole, con le sue stagioni, pare dire l'autore e merita di essere vissuta con coraggio, anche quando si suda in sella a una bicicletta.
Il romanzo è una prova di abilità di Paolo Aresi: sa ben coniugare ricordi ed emozioni, paure e descrizioni di personaggi in questa lunga pedalata.
Attira l'attenzione del lettore con molte curiosità, fatti, piccoli avvenimenti, con descrizioni precise di personaggi e di situazioni: ci sono estati felici, calde con giochi e spensieratezza, inverni al Nord, freddi, ma zeppi di desideri.
La vita che scorre quindi ha un senso?
Pare proprio di sì, ma tutto è celato, forse è un po' misterioso: “I fantasmi camminano dentro di noi, sono instancabili, percorrono le strade di polvere della nostra mente.”
Arduino Rossi

2009 anno terribile

(anno anni previsione previsioni difficile crisi problemi preoccupazione recesione)

Il 2009 sarà l'anno peggiore dal secondo dopo guerra a oggi: ci sarà una crisi dura e proprio il lavoro sarà quello che mancherà di più.Negli anni Settanta e Ottanta c'era tanto lavoro, o opportunità per tutti coloro che volevano faticare, sporcarsi pure le mani, che oggi non ci sono più: si pagava bene il lavoro degli artigiani, ma pure quello dei manovali.Oggi ci sono dei disperati extracomunitari che sono retribuiti 3 euro all'ora in nero: per un italiano, che perde il lavoro, diventa tutto difficile, complesso, molto faticoso.Ci troviamo davanti alla crisi che non si sa ancora cosa porterà: certamente darà problemi enormi ai più poveri, a chi perderà il lavoro dopo i 40 anni, magari con famiglia.Tutto questo pare sempre lontano dagli interessi dei nostri politici, che parlano solo di salvare banche, fattore, importante, aiutare i le grandi imprese.La politica che ha favorito il lavoro nero, la concorrenza tra poveri e tra ernie, verso stipendi e paghe sempre più basse, ha creato disperati e nessun sviluppo: la guerra tra poveri ha dato solo problemi di ordine pubblico, ma guadagni facili per imprenditori scaltri e senza morale, né onestà.Ora le tensioni sociali si alzeranno e sarà la destra ad approfittarsene, con l'istigazione dell'odio etnico e razziale, gioco facile tra i poveri: pare una commedia già recitata negli anni Trenta del secolo scorso: il finale, se non lo conoscete, leggetelo sui libri di storia.Non fu un bel finale.
Arduino Rossi

Piccoli borghi italani

(borgo paese paesini villaggi villaggio italiano italiani borghi provincia province)


Non siete mai stati un periodo in un piccolo, minuscolo borgo italiano?Sì, in quei paesini destinati, secondo le valutazioni anagrafiche e demografiche, a estinguersi.Sono luoghi incredibilmente umani, come una grande famiglia allargata, con pure odio e antiche guerre, anzi faide al suo interno, ma con persone sempre pronte ad aiutarsi, ad aiutare i nemici.C'è pure la chiesetta del paesino e il cimitero minuscolo, con tutti gli antenati di almeno cento anni prima, con qualche fiore ancora fresco il giorno dei morti per tutti.E' una dimensione scordata, che esiste e forse non esisterà più fra qualche decennio: le città, grandi e piccole, svuotano le valli e le zone meno ricche del Paese.Alla peggio ci saranno uniforme, brutte, case e villette per turisti estivi, che sperano di farsi un affare con una casa che utilizzano 15 giorni all'anno.In queste realtà si ritrovano esseri umani, che ti parlano e ti trattano non per la macchina che hai, se hai o non hai l'ultimo telefonino, ma perché sei una persona.Forse ti daranno un soprannome, ti derideranno perché sei un “buffo” cittadino, ma alla fine, se non ti sentirai un esploratore tra gli indigeni, sarai un uomo tra altri uomini e niente più.Vi assicuro che è una sensazione stupenda: si ritorna a essere persone e non degli imbecilli etichettati per la professione che si svolge, per i soldi che si hanno o non si hanno, per gli status symbol.Invecchiare e morire in queste realtà è quasi piacevole, peccato che i nostri figli non conosceranno più questi miro cosmi.

Arduino Rossi

Genitori sotto processo

(genitori psicologi pedagogia pedagoghi bambini ragazzini ribelli eduazione)


Voglio tornare sul dramma dei genitori normali, criminalizzati da strizza cervelli da rotocalco, da insegnanti furiosi, da sociologi politicizzati.
Sì, da quella razza rabbiosa di super esperti, di intenditori che sanno tutto o quasi, tranne crescere i loro marmocchi.
I genitori spesso sono vittime di vicini impiccioni, invidiosi che sentono gli strilli dei ragazzini prepotenti, arroganti e talvolta chiamano i carabinieri.
Qualcuno di questi si sente protetto dalla legge e vengono istruiti ad agire come se fossero al sopra del bene e del male: rompono, spaccano, comandano in casa e non si riesce a contenerli.
Non si possono punire più di tanto e le solite sculacciate, qualche sano schiaffone, risolutivo un tempo, è visto come maltrattamento: infatti i genitori sono spesso terrorizzati dai servizi sociali, da quelle signore spesso zitelle, quasi sempre acide e antipatiche, che alzano il dito indice, gridando “guai”.
I ragazzini, protetti da tutte questi cervelloni, da queste autorità esterne alla famiglia, criminalizzata e accusata da anni di tutti i mali del mondo, vanno oltre il lecito: fuori c'è un mondo di farabutti, di criminali ben difesi dalla legge.
Sono gli spacciatori, i papponi, gli sfruttatori dei sogni dei ragazzini e delle ragazzine: spronano le ambizioni dei futuri “campioni” di calcio e le “stupende” veline in erba che per ora fanno le cubiste, poi saranno a disposizione del locale per altro, qualche volta.
I genitori cosa possono fare?
Possono rinchiudere in camera le bambinone per non farle uscire senza essere denunciati di sequestro di persona?
Possono dare due bei schiaffi sonanti senza essere considerati dei seviziatori?
Temo di no e i problemi risolvibili con una maggiore autorità paterna e materna finiscono per incancrenirsi, sino alle tragedie che tutti vediamo nelle nostre strade.

Arduino Rossi

Un barbone bruciato è un segno dei tempi?

(emarginati senza casa senza tetto disoccupati barbone barboni)

Un clochard è stato cosparso di un liquido infiammabile, mentre dormiva su una panchina in via Flaminia, a Rimini.
Il poveretto non è in pericolo di vita, ma è grave al centro Grandi ustionati dell'ospedale di Padova per le ustioni riportate.
Il senza fissa dimora ha dichiarato di chiamarsi Andrea Rizzo, 46enne di Taranto, ma la polizia, che conduce le indagini, cerca conferma all'identità del poveruomo, comparando le impronte digitali.
Pure su una bottiglia di vetro, trovata accanto all'uomo, saranno fatti i rilievi necessari per stabilire se ha contenuto il liquido infiammabile e ci siano impronte del responsabile di un gesto tanto crudele.
I clochard, chiamati pure barboni, spesso con tono di disprezzo, sono sempre meno tollerati nella nostra società: sono sporchi, puzzano, bevono, parlano da soli, spesso perché affetti da disturbi dovuti all'abuso di sostanze stupefacenti, oppure per colpa di troppo alcool, ma anche per la mancanza di cure psichiatriche non obbligatorie, ma su questo argomento non vado oltre per non innestare polemiche infinite.
Fanno paura alle signore sole, agli anziani, con le loro insistenze per l'elemosina, con richieste quasi minatorie: non sono ben visti nei quartieri bene delle città, anzi i negozianti e gli inquilini dei palazzi signorili li allontanano in vari modi, o meglio cercano di allontanarli.
Quale sia il movente e soprattutto chi è stato a dare fuoco al solitario senza casa non si sa: potrebbe essere chiunque, anche un altro clochard, per rivalità di territorio, un pazzo, un demente qualsiasi, oppure qualche banda di giovani o addirittura di ragazzini che mettono in pratica le sentenze verbali degli adulti, come è già capitato in passato.
Non importa ora sapere e non è giusto farne un caso emblematico per polemiche politiche: siamo sempre il paese che dice, “piove governo ladro”, ma non esageriamo.
I senza fissa dimora, questi senza tetto vivono, sopravvivono, dormendo sotto i cartoni: muoiono per mille malattie, ma mai di fame grazie ad associazioni di volontariato, che li nutrono e forniscono gli abiti.
Io mi sono sempre chiesto come un uomo possa finire così, in queste condizioni non più umane: come un essere umano possa terminare dalla casa alla strada, da una vita normale con un'infanzia, le scuole e il lavoro, poi concludere tra gli stracci e la sporcizia.
E' un mistero e sono certo che le differenze che sussistono tra esistenze cosiddette di successo e queste miserabili ci siano solo eventi spesso fortuiti: nella vita si imboccano vie diverse a secondo degli eventi e delle nostre scelte.
Tutti potremmo finire in questo modo?
L'alcool, la droga pare siano al primo posto tra le cause che favoriscono situazioni di vita miserabili, poi c'è la malattia mentale, ma pure la vecchiaia solitaria, con la perdita del senno, può portare a far smarrire lai dignità e spingere al vagabondaggio.
Paiono cose che non ci potranno riguardare mai, ma, pur restando la povertà un fattore di rischio, anche i ricchi potrebbero, in teoria, terminare in tali condizioni: i casi eclatanti non sono mancati in passato, con barboni scoperti poi, dopo la morte, milionari.
Io sono certo che sia solo una la causa che ha ridotto in tale stato questi uomini disperati: la solitudini dai loro simili, la mancanza di una famiglia, di affetti sicuri e stabili, l'assenza di una rete di solidarietà umana, che può aiutare quando si cade in disgrazia.
La miseria umana di questi ultimi è dovuta a quella che circonda, talvolta, le nostre vite con le nostre indifferenze?
Può essere vero, ma non mi piacciono le risposte sicure, le sentenze.
Un fatto è certo: questi “miserabili” che provocano in noi tanta pena, ma pure disgusto, sono nostri simili, non dobbiamo mai scordarlo.
Arduino Rossi

Cofferati e le due anime della sinistra

(Sindacato CGIL Cofferati sindati sindaco di Bologna locali notturni bar baristi osti osterie schiamazzi)

Gestori, baristi, camerieri di 6 locali di Bologna, Pratello, hanno insegnato una manifestazione di protesta contro la chiusura dei loro locali.
La seduta comunale è stata sospesa per le proteste dei manifestanti, che chiedevano la sospensione dell'ordinanza del sindaco, soprannominato sceriffo dai suoi avversari.
Si chiedeva quindi le dimissione del sindaco con l'appoggio della componente del PRC bolognese, da sempre nemico giurato della linea di Cofferati.
L'ex segretario generale della CGIL fu un uomo deciso a difendere i diritti dei lavoratori, ma pure è appartenente alla componente giustizialista, la definisco così, se preferite chiamiamo legalista o amante della legge.
Fu famosa la sua scelta di ripulire alcune zone di Bologna dai senza tetto, ma pure da quella piccola delinquenza, da quelle “corti dei miracoli”, tornate di moda in questo inizio di 3° millennio, come ritorno del Medioevo.
La politica decisa e forse dura del Sindaco di Bologna è quella giusta?
Un fatto è certo, le sue scelte sono molto popolari e ruba consensi alla destra, lasciando poco spazio alla sua sinistra.
In questo ultimo caso però entra la questione dei posti di lavoro persi: quando si reprime, si fa chiarezza e si impone legalità si rischia di fare delle vittime, anche innocenti.
Senza entrare nella faccenda riportata dalla cronaca, senza entrare nella correttezza dei metodi usati per dare sicurezza ai cittadini, è certamente un peccato che Cofferati esca dalla politica per motivi personali e famigliari: poteva essere un personaggio che avrebbe ridato alla sinistra un motivo di riscossa.
La sua distanza dalla sinistra estrema, ormai minoritaria, ma sempre orgogliosa e determinata nelle sue posizioni, che non lo ama, anzi non lo sopporta, lo ha reso scomodo.
Io invece sono certo che potrebbe essere il cinese (come era battezzato dagli avversari per le sue posizioni radicali al tempo della militanza sindacale) a rilanciare la sinistra, il PD: potrebbe dare certezze ai cittadini per i timori sulla sicurezza e nel frattempo essere un ottimo antidoto contro la crisi e contro la disperazione di molti lavoratori, sempre più malpagati, con il posto di lavoro legato a un filo.
L'amore per la legalità non piace a molti di sinistra, come a tanti, troppi, di destra: l'illegalità diffusa, che fece da motore per troppo tempo nel nostro Paese ora è sempre più una palla al piede.
Solo chiarezza e leggi semplici, ma rispettate e fatte rispettare, ci farà uscire dalla crisi, quanto meno da quella della fiducia sia nazionale sia estera.
Io non credo negli eroi, nei salvatori della Patria: Cofferati potrebbe essere solo un valido oppositore a Berlusoni.
Ha tutte la carte in regola e potrebbe strappare voti popolari, finiti a destra, solo per la paura di uscire di casa.
A sinistra non si sono accorti di nulla?
L'opposizione è importante e tutti i nostri governi, di destra e di sinistra, forniscono argomenti per protestare e per criticare: forse mutare politica non farebbe male, specialmente dopo una sonante sconfitta elettorale recente.
Nel calcio sono gli allenatori che vengano mandati a casa e sono sostituiti da altri tecnici con idee nuove, più moderne.
Nella politica si fa il contrario?
Si manda a casa il nuovo e si preferisce il vecchio?

Arduino Rossi

venerdì 7 novembre 2008

Scontri tra polizia e studenti







(studenti scontri manganellate manganelli polizia questura riforma Gelmini - Universià)

Scontri tra polizia e studenti nelle città italiane: la rabbia degli studenti: manganellate e proteste per questa strana riforma, tutta tagli e fatta apposta per far tornare il Paese in ritardo di 60 anni con la storia.
Avremo il maestro unico e i grembiulini, una suola sclerotica e sempre meno adatta ai tempi che avanzano: ora il governo Berlusconi, altre alle parolace.
La scuola è un diritto, ma per Berlusconi, uomo rozzo e ignorante, questo è inconcepibile.
Arduino Rossi







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Obama bello e abbronzato

(politica estera e interna, nazionale, insulti e parolacce tra i politii Berlusconi e Veltroni)


Mentre le Borse stanno perdendo miliardi di euro, mentre la più grande crisi economica del dopo guerra sta facendo capolino, i nostri politici si insultano sul dilemma se sia lecito oppure no dire che Obama è bello e abbronzato.
Walter Veltroni pretende le scuse verso il neo presidente statunitense, insinuando che la battuta di Silvio Berlusconi sia inadatta, se non velatamente razzista.
Da destra sono partite parole pesanti, altro che pietre: “tromboni” e “imbecilli” non si risparmiano mai agli avversari da noi.
Si vede che la nostra democrazia è meno matura di quella statunitense.
Facciamo un riassunto, da sinistra si è detto: “...parole infelici e grevi.... regala all'Italia l'ennesima figuraccia....colpiscono gravemente l'immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale e rischiano di provocare una incrinatura nei rapporti di amicizia con gli Usa. Di qui l'auspicio che ad Obama vengano al più presto rivolte scuse ufficiali."
La nostra destra al governo così risponde: “...colpo di trombone di Veltroni e dell'esercito dei moralisti della sinistra...cavalcare ogni frase di Berlusconi....Se scendono in campo gli imbecilli, siamo fregati.......La madre degli imbecilli della sinistra è sempre incinta.......i bigotti del politicamente corretto.”
Facendo un sunto di tutto, si può riassumere con tanti “imbecille di qui e imbecille di là”, per tutti: ci sono argomenti sufficienti per far lavorare qualche studio legale per decenni, con cause e contro cause.
Sarebbe una pacchia per i nostri avvocati: dopo ci chiediamo perché abbiamo così tanti avvocatini nel nostro Paese.
Lo stile è molto diverso da quello del dopo elezioni degli Stati Uniti e sinceramente se è lecito o no definire Obama abbronzato oppure no, non me ne importa assolutamente nulla, come per la maggioranza delle persone in Italia, al mondo e negli Usa: sono invece dispiaciuto sapere che queste liti finiscano, talvolta, pure sulla stampa estera e facciamo figuracce terribili.
Scordiamoci la questione di Obama abbronzato e bello, torniamo invece sulle faccende nazionali, che sono gravi: il 2009 sarà un anno di recessione e sarà l'anno più duro per gli italiani dal dopo guerra ad oggi.
Non perché gli italiani non ne abbiano già passate tante, ma da tempo le prospettive erano sempre in crescita e di benessere dietro la porta per tutti o quasi: mancano all'appello 7 milioni e 500 mila poveri senza speranza di cambiamento della loro sorte.
Ora il ceto medio si vede tagliare pezzetti e pezzettini di reddito, ma soprattutto famiglie normali, con due stipendi, perdono un pilastro del loro reddito, altri, artigiani e commercianti, vedono ridursi drasticamente le occasioni di lavoro e di guadagno.
Sì, pare proprio che questa volta non si salvi nessuno, tanto meno gli investitori del mondo finanziario, che vedono dimezzarsi i loro patrimoni azionari, senza sapere quando questa discesa si fermerà.
Obama è l'unica “medicina” per il mondo?
Ogni Stato deve fare la sua parte e noi invece ce la prendiamo con calma: non dico che dobbiamo terrorizzare la gente, anzi, il potere politico dovrebbe riassicurare e tranquillizzare.
Un fatto è sicuro, nella storia del capitalismo queste crisi sono state periodiche: lo sviluppo è sempre tornato e anche in questo caso si uscirà dal tunnel.
Invece il pericolo maggiore sta nelle conseguenze politiche che ne deriveranno: nel lontano 1929 il mondo conobbe una recessione terribile, che portò, negli anni successivi, conseguenze differenti.
Negli Stati Uniti ci fu il New Deal di Franklin Delano Roosevelt, in Germania, salì al potere Adolf Hitler con il nazismo: furono due risposte differenti alla crisi economica dell'inizio degli anni Trenta del Novecento.
Arduino Rossi

mercoledì 5 novembre 2008

E' iniziata l'era Obama

(Obama McCain Stai Uniti d'America Usa presidente Casa Bianca nero negro voto presidenziali)

Obama ha trionfato, sono tutti felici, tutti festeggiano il vincitore e John McCain saluta il 44esimo presidente degli Stati Uniti Barack Obama: ''Dio benedica quello che sarà il mio presidente. Lascio ad Obama e a Biden l'onore di guidarci per i prossimi quattro anni.”
La democrazia consolidata americana si permette il lusso di cavalleresche dichiarazioni da parte degli sconfitti: ''Il popolo americano ha parlato chiaro, ma adesso nessun americano deve essere dispiaciuto.”
La lealtà e l'onesta politica di MacCain non lascia dubbi: “La sconfitta è mia.”
Tutto questo è avvenuto a Phoenix in Arizona, davanti ai sostenitori repubblicani delusi dopo le notizie che hanno coronato, senza dubbi, il rivale democratico presidente dell'ultima super potenza rimasta al mondo.
Il fatto che sia un nero a guidare lo Stato più potente del pianeta, che fu una nazione schiavista e con tracce di razzismo consolidato a tutti i livelli, tra cui anche scienziati e premi Nobel, non può che riempire di gioia.
Sì, Obama si è guadagnato la casa Bianca, partendo dalle periferie povere, sudando e studiando, dimostrandosi capace, intelligente, convincendo per il suo senso pratico, per la sua nuova cura contro i guai economici.
Bush fu sicuramente responsabile, proprio per la sua teorie che favoriva le speculazioni più ardite, di ciò che è capitato con i mutui: Obama ha delle soluzioni sensate, che probabilmente riporteranno le cose apposto, con qualche dolore e un po' di fatica.
Ora tutti sperano che il primo uomo nero, che si è meritato tanto onore, cambi il destino del mondo.
Avremo pace e prosperità?
Ho dei dubbi, la politica estera non muta tanto presto, con il nuovo presidente, neppure è possibile variare scelte sciagurate, chiedo scusa per la mia esplicita opinione: l'intervento in Iraq fu una decisione insensata e ancora non se ne capisce lo scopo, il fine e il perché di un'azione militare che ha destabilizzato ancora di più la ragione, aprendo le porte ai terroristi.
Ora l'Iran pare contento, ma non credo che Obama gli sarà amico.
Pure per il conflitto in Palestina ci sono speranze, ma non credo in un cambiamento della politica internazionale: non basta un presidente di pelle diversa per avere scelte di politica estera più accorte.
Come sarà l'era Obama?
Negli Usa spronerà lo sviluppo, che ricadrà sul mondo intero, ma serviranno alcuni anni per uscire definitivamente dalla crisi.
Il vero enigma sta nelle scelte di politica estera.
Ci saranno i disimpegni militari statunitensi in Iraq e in Afghanistan?
Ci saranno altre strategie per fermare il nucleare iraniano?
Ci sarà una politica meno aggressiva e più attenta al mondo slavo, russo, con i suoi nazionalismi in avanzata?
L'era Bush fu segnata da scelte che ci hanno fatto tornare indietro sul terreno della pace: non ho mai creduto che tutto sia per colpa degli Stati Uniti, ma atteggiamenti più interessati al controllo del prezzo del petrolio che della stabilità mondiale non hanno favorito soluzioni diplomatiche per i conflitti locali del pianeta.
Cosa vorrà l'amministrazione Obama?
Sarà più interessata allo sviluppo di risorse energetiche alternative o voterà ancora per il petrolio?
Sarà attenta ai dialoghi, senza cedimenti, con strategie di controllo di aree del pianeta fatte più con il peso dei dollari che dei carro armati?
Obama non è e non sarà un santo, un benefattore per i più poveri del mondo: farà l'interesse della sua nazione, poi quello dei suoi alleati e per il resto dell'Umanità rimarrà poco.
Sarà pronto ad usare le armi con decisione, se le occasioni lo imporranno, ma solo, si spera, sarà più attento alla storia e alla cultura del resto del mondo: ci si augura che sia finita, una volta per tutta la politica estera di Bush, molto simile a quella di un elefante in una cristalleria.
Arduino Rossi

Baby gravidanze in aumento per colpa della TV?

(gravidanza infantile bambine ragazzine con figlie incinte partorire mamme bambine)

Telefilm o reality show pare che favoriscano gravidanze indesiderate tra le ragazzine: in passato la televisione è stata accusata di allontanare gli adolescenti dalla realtà, di provocare bassa resa scolastica, basso senso critico e scusate se lo dico, probabilmente di non favorire lo sviluppo intellettivo dei minorenni.
Oggi invece la questione si fa più delicata e fondamentale per l’esistenza stessa delle bambinone.
La rivista statunitense Pediatrics rivela questa brutta tendenza e questo aumento di rischio per “incidenti” sgraditi: pare proprio che programmi televisivi, che trattino di sesso esplicito, favoriscono imitazioni in ragazze non ancora mature.
Sono state analizzate 2.000 adolescenti tra i 12 e i 17 anni per valutare il loro comportamento sessuale, legandolo alle loro abitudini e ai loro gusti televisivi: si è scoperto che hanno il doppio di possibilità di restare incinte, in modo ovviamente indesiderato, senza precauzioni, rispetto alle altre loro coetanee.

Questo riguarda pure l'Italia?
Di studi nel settore non ce ne sono, poi i nostri ragazzi e in particolare le ragazzine, sono seguite maggiormente dai loro genitori, rispetto alle monelle di oltreoceano: in fine ci sono delle regole, quasi sempre rispettate, che impediscono alle nostre televisioni di trasmettere dati programmi prima della sera.
Siamo quindi salvi?
Bisogna dire che la lotta di molti genitori, per sottrarre i propri ragazzi dal fascino “travolgente” del piccolo schermo, spesso risulta vana: i ragazzini d'oggi sono prepotenti e usano armi improprie contro i genitori, con sotterfugi e inganni di ogni genere.
Anche quando si riesce a vincere, ciò che si è evitato di far entrare nelle testoline ingenue dei propri figli passa attraverso i discorsi dei loro coetanei: ciò che scaturisce è un mondo tanto facile, molto sciocco, artificiale, oso dire demenziale, ma che misteriosamente piace ai ragazzi.
Un fatto mi ha sempre sorpreso di certe telefilm: non trattano mai o quasi di poveracci, non si parla dei 7 milioni e più di poveri italiani, o di altri Paesi.
Non serve vedere tutti i programmi pomeridiani, basta una o due ore all'anno di visione per avere chiaro di cosa si tratta: il mondo che sbuca dal video è sempre benestante e ha risorse finanziarie inesauribili.
Questi eroi immaginari conducono esistenze tranquille e non hanno mai fretta, beati loro: non hanno orari d'ufficio da rispettare, tanto meno devono andare in fabbrica, o dietro un bancone di un supermercato.
I problemi sono sempre grandi, con milioni di euro a disposizione, scusate di dollari, con patrimoni da difendere: non devono mai lottare per arrivare alla fine del mese.
Sono felice per loro, ma sinceramente vorrei sapere dove vivono costoro?
Pure i ricchi piangono in questi mesi, avendo perso la metà dei loro patrimoni azionari: invece i nostri eroi, tanto amati dalle ragazzine, passano il loro tempo trattando questioni di cuore, ma appunto come ragazzini mai cresciuti, con ripicche e capricci da bambinoni e bambinone.
Dopo tutto ciò se qualche sognatrice quindicenne, nonostante il mutuo da pagare, le corse della mamma per fare la spesa, la stanchezza del papà, che torna tardi dagli straordinari per pagare le bollette, si trova il suo principe azzurro nel compagno di classe, anche lui figlio di milionari con le rate della lavatrice da sborsare, non bisogna stupirsi.
Il finale però non sarà come quello in televisione, bello, splendente, tra cavalli, praterie, ville da sogno, con servitori sempre cortesi, ma sarà in qualche clinica di periferia.
Così il frutto di tanta passione potrà terminare la sua breve esistenza in sala parto, abortito o nato e abbandonato: la fiaba è finita e le bambole ballerine, con le scarpine con i cuoricini, tra risate infantile e futili discorsi ora lasceranno lo spazio al dolore, alla tristezza della durezza dell'esistenza.

Arduino Rossi

martedì 4 novembre 2008

Brunetta colpisce anche in Vaticano


(Brunetta Vaticano cartellino cartellini rendimento uffii e merito stipendio guiadagno)

In tempi di caccia ai fannulloni pure in Vaticano diventa sempre più duro fare il pelandrone: il “badge” elettronico a banda magnetica blu riguarderà sia il personale ecclesiastico che civile.
Inoltre ci sarà una "Scheda di valutazione personale", con quattro voci: dedizione, professionalità, rendimento, correttezza.
Avremo delle belle pagelline con ottimo, buono, sufficiente e insufficiente, da cui si valuteranno i premi economici: il Vaticano però fa notare che il controllo elettronico riguarda il regolamento approvato alla fine del 2007.
Se il Vaticano non ha copiato Brunetta, allora Brunetta ha spiato il Vaticano?
La "Scheda di valutazione personale" sarà importante per gli scatti di carriera: lo stipendio base è di 1.300 Euro e si arriva sino al 2.300 Euro per i livelli più alti.
Così l'ideologia del merito, con premio economico, ha superato il Tevere ed è sbarcata sull'altra sponda: i tempi sono cambiati e non basta più a nessuno il premio futuro, quello eterno.
Ci sono quindi dei fannulloni negli uffici del Vaticano?
Visto che non ci sono contribuenti che pagano, ma solo offerte dei fedeli, era giusto fare un po' di chiarezza: si sa che è facile mostrarsi pii, bravi e buoni, poi c'è chi agisce in modo opposto, quando l'occasione lo permette.
La meritocrazia entra nello spirito Cattolico?
Forse no, ma certamente fa parte dell'anima di questo secolo, che si sta evolvendo verso sempre più maggiori rese economiche sulle spalle di chi lavora, in ogni genere di ufficio, nelle officine.
Fare dell'umorismo è facile.
Ci saranno dei santini per i più bravi alla sera?
Ai miei tempi, quando andavo al catechismo me li davano sempre: io ero tanto bravo e buono, allora, poi sono cresciuto.......
Invece è grande il sospetto che questa nuova mentalità non faccia poi tanto bene alla produttività, come si ritiene comunemente: qualche controllo è necessario, ma sperare di trasformare gli uffici in collegi, se non addirittura in carceri, non servirà a migliore la qualità e la quantità del lavoro svolto, questo vale per il pubblico, per il privato e per il Vaticano.
Gli scout hanno come motto “fare del proprio meglio”: solo spronando e facendo interessare i travet al loro lavoro si avranno dei buoni esiti.
Solo valutando il lavoro complessivo, in modo oggettivo, oso dire, scientificamente, si potrà avere qualcosa di serio.
Io non ho mai creduto nei giudizi oggettivi dei capiufficio, che hanno troppe simpatie, troppe antipatie e anche parecchi pregiudizi, oltre ai soliti casi di preferenze per motivi estetici, sì, le solite belle segretarie che guadagnano tanto e fanno poco, per l'ufficio.
Trattare i propri dipendenti come dei ragazzini monelli è di moda, ma, nonostante i dati statistici trionfanti, che ci vengono propinati, nonostante quelli che ci presenteranno in futuro, io continuo a non credere in Brunetta, alla sua cultura del bastone e della carota, dei treni in orario a tutti i costi, perché non è umiliando i lavoratori che si ottengono i risultati.
Ora un prelato di mezza età sarà trattato come un giovane precario in Vaticano?
Se si assenterà per le orazioni avrà una bella o una brutta p
agella?

Arduino Rossi

lunedì 3 novembre 2008

Il Congo è lontano dalla politica estera dell'Occidente


(Congo guerra civile afriana, scontri tribali etnici saccheggi, violenze e diritti umani)

I ribelli del generale Laurent Nkunda, dopo gli scontri a Goma, stanno avanzando tra saccheggi delle truppe regolari e quelle di questo esercito conquistatore: il segretario generale al Palazzo di vetro di New York ha inviato degli emissari in Africa per cercare di calmare la situazione, che coinvolge il Ruanda e il Congo.
Ue, Usa e Unione Africana si mobilitano per una tregua provvisoria, un cessate il fuoco, da permettere ai profughi di spostarsi, per aiutare parte della popolazione.
In particolare i ministri degli esteri britannico e francese, David Miliband e Bernard Kouchner si sono mossi personalmente e sono andati a Kinshasa in Congo per incontrare il presidente della Repubblica popolare del Congo (Rdc) Joseph Kabilla: si vede che le due ex potenze coloniali hanno ancora delle carte da giocare nella regione.
Il quadro dei contendenti è completo?
No, mancano tutte le grandi società, in cerca di minerali a buon mercato, tutti i mercanti di armi, tutti i neocolonialisti di ogni razza e religione, che giocano sporco, ma sempre con le stesse strategie del passato: si arma un generale che può unire sotto di sé un gruppo di uomini fedeli, come i nostri antichi capitani di ventura, poi lo si giustifica con una causa ideologica, religiosa, etnica, tribale e si conquista grazie a lui una regione ricca di diamanti, di petrolio o di qualsiasi altra materia prima.
Con la pace si ottengono delle esclusive per le estrazioni di tali minerali.
Questo è uno schema vecchio e probamente non è l'unico valido per capire cosa sta capitando nella regione africana: un'altra teoria è quella che vede l'Africa emarginata, fuori dagli interessi strategici ed economici mondiali, con il suo bassissimo reddito pro-capite, da rendere il grande continente nero la cenerentola del mondo globalizzato.
Un’altra spiegazione forse la si trova in un continuo scambio e conquista e riconquista, come negli anni tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, di territori, ma il fine non è solo lo sfruttamento delle materie prime: è pure nel creare problemi all'avversario, nel rimettere in discussione situazioni complesse di dominio mondiale, in una strana e complicata partita a scacchi, giocata su tutto il pianeta.
Chi sarebbero i giocatori?
Forse sono degli Stati e vengono in mente subito Cina e Russia, che contrastano l'Occidente.
Invece io mi immagino altri interessi e altre realtà sotto tutto questo, questa nuova spartizione della povera Africa, fatta sulla pelle degli africani.
Tutto ha origine nello scontro tra gruppi economici, che stanno al di sopra delle ideologie, delle fedi religiose, delle appartenenze nazionali: ci sono sicuramente dei gruppi di poteri, ormai consolidati, che si impongono con i loro privilegi, sfruttando o provocando pure le crisi internazionali.
Non sono biechi individui che agiscono nell'ombra bensì interessi di gruppi di speculatori, che si muovono senza badare se il loro agire provocherà movimenti pericolosi, disastrosi in un'altra parte del globo: la guerra del Congo, ma pure le crisi finanziarie, le speculazioni e i grandi affari, tendono a stritolare le regioni più povere, ma anche le nostre industrie minori, generando nel mondo crisi e scontri di natura diversa.
Il primato della politica è lontano e non esiste più: oggi siamo davanti al primato della finanza , dello sfruttamento economico, dell’insensibilità ai dolori e ai guai che ne scaturiscono.
L'Africa è solo uno di questi terreni di scontro e pure di incontro di tali forze economiche: non si tratta di biechi speculatori, ripeto, ma solo di gruppi di potere interessati alla guerra tra nazioni per vendere armi, acquistare materie prime a basso costo e rivenderle ad alto.
Se poi in tutto questo gioco muoiono migliaia di persone, non importa, fa parte di questa logica spietata.
Non illudiamoci, pure noi, per certi interessi, siamo solo pedine: non importa se siamo occidentali, europei, potremmo subire pure noi crisi e difficoltà sulla nostra pelle.
Non abbiamo signori della guerra sul nostro territori, ma pure noi abbiamo i nostri cavalieri dell'Apocalisse che cavalcano: non voglio essere apocalittico, intendo solo dire che il male, frutto dell'egoismo umano, non ha tregua.
Arduino Rossi

L'Africa è stata dimenticata

(Africa africana africane afriche guerre continenete nero neri negri negritudine cultura africana)


Le guerre dei signori della guerra in quel continente non hanno tregua e le corti islamiche fanno i prepotenti in Somalia, mentre esistono eserciti feroci che combattono guerre sante, fanatiche in nome del Signore, o così affermano.
La guerre che investono il continente nero lasciano indifferenti i popoli occidentali, ma favoriscono gruppi di potere ed economici mondiali.
Pare che dietro il Sudan ci sia la Cina, ma sicuramente la lontana nuova potenza asiatica non potrebbe imporre un regime all'Occidente, se non ha qualche alleato tra i Paesi europei o nelle multinazionali.
Qui però non è in questione la ferocia di cinici padroni del vapore, sono loro che controllano l'economia e non si preoccupano di fare affari con i peggiori regimi di questo pianeta: dittatori sanguinari, tiranni feroci, rozzi e fanatici, chiusi nel loro mondo medioevale hanno sempre trovato chi offrisse a loro armi e protezione diplomatica.
Il fatto non è se questo avviene, ma perché non si possono fare nomi e cognomi pubblicamente: quella grande società e quel altra estrae petrolio impunemente, mentre accanto ci sono crimini contro l'Umanità.
Se l'opinione pubblica fosse avvisata i politici dovrebbero agire e i “cattivi affari” non ci sarebbero, ma questo non avviene: altro sistema per ostacolare i tiranelli locali sta nel sequestro dei conti bancari, dei blocchi dei commerci, nel sequestro delle merci importate ed esportate, con tante scelte che danneggerebbero le economia del regime.
Proprio alcune nazioni specializzate, ma non solo loro, assicurano protezione ai capitali sporchi di sangue e li rimettono in circolo.
Alla fine in tanti fanno affari direttamente con i dittatori ottusi e guadagnano: anzi proprio l'arretratezza dei sistemi economici e la loro cultura medioevale rende possibile ai nostri affaristi di guadagnare facilmente.
Intanto i popoli dell'Africa soffrano, ma nessuno se ne cura.
Arduino Rossi