lunedì 29 dicembre 2008

Il vento della corruzione soffia ancora?



Tutto gira attorno alla “Romeo Immobiliare”, di Alfredo Romeo, che uscì da Tangentopoli con una condanna a 2 anni e sei mesi, mai divenuta definitiva.
Nel 1989 la Romeo Gestioni vinse un appalto miliardario: doveva amministrare il patrimonio di 100 miliardi di Lire del patrimonio pubblico del comune di Napoli.
Così il potere di questa società crebbe, stando a cavallo dei due poli politici.
Nel 2007 riusciva a gestire 48 miliardi di Euro di immobili di Roma, Milano Venezia e altre città di tutta Italia: questo impero però seguiva rapporti “favorevoli e interessanti” con i politici e gli amministratori, secondo gli inquirenti.
Intano i giudici stanno indagando e già pare che si possa allargare l'inchiesta, cercando non solo nella giunta partenopea di Iervolino.
I politici si dichiarano sempre estranei agli scandali e non è giusto fare i forcaioli, ma secondo valutazioni internazionali, molto serie, la corruzione costa ai cittadini italiani 50 miliardi di Euro l'anno: la cifra corrisponde ai tagli di alcune finanziarie, che sono spesso molto dolorose per le nostre tasche.
I corrotti difficilmente finiscono in carcere: qualcuno dice che la microcriminalità viene lasciata libera di agire per distrarre i cittadini dalla macro-criminalità, che li deruba in modo ben più consistente.
Questa tesi è molto pericolosa e non basteranno i richiami di questa o quella autorità a ridare certezze nella gente: le ultime elezioni della regione Abruzzo hanno dimostrato che la sfiducia, espressa con un alto astensionismo, sta crescendo.
La corruzione è bipartisan: riguarda i due schieramenti e non sarà la riforma della giustizia che ci libererà da tale malattia.
La lontananza dei cittadini dallo Stato, che pare sempre più un feudo privato per molti, cresce sempre di più, come dimostra il successo della campagna del ministro Brunetta, fatta contro le basse rese della Pubblica Amministrazione.
Chi parla male della politica, dei palazzi del potere, dei politici diventa popolare, conquista consensi.
Si dice sempre che le istituzioni sono lontane dai cittadini, ma è pure vero che tutti noi sopportiamo ingiustizie palesi, chiudiamo un occhio per ogni favoritismo visto.
La raccomandazione non si disdegna per un figlio disoccupato: tutti dobbiamo vivere e si tira a campare.
Sì, c'è una cultura che favorisce la corruzione: non c'è quasi nulla di illegale per la maggior parte delle persone, ma l'arroganza di certi piccoli amministratori pubblici, di certi faccendieri vicini al potere, la sopportiamo per quieto vivere.
Il pericolo che questa rassegnazione, accompagnata da atteggiamenti di anarchismo feroce senza sbocco, ci porti verso forme autoritarie, che per molti potrebbero essere il male minore: l'anti-politica, se non è seguita da riforme e un po' di giustizia, porta sempre verso soluzioni nefaste per la democrazia.
I nostri politici onesti dovrebbero iniziare a pretendere di far funzionare gli organi di controllo sugli appalti e non chiudere gli occhi se a essere coinvolto in affari loschi è un personaggio del proprio schieramento.
Inoltre c'è la caccia ai tesori nascosti dai corrotti: ci sono organismi internazionali specializzati in questi compiti e si potrebbero dimostrare molto efficienti nel recuperare i bottini celati pure all'estero.
Anche se sarà solo una parte che ritornerà nelle casse delle amministrazioni comunali e pubbliche si darebbe fiato alla nostra economia in grave difficoltà.
Non chiedo le impiccagioni pubbliche, ma almeno l'estromissione dei pubblici uffici dei colpevoli, sperando di ottenere sentenze definitive per almeno qualche colpevole.
Pretendo troppo?

Arduino Rossi

Fini, l'uomo giusto al momento giusto.


Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla conferenza per il settantesimo anniversario delle leggi razziali, del 1938, organizzata a Montecitorio non risparmia neppure la Chiesa Cattolica: "L'ideologia fascista non spiega da sola l'infamia delle leggi razziali. C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione anti-ebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica".
Non si limita quindi ad accusare il regime, ma va oltre: "...oggi fare seriamente i conti con l'infamia storica delle leggi razziali significa avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell'anima italiana Il che vuol dire sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e di solidarietà......l'anima razzista che il fascismo rivelò pienamente nel 1938 ma che era comunque già presente nella esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime".
Queste frasi hanno provocato reazioni ostili nell'ambito cattolico, da destra, ma anche qualche consenso da sinistra, dal PD: Fini quindi sorprende sempre con le sue affermazioni, che non si attendono da un uomo di destra, ma certamente sono congeniali e adeguate a una personalità politica di stampo europeo, a un leader moderno.
Questo schierarsi con quelle forze ostili e critiche alla Chiesa, per la sua mancata denuncia dell'Olocausto, lo pone inevitabilmente al di sopra delle parti: Fini si è esposto troppo al centro, se non a sinistra e ha le carte in regola per conquistare il cuore moderato del Paese, per trattare con le opposizioni, per mostrarsi alla diplomazia internazionale in linea con le tendenze “più in voga”.
Israele è in conflitto con il Vaticano per la questione di Pio XII: chiaramente le faccende antiche hanno risvolti nell'attualità.
Il Vaticano cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi islamici, mentre Israele è molto vicino ai gruppi di potere filo americani, alla finanza e alla cultura laica: si vuole utilizzare la Storia per “indirizzare” il presente.
Fini ha fatto la sua scelta?
Fini è il delfino di Berlusconi nel Pdl?
Certamente lo scontro tra laicisti e filo cattolici nella maggioranza potrebbe rimettere in discussione vecchie alleanze.
Il dopo Berlusconi, che prima o poi arriverà, ci rivelerà delle sorprese?
Già Bossi si è avvicinato al Pd per il federalismo, che non sboccia mai, nonostante le promesse.
I giri di Valzer dei nostri politici si fanno interessanti: il potere comporta sempre cambiamento di scenario, di alleanze, è la democrazia.
Certamente le parole di Gianfranco Fini, che vede nel fascismo il male assoluto, non saranno piaciute a quella destra ancora con qualche velleità, con nostalgie mal celate del passato.
Avremo Fini Presidente della Repubblica, di una repubblica presidenziale alla francese?
E' nota la simpatia dell'uomo politico verso il sistema presidenziale: la sua lunga marcia verso il centro del potere politico prosegue e non è da escludere il suo successo completo in futuro.
C'è solo un piccolo dubbio, l'Italia non è come la Francia e neppure come gli Stati Uniti: qualcuno sostiene che siamo arcaici, poco laici, costretti a subire l'influenza del Vaticano.
Abbiamo pure uno scarso sentimento nazionalista, c'è poco orgoglio di essere italiani, tranne quando gioca la Nazionale di calcio: soffriamo di esterofilia, non ci sentiamo rappresentati dai nostri uomini politici, eletti da noi.
Temo che la lunga marcia di Fini e del suo partito, dal MSI ad Alleanza Nazionale, sino alla fusione con Forza Italia, per generare il Pdl, alla fine manderà in rotta di collisione le componenti trasformate con quelle solo truccate, ancora ferme ai vecchi ideali: noi italiani siamo da sempre conservatori e amiamo cambiare tutto per non mutare niente, come insegnò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo “Il Gattopardo”.
Arduino Rossi

L'ultima battaglia di Bush è contro le scarpe.


Il giornalista iracheno Muntazer al-Zaidi ha scatenato un putiferio per il suo “attentato” alla testa dell'uscente presidente statunitense: in migliaia sono scesi in strada a Baghdad per chiederne la liberazione dopo l'arresto.
George W. Bush ha evitato prontamente, bisogna ammettere, le scarpe del cronista, che voleva colpirlo direttamente al capo.
L'attentato al “vertice mondiale” ha scatenato ironia, risate e tanta solidarietà con il giornalista responsabile dell'atto: i siti web e i blog arabi sono zeppi di commenti favorevoli.
Youtube è stato invaso da migliaia di video dell'azione del giovane cronista iracheno: in molti ne chiedono la liberazione.
Si è scomodato Khalil ad-Dulaymi, avvocato del presidente iracheno, impiccato da tiranno, Saddam Hussein.
Vuole organizzare 200 avvocati per la difesa gratuita di al-Zaidi, già proclamato "eroe nazionale": io mi immagino la imponente statua in una piazza di Bagdad, mentre il “valoroso” lancia gli scarponi contro l'oppressore straniero.
Gesti simbolici, inutili, in passato sono passati alla storia e sono stati tramandati per dar forza alla retorica nazionalista: il lancio della stampella, di un sasso, di tanti arnesi scarsamente utili ad offendere fa parte di quella retorica che affascina le menti semplici.
Noi occidentali, stanchi di gesti “gloriosi” e vani sorridiamo di tutto questo: invece in tanti hanno pensato che quelle scarpe Bush se le sia proprio meritate.
La sua politica in Iraq è stata contraddittoria: pure il perché di questa guerra pare lontano, inspiegabile.
Si cercavano le armi di distruzione di massa, ma alla fine si è spiegato il tutto con una guerra di liberazione e di esportazione della democrazia con i cannoni.
Ora in tanti si compiacciono della fine dell'era Bush, ma in pochi si rammentano che il presidente americano non sapeva neppure chi fossero i Talebani, prima dell'elezione del suo primo mandato: è facile vedere in una persona il simbolo del male e sperare di abbatterlo.
E' più difficile contrastare gli interessi economici, le condizioni culturali che favoriscono i conflitti: combattere i “guerrafondai” è semplice, basta riempirsi la bocca di parole grosse.
Ora il nemico, il presidente che ha favorito i conflitti se ne andrà in pensione.
Avremo pace?
Sicuramente no, le scarpe lanciate, le parolacce, gli insulti non impediscono che il terrorismi da una parte e dall'altra la risposta militare, disastrosa, tragica, cadano sui civili di un fronte e dell'altro.
Neppure la nuova politica di Obama porterà pace, pur aprendo la strada a un eventuale isolazionismo, pur parziale, della superpotenza: si cercherà l'auto sufficienza per il fabbisogno energetico e così gli stati Uniti avranno minori interessi da difendere all'estero.
E' giusto liberare il giornalista screanzato, facendogli pagare solo un'ammenda: non rendiamolo un martire.
Troppi terroristi, o filo terroristi sono diventati eroi per gli arabi, ma pure per una parte dell'opinione pubblica occidentale: c'è uno spirito nichilista che dilaga ancora nelle nostre periferie.
E' sempre più una cultura marginale, ma è tuttora violenta, un po' infantile, spesso esaltata, acritica, ma continua a imperversare, a cercare presunte vittime della repressione da compatire, nel cercare amicizie impossibili ad Oriente, lontanissimo, agli antipodi proprio dei loro valori.
Ridiamo per le scarpe in faccia a Bush, ma per fortuna il giornalista iracheno non aveva una buona mira: sarebbe stato troppo trasformare Bush in un eroe, per due scarpacce lanciate contro la testa.
Sì, sarebbe diventato una vittima del terrorismo, con armi “improprie”.
Arduino Rossi

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

lunedì 15 dicembre 2008

Brunetta e le pensionate del futuro.



Renato Brunetta ora si interessa di pensioni, anzi di pensionate e vuole fare “una battaglia di libertà”, per “obbedire” alla sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Porterà al prossimo Consiglio dei Ministri e direttamente da Berlusconi la sua richiesta di uguaglianza tra i sessi, innalzare nel Pubblico Impiego i 65 anni pure per le donne.
Lui, il terrore dei fannulloni, questa volta vuole difendere le signore: “..è un tormentone che angoscia gli italiani, ma dobbiamo obbedire alla sentenza. Tutti sappiamo che le donne non fanno carriera, che hanno meno salario e che non arrivano ai vertici delle varie professioni.”
Quindi è per dare pari opportunità alle donne, ma pure nel governo c'è qualcuno che se la prende con simpatia: Roberto Calderoli ha semplicemente commentato “Brunetto-scherzetto”, ma il ministro più popolare, almeno così sembra, non si arrende.
I sindacati si sono infuriati e pare che questa volta siano tutti d'accordo nel contestare l'iniziativa: chiaramente la condizione di favore per le donne, se può essere vista tale, riguarda solo il Pubblico Impiego, ma poi potrebbe essere allargata anche al privato, per dare pari opportunità anche in altri settori.
In verità in diversi comparti pubblici la possibilità di andare in pensione sino ai 65 anni, per le donne, esiste già, anzi sino a poco tempo fa si permetteva anche di raggiungere i 67 anni, per entrambi i sessi, su richiesta.
Quando poi si parla di età pensionabile in Italia in tanti vanno in crisi: spesso non è il lavoro che è pesante, ma l'ambiente, i colleghi, la distanza da percorrere per giungere sul posto di lavoro.
La pensione è un sogno che si allontana sempre più e pare quasi irraggiungibile per molti, uomini e donne: ora Brunetta ha parlato di innalzamento su base volontaria dell'età pensionabile delle donne, ma si sa che i volontari in Italia spesso diventano obbligati, in certe situazioni.
Voglio fare due conti: le donne hanno circa una media di vita attuale di 83 anni e una speranza di vita ancora più alta dai 60 anni.
Ora si dovrebbe pagare, mediamente, per almeno 23 e più anni le pensioni alle signore, mentre ai maschietti dopo i 65 rimarranno solo 12 miseri anni per “spassarsela” da pensionati e darsi alla “pazza gioia”, allo “sperpero”, sempre secondo i dati statistici.
E' per questo motivo che il ministro di ferro vuole alzare l'età alle signore?
L'Europa ci impone questo, quello e devo dire che l'obbedienza dei nostri governanti è in alternanza: per le questioni ambientali si minaccia il veto, per le pensioni si obbedisce.
Per Rete 4 invece cosa si fa?
E' meglio non farsi troppe domande altrimenti ci troviamo il simpatico Emilio Fede sul satellite con il suo telegiornale: in fondo Emilio ci dà molto con la sua cortese ...fedeltà.

Cosa ne pensano le donne di questa proposta?
Ho dei dubbi che tale iniziativa risulti molto popolare nell'ambito del gentil sesso, tranne per le più affezionate alla loro scrivania: rischiare di dover trascorrere altri 5 anni in un polveroso ufficio pubblico proprio non le rende entusiaste.
Se questa uguaglianza poi passasse pure al privato la faccenda si farebbe un po' complessa: non è colpa delle donne italiane se campano sempre di più.
Beate loro!
I soldi per le pensioni sono sempre pochi?
Forse la soluzione potrebbe essere nel far cadere il rigido rapporto tra età da pensionati ed età da lavoratori.
Far cadere l'obbligo di andare in pensione a una data età, ma permettere a chi vuole di lavorare regolarmente a qualsiasi età, favorendo pure i rientri provvisori, per brevi periodi, di pensionati che vogliono ancora sentirsi utili, magari arrotondando la magra pensione.
Chi vuole vada, chi non vuole resti e tutti saremo contenti.
Certe esperienze lavorative possono essere sfruttate anche a età avanzata.
Ciò che fa paura è l'obbligo di dover restare in quel dato posto di lavoro, senza potersi muovere, sino alla tomba: vada pure per un innalzamento su richiesta degli interessati, ma non trasformiamo i luoghi di lavoro in reparti geriatrici.
Brunetta prima dà la possibilità di andare un prepensionamento a chi ha 35 anni di contributi, nel Pubblico Impiego, poi parla di innalzare l'età delle donne: io non ho capito dove vuole arrivare.
Vuole svecchiare la Pubblica Amministrazione o la vuole trasformare in un centro per anziani?

Arduino Rossi

venerdì 12 dicembre 2008

La Cgil sciopera tutta sola.


Epifani è senza Cisl e Uil, la spaccatura è storica e rischia di restare tale per anni: lo sciopero generale della prima organizzazione sindacale italiana, poco pubblicizzata dalla televisione, (chissà perché?) pare tanto legato a motivazioni politiche.
Si attenua la lotta solo per i trasporti del Lazio e a Venezia, zone a rischio alluvione e acqua alta: ci saranno treni, traghetti e mezzi pubblici in genere.
La lotta sindacale è motivata da una risposta alle decisioni del governo, giudicate insufficienti: “.....una terapia d’urto contro la crisi....netta critica ai provvedimenti messi in campo dal governo con un numero limitato di risorse per poche persone”.
I sindacati di base (Cub, Cobas e Sdl) sono scesi pure loro in lotta, mentre il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni contesta la Cgil,: “.....sta dividendo il sindacato e spaccando anche dentro le forze politiche, mentre la gran parte del Paese chiede convergenza”.
E' uno sciopero politico?
E' la rivincita, o il tentativo di rivincita, della sinistra e in particolare quella radicale, dopo le sconfitte elettorali?
Probabilmente c'è del vero in certi dubbi, ma ciò che mi sorprende in questa fase storica è nel mutismo, quasi totale, tranne per alcuni gruppi giovanili minoritari ed emarginati, di contestare l'attuale situazione.
La crisi pesa, la disoccupazione spaventa i quarantenni e la condizione di precari riguarda sempre più i giovani, che vedono il lavoro fisso come una fortuna da vincita al Lotto, eppure la visione che si ha di questi ragazzi è quella di piccoli manager.
Sì, “piccoli dirigenti crescono” potrebbe essere una nuova serie televisiva, un nuovo polpettone di 300 puntate: i ragazzi sono certi che il loro futuro sarà splendente, ma solo individualmente.
E' interessante notare pure come questa certezza sia dei singoli: ognuno pensa a se stesso, al proprio magnifico futuro lavorativo, mentre i lavori manuali, quelli brutti e malpagati, riguardano solo gli altri.
Forse i vertici sindacali hanno in mente la politica, ma la base invece ha altre preoccupazioni: si interessa del posto di lavoro suo e dei figli, ma sono certo che lo sciopero lo faranno soprattutto i padri.
Le nuove generazioni sono lontane da queste lotte da “operai”.
Giusto o sbagliato, utile o dannoso questa mobilitazione, che sarà grande per la Cgil e piccola per il governo, darà una risposta al malcontento di una base stanca e delusa dalla politica della sinistra, con i suoi bizantinismi, ma pure alla limitazioni sempre più anacronistiche che arrivano dal governo.
Quindi i padri, che temono la cassa-integrazione, sono preoccupati per i figli, mentre questi ultimi sono spesso lontani.
Così abbiamo padri “poveri” e figli “ricchi”, o meglio che si sentono dei Signori in crescita economica, ma forse la visione dei genitori, in ansia per i loro ragazzoni, non è sbagliata: la precarietà potrà portare molti giovani, una volta diventati adulti, alla disperazione, a una vita di stenti.
A pagare soprattutto saranno coloro che non hanno specializzazioni adatte ai cambiamenti del mercato del lavoro: ci saranno colletti bianchi, operai e pure dipendenti pubblici tra coloro che rischieranno di finire in quel limbo che terrorizza, fatto di un mese di lavoro e uno no.
Lo scioperò della Cgil servirà a qualcosa?
Io mi auguro che tutte le lotte sindacali e no, servano a far saltare barriere anacronistiche: se il mondo del futuro sarà formato da lavoratori precari, che dovranno inseguire il mercato, questo lo sia per tutti, per i dirigenti pubblici e privati, per i liberi professionisti, per le grandi imprese e per il mondo della finanza.
Altrimenti avremo degli squilibri sociali molto pericolosi, che favoriranno movimenti eversivi: la crisi è alle porte, sarà dura e lunga, l'importante che lo sia per tutti e non ci siano furbetti.
Arduino Rossi

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.

Prosciutto e bistecca alla diossina dalla Patria dei folletti.
Il ministro irlandese dell'Agricoltura, Brendan Smith ha ammesso che la diossina abbia contaminato le mucche della verde Irlanda: la terra degli gnomi e dei folletti questa volta non ci ha regalato una fiaba per bambini.
Sono state sequestrate 89 partite di carne suina irlandese in Italia, ma ce ne sono altre da scovare e sono 42 le già rintracciate.
Francesco Martini assicura: “Contiamo in brevissimo tempo di trovarle e sequestrarle tutte".
Oltre al latte cinese contaminato, oltre a tante minacce misterioso alla nostra salute, ora c'è pure la diossina nella carne, sembra per colpa di mangimi inquinati.
La diossina è una sostanza chimica temibile: provoca il cancro e mutamenti genetici.
In tanti si ricordano la nube tossica di Seveso, che causò seri problemi per anni a quella zona, ora bonificata: fu per colpa di un'industria chimica straniera in Italia.
Non voglio riaprire vecchie polemiche, ma è giusti osservare che questa sia un'amara sorpresa, per un popolo come il nostro da sempre esterofilo.
Un tempo si diceva che “tutto il mondo è paese”, ovvero siamo tutti uguali su questa terra: i controlli e le furbizie, anzi le disonestà, sono scarsi ed abbondanti in ogni parte di questo pianeta.
Ora ci sarà un momento di timore in più tra i consumatori, con qualche riduzione di acquisti della carne di maiale, che è tra le più economiche ed interessante per chi fatica ad arrivare alla fine del mese.
Per rinfrescare la memoria dei consumatori abbiamo già avuto la crisi per la carne di pollo, per il timore dell'influenza Aviaria, che colpì pure il consumo delle uova, mentre ancora prima ci fu quello della Mucca Pazza, che ci fece temere per la carne bovina, specialmente quella con l'osso.
I maiali erano rimasti, più o meno, lontani da certe contaminazioni e dai nostri incubi alimentari: ora pure le salsicce e i salami non possono restare al di sopra di ogni sospetto.
Si vede che sia impossibile ritornare al buon tempo andato, che purtroppo portava tanti altri problemi, con contaminazioni parassitarie che dagli animali passavano all'uomo: i sapori erano certamente variegati e non banali come oggi, ma i pericoli per la salute c'erano pure allora e forse più di oggi.
Un fatto è sicuro: si chiudono le porte quando i buoi sono scappati dalla stalla.
Il grave sta nella necessità di vincere la concorrenza e di guadagnare sempre più con mangimi scadenti, poi il fenomeno della diossina è solo l'ultima e brutta conseguenza di speculazioni senza scrupoli: le tecniche di crescita e di sviluppo negli allevamento non rispettano le condizioni di vita di esseri che sono stati fatti nascere per le nostre necessità alimentari.
Proteggere e pretendere di far star meglio gli animali di allevamento non è solo per evitare crudeltà insensate, ma è pure per migliorare la qualità delle carni.
I vegetariani non cantino vittoria e non si considerino fuori pericolo: se i mangimi animali contengono diossina, pure altri alimenti possono essere stati coltivati in modo inadeguato, dalla frutta alla verdura.
Un fatto è sicuro! I dati dell'impatto sulla nostra salute e sulla mortalità, che hanno queste frodi alimentari, non sono diffusi o sono quasi sconosciuti: è giusto non creare allarmismi, ma pretendere di sapere quanto ci costa la mortadella avvelenata, il formaggio con sterco di topo, l'insalata ai crittogamici non è una curiosità inutile.
Poi c'è la speranza che tutti i colpevoli siano condannati adeguatamente: per i casi accidentali, ma con responsabilità ci sia la pena per lesioni e omicidi colposi, per i casi di dolo volontario si applichi pure il codice penale per omicidio e lesioni gravi volontarie.
Non credo che chi uccide per rapina sia peggiore di chi uccide per far denaro sulla nostra salute.

Arduino Rossi

Barack Obama e la sua squadra sfidano la crisi.



Il futuro segretario di Stato, Hillary Clinton e il Presidente degli Stati Uniti hanno personalità forti, forse in contrasto: il mondo attende decisioni coraggiose e intelligenti da loro, con ansia.
Non ci sono dubbi che i due nuovi e potenti personaggi della politica mondiale abbiano le idee chiare su come reagire alle sfide di questo secolo complicato e contraddittorio: la prima risposta di Obama è stata in un intervento dello Stato per aiutare l'industria automobilistica Usa, o il progetto per farlo.
Inoltre ci saranno nuove regole per il mercato finanziario: queste promesse hanno fatto risalire le borse di tutto il mondo, con uno scatto che mostra fiducia, pur restando tantissimi i dubbi e i pericoli nel breve tempo, nel lungo tempo.
Non è solo una questione di mercati finanziari, per quanto siano importanti, né di costo del petrolio: è proprio una faccenda di comprensione della realtà attuale e di azioni adeguate.
Obama ha promesso di liberare gli Stati Uniti dalla dipendenza dal petrolio dei Paesi arabi.
Questa sua proposta, pur restando difficile da realizzare in pochi anni, è legata appunto alla lotta al terrorismo islamico: pare, ripeto pare, che pure Obama consideri il terrorismo una faccenda legata al controllo del prezzo del petrolio.
Altra speranza, tanto sognata da mezzo mondo, sta nel ritiro delle truppe Occidentali dall'Iraq e dall'Afghanistan.
La scelta del Segretario di Stato e di uomini legati alla precedentemente amministrazione, oltre a dichiarazioni patriottiche del Presidente
afro-americano non lasciano dubbi: le guerre continueranno, almeno per i prossimi mesi.
Si può dire che non basta ridare fiducia ai mercati, punire i bancarottieri, riconsegnare le case a chi le ha perse per speculazioni sui mutui: la crisi che ci riguarda tutti non è solo quella economica.
C'è veramente una situazione come quella del 1929?
C'è chi si fa il furbo per speculare ancora e guadagnare ricchezze sulle spalle degli ingenui risparmiatori spaventati?
Sicuramente molti patrimoni si sono dimezzati o sono addirittura crollati in queste periodo, mentre c'è chi è pronto a gettarsi sul mercato finanziario per approfittare della situazione: si parla di speculazioni ostili, si temono i petroldollari:
Tutto questo è importante, ma ci si scorda sempre che gli uomini più potenti della terra devono decidono, se lo possono fare, se lo vogliono fare, del destino della pace e della libertà di 6 miliardi di individui.
Non tutto può essere ridotto a questioni economiche, pur restando importanti, non tutto è legato alla resa dei titoli, dei fondi di investimento, ma la dimensione umana, la scelta di rispettare gli esseri umani e le loro radici, le loro tradizioni, le loro lingue, la loro autodeterminazione non è una vuota questione retorica, da propaganda elettorale, per di più datata.
E' giusto liberarsi del predominio del petrolio arabo, ridare certezze al mercato immobiliare, alle industrie, ma soprattutto bisogna riportare la pace e non perdonare, con coraggio e decisione, chi traffica con gli strumenti di morte: intendo con chi specula con i commerci delle armi.
Non siamo più ai tempi della guerra contro i pellerossa, che acquistavo armi vendendo pelli, pepite d'oro per scacciare dalle loro terre i visi-pallidi: armi vendute illecitamente, che davano vigore ai commerci quanto quelle vendute ai soldati che sconfissero, sterminarono i padroni delle praterie.
Un tempo c'erano dei mercanti che acquistavano cannoni dall'Europa e li vendevano ai turchi, che combattevano l'Europa: in molti si arricchirono e l'economia ebbe degli utili, ma questi vantaggi costarono morti, feriti per le guerre contro l'Impero Ottomano.
La guerra è sempre un grande affare, almeno per qualcuno.
Il Nostro nuovo, giovane, Presidente dell'ultima e unica superpotenza rimasta al mondo cosa vuole fare?
Vuole cambiare veramente il corso della storia con una politica che porti la pace, oppure no?
Vuole stroncare i traffici con i “nemici” per non far vendere più armi, oppure continuerà con la solita politica?
I film western li abbiamo visti tutti e stancano un po': è ora di cambiare strategia.
La pace è sempre la miglior condizione per far crescere il benessere.
Arduino Rossi

venerdì 5 dicembre 2008

Il terrore corre online: Silvio Berlusconi vuole regole mondiali per Internet.


Il Presidente del Consiglio ha visitato il Polo tecnologico di Posteitaliane all'Eur di Roma e preso da entusiasmo ha lanciato la sua sfidaal "disordine" della rete: "Porteremo sul tavolo una proposta diregolamentazione di internet in tutto il mondo, essendo internet unforum aperto a tutto il mondo.... e lo faremo a gennaio, quando saròper la terza volta presidente del G8, che sarà un G20.........rappresenterà l'80% dell'economia mondiale e il 72% dellapopolazione mondiale".Un po' di paura l'ho avuta pure io e un brivido mi è sceso lungo laschiena.Sta per finire la magnifica libertà di Internet?In questo G20 ci sono Stati per nulla democratici, altri sonodemocrazie solo in apparenza, altri sono autentici regimi tirannici, digenere diverso: a tutti costoro i limiti alla rete farebbero comodo.Cosa vorrà il Cavaliere esattamente?Cosa intende per regole?Vuole solo combattere i truffatori, i pedofili, coloro che violano laprivacy senza pudore?Vuole limitare la libertà di tutti imponendo un blog unico con EmilioFede come direttore, opinionista, gestore e altro?Forse è preoccupato per la tanto temuta o attesa migrazione dei soldidella pubblicità dalle televisioni a Internet: fatto che sta avvenendonegli Stati Uniti, ma qui, da noi, pare ancora lontano.Sì, non credo che sia per ostacolare la libertà di pensiero, ma siasolo per porre un freno a questo temutissimo, per lui, evento storico:la fine delle televisioni, delle radio via etere e il loro assorbimentoda parte di Internet.Ora contro queste regole e per lasciare tutta la libertà di pensieropossibile su Internet ci sono le multinazionali del settore, ben piùpotenti e importanti di Mediaset, che impediranno qualsiasiintromissione nella rete mondiale: l'assoluta libertà dei blog faparte del gioco, che poi è controllato dall'alto, ma noi, semplicifruitori del servizio, non ce ne accorgiamo.Obama è stato eletto perché ha vinto la sua battaglia su Internet:non credo che ora si voglia sbarazzare di questo strumento che gli èstato così utile.Tecnicamente è possibile censurare Internet?Che tipo di censura si vuole imporre?Con tutti i problemi che affliggono il pianeta, perché interessarsidi Internet?Questa proposta, che sarà diffusa tra il miliardo circa difrequentatori della rete, danneggerà la nostra immagine come Paese?Di conseguenza avremo un contraccolpo economico?La possibilità che dal G8, o dal G20 escano regole ferree che limitinola nostra libertà, in tutto il mondo, è estremamente improbabile, mail parlare di limiti è pericoloso, perché forse proprio in Italia sivorrà imporre qualche carta da bollo da pagare per aprire un blog.La stupida burocrazia è sempre dietro l'angolo: io invece non credoche sia possibile impedire alla gente di essere libera di esprimereciò che vuole, usando Internet.Ci sarà una disobbedienza comune della quasi totalità deifrequentatori della rete: non posso immaginare che milioni di ammendepotranno essere imposte a chi disubbidirà alle future regole.Sono pure convinto di un fatto: fra quattro anni Internet avrà unagrande importanza per le future elezioni politiche.Questa proposta probabilmente avrebbe fatto perdere le elezioni alCavaliere: per sua fortuna il popolo della rete è ancora confuso,troppo giovane e inesperto, altrimenti le proteste sarebbero state benpiù furiose, anzi ci sarebbero state delle urla da far traballare lapoltrona del Signor Presidente del Consiglio.Io non mi espongo mai, ma questa volta voglio chiedere un favore, fareuna preghiera.Non toccate la libertà di Internet: è un sogno troppo bello quelloche si vive in rete, senza polpettoni televisivi, senza reality, senzagiornalisti sempre pronti a fare inchini a chi conta e ha un po' dipotere: lasciateci sognare ancora un po'.Vi scongiuro!
Arduino Rossi

mercoledì 3 dicembre 2008

Tutti a casa, lo dice Silvio Berlusconi.


Silvio Berlusconi è furioso e non perdona: “Ma che vergogna! Tutti dovrebbero andare a casa: i politici della sinistra e i direttori dei giornali. Se uno è coerente deve cambiare mestiere. Gli italiani lo sappiano. Scusate se parlo così ma questa volta è troppo grossa. Se fossero coerenti, dovrebbero andare in Parlamento e dire: mettiamo l'Iva al 10% per tutti. Tutti uguali. Ma il fatto è che c'è Mediaset e non lo faranno...".
Che “Repubblica” non amasse Silvio era risaputo, ma che “Il Corriere della Sera”, ovvero il salotto buono della borghesia italiana, il giornale dei padroni del vapore sino a poco tempo fa, si schierasse contro le iniziative del governo della CdL era meno probabile, pur avendo espresso in passato critiche.
Ora affermare che dietro al nostro Corriere ci siano i comunisti e come dire che il Papa sia un massone.
Perché una parte della stampa, la più importante, scende in campo per difendere Sky?
Il governo ha mostrato che c'era una direttiva europea, che gli imponeva di far pagare un'aliquota unica, per tutte le televisioni a pagamento o meno, ma queste direttive europee escono dai cassetti o rimangono nascoste per anni, quando probabilmente così conviene a qualcuno.
Questo vale per tutti i governi: se fanno qualcosa di impopolare affermano che sono stati costretti dall'Europa.
Invece quando non vogliono applicare direttive scomode sostengono di avere già sistemato tutto, come l'Europa impone.
Dopo tutto questo ci lamentiamo del fatto che il sentimento europeista, filo Europa Unita, stia calando sempre più.
Berlusconi accusa i giornali di essere a servizio di interessi precisi, anzi parla dei direttori e li vuole a casa, o che cambino mestiere: si vede che gli hanno punzecchiato la carne viva.
Per quali gruppi finanziari ed economici lavorano i nostri capo redattori della grande stampa?
Dietro questo scontro ci sono dei giochi e degli intrallazzi?
La politica quindi non è a servizio del cittadini, ma dei potentati?
Dopo l'era delle ideologie, del populismo, dei partiti legati a ceti sociali, a categorie ben precise, ora ci stiamo “ammodernando” e si scende in campo per l'Iva da far pagare a questo piuttosto che a quello.
Posso dire ancora una volta, che ai cittadini tutto questo non interessa.
So bene che il buon rapporto tra politica e affari è sempre esistito, ma che ci dobbiamo tutti preoccupare se l'Iva per Sky sarà al 10% o al 20%, se è giusto che Mediaset debba avere la stessa tassa che ha la concorrenza proprio non lo capisco.
Si vede che, in un periodo di grave crisi, di recessione, di disoccupazione, di ritorno alle tessere per poveri, tutti ci dobbiamo accapigliare per le finanze dei “ricchi”, dei gruppi finanziari italiani o stranieri.
Non si potrebbe trattare questioni più importanti, come far ripartire la vecchia e sbuffante locomotiva Italia?
Di cose buone da fare e di critiche serie ce ne sono tante, soprattutto per ridare vigore e coraggio alle piccole imprese.
Perché non parlare di tagliare l'Iva su prodotti particolari?
Un settore che avrebbe necessità di sostegno è quello tessile: bisognerebbe dare fiato a imprese che stanno, una dopo l'altra, chiudendo.
Ci sono altre iniziative come quelle della caccia ai marchi contraffatti, che invadono il nostro Paese, con sequestri e ammende saporite.
C'è tanto da fare e io insisto sino a stancare: si deve snellire tutta quella massa di leggi, decreti, circolari, che pesano sulla burocrazia nazionale.
Non per parafrasare una nota canzone di qualche anno fa, ma tutto il resto è noia, solo noia.
Arduino Rossi

martedì 2 dicembre 2008

Il rispetto e la libertà


Il rispetto e la libertà stanno alla base di tutte le società più evolute, non ci può essere sviluppo senza questi due principi: il primo si intende il rispetto delle minoranze, delle donne, dei bambini, degli anziani, dei poveri, mentre la libertà sta proprio nella libera scelta di un individuo di fare le sue scelte, come la fede religiosa, l’esprimere delle sue idee politiche, lo sviluppo della sua personalità come meglio crede.
Oggi nel mondo esiste una situazione come quella cinese che sta portando il Paese asiatico a un notevole sviluppo economico.
Le contraddizioni interne e i contrasti vengono sopiti da questa splendida e contraddittoria crescita del Pil: sino a quando non rallenterà, sino a quando non arriverà la prima crisi tutto funzionerà, poi potrebbe crollare tutto come un castello di carte.
La mancanza di democrazia, di libertà di parola farà esplodere la rabbia accumulata negli anni: non si sa quando avverrà, ma è certo che capiterà se la democrazia non prenderà il sopravvento.
I Paesi islamici non conoscono la libertà individuale di scegliere la propria fede e il proprio comportamento personale indipendente: questo è un grande limite alla crescita della società tutta, che, se si escludono rari casi, appartengono a una fase di sottosviluppo economico senza scampo.
Forse i Paesi islamici, nonostante petrol dollari, rappresentano la condizione peggiore per lo sviluppo economico: quindi più libertà equivale a maggior benessere ottenuto per tutti.
Arduino Rossi

Le stragi dimenticate


Il massacro in Nigeria, tra cristiani e mussulmani, i pirati somali, le corte islamiche sempre in Somalia, la guerra in Congo, i civili che muoiono come mosche, l'indifferenza dei politici e dell'opinione pubblica fa parte di una “tradizione” vecchia decenni, quanto la fine della decolonizzazione ad oggi.
L'Africa interessa solo ai mercanti di armi e a quelli di materie prime, oltre agli investitori che non lasciano sviluppo, ma solo rapide speculazioni.
I padroni dell'economia mondiale, che non sono i politici, ma i grandi uomini d'affari, ma pure i grandi gruppi di interessi, non vanno troppo per il sottile e per loto l'Africa, ma pure il resto del mondo è solo un terreno di speculazione e di guadagno, senza scrupoli e senza pietà.
La morte e il dolore che si diffondono sul mondo sono frtto dei quattro cavalieri dell'Apocalisse?
Il primo è bianco su un cavallo bianco e imporrà tirannide, il secondo è rosso sul cavallo rosso e porterà guerra, il terzo sarà verde sul cavallo verde e porterà pestilenza, il quarto è nero sul cavallo nero e porterà carestia, usura, miseria.
Il mondo è ancora dominato da queste quattro maledizioni, ma da noi c'è stato un periodo di pace e di benessere: ora però, se non lo difenderemo, vedremo i quattro cavalieri all'orizzonti.
Arduino Rossi

Beppe Grillo è pronto all'esilio a Lugano?


Il comico genovese si sta preparando per trasferirsi, armi e bagagli, in Svizzera, o meglio, non lui in persona, ma il suo blog dovrebbe forse espatriare: teme decreti e decretini, sempre pronti a censurare la libertà della rete.
Ha acquistato un appartamento con la bella vista del lago di Lugano, vicino alla casa di Mina.
Così il grillo parlante spiega questa sua decisione: "...ho scelto un angolino tranquillo e sicuro. Un posto carino, se rischio di finire al gabbio sono pronto... Scherzi a parte non ho paura di essere arrestato in Italia, ma il mio blog rischia veramente di essere censurato, oscurato, chiuso e io voglio essere pronto per ripartire immediatamente in un Paese sicuro che me lo consente.''
Questa notizia lascia dubbiosi e perplessi allo stesso tempo: milioni di italiani hanno un blog personale, dove scrivono di tutto e si stanno inquietando.
La rete è vasta e complessa: è possibile comunicare ed avere contatti con tutto il mondo, anche con Paesi dove la censura è cattiva, feroce con chi è ostile al potere costituito.
I censori sono da sempre la genia più stupida della terra: chi non sa rispondere, ribattere alle opinioni altrui con argomenti, le vuole cancellare.
Questi grigi individui non hanno l'intelligenza per dialogare: sarà sufficiente prenderli per il naso, facendo passare attraverso le maglie di controllo tutto ciò che si desidera.
Si può censurare Internet?
Sinceramente non so se sia possibile: non sono un esperto, ma più che censura è legittimo parlare di ostacoli e di difficoltà, che probabilmente diverrebbero delle complicazioni per chi vorrà aprire un blog.
Invece solo un cretino potrebbe pensare di poter tappare la bocca a Beppe Grillo: lui può benissimo ripartire da Lugano, ma anche da Parigi, da Pechino o dove preferisce nel mondo.
E' sempre il personaggio italiano più noto sulla rete e la sua immagine è internazionale, mondiale: il nostro Paese finirebbe tra quelli che limitano la libertà di parola, o così apparirebbe e lui diventerebbe un martire.
Inoltre non mi immagino possibile fermare chi vorrebbe leggere e vedere il suo blog: qualsiasi ostacolo verrebbe facilmente superato dai navigatori appena capaci.
No, Beppe Grillo probabilmente ha fatto una scelta comoda e di propaganda: se fuggisse veramente in Svizzera, o meglio, se il suo blog partisse da Lugano, darebbe di sé l'immagine del profugo, con un alone romantico da rivoltoso: a Lugano si rifugiarono gli anarchici nell'Ottocento, in Svizzera si nascosero fuggiaschi di tutto il mondo, da tutte le dittature del passato.
Proprio da Ginevra partirono i rifugiati russi, per la rivoluzione, capeggiati da Lenin.
Cosa a che fare Beppe Grillo con tutti costoro?
Probabilmente nulla, ma guadagnerebbe moltissimo in popolarità: speriamo che nessun imbecille si svegli male alla mattina e voglia limitare la libertà della rete, temo per lui una vita politica breve.
Sarebbe travolto dai fischi e dalle maledizioni di tutti coloro che sanno usare un computer, sanno navigare nella rete: in pratica la parte più evoluta del Paese si ribellerebbe e probabilmente supererebbe i divieti con stratagemmi.
Ci sono pericoli per la libertà della rete?
Probabilmente non ce ne sono, ma ne ho viste troppe da questa classe politica e ci si può attendere di tutto.
Arduino Rossi

lunedì 1 dicembre 2008

Il suicidio perché soli con il mondo nemico.



Giorgio Nugnes si è ucciso e il suo Avvocato Nello Palumbo ha affermato: “Sentiva un accanimento nei suoi confronti. Il tragico gesto non può che essere connesso alla vicenda giudiziaria che lo ha investito, percepiva la difficoltà di far emergere la sua verità per i fatti di Pianura.”
Nugnes era stato implicato nelle indagini per le manifestazioni anti-discarica e gli scontri a Pianura: era stato attaccato dalla stampa come un organizzatore delle rivolte, delle sommosse che volevano impedire la riapertura della discarica.
L'angoscia è tremenda quando si è soli contro tutti, quando si è additati a nemici del popolo, in questo caso di essere addirittura in contatto con la Camorra.
Si parla di sciacallaggio da parte della stampa, o di una parte di essa, che non rispetterebbe i limiti del buon senso, di accanirsi contro questo e quello.
Il problema sta sempre nella difesa del diritto di cronaca e di opinione, prima ancora che ci siano le sentenze definitive dei processi, che in Italia sono particolarmente lunghi.
La giustizia sommaria che esce dalla carta stampata è spesso enfatizzata con luoghi comuni, ricerca di colpevoli facili, ma ci si scorda pure dell'essere umano che sta dietro al personaggio che viene sbattuto in prima pagina: il “mostro” è sempre una persona con sentimenti e con paure, angosce, depressioni.
I cattivi che la televisione, i mass media, descrivono come caricature da additare al pubblico ludibrio, non paiono persone reali: ogni uomo è complesso, colmo di contraddizioni e di sentimenti contrastanti, i cronisti spesso se lo scodano.
Ora ci saranno tante polemiche contro i cattivi giornalisti, ma la stampa deve fare il suo lavoro: se ha esagerato, se qualcuno ha calunniato è giusto che sia punito, ma solo in quel caso.
La libertà di parola non deve essere limitata, mai.
Invece esiste pure un'etica professionale che non dovrebbe permettere di dare giudizi pesanti, ma neppure insinuare con scaltrezze ambigue, le colpe e i colpevoli.
Tutto è difficile quando si parla di fatti gravi o ancora di più di corruzione: si deve dire, affermare, valutare, analizzare, mai giudicare i presunti colpevoli.
Quando poi c'è un gesto così grave si resta sconvolti: la tragedia che sta dietro a un uomo che decide di togliersi la vita lascia un vuoto immane e troppi dubbi.
Quando un uomo si sente additato come il colpevole, come colui che ha commesso il male, anzi il simbolo del male, per lui la vita diventa un peso enorme.
Sì, il diritto di cronaca non dove essere il diritto a un giudizio, a una sentenza inappellabile: sono condanne morali che spesso pesano molto di più di quelle della giustizia dei tribunali.
In molti casi i tribunali assolvono o infliggono pene lievi, ma la morte morale che esce da una sentenza giornalistica non perdona, brucia la terra sotto i piedi per i sentenziati e non c'è riabilitazione per costoro, anche dopo anni.
Oggi in Italia si temono molto di più i giornali che i tribunali.
Le parole sono pietre?
Non essendoci spesso una sentenza definitiva per la giustizia ufficiale, per prescrizioni, indulti, amnistie, si crede solo a quella della stampa e quella non fa sconti, nel bene e nel male: assolve e condanna, ma spesso e fallace come tutte le giustizie sommarie.
Arduino Rossi

domenica 30 novembre 2008

Il bullismo e gli isterismi.



Dopo anni di discorsi e di accuse contro il bullismo ecco che arrivano i giustizieri, nelle scuole e nella società°: si va a caccia di ogni atto che pare aggressivo, pure se minimo, ma non di tutti.
Ci sono le categorie protette e gli intoccabili: certi figli non si possono toccare: sono le creature dei papà delinquenti, oppure dei ricconi, degli onorevoli, dei potenti e notabili di ogni razza e categoria.
Loro possono sempre scorrazzare, deridere i compagni timidi, le ragazzine sole e molestarle: a loro nulla è proibito, per loro le vecchie teorie sociologiche funzionano ancora e servono come giustificazione.
Allora chi deve pagare?
Non sono certamente i figli dei prepotenti, quelli sono protetti dai paparini e dalle mammine, che lottano contro la ragione, il buon senso il buon gusto e la logica.
Pagheranno chi per sbaglio non ha papà autorevoli, o pericolosi criminali. Chi li tocca quelli?
I professori non sono degli eroi, anzi tirano a campare per la maggior parte dei casi: dovranno trovare il monellaccio da castigare e sarà il briccone di turno, anche se ha fatto poche marachelle.
Ovvero sarà figlio d povera gente, appartenente a nessun gruppo sociale numeroso ed agguerrito: lui pagherà per tutti e la farsa della lotta l bullismo avrà il suo bel finale ridicolo e tragico per le vittime del bullismo e della repressione.
Arduino Rossi

sabato 29 novembre 2008

Lavoro precario e fatica per un posto decente


La lotta per un posto di lavoro, oppure per un’attività produttiva continua anche dopo la pensione per molti: spesso ci si sposa tardi e i figli restano a casa sino a 30 anni e oltre, terminano l’università tardi e cercano un lavoro pure loro.
I poveri padri, pensionati oppure non, devono proseguire a mantenerli talvolta sino oltre i 60 anni, anche dopo i 65 anni: non rimane che trascorrere la vita a cercare lavoro decoroso e accettabile, quanto meno retribuito decentemente, o inventarsi qualcosa, altrimenti la famiglia crolla.
Così tutta la vita migliore di un poveretto svanisce e si consuma per guadagnarsi i soldi per i figli, per la casa e il mutuo, per dare una casa in montagna o al mare, in modo da uscire dalla città il più possibile, per respirare aria buona, per rilassarsi.
Questa è una vita da schiavi e in molti si chiedono se ne vale la pena di viverla: quando non ci ammazza dalla fatica, si rischia di finire presto al margine della società, con stipendi sempre più risicati, con pensioni che si svalutano rapidamente, non c’è scampo dalla miseria.
Non c’è alternativa: o ci si dà da fare o si muore di fame, o quasi.
Pure chi possiede grandi patrimoni in questi tempi li vede a rischio: gli immobili costano moltissimo come mantenimento, mentre i titoli si sono ridotti a meno della metà di un anno fa.
Si rischia di finire male e dover svendere sia gli uni che gli altri: solo chi sta attento e valuta con attenzione riesce a salvare il salvabile.
Sono tempi duri per tutti i fannulloni, non solo per quelli del pubblico impiego.
Arduino Rossi

Voi non avete notato che i prepotenti stanno alzando la testa?


Sì, sono tanti idioti con soldi, con amici degli amici, con abiti firmati taroccati, con musi duri, alteri, arroganti da stronzi, come vecchi nobili prima delle Rivoluzione Francese.
Si permettono qualsiasi cosa: insulti, prepotenze, ma soprattutto calunnie, menzogne di ogni tipo.
Questa povera Italia di inizio millennio assomiglia sempre più a un feudo dominato da conti, marchesi, baroni: il loro potere sta nel denaro, negli avvocati che sanno far passare il bianco come nero, che trasformano gli aggressori in aggrediti, i lupi in agnelli.
E' sempre più difficile proporre e imporre i diritti elementari delle persone, anzi paiono neppure più cosa da fare: al primo posto c'è il guadagno, poi il prestigio e gli umili sono schiacciati.
Questo capita nei tribunali, ma pure sulla stampa, sempre più con giornalisti
asserviti, negligenti verso i fatti oggettivi: sono pronti ad abbassare la testa e sono mediocri dal punto di vista professionale.
La libertà, quella giusta, quella contenuta nei confini dell'onestà, ha bisogno di uguaglianza: senza la verità e il diritto al rispetto di ogni persona perché umana tutto è vano, compreso il merito e la possibilità di costruirsi una vita e un po' di benessere, per sé e per gli altri.
Arduino Rossi

venerdì 28 novembre 2008

I morti di Mumbai non hanno un perché.



Gli attentati dei terroristi nella capitale economica dell'india con più di 130 morti e 300 feriti sono certamente stati organizzati da qualcosa e qualcuno che aveva le idee chiare.
Tutto è coordinato e ben preciso: gli Hotel Oberoi e Taj sono stati assaltati con fucili mitragliatori e granate, oltre al Leopold Cafe, la stazione di Mubai, il Kama Hospita, il centro residenziale Nariman House e il Metro Cinema.
Il gruppo terroristico islamico indiano, denominato Mujaheddin del Deccan, ha rivendicato le azioni: secondo la polizia indiana sono stati almeno 25 terroristi, che hanno preso parte agli assalti, che si possono definire suicidi. Il governo indiano accusa il Pakistan, ma velatamente, mentre la caccia agli ultimi terroristi continua, per la liberazione degli ostaggi in gran parte stranieri, occidentali, con alcuni italiani.

Le accuse vanno subito ad Al-Qaeda: quindi sarebbe stata un'azione proprio contro il Pakistan, secondo queste altre fonti, per creare odio tra le due nazioni, al fine di destabilizzare la regione.
Invece il quadro è certamente più complesso: io parto sempre dal denaro, che serve a finanziare azioni terroristiche di questo tipo.
Di soldi ne servono tanti, anzi tantissimi, inoltre sono necessari degli istruttori ben pagati e in genere sono mercenari, che come si sa, sono sempre degli ex militari di professione che si mettono al soldo del miglior pagatore.
Inoltre occorrono fiancheggiatori e una rete di informatori, di protezioni particolari: chi ha organizzato tutto questo ha delle idee precise, dei fini politici e in particolare economici.
Al-Qaeda appare sempre più qualcosa di misterioso: chi finanzia questo gruppo lo fa non solo perché è un integralista religiosa, forse non è neppure credente in Dio e neppure islamico.
Il movente di tanto odio sta sicuramente nella competizione economica: l'India sta diventando una potenza mondiale e quindi a qualcuno non garba.
Solo rammentandosi di ciò che avveniva prima della Prima Guerra Mondiale si può capire il periodo attuale: allora potenze militari, i nazionalismi e le industrie pesanti spingevano volontariamente e involontariamente verso lo scontro militare.
Oggi invece sono più gruppi economici, affaristici, che favoriscono i confitti.
Ci sono burattinai dietro il terrorismo islamico?
Io sono certo che su questa terra non ci sia nessun miliardario, tranne qualche rarissimo pazzo, che si dissangui per sovvenzionare bande di criminali assassini, senza poi sperare in un vantaggio economico adeguato.
Sì, certamente c'è chi finanzia il terrorismo per fini speculativi, per contrastare la concorrenza, per ricadute vantaggiose in campo finanziario.
Ora perché proprio l'India è stata colpita?
Per inasprire lo scontro etnico, che porterà ad un aumento delle tensioni locali e internazionali: avremo più armi vendute e Stati più autoritari, che favoriscono compattezza interna, pochi indisciplina sociale e la possibilità di investire con più tranquillità.
I vantaggi e le ricadute economiche sono tantissime.
Si può dire che il nostro mondo è cresciuto e si è sviluppato tecnologicamente con le guerre: purtroppo la guerra è ancora l'allevatrice della storia, almeno quella tecnologica ed economica.
Che rapporti ha questa strage, come le altre, con l'Islam?
Io sono sempre del parere che la religione è solo uno scusante, una giustificazione, per nascondere i veri scopi di chi progetta tali azioni: il terrorista che muore è convinto di lottare per la sua fede, ma in realtà la denigra, la tradisce, la combatte, facendone del male.
I nemici della fede di Maometto se ne approfitteranno per reprimere e uccidere, per giustificare pulizie etniche con la scusa della lotta al terrorismo.
Dopo 11 settembre quanti sono stati i morti per le guerre che si sono combattute in conseguenza di quel terribile attentato?
Sono centinaia di migliaia, forse milioni e la gran maggioranza delle vittime sono tra i mussulmani: chi ha progettato la strage di Mumbai era troppo attento e scaltro per non sapere che in India la repressione contro gli islamici si farà ancora più dura.
Questi
sarebbero i difensori dei credenti in Allah?

mercoledì 26 novembre 2008

Il funerale di Vito e la morte che colpisce in classe.


L'ultimo saluto Vito l'ha ricevuto nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Pianezza, Torino: erano in migliaia e c'è stato un applauso spontaneo e meritato.
Il crollo della contro-soffittatura nel liceo Darwin di Rivoli non poteva e non doveva avvenire: quando si mandano a scuola i nostri ragazzi, spronandoli per un futuro migliore se studieranno e faticheranno sui libri, non ci si attende che proprio il luogo più sicuro, o così si spera per i nostri giovani, diventi una trappola.
Si può dire che una volta superato il cancello della scuola i ragazzi siano sotto la protezione dello Stato, per le scuole pubbliche ovviamente: se capita una disgrazia come questa la colpa è tutta di chi non ha vigilato o di chi non è intervento.
In questo caso però non c'erano soldi per dare sicurezza all'istituto, come ad altri migliaia di scuole in Italia: non sono solo i crolli, ma sono pure la mancanza delle scale anti-incendio, del sistema elettrico a norma e tante altre cose, che rendono insicure molti edifici pubblici.
Pericoli nelle scuole ci sono sempre stati: tutti ci ricordiamo di aule chiuse per rischi di vario genere, di lavori urgenti e di lezioni sospese o spostate in ambienti indegni, come sottoscale, seminterrati.
Poi i crolli, piccoli e non gravi, di soffitti, di intonaci sono molto diffusi: i casi di ferimenti sono rari e si è accettato tutto questo con un fatalismo da italiani stanchi, pare che non si possa fare nulla.
Eppure la sicurezza, il benessere delle future generazioni, proprio quella parte sane dei giovani d'oggi, quelli che non sono sbandati, fuori a bighellonare, a bere e a far altro, non può essere messa al secondo posto, dietro a tante spese, a tanti tagli.
Un padre di famiglia bravo può risparmiare su tutto, ma non sulla sicurezza e sulla salute.
Ora le responsabilità politiche non cadono solo sull'ultimo governo attualmente in carica, ma pure sui precedenti: da almeno 15 anni non si parla che di tagli e di riduzioni degli sprechi.
Con questa giusta smania al risparmio non ci si è ricordati di sistemare i vecchi edifici scolastici?
Dopo anni di sperperi insensati, durante la Prima Repubblica, ora sono i ragazzi di oggi che devono pagare il conto?
Devono studiare in aule fatiscenti, su banchi rotti, con insegnanti demotivati, precari e spesso malpagati?
Sì, gli errori della politica cadono sui nostri giovani: avremmo fatto bene a urlare, non solo dopo il funerale del più sfortunato liceale d'Italia, ma anche prima, quando tutto questo avveniva.
La scuola è troppo importante e i fondi devono essere trovati: si tagli ciò che volete, per esempio i super stipendi dei grandi dirigenti pubblici, ma non mettete a rischio le vite dei giovani.
Questo lo dico per rammentare dove sono i veri sprechi nazionali: non stanno nelle spese per sistemare gli intonaci dei soffitti delle aule dove i ragazzi vogliono imparare.
Arduino Rossi

martedì 25 novembre 2008

Siamo in recessione, ma il morale deve restare alto.



Secondo l'Ocse andiamo male e questa previsione riguarda non solo noi, in Italia, ma tutti i Paesi sviluppati: comunque noi avremo nel 2008 un calo dello 0,4% del PIL, mentre avremo un -1 nel 2009.
Questa è la più grande recessione del dopo guerra ad oggi; già il nostro sviluppo era debole, ora le cose si mettono male e non se ne vede un'uscita a breve.
Il deficit di bilancio della spesa pubblica salirà e nel 2010 supererà il 3,1% sul Pil, mettendoci pure nei guai con il Patto di Maastricht.
Silvio Berlusconi invece chiede e cerca ottimismo, mentre la disoccupazione salirà al 8% nel 2009, che significherà difficoltà e lavoro in bilico per molti, soprattutto per i precari, ma pure per i settori più deboli della nostra economia, come il tessile, da tempo a rischio di estinzione.
Mi rammento le dichiarazioni di esperti e di uomini di governo di qualche anno fa, questa volta della sinistra: affermavano la necessità di una crescita da Paese moderno, lasciando ad altre nazioni quelle forme produttive marginali.
Quelle attività a basso reddito davano e danno lavoro a centinaia di migliaia di persone: erano fonte di sostentamento per intere vallate.
Si può dire che la gestione dell'economia negli ultimi anni non è stata felice: ci si è spesso scordati dei “particolari marginali”, che rappresentavano vite di operai e impiegati in cassa integrazione, famiglie rese povere se non disperate.
La recessione è una maledizione che ci capita sulla testa, ma non sarà per tutti uguale: ci sarà meno inflazione probabilmente, qualcuno paventa la deflazione, ovvero la riduzione dei costi rispetto all'anno prima, per la carenza di domanda.
Avremo pure qualche categoria che si arricchirà ugualmente, come chi speculerà sugli immobili, bene rifugio per i risparmi di molte famiglie, oppure chi si diletterà in Borsa, ormai tranquilla per le grandi perdite e i crolli già avvenuti.
Ciò significherebbe una riduzione dei consumi e quindi un calo della produttività delle industrie.
Si parla del fatto che il nostro sistema ha banche solide, ma ci si scorda invece della dinamicità e dell'elasticità del sistema imprenditoriale italiano, formato da 4 milioni di imprenditori, per la maggior parte artigiani.
Perché un sistema così produttivo e capace di resistere alla concorrenza sia andato in crisi bisogna chiederlo forse, ancora una volta, ai nostri politici: la scelta del cambio troppo svantaggioso tra Euro e Lira all'epoca dell'entrata dell'Italia nella moneta unica, le scelte della banca centrale europea, tutte rivolte a contenere l'inflazione, ma non a favorire lo sviluppo, segnano e comprimono quel mondo effervescente, coraggioso delle piccole industrie, delle mille e mille aziende artigianali.
Qualche politico sogna un'Italia super tecnologica, altri ambiscono a investimenti che non arrivano mai anche per il terrore della burocrazia italica: invece la nostra creatività continua a restare fonte di sviluppo, anche se si fa poco per togliere le briglie, le pastoie per licenze e permessi vari.
Quando in questo Paese, sarà possibile aprire qualsiasi attività, transitando da un solo ufficio pubblico, spendendo al massimo un paio di ore e chiunque lo potrà fare, escludendo eventuali conflitti di interessi, la ripresa sarà forte e inarrestabile.
I disoccupati, ma pure i pensionati, gli extracomunitari regolari si potranno inventare il lavoro che vorranno, sempre se onesto.
E' strano che ci si dimentichi sempre di questo quando si vuole intervenire sull'economia del Paese, eppure è soprattutto nel far funzionare meglio l'apparato burocratico che lo Stato fa il suo dovere, agendo realmente sull'economia reale.
“Meno Stato e più mercato” si diceva una volta: sarebbe giusto iniziare a mettere in pratica le promesse fatte.
Arduino Rossi

Morire d'amore nell'India di oggi.




Si chiamava Manish Kumar ed aveva 15 anni: era povero ed era un Dalit, ovvero un intoccabile.
Gli intoccabili sono gli appartenenti alla casta degli ultimi, anzi a una sotto casta di miserabili.
Si era innamorato di una ragazza di casta superiore: stava scrivendo una lettera alla sua bella e per questo “crimine” è stato picchiato, trascinato sino ai binari della ferrovia e lì gettato mentre transitava un treno, che lo ha stritolato.
Le caste sono un sistema sociale rigido, con quelle superiori dei sacerdoti e dei guerrieri, simili ai nostri nobili di spada, poi ci sono quelle dei mercanti e degli artigiani, dei contadini, ma sotto tutti ci sono i braccianti, i manovali, coloro che non hanno specializzazione, né speranze.
Questa società è stata paragonata a quella europea precedente la rivoluzione francese, ma con una rigidità sociale d'acciaio tra le varie classi, regolata da ferree leggi religiose: le caste sono contrastate dalle leggi dell'India moderna e spesso l'ordine sociale antico è stato sovvertito, ma nelle zone rurali più tradizionaliste tutto è fermo al Medioevo della fede induista.
In pratica in India si cerca di fermare la storia con queste soluzioni brutali, criminali.
Vecchie consuetudini, che durano da millenni, anche negli ultimi villaggi sperduti di questo pianeta, finalmente vengono messe in discussione, ma le resistenze sono tante.
Questo capita solo in India?
Temo di no, anzi anche nei Paesi più sviluppati certe suddivisioni antiquate di ceto persistono: non permettono di riconoscere il merito, ma neppure il dialogo tra persone di ambienti differenti.
Il liberismo vuole premiare il merito, mentre gli ideali sociali esaltano l'uguaglianza: sono valori nati in Occidente da pochi secoli, ma sono ormai indiscutibili da noi, per fortuna.
L'uguaglianza e il merito individuale è sempre esistito nel nostro mondo, ma c'era in passato pure una suddivisione delle classi sociali in modo rigido e non c'era neppure l'uguaglianza degli individui davanti alla legge.
Ora i nostri valori stanno invadendo sino l'ultimo borgo nella foresta, nel deserto: gli esseri umani sono tutti uguali e lo si ripete con coraggio.
Guai a sostenere il contrario, guai a limitare la libertà delle persone, degli uomini e delle donne.
Invece proprio nella Patria della non violenza c'è un'ondata antidemocratica, antiugualitaria.
Prima si bruciano i cristiani, si uccide chi cambia fede religiosa e preferisce quelle che li fanno uscire dalla schiavitù delle caste.
Ora pure un ragazzino innamorato viene punito da questi fanatici sanguinari.
Io rimango sempre stupito per la mancanza di proteste decise, coraggiose, contro questi crimini terribili: visto che questo mondo è sempre più piccolo ed è facile contattare, dialogare con tutti, perché non alzare le nostre voci.
Sono sempre del parere che pure da noi c'è un grande desiderio di mantenere privilegi per sé e per i figli, per i figli dei figli, per generazioni, fino alla fine dei tempi.
Il povero ragazzino innamorato indiano così non ci interessa: Lui pretendeva di avere un'esistenza libera da pregiudizi, da schiavitù, da imbecilli esaltati, da tradizioni che umiliano e tolgono i diritti fondamentali, come quelli di sognare, sperare, amare chi pare e piace.
Ha pagato per la sua “immoralità”: metteva in discussione antichi soprusi, con la “promiscuità” tra le caste, tra i ceti, tra le razze.
Il mondo del futuro saprà abbattere queste barriere ridicole?
Anni fa non avevo dubbi, oggi non ne sono più certo: troppi interessi, troppe complicità e troppe ipocrisie tradiscono tutti coloro che vogliono essere trattati come pari e non come paria, in India, in America, in Europa e in Italia.



Arduino Rossi

lunedì 24 novembre 2008

A Verona la tragedia inspiegabile di un padre quasi felice.


A Verona la tragedia inspiegabile di un padre quasi felice.
Uccide moglie e i tre suoi bambini senza lasciare motivazioni particolari dietro di sé.
Era un commercialista benestante con la moglie avvocato: aveva tre figli che adorava, una bella casa, una vita serena, almeno in apparenza, si era fatto tutto da sé, ma qualcosa gli si è rotto dentro: la donna delle pulizie ha trovato i tre bambini dai 2 ai 7 anni, la moglie e l'omicida suicida tutti ormai morti.
La ricerca di una spiegazione sensata è difficile da trovare: pare che non ci fossero debiti, né malattie particolari, né infedeltà o crisi matrimoniali in corso.
Era tutto normale o così pareva a tutti i vicini, i parenti, i conoscenti e i colleghi: nulla scaturiva fuori di anormale da quella che era per tutti una famiglia felice, quasi perfetta: un uomo non potrebbe desiderare di più e di meglio.
Mi distacco dal fatto di cronaca in questione, con pochi dati chiarificatori, per approfondire situazioni comuni e diffuse pure in altre stragi simili del passato, oltre a tante situazioni famigliari comuni, anche se non tragiche.
La fatica di crescere i figli è grande: ci si consuma per lo sforzo di rispettare tempi, buon senso, valori e pure buone maniere con gli schemi di un'esistenza spesso affannosa, anche per chi problemi economici non ne ha.
Un fatto è certo per questo caso insoluto: qualsiasi famiglia, come in qualsiasi comunità umana, ci sono sempre dei contrasti, degli attriti e la perfetta armonia esiste solo negli spot pubblicitari: nella realtà i bambini fanno i capricci, si torna a casa stanchi dal lavoro e si può, qualche volta alzare la voce, si può discutere, si può sgridare i bambini, si può anche non andare sempre d'accordo con la moglie.
I problemi sono tanti, dentro e fuori la propria casa: i soldi poi non bastano mai, anche quando ce ne sono un po'.
Il timore di non riuscire a essere un buon padre è pure grande, così la famiglia si nasconde agli occhi del mondo con un'apparente rispettabilità, buon senso e pure un po' di ipocrisia.
“I panni sporchi si lavano in famiglia” è un modo di dire e di comportarsi diffuso tra chi teme il mondo esterno, il suo giudizio, i pettegolezzi: quando da una casa non si percepisce un pianto, un bisticcio, un urlo, un lamento e tutto pare troppo perfetto, allora in quella famiglia qualcosa non funziona.
La solitudine delle nostre famiglie è grande, così i problemi irrisori, ridicoli, ingigantiscono nelle menti di padri affaticati: la tragedia è l'ultimo sviluppo, per fortuna eccezionale, di piccoli e grandi drammi quotidiani, che quasi sempre sono pure banali, risibili se visti dall'esterno, ma sono pure le gocce che, con il loro stillicidio, perforano la roccia.
Nelle nostre case il nemico sta all'esterno ed è pronto a giudicare, ma ancora di più a non farsi gli affari suoi: bisogna quindi chiudersi dentro e proteggersi dall'invidia maligna, da chi attende il momento opportuno per fare del male.
Forse la maggioranza delle persone invece se ne infischia di noi e delle nostre questioni private: i pettegoli sono spesso sciocchi innocui, ma queste famiglie devono essere felici a tutti i costi e devono recitare una parte difficilissima.
Lottano contro i problemi quotidiani e contro la verità, la realtà: tutto questo ha un costo enorme e proprio la felicità, quella imperfetta se volete, ma autentica, svanisce da quelle case, per lasciare spazio a farse dolorose.

giovedì 20 novembre 2008

Nude per la causa di Gelmini.

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Contro le proteste degli studenti scendono in campo le sexy studentesse: sono ragazze emiliane della zona tra Bologna, Reggio e hanno posato per il fotografo Corrado Bertozzi.
Saranno le modelle dell'edizione 2009 del calendario “Sexpolitik” con fini pro riforma Gelmini: ora entrano in campo le “curve” delle studentesse e laureate, dai 19 ai 33 anni, così le armi della politica sono aumentate.
Spogliarsi per la causa è un'iniziativa non nuova, ma questo fatto entra nella cultura vecchia che torna di moda: la bellezza, anche provocante, allo stato naturale, spesso non è legata allo studio, all'intelligenza, secondo una certa opinione diffusa.
Le secchione erano e ancora oggi sono considerate delle ragazze poco attraenti: una certa mentalità ritiene che le belle ragazze non devono far fatica, basta la presenza.
Sapere che ci siano studentesse pronte a spogliarsi per così “alti ideali”, senza remore né titubanze dimostra che nella gioventù di oggi c'è ancora coraggio e ardimento: un tempo si diceva “nudi alla meta”, oggi invece si può correggere con “nude alla meta”.
Quale sia la meta in questione non si sa, ma si sospetta, o almeno i soliti maliziosi la immaginano: io non lo sono e credo nella loro buona fede, assoluta.
Si sono spogliate per la cara signora e ministro Gelmini, che sarà sicuramente riconoscente con queste belle fanciulle filo governative.
Oggi è pericoloso esporsi e si rischia di persona.
Insulti e parolacce non vengono risparmiate a nessuno: appena si esce dal branco ecco che arrivano i tiratori scelti, gli spacconi, o se preferite l'espressione milanese originale, i bauscia, che sfogano le loro frustrazioni personali, i loro fallimenti individuali, anche amorosi contro il nemico del popolo di turno.
Denudarsi di fronte a questa folla di potenziali avversari inferociti è veramente un segno di grande coraggio morale ed umano.
Sì, per chi non se ne fosse ancora accorto, me la sto prendendo allegramente: non sono un moralista e non mi piace solo la volgarità.
Invece per quanto riguarda la riforma Gelmini qualche dubbio mi resta in testa, nonostante le bellezze delle studentesse in mostra: i tagli fatti in questo modo stanno mettendo in crisi molte Università, scuole pubbliche di ogni ordine, grado e incredibile, pare pure le scuole private.
I tagli sono necessari in questo momento difficile, di crisi: è pure complicato differenziare il buono dal cattivo, gli sprechi da ciò che serve ed è di vitale importanza.
E' risaputo che la destra preferisce ridurre la spesa pubblica e le tasse, mentre la sinistra ha un maggiore interesse verso il sociale.
Ora vedere questa riforma, tanto criticata, come qualcosa legata solo ai tagli e gli sprechi è troppo semplice: io invece voglio far notare che da troppe stagioni la scuola italiana non è più una fucina di studi e di impegni per apprendere, o non è solo questo.
E' da tempo un luogo per fornire titoli di studi, da usare poi nella vita reale: tutti noi siamo purtroppo testimoni dell'esistenza di laureati con gravi lacune di nozioni elementari.
Da troppi anni la cultura e la conoscenza si sono isolate, senza premi e riconoscimenti, se non quelli che ci permettono di muoversi meglio nel mondo, oso dire di vivere meglio.
Ora non mi rimane che augurare alle belle ragazzone di ricominciare a studiare: non basta e questo lo sanno certamente, finire su un calendario per riuscire nella vita.
Arduino Rossi

Strage di Erba: Olindo, Rosa e il processo spettacolo.


(Strage di Erba: Olindo, Rosa e il processo spettacolo mostri mostro assassini massacro sterminio killer)


Attorno alla strage più assurda e incomprensibile degli ultimi anni, con i personaggi accusati di un crimine orrendo, insolito ed enigmatico, da capire e catalogare, l'interesse del pubblico cresce.
Ci sono intanto 320mila euro richiesti dai legali di Mario Frigeri, l'unico superstite del massacro, principale accusatore e testimone fondamentale dell'accusa.
Invece Azouz, marito e padre di due delle vittime, si accontenta di una condanna all'ergastolo “senza Dio”: non chiede di più e rinuncia alla pena di morte, che in Italia non esiste, ma Lui forse non lo sa.
In televisione pare già tutto scritto e fatto: c'è pure la folla che vuole assistere all'ultimo atto e in tanti si attendono una condanna.
Perché tanta “popolarità” per un caso così atroce?
Non ci furono padri assassini, che sterminarono la propria famiglia?
Non ci furono fidanzati e uomini disperati che ucciso tre, quattro o più persone?
Quelle tragedie furono catalogate come frutto della pazzia, o come questioni incomprensibili, dovuto a malattia e depressione.
Invece ciò che sorprende e attira la curiosità morbosa delle folle sta nella situazione comune, da lite di condominio: per bisticci nei palazzoni italiani ci sono stati dei morti, ma mai stragi premeditate.
Ora io non mi interesso del dibattito processuale, non sono né colpevolista né innocentista, ma semplicemente interessato alla ricostruzione dell'accusa, che prendo come spunto per alcune osservazioni.
Le liti di condominio degenerano talvolta in rissa, con cazzotti sui denti, qualche coltellata tra i più facinorosi e alla peggio in fucilate sparate dopo qualche alterco: la cronaca nera non segnala omicidi organizzati, preterintenzionali, con l'eliminazione di quattro persone, la distruzione dell'appartamento con il fuoco.
Rosa e Olindo odiavano la famiglia Azouz per banali motivi: erano i soliti schiamazzi e i classici rumori, forse provocati pure dal bambino.
C'era stata una causa civile, finita male per i due accusati: tutto ciò rammenta migliaia, decine di migliaia di casi simili.
In ogni condominio o quasi, ci sono liti per faccende futili che avvelenano l'esistenza a troppe persone: sono all'ordine del giorno di movimentate assemblee condominiali spazi comuni usurpati, baccani e strilla di ragazzini, sempre più o meno catalogati, a torto o a ragione, dei maleducati.
Quante volte sono stati battezzati con i nomi dei due di Erba tanti abitanti di condomini particolarmente rompi scatole, ma pure quante volte si è augurato, a bassa voce, ai vicini esuberanti di incontrare pure loro degli assassini esasperati.
Il divertente e tragico di queste grandi “dibattiti” condominiali sta nel fatto che fanno tanto felici molti avvocatini: certe questioni si risolverebbero con i doppi vetri alle finestre, con qualche sistema di isolamento acustico, che oggi spesso può essere misto, con l'isolamento termico, in certi casi.
Ci sono pure altri metodi che evitano gravi guai con i vicini, ma alla peggio ci sono i giudici di pace, che possono decidere per faccende di poco conto.
Sì, su questo massacro si sono proiettati sentimenti e desideri di vendetta: pare che dietro ai due imputati ci siano milioni di rompiscatole impuniti, che ti telefonano per una sedia spostata, per il marmocchio che frigna dopo le 22, dimostrando sin da piccolo di non rispettare il regolamento condominiale.
E' il movente banale, insensato, futile, che ci rende curiosi per il caso di Erba.
Quanti potenziali assassini si nascondono nei nostri condomini?
In quanti hanno meditato omicidi e pure stragi di vicini odiosi?
Sarebbe una grande delusione se il processo prendesse una nuova svolta e si mutasse movente, ma pure colpevoli: ormai sono in troppi che attendono questa sentenza.
C'è un rancore potente che sale contro i due imputati.
Sono loro che devono pagare per tutti gli inquilini che ci fissano dietro le tapparelle, che controllano i nostri passi, per trovarci in fallo?
Lasciamo quindi ai giudici la decisione e non immedesimiamoci.
Che la giustizia faccia il suo corso, senza vendette popolari e gioia per le eventuali condanne o assoluzioni.
Arduino Rossi

mercoledì 19 novembre 2008

Eluana Englaro a Straburgo, è l'ultima spiaggia.



Sono 34 associazioni italiane, che si battono per la difesa della vita e sono ricorse alla Corte europea, nella speranza di ottenere un rinvio o una risposta positiva per la sopravvivenza di Eluana. Si punta all'applicazione della regola 39, o l'estrema urgenza, che comporta la sospensione di qualsiasi azione sino al pronunciamento della Corte. Quindi i giudici europei dovranno decidere sulla legittimità della richiesta, sospendere o annullare la sentenza.
Io comunque non credo in questo miracolo, da Straburgo non può uscire una risposta che vada contro le ideologie trionfanti, o meglio contro i luoghi comuni che vengono ripetuti da grandi e da piccini. Non voglio parlare di Eluana e del suo dramma, di questa mentalità che la condanna, o la libera a secondo del punto di vista. Di imbecillità se ne sentono tante e poi gli insulti non mancano mai: i soliti emotivi non sanno controllare le loro emozioni, le loro pulsioni esuberanti, quando si toccano certi argomenti. Lì vedo, ecco che arrivano coloro che ci liberano dal Medioevo: finalmente andiamo verso un mondo nuovo, si aprono gli orizzonti e c'è il sole dell'avvenire che ci attende. E' un peccato che il sole di cui parlano non si trova più nel futuro, ma è già tramontato da tanto, tanto tempo. Per loro il Vaticano è il covo di tanti orrori impronunciabili, ma non ho mai capito come fosse possibile che un luogo così tenebroso potesse contenere tanti splendori e tanta bellezza artistica: quelle opere non sono quelle buone che intendono i Vangeli, ma certamente sono magnifiche. Eppure ognuno ha diritto di fare ciò che vuole della sua vita, di buttarla via, come un fazzoletto sporco, guai a dubitare di tale verità assoluta. Sì, pare proprio così, nell'era post Medioevo clericale, dopo una lunga lotta contro i dogmi, ecco che tornano sotto forma di verità indiscutibili, altrimenti si è bollati con l'insulto più diffuso tra i gruppi anarchici e sovversivi di anni fa, forse pure di oggi, ovvero con cattolico. Discutere, chiedere, dubitare è un diritto fondamentale di ogni essere umano: senza dubbi non esisterebbe la libera scelta, avremmo solo una verità fissa, rigida nell'Universo. Cosa scopro all'inizio del 3° Millennio? La madre di tutte le certezze, la rivelatrice di dogmi di fede per eccellenza, usa un linguaggio pacato, morbido, sensato: cerca il dialogo con tutti e non sentenzia nulla o poco, lasciando aperte tutte le porte o quasi, mentre dall'altra parte sento discorsi da fine Ottocento, con un linguaggio stantio. Si vede che la retorica degli illuminati di allora, adoratori del progresso umano, che, mi ripeto ancora, ci condusse a due guerre mondiali, diverse rivoluzioni finite malamente, tante guerre coloniali e genocidi di tutti i tipi, non è passata di moda. Lo so che Eluana è solo un caso, ma io ho paura del risorgere di questi discorsi, specialmente se dietro ci sono grandi giornali, stampa cosiddetta libera, ma con poteri forti alle spalle, diciamo con grandi forze economiche che li sostengono. Allora il mio dubbio diventa atroce. La mancanza di incertezze dei soliti troppo "sicuri di sé", la tecnica denigratoria e semplicistica, che impedisce qualsiasi dialogo, specialmente con le menti "semplici", non nasconde qualcosa? Il dio preferito in questa epoca è uno solo: non è trino, ma si chiama quattrino. Combattiamo quindi una battaglia storica per liberarci dei retaggi del passato? Lottiamo per risparmiare miliardi di euro, per tagliare i costi della sanità? Se si eliminassero tutti i malati inguaribili quanti soldi potremmo racimolare? Forse usciremmo pure dalla crisi attuale e si risparmierebbero risorse per altri usi, come lo shopping. Erano le idee di un capo di Stato del passato, che fece potente la sua nazione, la Germania degli anni Trenta: le vittime dirette però furono 12 milioni e provocò una guerra da 50 milioni di morti. Diffidate delle imitazioni!

Vigilanza Rai: la guerra per un posto chiave per la democrazia.

(Rai vigilanza mediaset radio televisione democrazia censura libertà)


Maurizio Lupi, Vice Presidente Pdl della Camera dei deputati vede tutto regolare nelle elezioni dell'organo di vigilanza Rai: "Ed è senso di responsabilità quello che sta dimostrando Villari, che è stato eletto Presidente della Commissione di Vigilanza Rai attraverso un voto che non ha nulla di oscuro ma che piuttosto ha sbloccato una situazione incancrenita".
La questione delle dimissioni di Villari è trattata al di sopra delle righe da lui stesso: "Mi imbarazza che su questa vicenda ci sia tutta questa attenzione.....non mi sembra che, in un momento così difficile, contribuisca a far sì che i cittadini stiano meglio". La Commissione Rai è un organo fondamentale per il controllo delle trasmissioni televisive, oso dire per la lottizzazione della televisione pubblica: la sinistra accusa il governo di voler prendere tutto, controllando tutta l'informazione televisiva. E' una polemica vecchia ed è legata alla lotta per la conquista dell'etere, delle televisioni in chiaro, le radio interessano da tempo di meno. I nostri politicanti sono poco consapevoli del fatto che l'Universo della politica non si possa dividere solo tra destra e sinistra, ma ci siano tantissime sfumature di idee, contaminazioni e varianti fantasiose. La lotta per il controllo della Rai, da parte dei partiti, dimostra ancora una volta, io dico per fortuna, che non si siano accorti dei cambiamenti in atto nel mondo: è Internet il dominatore e il principale strumento di informazione anche in Italia. Ci sono milioni di voci e di pareri contrastanti, curiose, pure buffe, ma differenti e democratiche. Ci sarà una commissione di vigilanza e di controllo su Internet? Chiaramente spero di no, anche perché sarebbe la fine di molte libertà e delle possibilità dei singoli, coraggiosi e pronti a mettersi in mostra con le proprie opinioni. La lotta per una trasmissione in più, per un dibattito rivolto a destra o a sinistra, pare fondamentale per il futuro delle opposizioni e forse è vero: Idv e Radicali hanno già protestato e mostrato i denti. Veltroni teme il predominio della destra, anzi ha paura di una lunga stagione di governi di destra, così deve fornirsi di tutte le armi che riesce a trovare, tra cui un maggiore spazio in televisione per il suo PD. Invece sono certo che il futuro politico nazionale avrà altri colori e probabilmente ci sarà una nuova classe politica: il nuovo mondo dell'informazione, ben più dinamico di quello delle televisioni pubbliche e private, darà tanti problemi a tutti coloro che siedono comodamente sulle poltrone del potere. Metterà in crisi molte cariatidi della politica nazionale, sì, quei politici che credono ancora che Internet sia solo per ragazzini e perditempo.

lunedì 17 novembre 2008

I fannulloni di sinistra e di destra.

I fannulloni di sinistra e di destra.
Brunetta a Montecatini Terme non ha dubbi, anzi è certo: "....il Paesedelle rendite e dei poteri forti, quello dei fannulloni, che spessostanno a sinistra."I mangia pane a tradimento per il nostro ministro della PubblicaAmministrazione stanno all'opposizione: questa sua affermazione, alcongresso dei "Circoli del Buongoverno" di Marcello Dell'Utri, hastrappato alla platea applausi a non finire.Il suo attacco contro la CGIL è proseguito ancora: "In un momentocosì difficile il sindacato dovrebbe avere una attitudine responsabilee costruttiva. Cisl, Uil, e altri sindacati l'hanno avuta: la Cgil nonl'ha ancora, spero che ce l'abbia."Brunetta quindi si infuria quando vede rosso e sostiene che i lavativivotano a sinistra, perché da quella parte si sentono protetti, mentrea destra tutti o quasi amano la fatica.Un fatto è certo: gli scansa fatiche non hanno un colore politicoparticolare, ma Brunetta vuole far piazza pulita di chi ostacola la suapolitica e quella del governo per il pubblico impiego.La rivoluzione di Brunetta, ormai pare quasi certo, si basa suiproclami, sulla scelta dei dirigenti giusti, quelli collocati nelloschieramento giusto.Questo non è meritocrazia, anzi ricorda il peggior clientelismo deglianni passati: la meritocrazia è indifferente alla fede politica,religiosa, sindacale dei lavoratori, ma si interessa solo se lavorabene o male, se si impegna oppure no.Brunetta si può dire che sia scivolato su una buccia di banana,inoltre la sua riforma e le sue proposte non stanno intaccando iclientelismi, il burocratismo, le pastoie e le complicazioni dellenormative: ha attaccato con una legge tutti i lavoratori pubblici, siai lavativi che gli autentici ammalati, togliendo parte dellostipendio.Ha tolto gli incentivi e li ha messi a persona, sapendo che nei postopubblico conti tantissimo il favore e il rapporto "personale" con icapi, per meriti "speciali": si avranno i risultati desiderati, qualisiano però non è chiaro, ma temo che ci siano strani desideri nonconfessabili nelle direzioni statali.E' giusto costatare che il ministro Brunetta è molto bravo nellostrappare il consenso alle folle gaudenti: è capace di sbandierarenumeri, ma ora dimostri che questa Pubblica Amministrazione funzioniveramente.Parla di informatica e di informatizzazione dei servizi, operazione insé realizzabile dal punto di vista tecnico: basterebbe modificareprogrammi già in uso, come quelli delle banche, per portare tutto suInternet.La difficoltà maggiore comunque starà nell'adattare tutte leprocedure, spesso complesse, con contraddizioni, alla velocità diquesto strumento.Se Brunetta, o chi per lui, volesse riformare tutto il mondo antico delPubblica Impiego dovrebbe creare un'amministrazione parallela capace difare veramente, senza connotazione politiche ed ideologiche, restando indipendente totalmente dai partiti.Dovrebbe essere, come sostiene il ministro, con un padrone, ovvero condegli incentivi sul risultato reale dei singoli: soprattutto per laquantità di lavoro svolto, oltre alla qualità del lavoro, ma non permeriti fantomatici.Temo che l'Amministrazione Pubblica non sia riformabile, ma è solo dasostituire.Il problemi nascono quando si cerca l'interesse della classe politicaed economica ad avere un apparato statale così efficiente,indipendente, rivolto solo ai risultati, alla produttività: la cacciaall'evasione fiscale darebbe ottimi esiti, lo Stato non perderebbe laquasi totalità dei ricorsi contro gli evasori, o presunti tali.Tutti i cittadini sarebbero uguali davanti alla legge, alleamministrazioni: la grande ditta e l'ultimo artigiano avrebberol'identico trattamento.Ora è giusto chiedersi dove siano le forze sociali che desideranotutto questo.Brunetta per ora fa la sua battaglia personale contro la CGIL e tuttociò che è di sinistra, ma temo che non porterà a nulla diinteressante: questa benedetta riforma del pubblico impiego dovràattendere ancora altri anni, quando ci saranno le idee e gli interessiper farla.Intanto Brunetta se la prende con i permessi degli statali, così nonpotranno più accompagnare i figli dal dentista o la nonnina daldottore: ci saranno dei risparmi su tutto questo, ma per trasformare ilpubblico impiego in qualcosa di veramente degno di questo 3°Millennio serve altro, molto altro.
Arduino Rossi

venerdì 14 novembre 2008

Santoro non ama gli scherzi e va dagli avvocati.

(Santoro libertà di stampa di opinione di critica ironia sarcasmo scherzi battute spiritose)


Al deejay, Joe Violanti di Radio Dimensione Suono faceva gli scherzi telefonici ai politici, imitando il conduttore di Annozero, durante Morning Show: quando il politico non si accorgeva dell’imitazione lo svelava, alla fine, lo stesso imitatore.
Il titolare dell'emittente RDS, Edoardo Montefusco, difende il suo diritto alla satira: “....siamo una radio libera e come tale continueremo a lavorare.”Sabina Guzzanti e il vignettista Vauro di satire, burle, più o meno pesanti ne hanno fatte tante, anche da Annozero, diretto da Michele Santoro, ma questa volta il conduttore televisivo e giornalista di opposizione si è offeso: il clima è pesante e l'uso dell'umorismo spesso supera certi livelli da tutti i fronti.

Personalmente i giullari di corte non mi sono mai piaciuti, forse perché li ho sempre visti interessati: l'ironia non deve essere pagata da qualcuno, asservita a poteri forti, ma deve scaturire spontanea.
In questi anni gli scherzi, gli sberleffi sono spesso sfuggiti dal controllo del diritto di critica: sono diventati volgari, feroci, cattivi, ma guai se non si potesse più ridere, mostrare il lato buffo di ogni situazione.
Un fatto però è certo: in Italia ciò che si fa contro gli altri non è possibile farlo a noi.
“Non fare agli altri ciò che non vuoi che sia fatto a te” non è una regola valida in politica, specialmente in questo Paese.
Quando si educano due fratellini, si cerca di far capire che uno non può fare ciò che gli pare, picchiare e insultare, poi mostrarsi come vittima quando il fratellino reagisce: così mi educò mia mamma e così educo i miei figli, così fanno la maggioranza dei genitori assennati.
Ci sono dei pericoli per la democrazia italiana?
Si può dire che a salvarci da avventure nefaste sia stata la nostra “lontana” Europa, con le sue contraddizioni, ma certamente dalla democrazia consolidata, negli Stati a Nord delle Alpi.
Capire che uno scherzo innocente, una battuta non volgare, né calunniosa, sia altra cosa delle parolacce, delle scemenze, delle cattiverie gratuite pare, per qualcuno, non così ovvio.
Si usa una frase un po' banale, anzi si abusa ogni tanto: “Le parole sono come pietre.”
I sassi in genere, sulla testa, fanno ben più male di qualche scherzetto, forse infantile, o denigratorio che sia: la dignità di una persona resta dentro chi ha forza d’animo e al di sopra di ogni burla.
Lo sanno bene le vittime di campagne organizzate e prezzolate, che si sono visti trattare come nemici del popolo per anni, senza aver la possibilità di difendersi, in tutto il mondo e anche in Italia.
La domanda se la nostra democrazia sia in pericolo resta aperta: qualche paura c'è, ma i rischi vengono da tutti i fronti politici.
Se non si impongono regole del gioco uguali per tutti andiamo e andremo male.
I bambinetti viziati si scordano dei dispetti fatti e urlano come polli quando qualcuno li sfiora: forse sarebbe giusto iniziare a difendere gli avversari accusati ingiustamente e pretendere il rispetto delle regole per tutti.
Santoro ha diritto alla critica e con lui tutti gli altri, anzi la critica è necessaria: senza ironia, senza sarcasmo e senza giocare sulle contraddizioni nelle opinioni degli avversari non c'è contrasto politico e dibattito democratico, costruttivo, positivo.
Ora parleranno gli avvocati, ma in genere, a quel livello, le sentenze sono formali: spesso il clamore e la pubblicità per tali casi ripaga più dei guai di una sentenza di condanna penale, che termina sempre in prescrizione e il dibattimento civile finirà alla peggio con qualche migliaio di euro di risarcimento.
Si sa che la pubblicità costa molto e nel mondo dei media l'importante è apparire.

Arduino Rossi

giovedì 13 novembre 2008

La suocera colpisce ancora.

( marito moglie suocera suocere suoceri suocero genero nuore spose matrimonio sposi marito e moglie)

Il Tribunale ecclesiastico Interdiocesano Salernitano-Lucano sostiene che l'apposizione di una condizione sul futuro del matrimonio, fatta dallo sposo, costituiva motivo di nullità.
In pratica il matrimonio è nullo se uno dei futuri sposi impone delle condizioni, dei sé e dei ma: il caso in questione riguarda due sposini di Amalfi, che si unirono in matrimonio nella chiesa di Sant'Andrea nel gennaio del 1998.
Lui però impose la lontananza della suocera, ma la mamma della moglie, a sentire la versione di Antonio P., di 37 anni, non restava al suo posto ed aveva rovinato tutto.
I francesi dicono “cherchez la famme”, ovvero “cerca la donna” quando c'è un delitto particolarmente feroce: noi la nostra femmina l'abbiamo sempre da mostrare e denunciare.
Chi è più odiata della suocera italiana?
Le mamme nazionali non sanno restare al loro posto: sono sempre la fonte di mille ambizioni, proteggono sino all'esasperazione le figlie, poi i maschietti hanno mogli che non li sanno curare, o così le signore suocere sostengono.
Da questi scontri ”interfamigliari” nasce una rivalità terribile al femminile attorno a un bambinone di 30 o 40 anni, talvolta mai totalmente svezzato.
La Corte di Appello di Salerno ha confermato la sentenza del tribunale ecclesiastico, così Antonio e Gemma sono ora liberi di risposarsi, con una figlia tra i contendenti e una suocera che potrà affermare: “Lui non era adatto al matrimonio. L'avevo detto!”
Invece qui esce un'Italia che non è mutata troppo negli anni: è sempre quella con i suoi luoghi comuni, delle solite situazioni, che si ripetono, che si tramandano di generazione in generazione.
La mamma è sempre la mamma, ma la suocera è sempre la peste, pur restando la mamma della “controparte”: le coppie non si sposano più in chiesa, tutto è più “precario”, come il lavoro per i giovani.
Oggi si è qua, domani si è là, chi vivrà vedrà: si segue il destino che fa incontrare, litigare e dividere, lasciando solo tanti rancori verso gli ex e le ex.
Si può dire che questo personaggio, tante volte descritto nelle barzellette, nelle commedie allegre, nei film di qualche decennio fa, non tramonta mai: la suocera, la mamma italica, non si stanca di vedere le sue creature in preda a mille pericoli.
Il primo è quello delle bambinone,che quando si sposano finiscono in mano a certi “mascalzoni”, lazzaroni, falliti, incapaci: loro, povere figliole, meriterebbero di più, molto di più, altro che quegli ometti da quattro soldi, che le tengono a stecchetto.
I maschietti invece hanno donne che li fanno stirare le camice, che non sanno cucinare, che li lasciano dimagrire a vista d'occhio: “poverini”, dalla mamma loro erano serviti, riveriti, curati e avevano pure le scarpe lucidate in modo impeccabile.
Poi la casa di quella là è sempre sporca, le lenzuola sono stropicciate.
I nipotini crescono tutti screanzati, non salutano neppure i nonni: chissà cosa inculcherà in quelle testoline quella là.
La guerra continua ed è bello sapere che tutto il Paese abbia trovato un nemico comune: il tribunale ecclesiastico, quello laico dello Stato Italiano, l'opinione pubblica, nella sua maggioranza, escluse le suocere ovviamente, ritiene che sono loro le cause di tutti i mali nazionali.
Quelle donne petulanti, insoddisfatte che pretendono sempre di fare la mamma ai figli 40enni, sono l'origine di ogni male, o così pare ascoltando tanti discorsi.
Un tempo queste signore erano denunciate alla Santa Inquisizione come streghe, si vede che le tradizioni sono cambiate: ci si limita a divorziare, ritrovandoci un'altra suocera, per ricominciare una vita di coppia.
Arduino Rossi